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No alla deriva

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02 settembre 2008

La Destra verso il Congresso. Le mozioni. Mozione Storace (1)

Storace ha presentato una mozione di ben trentadue pagine.
Se la Mozione Santanchè si fa leggere agevolmente anche da chi non è interessato alle vicende della Destra Italiana, proponendo una semplice e chiara analisi che si conclude con una proposta che non lascia adito ad equivoci, la Mozione Storace costringe il lettore che non vuole essere superficiale ad almeno 45 minuti di attento esame e di appunti volti a sottolineare e ritrovare le questioni positive e negative.
E dunque un lungo cappello, con citazioni retoriche, basato su concetti che universalmente formano le teorie del “buon governo” e del “buono stato”, ma che, appunto, rimangono solo petizioni di principio, buone per nobilitare, sotto un profilo letterario, un documento che dovrebbe invece essere molto concreto e che, in quanto tale, potrebbe ben ridursi a poche pagine, scritte senza voli aulici, ma con parole dirette e chiare.
In questo post sottolineerò le parti della mozione che condivido, nel prossimo, quelle che non appartengono alla "mia" politica.
Alla fine di pagina tre, dopo l’introduzione, troviamo l’indicazione delle radici della nostra Civiltà che è Romana e Cristiana e giuridicamente basata sul Diritto Naturale.
Questa affermazione è molto importante, soprattutto in un mondo dove materialismo e relativismo vanno a braccetto ed è necessario reagire alla deriva morale ricordando gli alti esempi del passato e quei principi universali che hanno fatto grande la Civiltà Occidentale.
In questa ottica troviamo il rifiuto di facili e demagogiche idee circa l’integrazione forzata nella nostra terra di culture estranee a quella che deriva dalla Civiltà Romana e Cristiana.
E se Storace ha un occhio di riguardo (eccessivo) verso una politica sociale, a differenza di certi egualitarismi di sinistra afferma il valore di quella che chiama “equa disuguaglianza qualitativa.
Lunga è l’analisi del voto di aprile e di come La Destra ci è arrivata, anche puntando un indice accusatore contro il comportamento di un Berlusconi che nel novembre 2007 venne a saltellare sul palco dell’Assemblea Costituente e due mesi dopo rifiutà il simbolo de La Destra e fece una indegna campagna elettorale basata sul “voto utile”.
Perdonare è da re, dimenticare da stupidi.
E a Destra non dimentichiamo il comportamento di Berlusconi.
Storace afferma che La Destra non rifugge dalle alleanze, purchè siano paritarie sotto il profilo della dignità e indica nel partito di Berlusconi il (teorico) alleato naturale.
Le ambiguità di questo passaggio sui “compagni di viaggio” le vedremo nel prossimo post, qui è importante condividere il riconoscimento che è il PdL con la Lega il nostro naturale interlocutore per una eventuale alleanza.
Così come è importante sottolineare che alleanza non significa azzeramento e annessione.
Storace, non proponendo a differenza della Santanchè, l’azzeramento del partito, entra anche nel merito della proposta organizzativa e politica e sia la parte relativa alla comunicazione che a quella della organizzazione interna, mi sembra ben articolata.
Nucleare, vita, no all’eutanasia, repressione della droga, sono tutti temi toccati e che sono comuni ad entrambe le mozioni e, penso, a gran parte del popolo di Destra.
Nella parte economica bene la proposta di riduzione delle tasse e di difesa della proprietà.
Sul piano culturale il rilancio della scuola, dove – forse prendendo spunto da una proposta lanciata da Sarkozy – si deve parlare di “Identità”.
Sul piano della sicurezza, una forte repressione dei fenomeni criminali, con una serie di proposte che condivisibili tanto nel restituire una protezione alla dignità delle Forze dell’Ordine, quanto nel trattamento degli stranieri, con particolare attenzione ai fenomeni derivanti da una comunità, come quella musulmana, non facilmente integrabile, soprattutto per il perdurare di abitudini a volte in conflitto con le nostre leggi (veggasi il velo).
Quindi una serie di proposte che tendono a porre sotto controllo il fenomeno migratorio.
Anche sulla giustizia bene Storace con la divisione delle carriere e delle funzioni, peccato che nessuno faccia un passo avanti, con la proposta di introdurre il sistema americano dell’elezione diretta dei pubblici ministeri e della nomina dei giudici tra gli esperti di diritto e non per mero concorso teorico.
Naturalmente non manca il presidenzialismo e una chiusura, classicamente retorica che riprende il cappello iniziale sui valori e gli ideali.


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