I media sono pieni di articoli e dibattiti che prendono spunto dalla crisi politica deflagrata per la incapacità della sinistra di esprimere una seria amministrazione della nazione e un progetto di ampio respiro, una sinistra il cui unico scopo è quello di conservare la propria poltrona, contro tutto e tutti.
Ma la crisi della politica è ben più profonda e trova le sue ragioni nella difficoltà delle varie correnti di pensiero a trovare una sintesi con quelle più vicine, oltre a scontare la presenta di un fattore, quello “k”, che ha provocato una situazione anomala rispetto al resto del mondo libero dove i comunisti sono ormai ridotti a percentuali irrisorie.
La presenza di un fattore che in Italia rappresenta un consolidato 25% circa dell’elettorato – perché per quanto mi riguarda Fassino, D’alema e soci restano comunisti – altera gli equilibri al punto da costringere ad una innaturale alleanza liberali e conservatori in contrapposizione a quella – ugualmente innaturale – tra comunisti, socialisti e clerico marxisti.
Per i pignoli preciso che le classificazioni sono onnicomprensive delle varie identità di cui ogni gruppo è composto.
La sinistra, in questa situazione, è paralizzata, costringendo il governo che ne è espressione ad una politica schizoide tra aperture, peraltro solo apparenti, alla modernità e sclerosi ideologiche di cui le velleità terzomondiste, pauperiste e illiberali sono la punta apicale.
Ma anche il Centro Destra ha avuto e continua ad avere difficoltà nel formulare un progetto condiviso, dovendo scontare molteplici spinte identitarie.
Il sistema elettorale ideato per le elezioni del 2006 poteva consentire di trovare un punto di incontro tra l’esigenza di esprimere una maggioranza e le caratterizzazioni identitarie, ma è stato (volutamente ?) boicottato con l’imposizione del quorum regionale che ha provocato la ridicola situazione del senato (e magari anche alterato dai non ancora acclarati esiti degli scrutini).
Le tensioni che emergono a sinistra, mostrano l’impossibilità di far convivere elementi estremisti con personaggi (Dini, Di Pietro, Mastella) che non si sa (o forse lo si sa benissimo ma sono motivi che esulano dalla politica) per quale ragione si siano intruppati in quella coalizione.
Nel Centro Destra la situazione è più chiara anche se non mancano elementi (mi riferisco espressamente ai Riformatori Liberali) che ritengo un corpo estraneo alla Coalizione e che si troverebbero più a loro agio dall’altra parte.
Personalmente il cambio lo farei ….
Resta la questione di una alleanza che vede conservatori e liberali uniti, probabilmente, su temi di politica estera (cosa che la sinistra neppure può immaginare), ma divisi - sia pur non in modo traumatico - sia sulla politica economica e interna (intendendo con questa l’ordine pubblico, la giustizia, il lavoro).
Questa distinzione emerge leggendo numerosi blog dell’area del Centro Destra, dove quelli di ispirazione più marcatamente liberale o liberista hanno una – a mio parere – spropositata attenzione alla politica estera, infatuazioni per leaders stranieri (della serie l’erba del vicino è sempre la più verde) e eccessiva sovraesposizione sulla questione di Israele.
Temi sui quali sostanzialmente si può essere d’accordo, ma non attribuendo loro quella rilevanza che, per i conservatori, come è naturale che sia, deve essere posta sui temi interni, sul solco di un sano nazionalismo.
E in questa sede accantoniamo quelli che i radicali definiscono “diritti civili” perché la distanza è, con ogni evidenza, incolmabile.
E’ quindi necessario tornare alla politica, ai temi della politica e non alle esclusioni personalistiche.
Non ho alcuna riserva ad accettare come compagno di viaggio, anche temporaneo, chi su determinati temi la pensa o agisce contro le idee che sostengo, ma pretendo reciprocità.
I grandi gruppi ideali, che assommano al loro interno varie correnti identitarie, devono ritrovarsi per macroaree affini per definire un progetto di base condiviso, lasciando libertà di scelta e di azione su temi che esulano dal governo immediato della nazione, senza lanciare anatemi né elevare barriere, aspettando la definitiva risoluzione – probabilmente per fattore anagrafico – del “fattore K” che è il reale ostacolo per ogni vero progresso dell’Italia.
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Ma la crisi della politica è ben più profonda e trova le sue ragioni nella difficoltà delle varie correnti di pensiero a trovare una sintesi con quelle più vicine, oltre a scontare la presenta di un fattore, quello “k”, che ha provocato una situazione anomala rispetto al resto del mondo libero dove i comunisti sono ormai ridotti a percentuali irrisorie.
La presenza di un fattore che in Italia rappresenta un consolidato 25% circa dell’elettorato – perché per quanto mi riguarda Fassino, D’alema e soci restano comunisti – altera gli equilibri al punto da costringere ad una innaturale alleanza liberali e conservatori in contrapposizione a quella – ugualmente innaturale – tra comunisti, socialisti e clerico marxisti.
