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16 marzo 2011

17 marzo: non festeggerò mai assieme ai comunisti

Domani, 17 marzo 2011, verranno officiate le liturgie per una festa improvvisata e non sentita dal Popolo se non come occasione di vacanza, astutamente sistemata in posizione strategica per un “ponte”, l’unico della prima metà dell'anno.
Ho già avuto modo di scrivere come sia una riscrittura interessata della realtà storica.
Il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d’Italia e questo dovrebbe portare ad una celebrazione della Casa Reale che conseguì, 57 anni dopo, il 4 novembre 1918, una sostanziale Unità d’Italia partendo dal Regno di Sardegna e poi d’Italia, regno abbattuto il 2 giugno 1946 da un referendum sul cui regolare scrutinio si addensano sempre più i dubbi.
E’ ridicolo che la ricorrenza sia celebrata in pompa magna dalle istituzioni di quella repubblica che, con tale referendum, ha liquidato il Regno proclamato il 17 marzo 1861.
Il 17 marzo 1861 non poteva, poi, essere proclamata l’Unità d’Italia perchè mancavano all’appello importanti parti del territorio nazionale:
Venezia, tutto il Veneto e alcuni lembi della Lombardia
Roma e il Lazio
Trento e Trieste
Fiume, l’Istria e la Dalmazia
.
L’improvvisazione di una festa “dell’Unità Nazionale” odora di strumentalizzazione politica in chiave antileghista e antifederalista, dettata dalla situazione contingente e delle necessità di fermare la crescita del movimento di Bossi, tanto vero è che per una ricorrenza più significativa, il centenario del 1961, fu scelta una data diversa, non ricordo se il 23 marzo quando fu eletto il primo governo del Regno con il primo Presidente del Consiglio, Camillo Cavour o il 27 quando il parlamento dichiarò Roma capitale del Regno, consapevoli che il 17 marzo sottolineava il Regno d'Italia, con una Famiglia Reale in esilio coatto.
Tutto, insomma, induce a ritenere questa celebrazione una strumentalizzazione, finalizzata a scopi politici immediati e non a ricordare con la commozione e la sincerità necessaria il nostro glorioso Risorgimento e le sue quattro Guerre di Indipendenza (1848-1849; 1859; 1866; 1915-1918).
Tanto è vero che ripugna vedere in prima fila gli eredi diretti e legittimi di quel comunismo che nel corso dei decenni ha perseguito, con ferocia, una politica antinazionale, internazionalista, funzionale ad una potenza straniera come l’Unione Sovietica, della cui conversione patriottica, oggi, è non solo lecito, ma doveroso dubitare.
Martin Luther King, ne “La forza di amare”, cita Lenin: “noi dobbiamo essere pronti a impiegare inganno, frode, infrazione della legge, rifiuto e occultamento della verità”.
King non può essere certo annoverato tra gli anticomunisti viscerali e, quindi, il suo virgolettato assume ancora maggiore importanza.
La Storia è continua revisione, non manipolazione.
Anche in questo i comunisti dimostrano di voler piegare ai loro interessi contingenti, le vicende passate, nella miglior tradizione leninista.
Ma, dicono, i tempi cambiano e dobbiamo concedere la buona fede persino ai comunisti.
Bene, chiedo, però, una dimostrazione di reale pentimento e discontinuità (termine che a loro piace molto) sul passato.
Per credere al loro patriottismo, agli onori che, oggi, tributano al Tricolore e all’Inno di Mameli, chiedo le loro scuse e la loro ammissione di aver sbagliato su:

1) l’opposizione, quando ancora erano assieme ai loro compagni socialisti, all’entrata in guerra il 24 maggio 1915 che completò l’Unità d’Italia che oggi vorrebbero farci credere di celebrare;
2) il trattamento, quando ancora erano assieme ai loro compagni socialisti, riservato ai nostri Arditi di ritorno dal fronte dopo la Vittoria del 4 novembre 1918 e le successive violenze nel periodo 1919-1922 che ha creato i presupposti per la nascita e l'avvento al potere del Fascismo;;
3) l’obbedienza a Stalin di cui furono i fedeli interpreti in Italia;
4) l’opposizione all’ingresso dell’Italia nella Nato nel 1948;
5) l’opposizione alla legge maggioritaria di De Gasperi nel 1953 che avrebbe risolto, con quaranta anni di anticipo, il problema della governabilità;
6) il sostegno e appoggio all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956;
7) la campagna accusatoria, per questioni poi rivelatasi infondate, contro il Presidente Giovanni Leone fino a provocarne le dimissioni nel 1978;
8) l’opposizione in chiave filosovietica alla installazione degli euromissili nel 1984;
9) il giustizialismo pro domo propria del 1991-1993;

E questi sono solo i primi fatti che mi sono venuti in mente, certo che, riflettendoci, ne potrei citare tanti altri ancora, non avendo esaurito l’elenco degli errori del pci/pds/ds/pd, ma credo siano sufficienti a dimostrare come i comunisti siano sempre stati dalla parte sbagliata, perseverando nell’errore finchè non hanno valutato la convenienza di cambiare bandiera.
Così hanno cambiato lo straccio rosso con il Tricolore che fino a pochi anni fa irridevano, l’internazionale e bella ciao con l’Inno di Mameli alle cui note si rifiutavano di alzarsi in piedi, i compagni con i Fratelli d’Italia, l’internazionalismo con il patriottismo fino a pochi anni fa considerato un retaggio dell'Era Fascista e atteggiamento proprio dei neo Fascisti.
Possiamo credere a costoro se non fanno una piena e completa abiura del loro passato se, in sostanza, non rinnegano totalmente le loro radici ?
E possiamo fidarci, memori dell'insegnamento di Lenin, di una tale conversione ?
Io non posso farlo.
Non mi fido dei comunisti e non sono disponibile, in tale compagnia, a festeggiare una evento politico, sventolare lo stesso vessillo, cantare lo stesso inno.

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2 commenti:

Nessie ha detto...

"All’opposizione alla legge maggioritaria di De Gasperi nel 1953 che avrebbe risolto, con quaranta anni di anticipo, il problema della governabilità".

Loro la chiamavano, come ben saprai "la legge Truffa".


Una piccola precisazione sulla
"campagna accusatoria, per questioni poi rivelatasi infondate, contro il Presidente Giovanni Leone fino a provocarne le dimissioni nel 1978".

Questa fu resa possibile soprattutto dalla campagna ignobile dei Radicali e anche della giornalista radical chic Camilla Cederna, attraverso "L'Espresso". Poi si accodò anche il PCI, ma ad onor del vero, furono i primi due citati (radicali e Cederna) ad essere in prima fila.
Per il resto, quoto il post.

Massimo ha detto...

Legge truffa e la Cederna, come non ricordarsene ? Legge truffa ebbe purtroppo fortuna allora e i comunisti hanno sistematicamente rispolverato tale definizione, aggiornandola a seconda delle loro convenienze, non certo quelle della Patria. La Cederna, non so che fine abbia fatto credo sia morta da un pezzo, che nonostante la conclusiva smentita, ebbe la faccia tosta di continuare a scrivere le sue rubriche dando il via ad una moda che ha trovato, contro Berlusconi, il suo apice: infangare, qualcosa resterà.