Commentando i post di alcuni blogs sulla vittoria dell’Italia ai mondiali ho riflettuto sulla profonda differenza tra le due squadre nazionali, sin dal primo impatto: l’inno.
Un articolo del quotidiano Libero, già citato nel mio post celebrativo la vittoria aveva già descritto una situazione al limite del surreale all’interno dalla compagine “francese”.
Comunisti e sostenitori dell’islam, convertiti e finanziatori “politically correct” delle difese dei delinquenti delle banlieu.
Tutti, rigorosamente, a labbra serrate quando è stata suonata la Marsigliese.
Diversamente dai nostri Campioni che hanno cantato a squarciagola l’inno (con l’eccezione dell’oriundo Camoranesi) a dimostrazione di un sentimento di Patria che è anche riconoscere e il riconoscersi in una ben determinata identità.
Ed ha ragione Le Pen quando dice che non poteva identificarsi in una multinazionale come quella che indossava solo i colori francesi, ma non ne rappresentava lo spirito.
Ha vinto la nazionale identitaria, non la multinazionale senz’anima.
Fin qui una mia riflessione a margine della finale mondiale e che, sicuramente, subirà gli anatemi e le macumbe dei sacerdoti del politicamente corretto con la loro ormai stantia e maleodorante liturgia.
Un articolo del quotidiano Libero, già citato nel mio post celebrativo la vittoria aveva già descritto una situazione al limite del surreale all’interno dalla compagine “francese”.
Comunisti e sostenitori dell’islam, convertiti e finanziatori “politically correct” delle difese dei delinquenti delle banlieu.
Tutti, rigorosamente, a labbra serrate quando è stata suonata la Marsigliese.
Diversamente dai nostri Campioni che hanno cantato a squarciagola l’inno (con l’eccezione dell’oriundo Camoranesi) a dimostrazione di un sentimento di Patria che è anche riconoscere e il riconoscersi in una ben determinata identità.
Ed ha ragione Le Pen quando dice che non poteva identificarsi in una multinazionale come quella che indossava solo i colori francesi, ma non ne rappresentava lo spirito.
Ha vinto la nazionale identitaria, non la multinazionale senz’anima.
Fin qui una mia riflessione a margine della finale mondiale e che, sicuramente, subirà gli anatemi e le macumbe dei sacerdoti del politicamente corretto con la loro ormai stantia e maleodorante liturgia.
Ma andiamo oltre, passiamo dal campo di calcio al ring della politica.
Stiamo attenti con l’immigrazione selvaggia.
L’innesto in una società, ed in un territorio già sovrappopolato, di elementi estranei senza filtri e limitazioni quantitative e qualitative, provoca non solo inevitabili tensioni e scontri sociali, ma anche un estraniarsi, un abbandonare le proprie radici con conseguenze di cui ci si accorgerebbe solo quando fosse troppo tardi.
Ridurre a cinque gli anni per acquisire la cittadinanza vorrebbe dire gonfiare le liste dei cittadini, alterando i già fragili equilibri e perdendo identità.
Rinunciare o voler imporre la rinuncia alle specifiche identità significa perdere in ricchezza, perdere la propria anima che, come si è visto nella finale di domenica, soccorre quando le forze ci abbandonano.
Una eventuale corsa “al centro”, alle scelte “condivise”, crea una melassa indigeribile dove possono solo prosperare mediocri funzionari e grigi burocrati di stato, portando al torpore le energie vive della società.
Viceversa l’accentuazione dello scontro per identità, purchè accompagnato da Valori di base condivisi (che non ci sono in una Italia che dovrebbe essere divisa ideologicamente e non geograficamente) è una ricchezza perché offre stimoli, modelli e alternative cui la società produttiva può rivolgersi.
L’Italia è paese nel quale ci si divide con poco e per poco.
Una battuta dice che quando si trovano due italiani sono già costituiti due partiti.