Per i pignoli preciso che le classificazioni sono onnicomprensive delle varie identità di cui ogni gruppo è composto.
La sinistra, in questa situazione, è paralizzata, costringendo il governo che ne è espressione ad una politica schizoide tra aperture, peraltro solo apparenti, alla modernità e sclerosi ideologiche di cui le velleità terzomondiste, pauperiste e illiberali sono la punta apicale.
Ma anche il Centro Destra ha avuto e continua ad avere difficoltà nel formulare un progetto condiviso, dovendo scontare molteplici spinte identitarie.
Il sistema elettorale ideato per le elezioni del 2006 poteva consentire di trovare un punto di incontro tra l’esigenza di esprimere una maggioranza e le caratterizzazioni identitarie, ma è stato (volutamente ?) boicottato con l’imposizione del quorum regionale che ha provocato la ridicola situazione del senato (e magari anche alterato dai non ancora acclarati esiti degli scrutini).
Le tensioni che emergono a sinistra, mostrano l’impossibilità di far convivere elementi estremisti con personaggi (Dini, Di Pietro, Mastella) che non si sa (o forse lo si sa benissimo ma sono motivi che esulano dalla politica) per quale ragione si siano intruppati in quella coalizione.
Nel Centro Destra la situazione è più chiara anche se non mancano elementi (mi riferisco espressamente ai Riformatori Liberali) che ritengo un corpo estraneo alla Coalizione e che si troverebbero più a loro agio dall’altra parte.
Personalmente il cambio lo farei ….
Resta la questione di una alleanza che vede conservatori e liberali uniti, probabilmente, su temi di politica estera (cosa che la sinistra neppure può immaginare), ma divisi - sia pur non in modo traumatico - sia sulla politica economica e interna (intendendo con questa l’ordine pubblico, la giustizia, il lavoro).
Questa distinzione emerge leggendo numerosi blog dell’area del Centro Destra, dove quelli di ispirazione più marcatamente liberale o liberista hanno una – a mio parere – spropositata attenzione alla politica estera, infatuazioni per leaders stranieri (della serie l’erba del vicino è sempre la più verde) e eccessiva sovraesposizione sulla questione di Israele.
Temi sui quali sostanzialmente si può essere d’accordo, ma non attribuendo loro quella rilevanza che, per i conservatori, come è naturale che sia, deve essere posta sui temi interni, sul solco di un sano nazionalismo.
E in questa sede accantoniamo quelli che i radicali definiscono “diritti civili” perché la distanza è, con ogni evidenza, incolmabile.
E’ quindi necessario tornare alla politica, ai temi della politica e non alle esclusioni personalistiche.
Non ho alcuna riserva ad accettare come compagno di viaggio, anche temporaneo, chi su determinati temi la pensa o agisce contro le idee che sostengo, ma pretendo reciprocità.
I grandi gruppi ideali, che assommano al loro interno varie correnti identitarie, devono ritrovarsi per macroaree affini per definire un progetto di base condiviso, lasciando libertà di scelta e di azione su temi che esulano dal governo immediato della nazione, senza lanciare anatemi né elevare barriere, aspettando la definitiva risoluzione – probabilmente per fattore anagrafico – del “fattore K” che è il reale ostacolo per ogni vero progresso dell’Italia.
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7 commenti:
Contenuto di alto livello. Non posso che condividerlo.
Quoto la metà del post.
Non mi è chiaro perché i liberali li vedi a sinistra.
Sei un fan di Giavazzi ed Alesina?
Io vedo in misura maggiore il contrasto statalismo vs liberalismo.
E in quest'ottica, essendo la sinistra (ad eccezione di RnP) statalista, ivi ci sbatterei tutti gli statalisti.
Quindi lo scambio che proponi tu lo farei più semplicemnte con Alternativa Sociale e Forza Nuova. Almeno andrebbero daccordo con la sinistra radicale nel reclamare il diritto alla casa, nel dipingere cartelloni in cui lo stato spacca le catene del capitalismo (qui a Roma è pieno). I liberali e/o libertari che temi condividerebbero e con che parte dei sinistri?
Nè Giavazzi, nè Alesina, Liberty :-)
Sottolineo che il cambio lo farei con quella parte libertaria che fa riferimento ai radicali confluiti nei Riformatori Liberali, non con i Liberali.
Poi un rapido elenco:materialismo, anticlericalismo (che non è laicità), primato dell'economia, inseguimento di capricci vari (omosessuali, drogati) che portano al disordine, mentre la Destra è Ordine, disciplina, rispetto della Gerarchia.
Direi che se non ci fosse il "fattore K" anche i Liberali sarebbero dalla parte opposta della barricata, come ogni tanto emerge dalle polemiche tra blog che in teoria apparterrebbero all'area del Centro Destra e, come ho sottolineato, troppa attenzione alla politica estera, troppa attenzione ad Israele, troppe infatuazioni per personaggi e modelli stranieri che non sono importabili o riproducibili perchè la nostra situazione è diversa ed ha radici diverse.
