Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

13 ottobre 2009

Berlusconi Premier: e chi, se no ?

Mutuando una espressione della fase finale dell’Ancient Regime (originariamente si considerava solo la prima metà), ho scritto in un commento che Berlusconi è Premier “per grazia di Dio e volontà del Popolo.
Nei tempi contemporanei l’accento è naturalmente posto sulla volontà della Nazione (o del Popolo) perché oggi è il voto popolare che determina chi deve governare.
Poi magari c’è sempre qualcuno che crede di essere più uguale degli altri (o anche al di sopra della Sovranità Popolare) e che cerca, dopo che il Popolo si è espresso in modo difforme ai suoi voleri, di ribaltarne le scelte.
Berlusconi ha dalla sua parte il Popolo, contro tutti i vecchi arnesi delle consorterie politiche, giudiziarie, affaristiche che, evidentemente, vengono dalla sua presenza limitate nelle loro ambizioni.
Ma Berlusconi è, con tutta evidenza, anche per chi è agnostico come me, Premier “per grazia di Dio (o, se preferite, degli Dei) perché chi, se non il benvolere degli Dei, ci ha donato la sua presidenza in un’epoca così densa di cambiamenti e di pericoli per la nostra Nazione ?
Ma avete provato ad immaginare un Bersani alle prese con l’11 settembre ?
O un Visco che dovesse affrontare la crisi economica dalla quale stiamo uscendo senza che il Governo Berlusconi abbia messo non dico una mano, ma neppure un’unghia nelle nostre tasche ?
O ve l’immaginate un Diliberto alle prese con l’invasione degli immigrati, o un Bonelli (il nuovo capo dei verdi) con il problema energetico ?
Per non parlare della sicurezza (la Iervolino fu ministro degli Interni !!!) o la nuova influenza (Bindi come ministro della sanità !!!!!).
Pensieri da far venire i brividi peggio di un film di Dario Argento !
E potremmo fare un lungo elenco di vicende e trarre la conclusione: meno male che Silvio c’è, come la canzone dei suoi supporters.
Mi dispiace per i suoi detrattori, ma anche loro sono beneficiati dalla sua presidenza, anche se non lo capiscono (ma quando mai quelli di sinistra hanno capito qualcosa se non con un ritardo di qualche decennio ? Dalla Nato all’invasione dell’Ungheria, alla installazione dei Pershing e dei Cruise nel 1984, alla presidenza Reagan tutte topiche di sinistra salvo poi, qualche decennio dopo, recitare un peloso mea culpa).
Del resto tutto gira intorno a lui (come la pubblicità di una certa azienda ...), lo stesso Franceschini non esisterebbe senza Berlusconi, visto che il provvisorio e scadente (nel senso che è in scadenza di mandato, non pensate male !) segretario del pci/pds/ds/pd interviene solo per chiosare i discorsi del Premier.
E allora, cari (si fa per dire) sinistri (in tutti i sensi): levate un peana e augurate lunga vita a Berlusconi, Premier “per grazia di Dio e volontà del Popolo.