Ma la realtà è che le identità spesso possono integrarsi perché ognuna pone in evidenza un aspetto che altre trascurano o che non è nel loro centro di interesse.
Così stanno su due piani coloro che pongono in evidenza l’aspetto economico e quanti invece antepongono quello dei Valori.
Possono benissimo integrarsi, l’uno non esclude l’altro.
E proprio qui è la differenza con chi è radicalmente diverso nell’approccio e nella soluzione dei problemi.
E la differenza, quella sostanziale, è sul tipo di società cui ci si vuol riferire.
Una società statalista, assistenzialista, fondata sui funzionari e sui burocrati, che espropria e rapina il legittimo guadagno di chi produce e lavora per girarlo alle proprie clientele, da parte di chi sostiene l’attuale maggioranza nata per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Una società libera e ordinata, fondata sul rispetto dell’ individuo, del suo lavoro e sulla solidarietà (che non vuol dire assistenzialismo) da parte di chi ha sostenuto la Coalizione guidata da Silvio Berlusconi e che nei cinque anni in cui è stata al Governo ha cominciato ad introdurre quelle riforme necessarie a farci navigare in mare aperto.
Così io vedo la divisione di una Italia che ben difficilmente potrà trovare punti in comune.
Così io vedo la questione identitaria, rafforzando la quale si rafforza anche il benessere, la libertà e la sicurezza del paese e dei cittadini.
Poi, certo, ci sono i border line, ma devono fare una scelta: o di qua o di là.
Chi l’ha fatta (e l’hanno fatta tutti !) ha due sole scelte: stare con chi ha scelto o passare di campo, ma non può tenere i piedi in due staffe.
Stiamo attenti con l’immigrazione selvaggia.
L’innesto in una società, ed in un territorio già sovrappopolato, di elementi estranei senza filtri e limitazioni quantitative e qualitative, provoca non solo inevitabili tensioni e scontri sociali, ma anche un estraniarsi, un abbandonare le proprie radici con conseguenze di cui ci si accorgerebbe solo quando fosse troppo tardi.
Ridurre a cinque gli anni per acquisire la cittadinanza vorrebbe dire gonfiare le liste dei cittadini, alterando i già fragili equilibri e perdendo identità.
Rinunciare o voler imporre la rinuncia alle specifiche identità significa perdere in ricchezza, perdere la propria anima che, come si è visto nella finale di domenica, soccorre quando le forze ci abbandonano.
Una eventuale corsa “al centro”, alle scelte “condivise”, crea una melassa indigeribile dove possono solo prosperare mediocri funzionari e grigi burocrati di stato, portando al torpore le energie vive della società.
Viceversa l’accentuazione dello scontro per identità, purchè accompagnato da Valori di base condivisi (che non ci sono in una Italia che dovrebbe essere divisa ideologicamente e non geograficamente) è una ricchezza perché offre stimoli, modelli e alternative cui la società produttiva può rivolgersi.
L’Italia è paese nel quale ci si divide con poco e per poco.
Una battuta dice che quando si trovano due italiani sono già costituiti due partiti.
Ma la realtà è che le identità spesso possono integrarsi perché ognuna pone in evidenza un aspetto che altre trascurano o che non è nel loro centro di interesse.
Così stanno su due piani coloro che pongono in evidenza l’aspetto economico e quanti invece antepongono quello dei Valori.
Possono benissimo integrarsi, l’uno non esclude l’altro.
E proprio qui è la differenza con chi è radicalmente diverso nell’approccio e nella soluzione dei problemi.
E la differenza, quella sostanziale, è sul tipo di società cui ci si vuol riferire.
Una società statalista, assistenzialista, fondata sui funzionari e sui burocrati, che espropria e rapina il legittimo guadagno di chi produce e lavora per girarlo alle proprie clientele, da parte di chi sostiene l’attuale maggioranza nata per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Una società libera e ordinata, fondata sul rispetto dell’ individuo, del suo lavoro e sulla solidarietà (che non vuol dire assistenzialismo) da parte di chi ha sostenuto la Coalizione guidata da Silvio Berlusconi e che nei cinque anni in cui è stata al Governo ha cominciato ad introdurre quelle riforme necessarie a farci navigare in mare aperto.