Infine AS e FN. Poichè sono un sostenitore dell'abbattimento di ogni barriera a Destra per volgere le forze, unite, contro la sinistra, ritengo che abbiano pieno diritto, anzi maggior diritto dei Riformatori Liberali di stare nel Centro Detsra, se non altro perchè per quegliargomenti che ho elencato prima appartengono, senza ombra di dubbio, alla Famiglia della Destra.
mmm
Noto una parvenza di confusione sul vero concetto di libertario.
Il libertario non è materialista, né anticlericale.
Laico si, anticlericale no.
Il libertario non è materialista perché pensa che ognuno abbia diritto alla soddisfazione di ogni bene immateriale. E di questi ovviamente fanno parte quelli "venduti", mi si passi il termine dalle religioni.
Solo che il libertario pensa che la sfera dell'immateriale sia ancor più personale della sfera materiale e dunque lo Stato non abbia diritto alcuno di imporla a chicchessia.
L'anticlericalismo che tu giustamente noti, è prodotto dai liberali pannelliani fuoriusciti e che in parte si trovano nei riformatori liberali. Ma il loro anticlericalismo deriva semplicemente dall'aver flirtato per anni con i sinistri filosovietici e filomusulmani.
Un libertario non può essere contrario alle religioni. Contrario alle sovvenzioni statali ad esse ed ai divieti di professarle si. Non contrario alle religioni.
Io stesso che mi definisco libertario autentico, al limite dell'anarco-capitalismo, mi trovo spesso a difendere la chiesa contro posizioni idiote dei post Pannelliani.
Per quanto riguarda gay e drogati, il libertario non è a favore di gay e drogati. Dice solo che se uno lo vuole prendere nel didietro è libero di farlo, e se uno vuole sniffare colla, è libero di farlo.
Quando i loro comportamenti andranno a ledere gli altri il libertario non si farà scrupoli di condannarli senza addurre alcuna attenuante.
Il primato dell'economia non esiste a sinistra, ma sono SOLO i liberali /libertari ad affermarlo.
Tale primato non esiste infatti neanche a Destra.
Per quanto riguarda Law & Order, il libertario è daccordissimo. Solo che la legge è l'ordine devono fermarsi a difendere la proprietà privata e la vita. E con mezzi che non reprimano la libertà di chi non ne fa cattivo uso.
Mi spiego meglio. Il libertario è favorevole al possesso di armi da fuoco, perché il fatto che alcuni possano usarle per uccidere non giustifica in alcun modo la privazione per tutti i cittadini onesti. Così come il libertario trova ingiusto proibire la droga tout court, perché la pericolosità per gli altri non si esplica facendoti di un qualcosa, ma ad esempio guidando in stato alterato.
In sostanza un libertario ha a cuore la libertà dell'individuo, e non accetta che qualcuno imponga restrizioni a tutti allo scopo di impedire ad alcuni di nuocere (cosa che comunque poi non gli riesce).
Per quanto riguarda FN e AS invece, il motivo per cui ti ci ritrovi è che anche essi affermano il primato dello Stato sull'individuo. Più nei temi etici che in quelli economici, ma la sostanza non cambia. Lo Stato sopra al cittadino. La maggioranza al di sopra della minoranza.
Ma se al posto della parola Stato sostituisci la parola Partito, ottieni spiccicato il comunismo.
Mah, il vero significato di libertario è quello che viene proiettato da chi quel termine usa per definire le proprie posizioni. Lo so che tu hai spesso difeso la Chiesa, ma resta il fatto che la base - che tu puoi leggere nei post di tutto lo schieramento libertario anche in Tocqueville - è anticlericale e materialista.
AS e FN hanno una concezione di stato forte, che però non limità la libertà individuale, bensì ne tutela alcuni valori che sono in questo momento messi in secondo piano proprio da un certo materialismo che promana da comunisti e libertari (modello Pannella, tanto per precisare:-).
Ok allora l'inghippo sta nella definizione.
Oramai il tema della libertà, grazie soprattutto al governo Frodi, sta riscuotendo molti consensi.
Dunque molti movimenti corrono a richiamarsi ai principi liberali / libertari.
Perfino Dini ha creato i LibDem.
Comunque, le idee libertarie sono più o meno rappresentate solo dal Movimento Libertari (www.libertari.org)
Gli altri, da Pannella a RNP a Rif Liberali al Partito Liberale, sono solo personaggi che vorrebbero accaparrarsi quell'elettorato.
Pensa che perfino Fassino si è richiamato ad Einaudi.
Un libertario non approva i pensieri Pannelliani.
Toqueville raggruppa un pò tutti gli schieramenti che si dedicano alla libertà.
Ospita perfino l'Occidentale, che libertario non è.
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