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15 novembre 2024

L'inefficiente costruzione europea

Ancora una volta, l'unione europea manifesta lo sbandamento nel costruire un proprio "governo".

Dopo quasi sei mesi dal voto del parlamento europeo, dopo la designazione della nuova (confermata) presidente della commissione, dopo la indicazione della pletora di commissari, ancora è in carica la vecchia commissione perchè la nuova non ha ottenuto il voto di fiducia e non si sa se lo otterrà.

A questo porta una maggioranza composita, contro natura, tra popolari, verdi, socialisti e liberali che, normalmente, dovrebbero rappresentare quattro proposte distinte e anche distanti, come dimostrano gli schieramenti nazionali, in ultimo in Germania dove i liberali hanno fatto saltare il governo con socialisti e verdi. 

E' la dimostrazione che voler mettere assieme gli opposti unicamente per conservare o conquistare una rendita privilegiata, non porta alcun risultato positivo.

Ma è anche la dimostrazione di quanto sia farraginoso il sistema di governo che si è data l'unione europea per far contenti tutti.

C'è un parlamento eletto dai cittadini, all'interno del quale dovrebbe costituirsi una maggioranza e, in effetti, si è costituita, peccato però che non regga alla prova dei voti su questioni concrete come le norme sulla deforestazione.

C'è un Consiglio composto dai governi delle singole nazioni che esprime le candidature a quello che dovrebbe essere il governo dell'unione, la commissione, da far approvare al parlamento europeo.

Però le nomine per le singole nazioni sono proposte dai governi locali, come è ovvio che sia, che talvolta, come nel caso dell'Italia e dell'Ungheria, non sono in linea con la maggioranza (sulla carta) del parlamento europeo e accade che il maggior partito del parlamento, non vuole (giustamente) votare una candidata socialista spagnola, di una nazione, cioè, dove i socialisti ed i popolari, alleati a Strasburgo, sono su due barricate opposte e se le danno di santa ragione.

Il paradosso è che hanno ragione tutti.

Hanno ragione quelli che pretendono che siano rispettate le scelte delle nazioni, perchè se un governo designa un commissario, ha il diritto e il dovere verso i suoi elettori di designarne uno che sia funzionale alla politica di quella maggioranza nazionale.

Ma hanno anche ragione i cattocomunisti europei nel non voler votare candidati espressione di aree politiche esterne alla presunta maggioranza costituitasi sulla carta.

E allora ?

Allora non sarebbe meglio sciogliere tutta la costruzione, mandando a casa (a lavorare sul serio) burocrati, funzionari, parlamentari europei per tornare ai sani accordi bilaterali ?

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