Così io vedo la divisione di una Italia che ben difficilmente potrà trovare punti in comune.
Così io vedo la questione identitaria, rafforzando la quale si rafforza anche il benessere, la libertà e la sicurezza del paese e dei cittadini.
Poi, certo, ci sono i border line, ma devono fare una scelta: o di qua o di là.
Chi l’ha fatta (e l’hanno fatta tutti !) ha due sole scelte: stare con chi ha scelto o passare di campo, ma non può tenere i piedi in due staffe.
29 commenti:
I francesi infatti non erano presenti in quei mondiali..
Condivido Mons., condivido..
P.S.
Perla non riesce a commentare dove c'é l'anti-spam..É necessario?
Ciao! :-)
Ho letto da Parbleau che Zidane si è rivolto all'organizzazione "SOS racisme" che ha denunciato che Materazzi gli avrebbe detto: "sei un terrorista" e la testata sarebbe stata la conseguente reazione. A parte che, anche fosse vero, Zidane e SOS racisme non possono dimostrare nulla: è la parola di Zidane contro quella di Materazzi, non è certo di questa giustizia fai da te di matrice ideologica che si sentiva il bisogno nel mondo dello sport. Tra l'altro la Francia ha almeno mezza nazionale islamica impelagata, se non promotrice, in queste associazioni del politicamente corretto islamico. Oltretutto mi si faceva notare che
chiunque abbia praticato qualsiasi sport sa che questi sono giochetti assai comuni, allo scopo di fare innervosire l'avversario, si potra' criticare legittimamente come pratica, ma se rimane circoscritta al campo e' un conto, se arrivano dei coglionazzi politically correct ad impicciarci e' finita.
A me pare di trovarci qualche somiglianza con quel che accade in TV:D
Lorenza.
Quanto a Zidane-Materazzi vi invito a considerare che alle stesse olimpiadi di Monaco i tedeschi si limitarono ad un gesto di stizza per la vittoria di Owens... notate il miglioramento.
Dal sauro ho messo il solito post "ciclico" con un intervista a V. Bukovdkij che ha parecchie attinenze con il nocciolo del problema.
Tra i commenti nel post di sotto, compare quello di uno sprovveduto anonimo che ha definito la nazionale francese una "selezione di mercenari". A costo di ripetermi dico che questa selezione mercenaria ha vinto un titolo mondiale, uno europeo e ha conseguito un secondo posto. Mai il calcio francese aveva raggiunto simili vertici.
Ma questo non per affermare che sia meglio popolare le squadre con oriundi o meno, ma piuttosto per dire che il valore dei singoli giocatori come quello delle rispettive squadre è qualcosa che trascende l'appartenenza etnica, nazionale e religiosa. La bravura di un atleta riguarda le sue capacità innate, la sua preparazione atletica, il suo equilibrio emotivo (cosa che è mancata a Zidane 2 giorni fa).
Bob: niente di piu' facile che confutare la tua tesi. L' "individuo" della nostra cultura le "pacifiche" comunita' acquisite in Francia, non sanno nemmeno cosa sia, cosi' come l'appartenenza nazionale. In tale contesto il parlare di "mercenari" non mi pare affatto sbagliato. Se uno non si riconosce nei valori che veicola una nazione, e nella fattispecie "Liberte' Egalite' Fraternite'" che altro sarebbe se non un mercenario? Se poi si va oltre, e cioe', all'affermare una superiorita' razziale all'incontrario e disprezzare i simboli per i quali si concorre, mi pare anche peggio, ma mi pare un ragionamento troppo profondo per te...
