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17 luglio 2025

L'arte di fare Politica

C'è un atteggiamento, dilagato con l'avvento dei cosiddetti social media, di disprezzo verso i "professionisti" della politica, nella erronea convinzione che sia facile affrontare i temi amministrativi e politici a cui dare risposte che si riverberano su milioni di persone.

Senza la pretesa di neanche riassumere, ma solo accennare, a una minima parte dell'evoluzione storica dell'impegno politico, mi limito a ricordare che una volta, nella prima repubblica, si arrivava agli incarichi di maggior rilievo politico dopo un cursus honorum molto simile, anche se non altrettanto codificato, a quello sperimentato duemila anni prima a Roma.

Prima di arrivare al consolato, uno doveva misurarsi nelle magistrature inferiori, analogamente chi svolgeva attività politica nel secolo scorso non arrivava impreparato in parlamento, ma aveva alle spalle almeno una o due esperienze nelle consigliature amministrative, per non parlare degli infiniti dibatti e congressi che animavano tutti i partiti, tranne il pci.

Infatti l'unica eccezione era il pci il cui cursus honorum era svolto nelle coop e nei sindacati, ma aveva anche una scuola di formazione politica (le "Frattocchie") da dove uscivano i dirigenti destinati a guidare il partito mentre i peones venivano eletti per una legislatura, quasi sempre a rotazione, per consentire loro di maturare una pensione (a spese dell'intera comunità italiana) e quindi poter "offrire" le proprie prestazioni a livello locale e amministrativo al "Partitone".

E' vero anche che per lunghi anni l'amministrazione dello stato era affidata a persone di spessore la cui cultura si era affinata negli studi durante il Fascismo, con eccezione di De Gasperi che veniva direttamente dalla scuola amministrativa austroungarica.

Poi i "politici" cominciarono a stare sugli zebedei, anche con grande loro responsabilità per gli atteggiamenti superbi e la strafottenza di molti di loro e si diffuse la mania della "società civile", come se un ingegnere, un contadino, un idraulico, potessero, da un giorno all'altro, sospendere la propria attività per entrare al ministero degli Interni piuttosto che a quello degli Esteri o dell'Economia.

Saltando ai giorni nostri, la massima espressione della deriva e della perdita di ogni cursus honorum nella Politica è data dal Movimento cinque stelle, con il suo "uno vale uno", il limite dei mandati e l'aver mandato allo sbaraglio personaggi improbabili senza alcuna conoscenza dell'arte della Politica, non per colpa loro ma perchè non hanno svolto alcun cursus honorum.

Con la Meloni e la sua squadra di Governo abbiamo recuperato la miglior tradizione.

Se infatti andiamo a guardare i curricula di gran parte degli esponenti di governo, soprattutto di Fratelli d'Italia, vediamo riproporsi il cursus honorum sia in termini di presenze nelle consigliature locali, che nelle attività di partito a cominciare da quel grande bacino che è il movimento giovanile.

La Meloni è la tipica espressione di militante di base fino alla massima carica nel Fronte della Gioventù,  quindi di consigliere locale (provinciale) infine eletta in parlamento (2006), vicepresidente della camera, ministro nel 2008-2011, con tutte le carte in regola, quindi, per occupare al meglio, come fa, la poltrona di Presidente del Consiglio.

Mi dispiace quindi non tanto leggere su X gli attacchi più rumorosi che numerosi di una parte degli utenti che si sentirebbero "traditi" dalla Meloni, con la pretesa di vedere assumere comportamenti duri e puri che porterebbero al risultato peggiore, come attestano i "duri e puri", ma soprattutto isolati e perennemente all'opposizione, del Rassemblement National in Francia, dell'Afd in Germania, del UK Reform Party nel Regno Unito, di Vox in Spagna, della Fpoe in Austria e potrei continuare.

Mi disturba leggere articoli di persone, come Mario Giordano o Marcello Veneziani, che dovrebbero, per la professione che svolgono, conoscere l'arte della Politica e quindi contemplare il compromesso come aspetto imprescindibile di una azione che possa avere una qualche efficacia, tanto più che ad un problema non c'è mai una sola soluzione, ma tante quante sono le opinioni che si esprimono e non è neppure una sola la risposta corretta, perchè possono essere più di una che mettano in evidenza questo o quell'aspetto della questione.

E' lì che interviene la capacità di fare Politica, di creare quel nucleo portante che, avendo in mente un traguardo (spesso solo ideale e mai conseguibile in pieno) se lo ponga come Stella Polare, aspirando ad avvicinarvisi, pur nella consapevolezza che il percorso sarà accidentato e mai lineare, proprio perchè ci sono tante altre persone, ognuna delle quali ha la sua specifica idea di cosa debba essere fatto e come ed agisce per raggiungere i propri obiettivi, costringendo a modifiche, compromessi, revisioni il nostro personale programma.

E' l'arte della Politica giungere ad un risultato positivo, attraverso percorsi accidentati, anche se non è quello che uno avrebbe sognato.

Per questo se non mi stupisco di quei commentatori di X che si stracciano le vesti perchè la Meloni cerca di ottenere il possibile senza consegnare le chiavi di Palazzo Chigi ai cattocomunisti che tornerebbero a fare il peggio come sanno fare solo loro, mi dispiaccio di un Veneziani che, al termine di una interessante e condivisibile disamina nel suo editoriale ne La Verità del 13 luglio scorso, conclude con un qualunquista  " ...    comprendo bene le sue (mia nota: della Meloni) scelte, apprezzo la sua abilità; lo so, questa è la politica, oggi e forse sempre; perciò ne sto alla larga." .

Eh no, se si critica poi non ci si ritira in un convento a meditare, ma si agisce, ci si sporca le mani, si prova ad essere eletti, ci si confronta con le difficoltà del governo.

Perchè è facile dire "devi fare questo, devi fare quello", provaci tu.

Intanto prova ad essere eletto e non è affatto facile.

Poi, una volta eletto, prova a raccogliere sufficienti consensi per farti nominare ministro, quindi confrontati con le cose da fare, con le pressioni che subisci da amici e avversari, dal quadro internazionale e dalle lobbies economiche, dai sindacati e dal Vaticano, dai magistrati e dal Quirinale, dalla "società civile" e dalle minoranze urlanti per il verde, lgbt, il woke e il blm.

Quello che resta è la cifra della tua capacità e il risultato concreto della tua arte della Politica.

                                  

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