Veniamo ora ai punti dolenti della Mozione Storace che, come scritto nel primo post, sono anche causati dalla radicalizzazione del dibattito interno che ha spinto da un lato Santanchè ad avvicinarsi forse più di quel che avrebbe desiderato a Berlusconi e dall’altro Storace ad appoggiarsi troppo a quegli ambienti estremisti che fanno del socialismo nazionale una bandiera che, però, non può essere quella della Destra.
Ho già scritto della lunghezza – a livello di tesi di laurea vecchio stile – per le petizioni di principio, i buoni propositi e le sin troppo frequenti citazioni di frasi “nobili”, ma in concreto perché la mozione di Storace ha parti che non ritengo possano appartenere ad una vera Destra, Occidentale e moderna ?
Anche in questo caso andiamo in ordine di esposizione della stessa mozione.
Debolissima, direi antiquata proprio perchè risente della influenza dei socialnazionali (che all’interno del partito si sono costituiti in un “blocco” assai rumoroso) la parte relativa all’economia, dove viene recepita la interpretazione negativa del Globalismo, propria della sinistra, per arrivare ad una proposta di redistribuzione di carattere “sociale”, indipendente da produttività e da efficienza che sono elementi imprescindibili in economia.
L’attacco al modello economico globale viene supportato dalla svolta protezionistica di Tremonti e si sposa con una visione dell’europa che appartiene sì al vecchio MSI, ma che è ormai un fardello ideologico da robivecchi.
Ma l’influenza negativa dei socialnazionali – cui evidentemente Storace è stato costretto ad appoggiarsi dopo la rottura con la Santanchè – si vede anche nelle affermazioni contro l’Atlantismo che, invece, deve essere una Stella Polare della politica nazionale, perché gli Stati Uniti erano e sono tuttora (almeno sino alle elezioni di novembre, poi vedremo) la continuazione dell’opera civilizzatrice e stabilizzatrice di Roma, cui peraltro ci si è riferiti per indicare le nostre radici.
L’antiamericanismo, derivante da uno “sconfittismo” che dopo oltre 60 anni fa solo scappar da ridere, è il più grosso limite di una Destra Radicale che, peraltro, sui valori della Vita è pienamente integrata nella Destra Occidentale.
Forte è l’ambiguità di Storace sui “compagni di viaggio”.
Se è vero che indica nel Centro Destra l’alleato naturale, non esclude azioni comuni con altre forze, non ben individuate, addirittura affermando che “singole importanti battaglie che coinvolgono l’intero assetto democratico e costituzionale di una nazione possono spingere forze tra loro distanti e lontane a incontrarsi …” e ancora ipotizza “un inedito scenario di incontro tra coloro che hanno a cuore una visine sociale e comunitaria dello Stato”.
Allora bisogna essere chiari.
Storace deve essere più chiaro e, per essere brutali, dire: mai con i Di Pietro, mai con la sinistra, neppure su singole battaglie.
Non indicare questa chiusura, significa recitare nell’ambiguità che spesso è una accusa rivolta a quel tipo di Destra, troppo contigua alla sinistra nel nome del "sociale".
La parte economica prevede proposte positive come il taglio generalizzato dele imposte e la riduzione delle aliquote (anche se è un passo indietro rispetto alla flat tax proposta nel programma elettorale) e parti negative quando propone la patrimoniale su banche e assicurazioni (che è diversa dall'aliquota di solidarietà del programma elettorale), il quoziente familiare, il cumulo dei redditi e, soprattutto, una fiscalità differenziata per il Mezzogiorno.
E questa è, per finire, la parte che, respingo totalmente perché ripropone, pedissequamente, una politica meridionalista che distoglie il denaro là dove si produce, per dirottarlo là dove lo si usa prevalentemente per clientelismo o assistenzialismo.