Mi dispiace per te, Bob, ma non hai capito il post :-(
La natura del mio commento era la seguente: la Francia ha perso non perché aveva giocatori in prevalenza oriundi, ma perché le è mancato qualcosa in campo (nella fattispecie direi la freddezza). La bravura di un giocatore e della rappresentativa di cui fa parte dipende da fattori estranei alla nazionalità o allo "spirito identitario".
Facendo poi un discorso che esula dall'argomento calcistico, visto che siete soliti incensare il modello americano, dovete accettarne fino in fondo le caratteristiche, in primis anche il fattore legato al mescolamento di etnie e identità (non sono quelle a creare scontri e tensioni sociali ma la mancanza di garanzie e tutele per l'individuo, come un sistema sanitario gratuito per esempio). In fondo basta analizzare la storia umana per rendersi conto che è stata un continuo e progressivo orientarsi verso la commistione tra genti diverse.
Non hai capito. Quella squadra poteva tranquillamente chiamarsi Uganda o Corea o anche "Pippo", così come si chiamava Francia.
L'identità al si costruisce nel tempo con l'assimilazione. La Storia cui fai riferimento significa o conquiste, con sovrapposizione di nuovi padroni su terre già abitate (e faticose assimilazioni lunge decine e centinaia di anni) o espansione in terre disabitate.
Gli Stati Uniti sono divenuti tali perchè avevano un nucleo portante sul quale si sono gradualmente innestati altre etnie, cominciando da quelle più affini (europee). Un processo graduale che verrebeb spazzato via dall'apertura delle frontiere e dalla distribuzione di ricchi premi e cotillons e cittadinanze.
La "Francia" del mondiale rappresentava proprio una squadra senza anima, senza radici, quindi senza futuro.
Scusa Mons, ma quando vinceva Fiona May tu t'incazzavi?
'Quella squadra poteva tranquillamente chiamarsi Uganda o Corea o anche "Pippo", così come si chiamava Francia'
Ditemelo nell'orecchio, sieti finti vero?
a.p.
Perchè la May ha vinto qualcosa di importante ? :-D
a.p.: siamo verissimi, anzi, veraci. Siete voi che siete di plastica, tutti uguali e senz'anima. :-D
Il Brasile, squadra da sempre composta da meticci, mischioni, un coacervo di razze e allegria, ha vinto cinque mondiali contro i quattro dell'Italia.
Qualcosa vorrà dire.
http://www.repubblica.it/online/sport/atledmonton/scheda/scheda.html
Già e ci sono 3 mondiali della Germania, 1 dell'Inghilterra, 2 dell'Argentina, 2 dell'Uruguay ... fatti i conti: 6 "meticciati" contro 10 ... :-D
E comunque non continui a non capire il senso del post che non è un problema di "meticciato" ma di come questa mescolanza si viene a creare. I brasiliani sono assolutamente nazionalisti, sentono quel paese come il loro paese, come dimostrano le lacrime versate ad ogni sconfitta. I giocatori "francesi" che si prodigano in attività comuniste ed islamiste e che tengono le labbra ostinatamente serrate al suono dell'inno nazionale, no.
Vedi Mons, è che tu non conosci la Storia francese, altrimenti non spareresti sentenze sulla loro identità.
Le attività che tu chiami comuniste, immagino, sono, per esempio, l'interesse di Thuram per i quartieri (le famose banlieu) parigine nelle quali lui è nato e cresciuto.
Beh, Mons, ma quello è francesissimo. L'Islam è una parte importantissima nella storia di Francia.
Cosi, andando a memoria e di fretta, mi viene da pensare all'interesse verso l'Oriente degli Illuministi (le lettere persiane di voltaire), la questione Algerina (che è stata uno scambio profondissimo tra due culture, gli algerini si sono francesizzati, ma i francesi si sono molto algerinizzati), il Couscous, che in Europa è arrivato da Parigi che a sua volta lo aveva preso dal Maghreb.
Poi tu dici i comunisti. Beh, socialisti e comunisti sono una parte importante nella storia francese. A partire dalla Comune di Parigi fino ai 14 di Mitterand.
