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05 ottobre 2015

Riforma senza fondamenta



Salvo un miracolo che, se si verificasse, porterebbe ad un esaltante ribaltone e tumulto politico, il trinariciuto fiorentino farà approvare la sua modifica costituzionale ad usum delphini, così come tale è la nuova legge elettorale.
Spesso chi ha modificato l'impianto delle leggi costituzionali ed elettorali pensando di conseguirne un utile, è stato smentito.
Ricordo nel 1994 quando fu approvata la legge semimaggioritaria e i comunisti allora guidati da Ochetto pensavano di avere la vittoria in tasca (la "gioiosa macchina da guerra").
O anche nel 1987 quando i socialisti fecero cadere il governo De Mita pensando di raccogliere chissà quanti consensi e, invece, fu l'inizio della loro fine.
Così Renzi pensa di assicurarsi le prossime maggioranze elettorali con un'alchimia costituzionale e di legge elettorale.
Sarà compito nostro smentirlo.
Qui invece voglio evidenziare come le modifiche in corso di approvazione siano prive di fondamenta, perchè rappresentative di una minoranza degli Italiani e quindi destinate a non durare, a non essere di alcuna utilità per la nostra Patria.
All'apogeo del suo splendore (?) Renzi infatti ha ottenuto il 40% dei voti, su un 50% di votanti.
Ha cioè ottenuto il consenso di appena il 20% degli Italiani.
La maggioranza che sta conducendo in porto la modifica costituzionale si regge sui voti di trasformisti (alfaniani e verdiniani) che nel 2013 furono eletti, quindi votati, in una lista che indicava in Berlusconi il leader e si contrapponeva alla sinistra di Renzi (allora di Bersani) inalberando fieramente, da una barricata contrapposta, il vessillo della Libertà.
Si può quindi affermare che non esiste una maggioranza che condivida le modifiche che, quindi, sono soggette al variare delle maggioranze, mutate le quali potranno mutare le leggi, con un danno significativo alla coesione nazionale e alla stessa credibilità delle istituzioni.
Diversamente sarebbe stato se si fosse voluto veramente mettere mano alla legge fondamentale di uno stato ed alla legge elettorale, in modo rappresentativo e ricercando il consenso maggioritario, quindi solidificandone le basi, guardando al futuro e non al piccolo cabotaggio odierno.
L'unico sistema sarebbe stato l'elezione di una assemblea costituente, rigidamente con criteri proporzionali, che avrebbe fatto del compromesso un obbligo per creare una maggioranza che, in quanto assemblea proporzionale, sarebbe stata automaticamente maggioranza popolare.
Ovviamente con l'obbligo, a pena decadenza, per chi fosse stato eletto, di rispettare le scelte della lista nella quale era stato eletto, tagliando le unghie quindi ad ogni opportunismo, trasformismo e cambiamento di casacca, riducendo gli Alfano, i Verdini e i Bondi a semplici parlamentari (semprechè fossero stati eletti).
Renzi ha preferito l'oggi al domani, dimostrandosi così un piccolo "umarein" come dicono a Bologna, senza la capacità, la visione e il coraggio di uno statista, neppure con la "s" minuscola.


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