Della sua "Lettera agli Italiani" (Marsilio, €. 19,00 pagine 156) condivido praticamente tutto il contenuto, gli spunti, le ironie, le analisi, le proposte.
Vi sono parti che sento fortemente "mie", come l'elencazione dei capisaldi della Sovranità, da quella popolare a quella monetaria.
Vi è una Storia, vi sono delle speranze, in gran parte condivise.
La delusione mi viene dal finale.
Veneziani ed io apparteniamo alla stessa generazione, lui nato nel 1955 io nel 1956, ma non mi sento affatto così rinunciatario da riporre la sola speranza di risorgimento nazionale nei "ragazzi" cui Veneziani attribuisce il compito, gravandoli dell'onere, di riuscire in quello che lui dice a noi non è riuscito.
Credo che abbiamo e possiamo ancora dare molto alla nostra Patria e per la buona battaglia politica.
Noi sessantenni non sessantottini siamo gli ultimi frutti di una scuola pubblica che ancora insegnava nozioni e insegnava a diventare adulti, assumendosi responsabilità, maturando esperienze, rispettando la Gerarchia e l'Autorità, distinguendo il Bene dal Male, cosa sia morale da quel che è perverso senza ricorrere al facile relativismo che annulla, annichilisce, l'Uomo.
Non so quanto i "ragazzi" di Veneziani possano capirlo, compresi come sono nel loro mondo virtuale, creato apposta di chi vuole dominarli meglio con i loro Facebook, Twitter, What's up, Fantacalcio ...
No, se salvezza ci sarà, caro Veneziani, passerà solo attraverso il nostro "ultimo (o penultimo ... ) Hurrah ".
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