La Francia è un paese vivo, frenetico, guizzante, dalle mille sfaccettarure. La nazionale ne è lo specchio perfetto. E anche se questa volta non ha vinto, è cmq arrivata seconda, in passato ha già vinto un mondiale e un europeo.
Stavolta ha perso (per un soffio tra l'altro) principalmente per questioni anagrafiche. I suoi giocatori ormai non c'avevano più fiato.
La mescolanza francese è antica e risale già ai tempi della rivoluzione (allora parteciparono anche i neri delle antille, lo sapevi?). Ma guarda che anche in Italia stiamo diventano sempre più mescolati.
Sempre più immigrati stanno diventanto cittadini italiani e non mi stupirebbe se ai mondiali del 2010 in nazionale ci dovesse essere qualche giocatore di colore oppure di religione musulmana.
La Storia, anche quella dei paesi esteri, bisogna conoscerla tutta, prima di citare i fatti da sussidiario delle elementari "politically correct". E allora ricordare Poitiers e Roncisvalle. la Notte di San BArtolomeo, l'assedio e la conquista di La Rochelle. Luigi XIV e Napoleone. Il Vietnam e il Libano. L'Algeria e Mururoa. Una grandeur, ridicolmente enfatizzata nel violentare la storia tramite i fumetti di Asterix (pensate un po' che canea in Italia se facessero dei fumetti nei quali gli eroi fossero i combattenti della R.S.I. !). Fino alle recentissime laiciste prese di posizioni che rinunciano all'anima di un paese, alle sue radici, per venire incontro a chi, nonostante la rivoluzione del 1789 e la comune (che fu un disastro per i francesi, come tutte le iniziative socialcomuniste, fino alle 35 ore) si ostina a non cantare l'inno nazionale.
L'Italia diventerà mista ? Ma lo è sempre stata. Il punto è quanto di quelli che arrivano da noi possono assere assimilati in un territorio già pieno. Come una spugna: può assorbire l'acqua,ma non può asciugare un fiume.
Ecco, la totale assenza di prospettiva storica si evidenzia dall'idea che si possa confrontare un Gallo con un Repubblichino. La prospettiva è infatti quella capacità di distinguere le cose lontane dalle cose vicine. Ma chi non c'è l'ha non se la può certo inventare
"la Notte di San BArtolomeo, l'assedio e la conquista di La Rochelle"
insomma, nella nazionale francese non potrebbero giocare neanche i cristiani riformati, se tu fossi il loro C.T,
Certo, certo, adesso fate i bravi e prendete la pillolina, così potete sognare il vostro particolare calendario che viporta a considerare Vietnam, Libano e Mururoa antecedenti alla comune di Parigi ed alla rivoluzione giacobina ... :-D
Torno a rispondere al post di Mons del 12 luglio: la mescolanza (chimiamola immigrazione o in qualsiasi altro modo essa si possa chiamare) è un fenomeno strutturale ovvero è il prodotto di una serie di variabili molteplici e interdipendenti che spaziano dai processi economici a quelli sociali e che non si può certo fermare con le leggi di uno stato.
Si parla di tensioni sociali? Niente a che vedere con quelle prodotte dal colonialismo che hanno scardinato e snaturato intere compagini sociali. Io posso ancora andare in giro la notte indisturbato senza dover temere per la mia incolumità fisica. E se mi capita qualcosa, poteva capitarmi adesso come 30 anni fa....anzi, se 30 anni fa mi fossi messo a camminare a una certa ora dalle parti di san babila a Milano avrei rischiato senz'altro più di adesso :-)
La Francia squadra senz'anima? L'anima la fanno i giocatori e la loro preparazione, non la loro appartenenza etnica o confessione religiosa. Mai vista una squadra più scialba dell'Italia di Trapattoni 4 anni fa, con o senza l'ampolla di acqua benedetta.
