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25 settembre 2007

Il Conservatorismo compassionevole del Papa

Domenica scorsa, il Pontefice Benedetto XVI è intervenuto con un piccolo anticipo di quella che potrebbe essere la sua prossima enciclica dedicata al sociale.
La ricerca di un profitto eccessivo porta a svilire e calpestare la dignità umana.
Un concetto che non solo non è nuovo nella Chiesa, ma che appartiene all’insegnamento cristiano.
A sinistra hanno reagito in due modi diversi: ostentando indifferenza oppure strumentalizzando le parole, come già accadde con le invocazioni alla pace del predecessore di Papa Ratzinger.
Ma, come noto, non avendo alcuna fiducia nella nomenklatura di sinistra, non me ne occupo.
Invece devo occuparmi della reazione dell’ala liberalliberista con la quale, purtroppo, nella situazione peculiare dell’Italia, siamo costretti a convivere e anche ad allearci.
I talebani di un malinteso liberismo hanno preso cappello e si sono scagliati contro il Pontefice, reo di aver criticato il capitalismo, esattamente come i talebani dell’antifascismo si scagliano contro chi (De Felice, Pansa ad esempio) mette in luce gli aspetti negativi di tale movimento o i talebani dell’islam lanciano fatwe contro chi ironizza sui loro miti.
Mi sembra che la reazione dei massimalisti del liberismo sia fuori dalla logica.
Intanto perché sembrano confondere l’Hobbes dell’ homo homini lupus, con il Locke della società liberale, poi perché fanno emergere quel sentimento anticlericale che è una loro caratteristica negativa.
Come i tori quando si sventolo davanti al loro muso un drappo rosso, così i liberisti radicali vanno in confusione ad ogni parola del Papa.
Ma il Pontefice è il rappresentante di una Istituzione che ha più di duemila anni di Storia sulle spalle e che, oggi, rappresenta la continuità morale e civile di una società, di una civiltà, quella occidentale, che ha prodotto i migliori risultati per i popoli che vi appartengono o che vi si sono aggregati (penso, ad esempio, ai giapponesi).
Ma vivere nella migliore società possibile, non esime dal ricercare di migliorarla, perché la migliore società e civiltà possibile – la nostra – non è una società o una civiltà perfetta.
Ecco dove si innestano l’insegnamento, i moniti, di un Pontefice dello spessore culturale e morale di Joseph Ratzinger.
Un Papa che non ha preoccupazioni di governo terreno e, quindi, può indicare una strada da percorrere che sia da esempio per chi crede e anche per chi non crede, perché anche questi ultimi non possono disconoscere l’autorità morale del Papa di Roma, il retaggio e il significato di simboli, quali la Croce, che trascendono l’aspetto religioso per appartenere a tutti noi.
Allora il richiamo del Pontefice non solo è pertinente, ma deve far riflettere e essere tenuto in debita considerazione dal legislatore e dai singoli cittadini il cui comportamento virtuoso potrò produrre quel progresso sociale che è a vantaggio di tutti.
Quello che il Papa ha comunicato può essere ricompreso o, meglio, completare quel “conservatorismo compassionevole di cui il Presidente George W. Bush fece il suo cavallo di battaglia nel 2000 e che magari, senza l’aggressione musulmana e la guerra al terrorismo che siamo costretti a combattere per la nostra stessa sopravvivenza, avrebbe potuto svilupparsi in un netto miglioramento dei rapporti sociali nella nostra società.
E per passare dalla teoria alla pratica, vorrei segnalare l’articolo pubblicato il 13 settembre scorso su Libero nel fascicolo dedicato al mercato e finanza (che non riesco a reperire nel sito del quotidiano).
Il titolo dice già tutto: “Io, rovinato dal ciclone derivati”.
E’ la storia di un imprenditore, che ha dovuto portare i libri in tribunale, che avendo bisogno di finanziare la sua attività ha sottoscritto finanziamenti e “coperture” che si sono rivelati dei boomerang e, allargando il tema, chiunque si occupa di servizi bancari sa delle problematiche che determinati prodotti finanziari hanno fatto emergere.
Ma sa anche che ciò è conseguenza di un sistema che tende a massimizzare il profitto (aziendale e personale) ponendo in secondo piano l’etica del lavoro.
E si potrebbe proseguire con le operazioni di borsa fatta da raiders che muovono spesso denari non loro e, senza creare alcuna ricchezza generale, consumano solo – per un profitto sempre maggiore – quella di tutti.
E’ quindi sbagliato il richiamo del Pontefice ad un profitto che sia “giusto ?
No, come non lo era il richiamo del Cardinal Bertone a tasse che fossero “giuste”.
Il Papa non ha detto che il profitto è comunque sbagliato (come fanno i comunisti) né ha proposto di far “piangere i ricchi”, ha solo reclamato delle regole che impediscano gli eccessi che favoriscono solo i farabutti.
Non è una “terza via, è “la” via, quella che deve essere percorsa, che premia il merito che è fatto di capacità ma anche di onestà.