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12 ottobre 2009

Rigurgiti femministi

La battuta di Silvio Berlusconi a “Porta a porta” nei confronti di Rosy Bindi (“più bella che intelligente”) oltre a dimostrare che a sinistra non sanno cosa sia la verità, vivendo evidentemente nella bugia dell’ipocrisia “politicamente corretta”, ha anche risvegliato inaspettati rigurgiti femministi.
Io appartengo ad una generazione che ha subito il periodo “d’oro” delle cosiddette rivendicazioni femministe, quando per mostrarsi schierate “dalla parte giusta” (quella stessa che oggi è “politicamente corretta”) anche le più carine si abbruttivano e si imbruttivano, evitando di truccarsi, indossando tuniche deformanti e massificanti, talvolta attuando lo sciopero dell’acqua, cioè evitando di usarla per l’igiene personale.
E poi, ancora: linguaggio scurrile, sigaretta sempre accesa, atteggiamento arrogante (poi se rimediavano un paio di schiaffi , via a piangere da papà, dal preside o dal professore “impegnato” e iscritto alla cgil) , pessimi risultati scolastici.
Ovvio che la mia è una generalizzazione che prende spunto da singoli casi reali, per fortuna non tutte erano così e non tutte erano femministe.
Ma oggi come sono queste ultracinquantenni ?
Alcune grasse casalinghe che – per altri motivi – continuano ad indossare la tunica massificante.
Altre secche e nervose, alle prese con la professione, la famiglia, la palestra e continuano a fumare.
Tutte frustrate dalla esistenza di Berlusconi al quale attribuiscono tutte le colpe del mondo e in cui vedono la personificazione del famoso “porco, maschio, sciovinista di cui avevano letto in Linus (ma pronte a fare pazzie per vedere Clooney o Pitt).
Così una simpatica battuta, neanche originale visto che i diritti sono tutti di Vittorio Sgarbi che la pronunciò anni fa quando la Bindi fece un clamoroso flop come ministro della sanità, è stata la causa scatenante per un tam-tam che ha riunito tante vecchie femministe, nel tentativo, maldestro e infantile, di riportare indietro negli anni non solo la società ma anche le lancette dell’orologio.
Nessun altro significato può avere la ben orchestrata campagna contraria a Berlusconi, in una epoca dove le donne hanno tutto e, probabilmente, stanno imparando a loro spese che, per la loro salute, per l’educazione dei figli, per il loro stesso piacere, per un loro reale ruolo da prime attrici nella società e nelle decisioni, forse sarebbe stato meglio se tutto quel femminismo non fosse mai nato.

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11 ottobre 2009

Il Regno del Nord

Arrigo Petacco è autore da anni affermato.
Non è uno storico, ma uno scrittore di storia che presenta nei suoi volumi in modo discorsivo ed accattivante e credo sia stata questa la sua fortuna.
Ogni suo libro più che un approfondimento con dotte (e noiose) lunghe citazioni di documenti è una veloce carrellata su una vicenda, un personaggio, un periodo.
Induce ad approfondire, se qualcuno è interessato a quell’evento, in ogni caso fornisce elementi sempre utili per conoscere la nostra storia.
Così è anche per la sua ultima produzione “Il Regno del Nord”, Mondatori, 19 euro, 165 pagine (indice escluso).
Un libro scritto, tra l’altro, nel pieno di un tentativo di dare all’Italia quella forma federale che Cavour, stando a quanto scrive Petacco, aveva sognato e che arriva a meno di due anni dalle celebrazioni – forse inopportune – per il 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia.
Un bel libro, che si legge tutto d’un fiato.
Un excursus sul periodo storico per poi arrivare al punto centrale: Cavour aveva pensato e proposto a Napoleone III un’altra Italia, un progetto che fu mandato all’aria da Garibaldi (dietro al quale stavano gli Inglesi) e da Vittorio Emanuele II che, nel perfetto stile Savoia, pensava solo ad allargare quanto più era possibile il suo regno.
L’occupazione della Sicilia e la prosecuzione della marcia garibaldina (con il segreto consenso del Re Vittorio Emanuele II e con l’evidente appoggio Inglese) impedirono dunque la realizzazione del piano di Cavour che, in un suo celebre carteggio con Costantino Nigra plenipotenziario a Parigi che gli scriveva di fermare Garibaldi perché “i maccheroni non erano ancora cotti”, rispose, facendo buon viso a cattivo gioco, che “i maccheroni non erano ancora cotti, ma le arance erano già in tavolo e dobbiamo prenderle” (e fu costretto a mangiare anche i maccheroni, una volta "cotti").
Ma l’idea di Cavour, che viene illustrata da Petacco, era per un Regno del Nord, sotto i Savoia, che andasse dalla Valle d’Aosta all’Istria e Dalmazia.
Un Regno centrale con capitale Firenze (anche se, come scrive Petacco, Cavour era convinto che avrebbero prevalso gli emiliani) con Emilia, Toscana e un Regno del Sud comprendente oltre all’allora Regno delle Due Sicilie anche Umbria e Marche, tolte al Papa che sarebbe rimasto a Roma e dintorni ma quale Presidente Onorario della Confederazione Italica.
E se avesse avuto ragione Cavour ?
E se il suo disegno fosse ancora attuale e più pratico delle riforme studiate a tavolino da tanti illustri professoroni ?