Storace, da politico e uomo di Roma e del Sud, non fa altro che riproporre, con altri termini, la fallimentare politica della defunta cassa per il Mezzogiorno, quando è assodato che solo con il Federalismo pieno si costringeranno gli amministratori del Sud a governare bene, pena rivolte popolari.
E’ il Nord l’emergenza, non il Sud, perché per 60 anni fiumi di denaro sono stati dirottati senza risultati al Sud ed è ora di dire basta a questo progressivo depauperamento del Nord.
Questa è la parte che maggiormente denuncia i limiti della mozione Storace che, se accolta, rischia di far diventare La Destra partito romanocentrico e del Sud.
(3 – continua )
Ho già scritto della lunghezza – a livello di tesi di laurea vecchio stile – per le petizioni di principio, i buoni propositi e le sin troppo frequenti citazioni di frasi “nobili”, ma in concreto perché la mozione di Storace ha parti che non ritengo possano appartenere ad una vera Destra, Occidentale e moderna ?
Anche in questo caso andiamo in ordine di esposizione della stessa mozione.
Debolissima, direi antiquata proprio perchè risente della influenza dei socialnazionali (che all’interno del partito si sono costituiti in un “blocco” assai rumoroso) la parte relativa all’economia, dove viene recepita la interpretazione negativa del Globalismo, propria della sinistra, per arrivare ad una proposta di redistribuzione di carattere “sociale”, indipendente da produttività e da efficienza che sono elementi imprescindibili in economia.
L’attacco al modello economico globale viene supportato dalla svolta protezionistica di Tremonti e si sposa con una visione dell’europa che appartiene sì al vecchio MSI, ma che è ormai un fardello ideologico da robivecchi.
Ma l’influenza negativa dei socialnazionali – cui evidentemente Storace è stato costretto ad appoggiarsi dopo la rottura con la Santanchè – si vede anche nelle affermazioni contro l’Atlantismo che, invece, deve essere una Stella Polare della politica nazionale, perché gli Stati Uniti erano e sono tuttora (almeno sino alle elezioni di novembre, poi vedremo) la continuazione dell’opera civilizzatrice e stabilizzatrice di Roma, cui peraltro ci si è riferiti per indicare le nostre radici.
L’antiamericanismo, derivante da uno “sconfittismo” che dopo oltre 60 anni fa solo scappar da ridere, è il più grosso limite di una Destra Radicale che, peraltro, sui valori della Vita è pienamente integrata nella Destra Occidentale.
Forte è l’ambiguità di Storace sui “compagni di viaggio”.
Se è vero che indica nel Centro Destra l’alleato naturale, non esclude azioni comuni con altre forze, non ben individuate, addirittura affermando che “singole importanti battaglie che coinvolgono l’intero assetto democratico e costituzionale di una nazione possono spingere forze tra loro distanti e lontane a incontrarsi …” e ancora ipotizza “un inedito scenario di incontro tra coloro che hanno a cuore una visine sociale e comunitaria dello Stato”.
Allora bisogna essere chiari.
Storace deve essere più chiaro e, per essere brutali, dire: mai con i Di Pietro, mai con la sinistra, neppure su singole battaglie.
Non indicare questa chiusura, significa recitare nell’ambiguità che spesso è una accusa rivolta a quel tipo di Destra, troppo contigua alla sinistra nel nome del "sociale".
La parte economica prevede proposte positive come il taglio generalizzato dele imposte e la riduzione delle aliquote (anche se è un passo indietro rispetto alla flat tax proposta nel programma elettorale) e parti negative quando propone la patrimoniale su banche e assicurazioni (che è diversa dall'aliquota di solidarietà del programma elettorale), il quoziente familiare, il cumulo dei redditi e, soprattutto, una fiscalità differenziata per il Mezzogiorno.
E questa è, per finire, la parte che, respingo totalmente perché ripropone, pedissequamente, una politica meridionalista che distoglie il denaro là dove si produce, per dirottarlo là dove lo si usa prevalentemente per clientelismo o assistenzialismo.