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10 commenti:

marshall ha detto...

Post, molto meditato e ottimamente scritto. Dall'inizio alla fine è un crescendo unico di concetti altisonanti. Ricordare e rammentare del "conservatorismo compassionevole di Bush", che mi era sfuggito a suo tempo, non fa che mettermelo in miglior grazia, anche alla luce degli avvenimenti catastrofici che sono capitati - e sono tuttora in corso - che avrebbe messo allo stremo la tenuta psicofisica di qualsiasi presidente di qualsiasi stato del mondo. Il mondo quindi dovrebbe ringraziarlo, anzichè osteggiarlo, perchè sta "godendo" di un periodo di relativo "riparo" da atti terroristici, i quali sarebbero molto più disastrosi senza il suo "vigilare".

Sorvolo di commentare l'argomento di fondo sul Papa. Sappi che lo trovo molto ben impostato. E concordo con te.

Anonimo ha detto...

Se tutti i laici fossero come te si riuscirebbe a trovare una perfetta sintesi nel nostro paese senza eccessi laicisti o bigotteria da baciapile. E ne guadagneremmo alla grande tutti.

Anonimo ha detto...

Forse il papa si riferiva al capitalismo avvelenato dal profitto-truffa del signoraggio bancario.

Quando è la banca a "produrre" dal nulla il denaro a costo zero e a prestarlo alla comunità al valore nominale, inesorabilmente tutte le ricchezze prodotte dai popoli saranno destinate a ritornare nelle mani dei banchieri, i quali creeranno monopoli sterminati e spaventosi e decideranno chi deve mangiare e chi no.

La creazione del denaro dal nulla da parte del sistema bancario ed il suo successivo impiego nella comunità, esclusivamente sotto forma di prestito e al valore nominale di esso, è la più grande truffa che sia stata perpretata ai danni dell'umanità.

Gli stati nazionali, anzichè farsi prestare dalle banche centrali (che sono private, vedi Bankitalia S.P.A.) il denaro occorrente ai bisogni della collettività, se lo "stampassero" per conto proprio non esisterebbe più il "debito pubblico" e la produzione sarebbe liberata dall'enorme fardello fiscale chè è tra le cause principali della sua crisi.

Le ingiustizie del mondo, la povertà e le guerre potranno cessare quando i popoli si approprieranno della sovranità monetaria che, peraltro, le spetta di diritto.

I banchieri protestanti, fidandosi delle parole di Satana pronunziate durante le tentazioni di Gesù nel deserto, hanno trasformato le pietre in pane, cioè il nulla della carta in denaro e quindi in ricchezza.

Per questo essi domineranno il mondo.

Anonimo ha detto...

É cosi' che andava interpretato il discorso di Benedetto XVI.
Il resto é strumentalizzazione.
Ciao Mons.! :-)

Massimo ha detto...

Nel ringraziare chi ha apprezzato, un breve commento all'anonimo del terzo commento.
Le banche svolgono una funzione positiva nel quadro generale, custodiscono e forniscono denaro, propongono servizi che aiutano lo sviluppo di una attività o la facilitazione delle incombenze quotidiane.
Quello che è da contestare - non solo alle banche, ma a tutti i tipi merceologici di azienda - è il trasformare la legittima aspirazione al guadagno in cambio di una prestazione utile, in finalizzare tutta l'attività ad un aumento progressivo del profitto senza alcun comportamento etico, coinvolgendo in ciò, con sistemi premianti basati esclusivamente su obiettivi per raggiungere i quali è necessario anche forzare il prossimo.

Anonimo ha detto...