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09 ottobre 2009

Non deve finire a tarallucci e vino

Nel giorno in cui una notizia ridicola fa il giro del mondo: l’assegnazione del premio nobel per la pace alla carriera … futura, lascio al mio amico Starsandbars il commento in proposito e torno sulle più importanti e serie vicende nazionali.
I miei timori, purtroppo, erano fondati.
Dopo una fiammata iniziale che lasciava ben sperare per il futuro, Berlusconi si è nuovamente lasciato convincere dai “pontieri” a seppellire l’ascia di guerra.
E’ vero, non sarà condannato.
E’ vero, continua ad essere il Presidente del Consiglio.
E’ vero, il Governo proseguirà nella sua azione.
Ma perché rinunciare a sfilare sotto le finestre della corte costituzionale, del Quirinale, per mostrare la Forza del Popolo che sta con lui ?
Perché rinviare tutto, quando ogni polemica si sarà raffreddata, quando altri temi avranno sostituito quelli presenti, invece di arrivare, hic et nunc, alla resa dei conti definitiva con i nemici, chiamando il Popolo alle urne per scegliere da chi vogliono essere governati e, questa volta, senza possibilità di errore ?
Sono queste rinunce (alla manifestazione di piazza e alle elezioni anticipate) che indeboliscono Berlusconi, non le sentenze emesse da organi di parte ormai privi di credibilità popolare.
Francamente non capisco perché, ancora una volta, si eviti di lanciare i dadi sul tavolo, rinunciando alla opportunità di sbancare e prendere tutta la posta.
Purtroppo questa rinuncia costerà caro, perché prolungherà l’aggressione mediatica, affaristica, processuale a meno che Berlusconi, in cambio, ai “pontieri” non abbia chiesto una forte accelerazione nell’approvazione di provvedimenti che rivoltino come un calzino tutte le sovrastrutture che stanno agendo come freno al rinnovamento e alla volontà popolare.
Allora, se così fosse, ci starebbe anche la rinuncia alla manifestazione di piazza e alle elezioni anticipate.
Vedremo come questa partita si svilupperà nei mesi futuri, mi auguro comunque che non finisca a tarallucci e vino come nella vecchia Italia della prima repubblica, quando nessuno vinceva e nessuno perdeva, mai.

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08 ottobre 2009

I parrucconi contro il Popolo

E così continuano a perseguire il disegno di ribaltare per via giudiziaria la Sovranità Popolare.
La sentenza della corte costituzionale appare come un docile strumento nelle mani di chi vuole estromettere Berlusconi dal ruolo cui il Popolo lo ha eletto democraticamente.
Berlusconi ha accusato la corte di essere di sinistra e i fatti gli danno ragione:
- in carica 9 anni
- da 17 anni abbiamo un presidente della repubblica di sinistra (quindi tutti e 5 i giudici di nomina presidenziale sono di quella parte politica)
- cinque giudici sono nominati all’interno della magistratura (è detto tutto);
- gli ultimi cinque sono di nomina parlamentare per cui, bene che vada, tre sono del Centro Destra e due di sinistra.