Chi scrive che 30 anni fa si era meno sicuri di oggi, non sa quello che scrive, basti pensare agli interi quartieri metroplitani in mano a spacciatori magrbini.
Senza il Colonialismo in molti paesi del mondo starebbero ancora a ballare intorno al fuoco con il terrore che questi si spenga ...
Sull'anima di una squadra continui a non capire il post.
Io posso comporre una squadra fortissima (le famose All Stars) ma di italiano c'è poco o nulla, così come c'è poco o nulla di francese nella squadra che ne porta i colori.
Il fatto è che ti basterebbe controllare i dati sugli omicidi e sulle rapine in banca per vedere che sono diminuiti: gli omicidi si attestano ora su cifre sotto i 1000, contro i circa 2000 di 30 anni fa. Per quanto concerne lo spaccio di droga, finché sono in vigore leggi proibizioniste lo spaccio non potrà che aumentare, basta vedere i gli esiti della giovanardi-fini.
La natura sanguinaria del colonialismo non può poi venire ridimensionata sulla base di speculazioni a posteriori. Persino gli storici e i commentatori dell'epoca erano concordi nel criticarne la natura eccessivamente brutale.
Gli omicidi sono diminuiti perchè è aumentata la repressione una volta passata la sbornia sessantottina.
La droga aumenta perchè si sta perdendo l'anima di una nazione e la dirittura morale, dando spazio ai capricci più depravati.
Non nego la brutalità di azioni tese a portare ordine e civiltà dove non c'erano solo primitivi e barbari.
Ma è la stessa brutalità che, con Roma, ha portato mezza europa a civilizzarsi.
Non necessariamente la repressione significa ordine e risultati concreti: stando al rapporto del word prison population list del 2003, negli stati uniti ci sono 686 persone in carcere ogni 1000 abitanti mentre in unione europea sono circa 90-95 per lo stesso numero di abitanti, eppure i reati sono inferiori.
Mi sembre una statistica priva di credibilità: vorrebbe dire che negli STati Uniti più dei due terzi (686 ogni 1000 !!!) della popolazione è in carcere !!!
Oltre a ciò, che indica l'assurdità di una statistica, ci sarebbe da effettuare una verifica sulla natura dei reati.
Il dato essenziale è che la New York diGiuliani è stata portata ad esempio di come si potesse uscire dal tunnel della criminalità con la repressione, sintetizzata nella formula della "tolleranza zero".
Altrettanto potrebbe accadere in Italia,basta volerlo, abbandondonando i capricci buonisti e mettendo manoi ad una profonda riforma della magistratura.
Errore di scrittura, in realtà la cifra totale è 100000 e non 1000, ciò non toglie che queste cifre contraddicano l'impianto teorico generale della tolleranza zero. Ciò che può valere per una realtà locale quale può essere una città non vale per un'intera nazione.
Sarà un errore di scrittura, ma fa riflettere sul come ci si adagi acriticamente sulle statistiche da Trilussa.
Anche perchè negli Stati Uniti terroristi e vandali stanno in galera (e senza tanti complimenti) da noi invece quando non siedono in parlamento, tengono conferenze nelle università o scrivono osannati libri di memorie sulle loro nefandezze.
Solo una domanda: sai chi è Orlando Bosch?
Se il rapporto del world prison population list non è affidabile, ne attendo un altro in cui mi si dica che in america le carceri sono vuote e il tasso di criminalità inferiore a quello europeo.
Non credo che Bosch c'entri con questo argomento e non sostengo che le carceri americane siano vuote.
Il punto è che le carceri americane sono piene perchè c'è maggiore repressione ebisogna poi vedere dichi sono piene (cioè le origini dei carcerati).
Perchè la discussione verteva sulla immissione di elementi estranei con conseguenti aumenti discontri e tensioni sociali e perdite di identità.
E mi sembra che sia inequivocabile che le società multietniche provochino magiori attriti e criminalità.
Sulle statistiche il tuo stesso errore dimostra la loro inaffidabilità.
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