10 settembre.
In alcune regioni inizia la scuola e da oggi al 18 (ultima la Sicilia) la ripresa sarà generalizzata.
Ai miei tempi la data era unica per tutti: 1° ottobre.
Poi magari le classi venivano “sgranate” in due o tre giorni, ma il 1° ottobre era la data certa.
Il primo ottobre era già autunno, qualche piovosità, l’aria decisamente più fresca.
Non so a chi sia venuto in mente di anticipare alla metà di settembre, ma nel clima di sana reazione che si respira, non guasterebbe riproporre anche la vecchia data, cara alla mia generazione.
Ma la scuola oggi riapre i battenti sull’onda di una novità: la sinistra, con un triplo carpiato, ribalta completamente i suoi presupposti di sempre e, dimostrando che arriva sistematicamente in ritardo, accentua il carattere selettivo dell’istruzione già insito nella Riforma Moratti.
Così, dopo aver distrutto la scuola pubblica, adesso, con i buoi già fuggiti, cerca di correre ai ripari riproponendo l’insegnamento delle tabelline, della storia e della grammatica.
Ma l’anima ideologica della sinistra, anche quando cerca di ravvedersi dai propri errori, emerge sempre e così, ripropone lo studio, scartando le tre “i” della Riforma Moratti che cercava di restituire dignità allo studio ed alla funzione sociale della scuola pubblica.
La sinistra non ha mezze misure e il cattocomunista ministro temporaneo per l’istruzione non fa eccezione.
Invece di proseguire nel recupero degli studi vecchia maniera senza eliminare le buone novità introdotte dall’unica riforma attuata dopo la Gentile del 1923, la sinistra opera come già agirono, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi, i ministri della lunga lista che inizia con Fiorentino Sullo (“riformatore fasullo” si rimava allora) e prosegue con i vari Misasi, Gui, Malfatti (nomen omen), Falcucci.
Innestare in un quadro compiuto elementi a se stanti, senza un progetto generale, dimenticandosi che la scuola non può essere svilita in laboratorio o in bacheca per le ambizioni personali di ministri transitori, ma deve essere trattata con la cautela e la prudenza che si devono riservare a chi deve formare le future generazioni, significa danneggiare quel che si è riusciti a realizzare con una faticosa riforma, la prima, vera riforma della scuola, dopo 80 anni.
Per questo la Riforma Moratti, organica, completa, non andava parzialmente ritoccata ma, se non piaceva, integralmente sostituita da un progetto compiuto (che comunque tenesse conto che viviamo nel terzo millennio) ma che, evidentemente, la sinistra non possiede.
E non lo possiede perché naviga a vista, accorgendosi dopo 30 anni dei propri errori, cercando di rimediarvi ma, come dice il noto proverbio veneto: è peggio la toppa del buco.
Infatti a chi la sinistra affida il ripristino degli studi severi ?
A professori usciti dalla bolgia del ’68, dei “sei” e dei “diciotto” “politici”.
Ad una classe insegnante svilita e mal pagata, quindi un rifugio per aspiranti lavoratori a “part time” come si evidenzia dall’incremento abnorme del personale femminile.
Una scuola alla quale vengono persino caricati compiti non suoi, come il rilascio del “patentino”, l’insegnamento della “legalità” (?) o l’integrazione obbligatoria in classi miste, dei figli degli extracomunitari che, nella loro ignoranza della nostra lingua, rendono ancor più lento e arduo il cammino dei nostri figli verso una reale istruzione di base.
E non manca, nelle “novità” del cattocomunista Fioroni, il ripristino del “tempo pieno”, utile solo a creare una fittizia occupazione e mantenere in piedi il carrozzone dell’istruzione, con le sue graduatorie burocratiche, supplenze, amarezze.
Dove potrà portare questa scuola se non ad un malinteso senso dell’istruzione che induce solo a rifiutare lavori manuali, per pretendere una scrivania ?
La selezione – necessaria nella vita e nella scuola – era utile per indirizzare i ragazzi verso l’attività che meglio poteva valorizzare le loro capacità.
E non c’era nulla di male a terminare gli studi senza un diploma o una laurea.
Non siamo tutti uguali e non possiamo diventarlo per un tratto di penna di un ministro della pubblica istruzione.
Questo era lo spirito che ho conosciuto nella scuola (almeno elementari e medie) che ho frequentato io e che ritengo debba essere ripreso sviluppando i temi della Riforma Moratti, non innestando elementi che ne annullano le novità senza neppure averle testate sul campo e ripetendo gli errori compiuti dal 1968 fino al 2001.
E leggendo le cronache della scuola (e dalla scuola) non posso che rivolgere un grato pensiero a Chi mi ha concesso di formarmi in una scuola che, ancora, conosceva e praticava i metodi “antichi”.
Entra ne
In alcune regioni inizia la scuola e da oggi al 18 (ultima la Sicilia) la ripresa sarà generalizzata.
Ai miei tempi la data era unica per tutti: 1° ottobre.