Non sono assolutamente d'accordo con la tua (permettimi di darti del tu) analisi. Sono un elettore di centro destra e ancora prima un liberale (nel senso più proprio del termine), e come tale a priori non ho "verità" in tasca.
Qui si tocca un nervo scoperto della nostra società occidentale, con un attacco deliberato (che già Giovanni Paolo II aveva più volte fatto) a quel capitalismo che, sarà senz'altro perfettibile, ma che è stato il responsabile (in positivo) dello sviluppo delle economie mondiali (con buona pace dei suoi detrattori).
E' curioso vedere come chi non lavora e non produce nulla (e non mi riferisco soltanto alla Chiesa Cattolica, ma a tutte le istituzioni religiose fin dalla notte dei tempi) venendo mantenuto da chi invece lavora e produce sputi nel piatto in cui mangia, e dico ciò senza alcun intento polemico nè anticlericale.
Tu dici: "il Pontefice è il rappresentante di una Istituzione che ha più di duemila anni di Storia sulle spalle e che, oggi, rappresenta la continuità morale e civile di una società, di una civiltà, quella occidentale, che ha prodotto i migliori risultati per i popoli che vi appartengono o che vi si sono aggregati..." ed è proprio qui che ti sbagli.
La Chiesa si è inserita in una civiltà preesistente (quella greca e romana), che è la vera radice della civiltà occidentale. Il diritto, l'economia, l'eservito, la diplomazia, la SEPARAZIONE TRA STATO E CHIESA (quale che essa sia), erano già presenti in Grecia e a Roma, e sotto questi profili il medioevo è stato un arretramento.
Quanto alla visione di Hobbes, purtroppo volenti o nolenti è un esempio di interpretazione della società molto veritiero e (piaccia o non piaccia) verificato nel corso della storia.
La terza via proposta da Ratzinger è il solito trito e ritrito modello di economia sociale di mercato (conosciuto in Europa come modello Renano), che ha dimostrato in pieno il suo fallimento al pari delle economie socialiste e che non può reggere alla globalizzazione.
Non si vuole il capitalismo, benissimo si abbia il coraggio di accettare il declino economico, nessuno ha ordinato ad alcuno di vivere nel benessere. Ma non si può sostenere dogmaticamente la validità di un sistema economico che tutti gli indicatori smentiscono giorno dopo giorno. Il vero problema è che il Papa e la Chiesa dovrebbero smetterla di occuparsi di economia, scienza, politica, sesso, libertà individuali... ecc, e occuparsi della cura delle anime, ma questo si sa è un sogno di noi liberali e questo Papa purtroppo non perde occasione per ricordarlo al mondo.
Concludo segnalando un post nel quale mi sono occupato proprio dell'intervento di Ratzinger www.4440words.net/3elle

etendard ha detto...

bel post.

marshall ha detto...

Rileggerlo è stato come spiccare un volo d'aquila.
Son tornato per rileggere dei "Talebani di un malinteso liberismo".
Ebbene, meditandoci sopra m'accorgo di quanta ignoranza, stupidità, superficialità, scialberia siano dotati quei "talebani".

Massimo ha detto...

Vedi, F, il punto è che non di attacco al capitalismo si tratta, ma di denuncia di una corruzione del capitalismo che produce una affannosa ricerca del profitto, senza alcun ritorno per la nostra civiltà e società.
Dire che il capitalismo estremizzato porta a degli eccessi da condannare, non è "lesa maestà", ma è la pura verità e gli esempi che ho portato sono evidenti.
Mi dispiace che anche tu confermi il fatto che appena si parla di religione reagisci quasi in modo automatico.
Ti contesto che le istituzioni religiose "non facciano nè producano nulla".
La religione, come la filosofia, come ogni attività speculativa della mente, ricerca nel trascendente una soddisfazione che il mero materialismo non può dare, perchè l'Uomo deve andare ben oltre che mangiare, dormire, accoppiarsi e questo lo può dare solo chi "non fa e non produce nulla" secondo i concetti di un certo materialismo.

La Chiesa è la continuatrice della civiltà Romana e, se hai la compiacenza di andare a ritroso nei post, vedrai che io parlo sistematicamente di radici Romane e Cristiane.

Hobbes è la bestia, noi abbiamo l'aspirazione ad elevarci al di sopra di quegli standard e l'autorevolezza morale di un Ratzinger aiuta in ciò.
Il capitalismo renano non mi sembra affatto fallimentare, anzi direi che stia riuscendo ad ingoiare un rospo grosso come l'annessione della Germania est ...

E, ancora, non si vuole eliminare il capitalismo, ma migliorarlo, per migliorare l'intera società e proseguire nel cammino del progresso e per questo è necessario che il capitalismo non calpesti la dignità altrui nel nome del profitto fine a se stesso, ma coniughi il guadagno con il merito e le capacità che automaticamente portano al rispetto del prossimo.

Anonimo ha detto...

la sinistra fa molto presto a criticare fortemente il Papa, ma fa alrettanto presto ad appropriarsi del pensiero cristiano.
sono per un capitalismo che sappia utelare i bisogni delle persone, ma soprattutto per un capitalismo morale e giusto. non c'è nulla di male nell'arricchirsi onestamente, ma se ci si arricchisce in modo disonesto e immorale, allora non è giusto.