Domenica 13 ottobre 2019 si sono svolte le elezioni politiche in Polonia e amministrative in Ungheria.
Due stati che, buon per loro, hanno governi considerati "sovranisti".
In Polonia ha rvinto il partito sovranista di governo e sono entrati in parlamento anche i nazionalisti.
Piccola notiziola, data con poca evidenza, meno commenti e poi passata nelle seconde e terze pagine delle edizioni online, salvo l'ipotesi della perdita della maggioranza assoluta in senato (forse) unico dato che viene fornito.
In Ungheria il partito sovranista di Orban ha perso Budapest e circa la metà delle città maggiori.
Naturalmente la stampa del soviet europeista ha dato fiato alle trombe e il segretario del pci/pds/ds/pd ha cinguettato giulivo per l'elezione di un estremista di sinistra e per di più ecologista, a sindaco di Budapest.
Ma la stampa del soviet europeo non ha detto (e i consiglieri di Zingaretti non glielo hanno ripetuto sufficientemente per farglielo capire), che la "vittoria" (a Budapest per soli sei punti percentuali in un "tutti contro uno"!) è figlia dell'alleanza di tutte le opposizioni, compresi quelli in passato definiti "neonazisti" di Jobbik.
Un po' come se Zingaretti, per battere Salvini, non essendo sufficiente mettersi insieme a Grillo, Renzi e la Boldrini, arruolasse anche CasaPound e Forza Nuova.
Ma forse è la Storia che si ripete: c'erano una volta Ribbentrop e Molotov ...
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