E’ evidente che, con questi numeri, l’ideologia prevale ed è quella ripetutamente bastonata nelle urne dagli elettori.
Abbiamo,per usare la bruttissima fraseologia della sinistra, una netta cesura tra il “paese reale” e il “paese istituzionale”.
Da una parte i parrucconi pieni di sofismi giuridici, dall’altra il Popolo con le sue esigenze e le sue aspirazioni a decidere chi deve governare.
Meno male che Silvio non molla” titolava oggi Il Giornale e c’è davvero da essere lieti della reazione virile che Berlusconi ha avuto nei confronti della corte costituzionale.
Credo sia superfluo scrivere da che parte sto.
La riflessione, invece, che voglio proporre è di guardare al futuro consolidando il presente.
Berlusconi ha preso nuovamente possesso di Palazzo Chigi nel maggio del 2008, dopo le vittoriose elezioni dell’aprile precedente.
Ha dovuto affrontare problemi insoluti lasciatigli dagli amministratori rossi (nazionali e locali).
Così è intervenuto per ripulire Napoli e l’immagine dell’intera Italia, riuscendo là dove avevano miseramente fallito Bassolino, Iervolino, Prodi.
L’Italia era l’approdo sicuro per milioni di illegali che qui trovavano il bengodi, a spese nostre e poi sciamavano nelle nostre città ingrossando l’esercito della criminalità.
Con i respingimenti e con il reato di clandestinità Berlusconi ha posto un freno, mentre con i provvedimenti sulla sicurezza e l’intervento dell’esercito ha dato più sicurezza a città che la sinistra lasciava in balia della piccola criminalità.
A neanche un anno dall’insediamento ha dovuto affrontare il terremoto in Abruzzo e dopo meno di quattro mesi gli sfollati cominciano ad avere un solido tetto sulla testa in un ambiente confortevole e dignitoso, il tutto senza aver messo le mani nelle tasche degli italiani, mentre gli altri, quelli di sinistra, come prima cosa avrebbero imposto un prelievo una tantum, poi, forse, avrebbero costruito qualcosa ... chissà quando.
E la crisi economica ?
Se avessimo ancora avuto Prodi e Visco sapete tutti come sarebbe stata affrontata: tasse, tasse, tasse.
Berlusconi invece ha eliminato l’ici per molti, anche se non per tutti.
E poi qualcuno si domanda perché Casini e Bersani, dopo la sentenza, si sono preoccupati di dire che il governo deve continuare con la maggioranza uscita dalle urne ?
Ma perché il Popolo vuole essere bene amministrato e Berlusconi governa bene, quindi le accuse contro di lui perdono automaticamente di credibilità e con esse perde di credibilità una magistratura evidentemente ideologizzata.
Si poteva fare di più ?
Certo, soprattutto se si abbandona la strada del compromesso per governare a colpi di maggioranza, fregandosene altamente di quel che strillano i “poteri forti” e le loro variegate “braccia armate”.
La sentenza della corte costituzionale ha, come unica conseguenza, una reazione di Berlusconi che nuoce alla sua salute, ma potrebbe fare bene, benissimo alla Nazione.
Mi auguro, infatti, che Berlusconi accantoni i consigli dei “pontieri” e decida, finalmente !, di tramutare in realtà gli incubi e le farneticazioni nei suoi confronti profuse in questi quindici anni.
Mi auguro che decida, sull’onda dell’indignazione per questa sentenza che è la goccia che dovrebbe far traboccare il vaso anche della persona più mite, di intervenire draconianamente su tutti i temi che, per ora, ha toccato con prudenza e discrezione.
Lo so che sono le richieste che, da sempre, ho maggiormente a cuore, ma perché rinunciare a sperare in una reazione che esaudisca al meglio i miei desideri ?
La magistratura.
E’ ora di un profondo rinnovamento non solo nei codici, ma anche nel personale che deve amministrare la giustizia.
La soluzione è già stata indicata dalla Lega: pubblici ministeri eletti dal Popolo e, quindi, a stretto contatto con le esigenze del Popolo al quale amministrano la giustizia.
Aggiungiamo giudici nominati non più per concorso, ma per meriti, esperienza, capacità.
La televisione, lo spettacolo, l’informazione.
Privatizzare la rai.
Abolire il canone.
Revocare tutti i trasferimenti di denaro alla rai ed agli enti che producono “spettacolo”.
Revocare i contributi ai giornali perché sopravvivano solo quelli che guadagnano.
Immigrazione.
Rendere il reato di clandestinità punibile con l’espulsione immediata, perché se uno è entrato illegalmente in Italia va espulso e non c’è “interpretazione” di magistrato che tenga.
Rafforzare i respingimenti.
Allungare i tempi e inasprire le modalità per l’acquisizione della cittadinanza.
Blocco a tempo indeterminato della costruzione di moschee e centri islamici.
Sicurezza.
Maggior potere alle Ronde (facoltà di girare armate e potere di intervento).
Ampliamento dei termini della legittima difesa.
Concessione automatica del porto d’armi a chi ha svolto il servizio militare o è in possesso di certificazione sull’uso delle armi ed è incensurato.
Tasse.
Draconiana soppressione di tutti i capitoli di spesa “buonista”, per recuperare il denaro sufficiente ad abolire, oltre al canone rai, anche il bollo auto, la ici residua e ridurre le tasse ad una aliquota unica (flat tax) che tenda ad arrivare, progressivamente, al 10%.
La legittima rabbia di Berlusconi può essere la benzina per trasformare in poco tempo questa Italia in una nazione rinnovata, più forte, più ricca.
Male che vada, comunque, la legittima rabbia di Berlusconi ci garantirà altri tre anni e mezzo di buon governo e confido che sia talmente buono che Berlusconi non lascerà nel 2013, ma proseguirà anche fino al 2018.
E le sentenze ?
Se Berlusconi continuerà a dare al Popolo quel che il Popolo desidera e, anzi, accentuerà questa sua azione, sarà il Popolo stesso ad impedire ogni azione contro di lui.

