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01 luglio 2009

Gli Usa nelle mani di dilettanti allo sbaraglio

Per questi 4 anni non avrei alcuna intenzione di parlare degli Stati Uniti, ma gli scivoloni che quello “giovane, bello (?) e abbronzato” sta compiendo assieme alla moglie di Clinton, sua sempre più confusa segretario di stato, mi obbligano ad un intervento una tantum.
La mia formazione politica è avvenuta, come per tutti, negli anni dell’adolescenza, quando negli Stati Uniti il Presidente si chiamava Richard Nixon e il Segretario di Stato Henry Kissinger.
Si parla, cioè, di due politici di alto profilo, esperienza e con un progetto ben chiaro da attuare.
Non sempre le loro azioni hanno rispecchiato i canoni che vorrebbero una politica “trasparente”, ma, come insegnano Machiavelli e Guicciardini, ma anche Richelieu e Mazzarino, l’interesse dello Stato, cioè di tutti noi, prevale sull’interesse ad essere informati compiutamente di quel che accade.
In caso contrario non si spiegherebbe la permanenza del “segreto di stato”.
Le Amministrazioni Repubblicane sono sempre state caratterizzate da profonda competenza e da un disegno ideale e politico che aveva un filo logico.
Questo sia che fossero direttamente guidate da un presidente di lungo corso politico (Nixon, Ford, Bush padre) sia quando a guidarle era una personalità che rappresentava più una posizione ideale che una personale tradizione di esperienza (Eisenhower, Reagan, Bush figlio).
Nella fine anni sessanta, inizio settanta, l’Amministrazione di Nixon e Ford si trovò a fronteggiare una montante marea rossa che stava facendo metastasi in tutto il mondo.
Il contrasto fu deciso e fondato su un progetto ben definito che sia Nixon che Kissinger hanno esposto nelle loro memorie.
Da un lato si “mollò” il Vietnam (anche se la sconfitta fu conseguenza dell’indebolimento interno che non diede a Ford la forza per impedire la violazione del trattato di pace di Parigi da parte dei comunisti) ma dall’altro si tentò, con successo, di impedire la deriva marxista nell’America latina, isolando Cuba, focolaio della "peste" rossa.
Dopo la presidenza Ford gli Americani elessero Carter, in preda ad una delle loro periodiche crisi di identità e se ne pentirono.
Perché una presidenza debole e incompetente porta chiunque a non rispettare lo stato la esprime.
Si arrivò così all’occupazione dell’Ambasciata a Teheran nel 1979 ed alla successiva sconfitta elettorale di Carter contro Ronald Reagan che in due mandati consecutivi, completati dal mandato presidenziale di Bush padre restituì agli Americanio il senso della loro missione nel mondo, recuperando la voglia e la forza di essere nazione leader.
Con Bush presidente crollò il muro di Berlino, fu sconfitto il comunismo.
Avemmo quindi due mandati democratici con Clinton che ebbe la fortuna di sfruttare i fondamentali impostati da Reagan e da Bush e la saggezza di scegliere collaboratori esperti e senza particolari necessità di “dimostrare” qualcosa.
Ma il compito dell’America non era terminato, ecco così che abbiamo avuto la Presidenza di Bush figlio.
Otto anni straordinari che hanno dimostrato come, se l’Occidente sapesse agire in modo coordinato e per un obiettivo non influenzato dal buonismo dei “politicamente corretti”, saremmo ancora ampiamente in grado di imprimere alla storia la nostra impronta.
Il 4 novembre 2008, però, gli Americani hanno manifestato un nuovo turbamento.
Hanno sicuramente sbagliato nella scelta presidenziale che si è poi riflessa negli uomini (e donne) che gestiscono l’Amministrazione, con il solo Gates isolato al Pentagono a rappresentare una continuità ben poco credibile.
E, così, vediamo come il rispetto nei confronti degli Stati Uniti sia sceso ai livelli della presidenza Carter e la necessità che hanno sia il primo presidente negro che la moglie di Clinton di dimostrare “qualcosa” li porta da un lato a strafare sul piano del “politicamente corretto”, dall’altro a inanellare sfondoni.
Così è stato con l’Iran, con la richiesta ad Israele di fermare la naturale espansione fisiologica degli insediamenti e, in ultimo, con l’Honduras dove, contrariamente a quanto si semplifica nei titoli, non vi è stato alcun “golpe”, bensi un pronunciamento della Corte Suprema che ha deposto un presidente che cercava di imitare Chavez e Morales, estendendo il suo potere illegittimamente.
Male hanno fatto i dilettanti di Washington a negare legittimità al nuovo presidente, ad interim, Roberto Micheletti.
Ma, soprattutto, hanno fornito un’altra dimostrazione della loro pericolosa inesperienza, visto che hanno dimenticato come, negli anni sessanta/settanta, quando la marea rossa stava montando, l’Honduras fu proprio uno dei baluardi dai quali ci si difese in America Latina.
Quale credibilità potrà mai avere Washington oggi ?
Quale fiducia potranno mai avere in questa Washington quanti combattono per la libertà nei paesi dominati dalle dittature comuniste e islamiche ?
Una nazione forte si fa rispettare anche mostrando i muscoli e dando sostegno ai propri amici.
Questa Washington assomiglia troppo a quella fallimentare di Carter e troppo poco a quella vincente dei Reagan e dei Bush (padre e figlio).