Poi magari le classi venivano “sgranate” in due o tre giorni, ma il 1° ottobre era la data certa.
Il primo ottobre era già autunno, qualche piovosità, l’aria decisamente più fresca.
Non so a chi sia venuto in mente di anticipare alla metà di settembre, ma nel clima di sana reazione che si respira, non guasterebbe riproporre anche la vecchia data, cara alla mia generazione.
Ma la scuola oggi riapre i battenti sull’onda di una novità: la sinistra, con un triplo carpiato, ribalta completamente i suoi presupposti di sempre e, dimostrando che arriva sistematicamente in ritardo, accentua il carattere selettivo dell’istruzione già insito nella Riforma Moratti.
Così, dopo aver distrutto la scuola pubblica, adesso, con i buoi già fuggiti, cerca di correre ai ripari riproponendo l’insegnamento delle tabelline, della storia e della grammatica.
Ma l’anima ideologica della sinistra, anche quando cerca di ravvedersi dai propri errori, emerge sempre e così, ripropone lo studio, scartando le tre “i” della Riforma Moratti che cercava di restituire dignità allo studio ed alla funzione sociale della scuola pubblica.
La sinistra non ha mezze misure e il cattocomunista ministro temporaneo per l’istruzione non fa eccezione.
Invece di proseguire nel recupero degli studi vecchia maniera senza eliminare le buone novità introdotte dall’unica riforma attuata dopo la Gentile del 1923, la sinistra opera come già agirono, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi, i ministri della lunga lista che inizia con Fiorentino Sullo (“riformatore fasullo” si rimava allora) e prosegue con i vari Misasi, Gui, Malfatti (nomen omen), Falcucci.
Innestare in un quadro compiuto elementi a se stanti, senza un progetto generale, dimenticandosi che la scuola non può essere svilita in laboratorio o in bacheca per le ambizioni personali di ministri transitori, ma deve essere trattata con la cautela e la prudenza che si devono riservare a chi deve formare le future generazioni, significa danneggiare quel che si è riusciti a realizzare con una faticosa riforma, la prima, vera riforma della scuola, dopo 80 anni.
Per questo la Riforma Moratti, organica, completa, non andava parzialmente ritoccata ma, se non piaceva, integralmente sostituita da un progetto compiuto (che comunque tenesse conto che viviamo nel terzo millennio) ma che, evidentemente, la sinistra non possiede.
E non lo possiede perché naviga a vista, accorgendosi dopo 30 anni dei propri errori, cercando di rimediarvi ma, come dice il noto proverbio veneto: è peggio la toppa del buco.
Infatti a chi la sinistra affida il ripristino degli studi severi ?
A professori usciti dalla bolgia del ’68, dei “sei” e dei “diciotto” “politici”.
Ad una classe insegnante svilita e mal pagata, quindi un rifugio per aspiranti lavoratori a “part time” come si evidenzia dall’incremento abnorme del personale femminile.
Una scuola alla quale vengono persino caricati compiti non suoi, come il rilascio del “patentino”, l’insegnamento della “legalità” (?) o l’integrazione obbligatoria in classi miste, dei figli degli extracomunitari che, nella loro ignoranza della nostra lingua, rendono ancor più lento e arduo il cammino dei nostri figli verso una reale istruzione di base.
E non manca, nelle “novità” del cattocomunista Fioroni, il ripristino del “tempo pieno”, utile solo a creare una fittizia occupazione e mantenere in piedi il carrozzone dell’istruzione, con le sue graduatorie burocratiche, supplenze, amarezze.
Dove potrà portare questa scuola se non ad un malinteso senso dell’istruzione che induce solo a rifiutare lavori manuali, per pretendere una scrivania ?
La selezione – necessaria nella vita e nella scuola – era utile per indirizzare i ragazzi verso l’attività che meglio poteva valorizzare le loro capacità.
E non c’era nulla di male a terminare gli studi senza un diploma o una laurea.
Non siamo tutti uguali e non possiamo diventarlo per un tratto di penna di un ministro della pubblica istruzione.
Questo era lo spirito che ho conosciuto nella scuola (almeno elementari e medie) che ho frequentato io e che ritengo debba essere ripreso sviluppando i temi della Riforma Moratti, non innestando elementi che ne annullano le novità senza neppure averle testate sul campo e ripetendo gli errori compiuti dal 1968 fino al 2001.
E leggendo le cronache della scuola (e dalla scuola) non posso che rivolgere un grato pensiero a Chi mi ha concesso di formarmi in una scuola che, ancora, conosceva e praticava i metodi “antichi”.
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1 commento:
Tempo pieno? Ovvero la sovietizzazione dei servizi scolastici. L'Emilia-Romagna è sempre stata all'avanguardia per il tempo pieno, guarda caso...Il cui apprendimento è inversamente proporzionale alla quantità di ore in cui si sta a scuola.Tempo pieno, menti vuote.
Come minimo dovrebbero metterlo facoltativo, questo diavolo di tempo pieno tanto caro alle sinistre.
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