Resistenza al cambiamento.
Resistenza a tagliare le spese.
Resistenza alle riforme.
Resistenza a dare più sicurezza ai cittadini.
Resistenza a rendere impermeabili i nostri confini.
Resistenza a realizzare le grandi opere.
Resistenza a dare al Popolo una Giustizia con la “G” maiuscola.
Resistenza a garantire la riservatezza delle comunicazioni dei cittadini.
Resistenza ad istituire un sistema meritocratico.
Resistenza a tagliare gli sprechi e gli enti inutili.
Resistenza a rinunciare ai privilegi di casta.
Adesso ho proprio capito a cosa si riferivano i resistenzialisti con il loro ululato di battaglia.
E lo vediamo anche in questi ultimi anni dell’Era Berlusconi, quando il Cavaliere avrebbe dovuto, dopo aver estorto voti non convinti con l’infame campagna elettorale del “voto utile” e la squallida esibizione finale della “supplica”, provvedere allo smantellamento delle strutture parassitarie e assistenzialiste di uno stato inefficiente e costoso.
Ma appena si toccano gli interessi di caste, castine e sottocaste, ecco che scatta la “resistenza”.
Così, dopo la trasformazione di provvedimenti urgenti in disegni di legge che avranno una tempestività da pachiderma e, soprattutto, usciranno dal parlamento diversi da come erano entrati, leggiamo che anche lo “stop” alla proliferazione delle province, la cancellazione delle Comunità Montane, l’abolizione delle province nelle aree metropolitane … “salta”.
Chi non salta Pantalone (che paga sempre) è.
Ora e sempre resistenza.
Entra ne
Resistenza a tagliare le spese.
Resistenza alle riforme.
Resistenza a dare più sicurezza ai cittadini.
Resistenza a rendere impermeabili i nostri confini.
Resistenza a realizzare le grandi opere.
Resistenza a dare al Popolo una Giustizia con la “G” maiuscola.
Resistenza a garantire la riservatezza delle comunicazioni dei cittadini.
Resistenza ad istituire un sistema meritocratico.
Resistenza a tagliare gli sprechi e gli enti inutili.
Resistenza a rinunciare ai privilegi di casta.
Adesso ho proprio capito a cosa si riferivano i resistenzialisti con il loro ululato di battaglia.
E lo vediamo anche in questi ultimi anni dell’Era Berlusconi, quando il Cavaliere avrebbe dovuto, dopo aver estorto voti non convinti con l’infame campagna elettorale del “voto utile” e la squallida esibizione finale della “supplica”, provvedere allo smantellamento delle strutture parassitarie e assistenzialiste di uno stato inefficiente e costoso.
Ma appena si toccano gli interessi di caste, castine e sottocaste, ecco che scatta la “resistenza”.
Così, dopo la trasformazione di provvedimenti urgenti in disegni di legge che avranno una tempestività da pachiderma e, soprattutto, usciranno dal parlamento diversi da come erano entrati, leggiamo che anche lo “stop” alla proliferazione delle province, la cancellazione delle Comunità Montane, l’abolizione delle province nelle aree metropolitane … “salta”.
Chi non salta Pantalone (che paga sempre) è.
Ora e sempre resistenza.
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