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03 febbraio 2014

Tasse cancro della società

Con una serie di articoli di Giuseppe Turani e, ieri, un editoriale del direttore Giovanni Morandi, Il Resto del Carlino ha aperto una nuova campagna stampa, questa volta positiva.
Turani, scoprendosi liberale e Morandi ci dicono che le tasse sono troppo alte, troppo numerose, troppo incerte.
Hanno scoperto l'acqua calda.
Abbiamo un numero di tasse e imposte (ripeto: uso il termine "tassa" per indicare tutte le rapine fiscali dello stato e degli altri enti pubblici) che costringono a rivolgersi a commercialisti e caf, spendendo altri soldi.
Abbiamo una burocrazia che oltre a pretendere il pagamento delle tasse, propone ogni sorta di vessazione obbligandoci a calcolarle, sanzionandoci se sbagliamo i conti, costringendoci a code agli sportelli per il pagamento e fornendoci le indicazioni (neanche precise) a ridosso delle scadenze.
Tutto questo Turani e Morandi lo scrivono, ma concentrando il loro interesse prevalentemente sul caso Fiat.
Ma la Fiat (e qualunque altro imprenditore) fa benissimo a trasferire la sede fiscale in uno stato che dia maggiori certezze sul quando e quanto pagare.
Fino ad ora, però, a Turani e Morandi è mancato il coraggio per la denuncia più importante: le tasse sono in gran parte un cancro per la nostra società.
In precedenza ho  esposto le ragioni fondanti delle tasse che sono in uno con quelle dello stato, però ci sono tasse che hanno un sottostante e sono moralmente legittime e altre che non hanno sottostante e sono moralmente esecrabili, una vessazione, una violazione della libertà individuale, una rapina.
Le prime sono tutte quelle che colpiscono un guadagno reale, parte del quale, quindi, viene utilizzato per le spese comuni dello stato e da questo percepite in misura proporzionale a quanto uno guadagna.
Così lo stipendio, la parcella, ma anche la locazione di un immobile.
Attenzione: proporzionale, non progressivo, un'altra invenzione comunista finalizzata solo ad impoverire chi più produce.
Se Tizio guadagna cento e Caio mille, applicare il dieci per cento a ciascuno vuol dire tassare Tizio per dieci e Caio per cento.
Cioè Caio, che guadagna dieci volte più di Tizio, paga dieci volte di più.
Non è moralmente legittimo imporre a Caio, che guadagna dieci volte più di Tizio, di pagare venti o trenta o quaranta volte di più.
Sono altresì moralmente legittime le tasse che hanno un corrispettivo come servizio.
Ad esempio il ritiro e smaltimento dei rifiuti: è giusto che lo si paghi per quello che costa.
Ma anche qui dobbiamo fare delle distinzioni.
Sempronio abita da solo in un appartamento di duecento metri quadrati e Mevio ha una famiglia con due figli e la moglie, quindi sono in quattro, in un appartamento di cento metri quadrati.
Perchè applicare la tariffa dei rifiuti alla metratura dell'appartamento ?
Sarebbe una penalizzazione per Sempronio che, da solo, produce quattro volte meno immondizia di Mevio e, quindi, costa per ritiro e smaltimento quattro volte di meno anche se abita in un appartamento di dimensioni doppie di quello di Mevio.
Giuste, quindi le tasse sui servizi, ma moralmente illegittime se vengono applicate con criteri che non rappresentino gli effettivi consumi di ciascuno.
Infine le tasse  moralmente illegittime alla fonte sono quelle senza sottostante.
Tutte quelle che sottraggono denaro in funzione di una proprietà o possesso, senza che chi deve pagare abbia avuto un reale guadagno.
La casa è il bene più emblematicamente rappresentativo di questa categoria di tasse.
La casa l'abbiamo pagata, abbiamo pagato la tassa di trascrizione, il notaio, paghiamo le bollette per le utenze, con le tasse sui nostri redditi paghiamo le infrastrutture, paghiamo la tassa per il ritiro dei rifiuti ... per quale altro motivo dovremmo pagare ?
Certo, paghiamo se la lochiamo e in effetti si paga su quanto si percepisce a tale titolo, ma che uno abbia una casa, due, dieci o cento, se non locate, non ricava alcun reddito, anzi gli provoca solo costi di manutenzione.
Perchè, quindi, dovrebbe essere legittima una tassa sulla proprietà di una casa ?
Altrettanto dicasi per i risparmi, che sono il frutto di quanto siamo riusciti a conservare dopo che il nostro reddito è stato decurtato dalle tasse e dalle spese per i servizi e per le nostre necessità di vita.
Il rendimento che i nostri risparmi ci fornisce, è il frutto di un investimento di beni già tassati alla fonte.
Tassare i risparmi (che i comunisti chiamano "rendite finanziarie" come se fossero qualcosa di spregevole ... talmente spregevole che vogliono accaparrarsi anche le nostre !) significa tassare due volte uno stesso bene.
A me piacerebbe che Turani e Morandi, come tanti altri giornalisti, avessero il coraggio di fare una campagna contro le tasse moralmente illegittime a trecentosessanta gradi e non limitarsi alla marchetta pro Fiat.
Ne guadagnerebbe anche lo stato perchè limitandosi a tasse moralmente legittime toglierebbe ogni giustificazione a chi le evade.




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