Le parole del vescovo pro tempore di Roma di ritorno dalla Corea dietro un'apparente chiarezza, nascondono una pericolosa indeterminatezza.
Se bisogna "fermare" un "aggressore ingiusto", allora vuol dire che esiste un "aggressore giusto" il che mi sembra molto discutibile.
Ma soprattutto mi sembra molto pilatesca la invocazione a fermare l'aggressore ingiusto, senza guerra e senza bombardare.
Come, allora ?
Se non li fermiamo, ci bacchetta.
Se bombardiamo, ci bacchetta.
Suggerisca lui un metodo efficace, che costi il minor numero di vite nostre e che eviti tutto quello che a lui non piace, senza rimandare la palla all'onu che è una assemblea di 190 stati, praticamente una Babele.
Quando dice poi che non può essere una sola nazione a decidere quel aggressione sia ingiusta, mi sembra che parli più un nazionalista sudamericano con forti venature anti yankee che il capo dei cattolici universali.
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2 commenti:
Purtroppo non parla nemmeno come un "nazionalista sudamericano", bensì come ventriloquo di Obama. Unire la Corea all'insegna di quella "democrazia" che è l'attuale causa della crisi globale? Che pensi piuttosto a tutti i cristiani sgozzati in Iraq sui cui invece se ne lava le mani. Non preci, ma opere di bene.
Una partita di calcio ? Torneo di ping pong ? Tresette ???
Socci ha iniziato a criticarlo duramente, per la sua morbidezza
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