Storace, da politico e uomo di Roma e del Sud, non fa altro che riproporre, con altri termini, la fallimentare politica della defunta cassa per il Mezzogiorno, quando è assodato che solo con il Federalismo pieno si costringeranno gli amministratori del Sud a governare bene, pena rivolte popolari.
E’ il Nord l’emergenza, non il Sud, perché per 60 anni fiumi di denaro sono stati dirottati senza risultati al Sud ed è ora di dire basta a questo progressivo depauperamento del Nord.
Questa è la parte che maggiormente denuncia i limiti della mozione Storace che, se accolta, rischia di far diventare La Destra partito romanocentrico e del Sud.
(3 – continua )
I quattro post sulle Mozioni congressuali de La Destra:
31 agosto 2008 – Introduzione e Mozione Santanchè
2 settembre 2008 – Le parti positive della Mozione Storace
4 settembre 2008 – Le parti negative della Mozione Storace
6 settembre 2008 – Conclusioni
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31 agosto 2008 – Introduzione e Mozione Santanchè
2 settembre 2008 – Le parti positive della Mozione Storace
4 settembre 2008 – Le parti negative della Mozione Storace
6 settembre 2008 – Conclusioni
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3 commenti:
Questo commento è OT, ma neanche più di tanto.
Mi sembrava giusto chiarire, visto che avevo dato prima parere contrario, che ho modificato le mie opinioni iniziali.
Avevi ragione tu:
i liberali veramente di Destra non lo potranno mai essere veramente (anche se si collocano in quella parte politica)....
E di conseguenza le mie posizoni politiche (in quanto posizioni liberali) non potranno mai essere veramente ubicate a Destra.
Vedi Massimo, qui sta il problema. Molte tematiche de "La Destra" mi trovano d'accordo, per alcune anche forse più d'accordo di quanto non sia nei confronti del PDL.
Il problema della Destra è che si radicalizza in errori secondo me marchiani. Una grande frangia degli esponenti de la Destra odia ebrei ed americani, che invece sono un baluardo di civiltà a cui dovremmo fare un monumento. Chi tiene a bada il M.O. infatti è Israele e chi rimette le vite dei propri soldati per difendere la nostra civiltà sono gli statunitensi.
Alla destra, inoltre, manca una cosa: la duttilità. La Destra è troppo rigida, troppo fossilizzata su un mondo che non esiste più. Il Duce è sepolto da settant'anni e di acqua sotto i fiumi ne è passata: a parte i giudizi più o meno negativi sul personaggio, non ci si può nemmeno lontanamente ispirare a lui, è come pretendere di mettere su un allevamento di dinosauri per vendere la loro carne nei supermercati. Ogni fase storica ha avuto il suo inizio e la sua fine.
Oggi occorre sì durezza ma anche un pò di diplomazia perché in un mondo globalizzato da soli non si va da nessuna parte. Se un partito come la Destra abbandonasse alcune delle sue ideologìe che la fanno somigliare ai "duri e puri" dell'altra parte, esso diventerebbe finalmente un partito in grado di governare e di fare pure bene, magari insieme a noi. L'importante però è eliminare le scorie, che, però, mi sembrano ancora troppo presenti tra molti che ingrossano le file del vostro partito. Ciao. jetset
Non è la Destra che si radicalizza, ma il pregiudizio ideologico che sospinge a ricercare momenti aggreganti. Quando Cicchitto e Rotondi ripropongono l'antifascismo, io mi sento più vicino a quelli del blocco sociale nazionale che al pdl. Rimosse le pregiudiziali ideologico si scoprirebbe che la Destra ha tutte le carte in regola per governare con le sue idee, senza gli sbandamenti che emergono da questo governo ed isolando chi ha ancora il "braccino compulsivo" da una parte e chi non sa far altro che recitare la liturgia della "repubblica nata dalla resistenza antifascista ... bla ... bla ...bla ..." dall'altra.
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