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3 commenti:

Jetset - Libere Risonanze ha detto...

Intanto Pyongyang lancia razzi balistici ed Obama dice che si può trattare.

Ahmadinejad massacra migliaia di coraggiosi ed ammirevoli oppositori ed Obama dice che c'é uno spiraglio.

Ma che bella politica estera....

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

UNA VOCE DALLA BOLIVIA.

Caro Massimo, mi permetto di incollare quello scrittomi da Pietro, risiedente in Bolivia, perchè ti riguarda e riguarda pure l' Honduras:


Buonasera per me, buonanotte (o quasi buongiono) per Lei. Sono un suo compatriota che lavora all'estero per una società italiana, il mio nome è Pietro, ho 43 anni ed immagino sia io la persona di cui si parla nel suo messaggio del 29 Giugno. Mi piace moltissimo leggere i suoi articoli, che in realtà non commento mai, ma ciò non vuol dire che non vengano da me apprezzati. Tra i vari blog il suo e quello di Blacknight sono quelli che si avvicinano di più alla mia visione della destra. Da quando vi leggo mi sento molto più forte nelle mie convinzioni e mi conforta anche il fatto che, contrariamente a quello che ci hanno voluto far credere per tanti, troppi anni a scuola (sono andato a scuola negli anni 70 ed 80) così come per la strada, ho potuto confermare (perchè così mi sento anch’io) che l’uomo di destra è sensibile, colto ed anche generoso e mi sono accorto scoprendo i vostri blog ed i relativi link, che esiste una marea di gente che vale la pena ascoltare, anche senza commentare, per imparare quello che, ripeto, non ci è stato possibile apprendere dove avremmo dovuto.
Vivendo in Bolivia in questo momento si ha bisogno di leggere cose che fanno bene al cuore, cose “camerate”. Nel paese, infatti, siamo accerchiati dal regime dittatoriale comunista che controlla tutto e tutti. Di quello che doveva succedere, con l’avvento del salvatore della patria Morales non è successo niente, che, accompagnato dai suoi compagni di merende (chavez & C.), promettevano tirar fuori dalla povertà tutti, invece dalla povertà è uscito solamente chi è al governo ed i loro vassalli. Anzi vivendo quì da più di dieci anni ho potuto notare la decadenza progressiva del livello di vita, che stà portando sulla soglia della povertà anche il ceto medio.
A proposito della banda chavez & C., mi permetta uno sfogo. In questo momento sono molto preoccupato anche per un’altro paese che mi stà molto a cuore che è l’Honduras, i miei affetti sono in questo momento lì. Ho letto un messaggio di Blacknight che in poche righe ha sintetizzato perfettamente quello che nessuno ha il coraggio di dire, ossia che non vi è stato nessun colpo di stato in quanto, è stato deposto un presidente eletto dal popolo per insidiarne un’altro rispettando la Costituzione e restaurando lo stato di diritto, che invece si, è stato infranto dal sig. Zelaya convocando a delle elezioni incostituzionali. Con questo anche il progetto di chavez di far nascere “el socialismo del siglo XXI” stà cominciando ad incrinarsi ed il coraggioso Esercito dell’Honduras insieme ai deputati di tutti i partiti politici (anche dello stesso partito del ex presidente) ed agli hondureñi di tutte le estrazioni sociali, rifiutando le lusinghe del boia chavez (ad ogni deputato che avrebbe suffragato a favore della votazione suddetta, gli sarebbe stato corrisposto un premio di circa US$ 80.000), hanno mantenuto vigente la Costituzione del paese appoggiando una rivolta pacifica, che sicuramente farà storia, in quanto la maggior parte delle persone, ancora non ha afferato l’importanza di questo gesto, che in sostanza dice che, anche se il presidente è stato eletto democraticamente dal popolo, non ha il diritto ne tantomeno deve permettersi di infrangere la Costituzione e le leggi della Repubblica. Cosa che in questi paesi e di questi tempi è utopico pensare.
E poi mi rattrista l’appoggio incondizionato a questo delinquente (lo dico con cognizione di causa) da parte di molte organizzazioni e paesi del mondo (Sic!! anche il nostro purtroppo!!). è triste anche vedere la OEA, organizzazione screditata e malridotta, che giudica un paese che applica la sua Costituzione alla lettera mentre accoglie tra le proprie braccia un tiranno che da 50 anni fà quello che vuole del proprio popolo.
Che il buon Dio ci salvi.

Il messaggio è un pò lungo e me ne scuso, però spero abbia soddisfatto, anche in parte la sua domanda.
Fiammabolivia

Massimo ha detto...

Jet. Bisogna resistere fino al novembre 2012 :-)

Stars. Una lettera bellissima. UNa nuova conferma dell'utilità di uno strumento che, intanto, mette in contatto le persone rendendole partecipi di idee comuni.