Ancora una volta stiamo assistendo ad un balletto che svilisce il ruolo del Presidente del Consiglio e, soprattutto, della democrazia, visto che viene ostacolato il suo diritto a trasformare in legge un provvedimento che va incontro alle esigenze di quell’83% degli Italiani che possiedono una casa.
L’idea di un piano casa che, rilanciando l’edilizia, consentisse da un lato di creare o conservare posti di lavoro, dall’altro di ammodernare i fabbricati esistenti, con tutti i vantaggi che ne derivano in termini di igiene e risparmi di vario tipo, sembra essersi arenata davanti alla burocrazia ed al gretto e miope conservatorismo della sinistra.
Da un lato il pci/pds/ds/pd che con il sostituto di Veltroni ha pronunciato l’ennesimo “no”, immotivato e appiattito sulle manie di quegli ecoambientalisti che vorrebbero farci vivere tutti male, perché tutto ciò che da qualità alla vita incide sull’ambiente circostante e lo cambia (come, per nostra fortuna, è cambiato nel corso dei millenni anche per opera e grazie alle conquiste ed alle costruzioni dell’ingegno umano: se i nostri avi avessero avuto gli ecoambientalisti vivremmo ancora sulle palafitte o nelle grotte).
Dall’altro il formalismo figlio della più degenerata burocrazia che vede le regioni amministrate dai rossi opporsi ad un provvedimento intelligente e che risponde alle esigenze dei cittadini.
Pensate.
Una minima modifica alla metratura del nostro appartamento o della nostra villetta monofamiliare, ci costringerebbe a: presentare un progetto (pagando); depositare la dia (pagando) e aspettare i comodi di qualche funzionario pubblico che esamini la pratica e, magari, di mentalità ristretta e invidiosetta, metta le sue “osservazioni” creandoci ulteriori ritardi e costi, prima di poter realizzare (se avremo il permesso) il nostro desiderio.
Con il piano casa, pagheremmo ugualmente ma realizzeremmo subito la nostra opera senza dover attendere il timbro della burocrazia di questa pubblica amministrazione.
Pare, poi, che ci si sia messo anche Napolitano con l’ennesima lettera irrituale su un provvedimento che deve solo firmare: se la scelta dei cittadini di eleggere questa maggioranza non gli sta bene, Napolitano può anche dimettersi, così verrà eletto Schifani o qualche altro fedelissimo di Berlusconi e finalmente il Premier potrà, per la prima volta in questi 15 anni, governare senza qualcuno che dal colle più alto gli infili i bastoni fra le ruote.
Purtroppo Berlusconi sta scoprendo quanto sia stata esiziale la sua scelta di rinunciare alla Destra per legarsi ad un “partito di centro, moderato e liberale”, da cui deve sempre più guardarsi e, così, vediamo l’ennesima marcia indietro, l’ossequioso rispetto della liturgia, le inutili chiacchiere con le amministrazioni regionali, l’acquiescenza alle pretese di Napolitano.
No, così non va.
Questa è la politica che Berlusconi doveva e aveva promesso di spazzare via.
Il piano casa, che creerebbe lavoro, farebbe girare denaro, semplificherebbe la burocrazia (che talvolta è anche fonte di corruzione) non può fermarsi davanti ai solipsismi degli ecoambientalisti, alla necessità di apparire del rimpiazzo di Veltroni, ad una presenza ostile al Quirinale, alla grigia burocrazia della pubblica amministrazione, alla applicazione formale di una norma.
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L’idea di un piano casa che, rilanciando l’edilizia, consentisse da un lato di creare o conservare posti di lavoro, dall’altro di ammodernare i fabbricati esistenti, con tutti i vantaggi che ne derivano in termini di igiene e risparmi di vario tipo, sembra essersi arenata davanti alla burocrazia ed al gretto e miope conservatorismo della sinistra.
Da un lato il pci/pds/ds/pd che con il sostituto di Veltroni ha pronunciato l’ennesimo “no”, immotivato e appiattito sulle manie di quegli ecoambientalisti che vorrebbero farci vivere tutti male, perché tutto ciò che da qualità alla vita incide sull’ambiente circostante e lo cambia (come, per nostra fortuna, è cambiato nel corso dei millenni anche per opera e grazie alle conquiste ed alle costruzioni dell’ingegno umano: se i nostri avi avessero avuto gli ecoambientalisti vivremmo ancora sulle palafitte o nelle grotte).
Dall’altro il formalismo figlio della più degenerata burocrazia che vede le regioni amministrate dai rossi opporsi ad un provvedimento intelligente e che risponde alle esigenze dei cittadini.
Pensate.
Una minima modifica alla metratura del nostro appartamento o della nostra villetta monofamiliare, ci costringerebbe a: presentare un progetto (pagando); depositare la dia (pagando) e aspettare i comodi di qualche funzionario pubblico che esamini la pratica e, magari, di mentalità ristretta e invidiosetta, metta le sue “osservazioni” creandoci ulteriori ritardi e costi, prima di poter realizzare (se avremo il permesso) il nostro desiderio.
Con il piano casa, pagheremmo ugualmente ma realizzeremmo subito la nostra opera senza dover attendere il timbro della burocrazia di questa pubblica amministrazione.
Pare, poi, che ci si sia messo anche Napolitano con l’ennesima lettera irrituale su un provvedimento che deve solo firmare: se la scelta dei cittadini di eleggere questa maggioranza non gli sta bene, Napolitano può anche dimettersi, così verrà eletto Schifani o qualche altro fedelissimo di Berlusconi e finalmente il Premier potrà, per la prima volta in questi 15 anni, governare senza qualcuno che dal colle più alto gli infili i bastoni fra le ruote.
Purtroppo Berlusconi sta scoprendo quanto sia stata esiziale la sua scelta di rinunciare alla Destra per legarsi ad un “partito di centro, moderato e liberale”, da cui deve sempre più guardarsi e, così, vediamo l’ennesima marcia indietro, l’ossequioso rispetto della liturgia, le inutili chiacchiere con le amministrazioni regionali, l’acquiescenza alle pretese di Napolitano.
No, così non va.
Questa è la politica che Berlusconi doveva e aveva promesso di spazzare via.
Il piano casa, che creerebbe lavoro, farebbe girare denaro, semplificherebbe la burocrazia (che talvolta è anche fonte di corruzione) non può fermarsi davanti ai solipsismi degli ecoambientalisti, alla necessità di apparire del rimpiazzo di Veltroni, ad una presenza ostile al Quirinale, alla grigia burocrazia della pubblica amministrazione, alla applicazione formale di una norma.
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2 commenti:
Guarda, non dirlo a me, che vorrei rifare l' impianto elettrico e magari verandare dove ho il secondo giardino, portandovi così la sala da pranzo. Ma sono bloccato, in attesa di sapere se posso usufruire dell' IVA agevolata ed altro...
Sono esterrefatto dei continui rimandi. E vanno pure ad intervistare ERRANI !!!!!!!!!
Appunto. E finchè devo chiedere dei permessi (e non limitarmi a dare semplice comunicazione) per eseguire dei lavori sulla mia proprietà - il che significa una limitazione alla stessa - finchè non sono necessari non li faccio.
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