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25 novembre 2024

I debiti costano e si devono pagare

In undici anni, dal novembre 2011 all'ottobre 2022, il debito pubblico italiano è aumentato di oltre 1100 miliardi di euro (dai poco più di 1700 miliardi quando Berlusconi fu defenestrato ai quasi 2900 quando la Meloni assunse l'incarico) per le scelte effettuate dai governi che si sono succeduti da Monti a Draghi, compresi e passando per Letta, Renzi, Gentiloni e Conte2.

L'unico governo che ha contenuto l'aumento del debito fu il Conte1, ma lo stesso Conte, con il suo governo successivo, ha poi inflitto la mazzata finale ai nostri conti pubblici con il superbonus che continua a ingabbiare ogni possibilità di sviluppare una politica economica con interventi adeguati.

Il peccato originale, però, è imputabile a Ciampi e Prodi che, con la loro adesione all'unione europea, sottraendo all'Italia la Sovranità Monetaria, ci ha rubato la possibilità di agire in autonomia in base alle esigenze dell'Italia e non in base alle masturbazioni mentali e contabili di una entità sovranazionale.

Ma quello è, in sintesi, il passato e oggi dobbiamo considerare che non esiste la concreta opportunità di uscire dall'unione per riprendersi la piena Sovranità Nazionale e siamo quindi obbligati a fare le nozze con i fichi secchi di un bilancio appesantito dai debiti accumulati.

In questo quadro guardo con fiducia alle azioni che questo Governo ha intrapreso, cercando di equilibrare una spesa necessaria ad alleviare determinate situazioni particolarmente critiche di una fascia della popolazione e, nel contempo, mantenendo un controllo sulla spesa pubblica.

Ogni riduzione delle tasse, come è avvenuta con la flat tax, con il cuneo fiscale, è quindi benvenuta anche se ridotta ai minimi termini e tale sarà finchè non saremo riusciti a digerire il mattone del superbonus (si parla del 2027 - 2029).

Ieri si sono riuniti i leaders dei partiti di maggioranza e, almeno da quel che si legge anche se prendo sempre con la massima cautela le dicerie su quello che si sono detti persone che si vedono riservatamente, sembra che ci sia un accordo su come procedere, dando la priorità alla tenuta dei conti.

Sicuramente vorrei che si mettesse mano all'irpef, riducendo le aliquote, vorrei che si abrogasse completamente il canone rai, mentre sono molto più freddo nei confronti dell'aumento delle "pensioni" minime (che, ricordo, non sono pensioni ma elargizioni assistenziali pagate da chi ha versato contributi, a favore di soggetti che non hanno mai versato nulla o hanno versato in modo insufficiente).

Evidentemente ognuno di noi Italiani ha le sue priorità, fondate sul proprio interesse personale, come è giusto che sia.

Sono peraltro convinto che sia possibile trovare spese da tagliare e che susciterebbero il consenso della maggioranza della popolazione.

Ad esempio tutte le spese ed i contributi per il mantenimento dei clandestini.

Sbagliando, i cattocomunisti ogni tanto ricordano che "anche noi siamo stati migranti".

Sbagliano due volte, la prima perchè la nostra era una emigrazione sana, verso terre libere, sostanzialmente disabitate e che potevano essere messe a frutto, come lo sono state, dall'innesto di una emigrazione che fosse compatibile se non per "sangue e lingua", almeno per "arme, memorie, altare e cor", cioè popolazioni simili, con una Storia in comune.

Ma sbagliano anche perchè chi superava l'ammissione agli Stati Uniti, poi doveva arrangiarsi, non aveva centri di accoglienza, avvocati e giudici amici e tanti benefici pagati da chi lo stava accogliendo.

Era tutto fondato sul volontariato, sulla solidarietà privata, in sostanza le "ong" dell'epoca si facevano carico di introdurre nella nazione in costruzione gli immigrati, pagando loro alloggio, trovando loro lavoro, accudendoli nelle loro necessità sanitarie e di istruzione.

Cosa che dovremmo obbligare a fare alle ong del giorno d'oggi che si limitano a scaricarci vagonate di clandestini che poi noi dobbiamo mantenere, alloggiare, curare, istruire e di cui paghiamo pure i danni quando commettono crimini in proporzione di gran lunga maggiore al loro numero.

E poi i contributi per il cinema, i giornali, gli spettacoli in genere, tutte attività che dovrebbero, in una società liberale, mantenersi perchè integrate nel Mercato e sostenute dal pubblico, non vivere grazie al contributo di chi non è interessato o non gradisce le loro esibizioni.

Ecco, quello che vedo mancare nella politica del Governo è la parte del taglio delle spese, un taglio che è sicuramente doloroso per chi lo subisce, ma che è necessario per evitare di rimandare il momento in cui ci verrà richiesto di pagare il debito che abbiamo accumulato nel passato.

Qualcuno deve pur iniziare a pagarlo.


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