La
Bce ha emanato il nuovo diktat contro l’Italia: accorpare/abolire le
province per risparmiare sui costi della politica.
Se
Monti fosse una persona che avesse in piena considerazione la dignità
propria, del ruolo che ricopre e di tutta l’Italia, avrebbe
rispedito al mittente l’ukase dicendo: sono gli Italiani a decidere
cosa fare o non fare.
Invece
me lo immagino manifestare l' animo servile e germanofilo di chi
vorrebbe trasformare gli Italiani in tanti crucchettini, come ha pur
dichiarato lisciando la governante di Berlino e rispondere
“obbedisco”, tacendo su questa nuova invasione di campo sulla
nostra Sovranità.
Le
province sono una storica ripartizione del nostro stato e su tale
organizzazione sono parametrati molteplici organismi istituzionali e
sociali.
La
scuola con i provveditorati, il ministero dell’interno con le
prefetture, il comando dei Carabinieri e persino della poco amata ed apprezzata Guardia di Finanza, ma anche le diocesi e le strutture organizzative
dei principali partiti sono sostanzialmente (senza essere troppo
pignoli …) articolate a livello provinciale.
Questo
non vuol dire che non si possano rivedere nella composizione e nelle
competenze, ma siamo proprio sicuri che debbano essere loro il capro
espiatorio dei costi della politica ?
Non
potrebbe, invece, essere più congruo e utile abolire le regioni,
quelle sì monumentali centri di spesa, per tornare alla struttura,
più snella ed efficiente, antecedente a quello sciagurato 1970
quando furono svolte le prime elezioni regionali ?
Mi
sembra che in Trentino Alto Adige, dove la regione è formata dalla
sommatoria delle due province di Trento e Bolzano, le cose funzionino
perfettamente e mi sembra anche che il grosso dei finanziamenti e dei
costi locali siano in regione, non nelle province.
Mi
ricordo che Ugo La Malfa si oppose strenuamente all’istituzione
delle regioni proprio paventando l’esplosione dei costi con la
moltiplicazione dei centri di potere politico e clientelare.
Dopo
più di quaranta anni bisogna riconoscergli il merito di aver avuto
una vista lunga e, purtroppo, come tutte le Cassandre di non essere
stato ascoltato.
Ma
non lasciamoci ingannare dalla propaganda sui costi della politica,
almeno su quelli diretti che sono sostanzialmente una goccia nel mare
di sperperi della spesa pubblica.
Guardiamo
alla sostanza, guardiamo ai grandi centri di costo, che sono proprio
le regioni che gestiscono la sanità, guardiamo all’istruzione,
guardiamo ad un esercito di dipendenti pubblici che è il doppio di
quello degli Stati Uniti dove hanno una popolazione di cinque volte
superiore alla nostra.
Soprattutto
non nascondiamoci dietro un dito.
Il
costo della politica non è l’istituzione “provincia” o
“regione”, bensì la struttura burocratica che vede il personale
come prima voce di spesa.
Abolendo
o accorpando le province verrebbe ridotto il personale ?
Non
credo proprio.
Allora
anche l’abolizione o l’accorpamento delle province, oltre a
cancellare una parte della nostra Storia, non porterebbe quei
risparmi di spesa che possono solo essere ottenuti incidendo altrove.
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