Il 4 novembre si ricordava la Vittoria nella Grande Guerra, la rotta del nemico austriaco del 1918 e il ritorno all'Italia di Trento e Trieste (e poi Fiume).
Era un momento di gioia, forse intriso di un pizzico eccessivo di retorica, che, però, male non faceva e non fa mai, perchè tutto ciò che esalta la Patria e la Nazione è sano e positivo.
Poi arrivarono i socialisti al governo, i pacifinti, i politicamente corretti e la Festa venne prima spostata alla domenica con la scusa di recuperare giorni lavorativi e aumentare la produttività, quindi venne cambiato il nome per arrivare a quello odierno di "Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate".
Così anche la seconda - prima in ordine di tempo - delle due vittorie belliche dell'Italia unita, l'Italia del dopo Roma e dopo Venezia, è caduta nell'oblio.
L'altra Vittoria, quella contro l'Etiopia nel 1936, è da tempo condannata alla damnatio memoriae perchè conseguita dal perfido regime fascista.
Eppure una Nazione ha bisogno di vittorie belliche, ha bisogno di esaltare anche le sue capacità militari e non solo quelle pedatorie.
Abbiamo sempre bisogno di esempi, dagli Eroi Risorgimentali a quelli della Grande Guerra e della conquista dell'Impero.
Non vorrei che oscurare il 4 novembre come Festa della Vittoria nella Grande Guerra, serva solo a crescere generazioni imbelli che verranno fagocitate e sottomesse senza combattere dagli invasori clandestini quando questi si sentiranno abbastanza numerosi e forti per tentare di riuscire in quello in cui fallì Spartaco.
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