07 ottobre 2009

Le topiche del primo presidente negro

Nonostante gli errori che costellano i primi mesi di presidenza di quello “giovane, bello (?) e abbronzato”, i fanatici dello “yes we can” non stanno capiti e si profondono in giustificazioni che suonano, alle nostre orecchie, con il classico rumore delle unghie che grattano un vetro.
Che bravo , che bello, com’è abbronzato, come parla bene, che figurino !
Tutti ad osannare il primo presidente negro nella storia degli Stati Uniti, perché a criticarlo si rischia di essere soffocati dalla liturgia del “politicamente corretto”.
Deve essere incensato a prescindere non per quello che fa (peraltro male) ma per il solo fatto che è negro.
Ma la sberla con la quale l’Olimpiade del 2016 è stata assegnata a Rio è forte ed è risuonata in tutto il mondo, mostrando l’estrema debolezza di questo presidente, tutto chiacchiere e distintivo e privo di qualsivoglia sostanza.
Ancora di più risuonano striduli e sgraziati i tentativi di giustificarlo nel suo rifiuto di ricevere il Dalai Lama.
Deve visitare la Cina, la Cina può aiutare ad uscire dalla crisi economica, non vuole irritare i cinesi.
La “ragion di stato” prevale su ogni motivazione ideale.
La stessa ragion di stato che lo ha portato, poche settimane fa, a lisciare per il verso giusto i russi rinunciando alla installazione dei missili in Polonia e Repubblica Ceca, abbandonando e mettendo in seria difficoltà i governi amici di quelle nazioni.
E’ la stessa ragion di stato che lo porterebbe a ritirare unilateralmente le truppe dall’Afghanistan lasciando nelle pesche le altre nazioni che vi sono impegnate.
Eppure gli stessi che lanciavano alti lai contro il Presidente Bush, adesso difendono colui che si appresta a sottrarre al disastroso Jimmy Carter il primate per il peggior presidente nella storia degli Stati Uniti.
Intanto, con una semplice fotografia tra le tante che ritroviamo in rete, ricordiamo quando alla Casa Bianca c’era un Presidente vero, che non aveva paura delle reazioni cinesi e non si vergognava di ricevere il Dalai Lama: un Presidente con degli Ideali e dei Valori che sono anche i nostri.


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05 ottobre 2009

Berlusconi è Premier per volontà popolare

E chi manovra per sostituirlo, evitando il giudizio delle urne, agisce in spregio ai basilari principi che attribuiscono al Popolo la Sovranità.
Alcuni giorni fa il Ministro Brunetta, in uno dei suoi sinceri ancorché fastidiosi (per la consorteria politico-economica-burocratico-affaristica che cerca di mettere le mani sull’Italia) interventi, denunciò che gli attacchi di ogni genere cui era soggetto il Premier Berlusconi, rappresentavano un colpo di stato in atto.
Naturalmente gli furono rovesciate addosso contumelie di ogni genere.
Ma un insoddisfatto e sgomitante Rutelli per ben due volte fornisce una involontaria, ma significativa conferma alla denuncia di Brunetta.
Rutelli, infatti, per ben due volte ipotizza la caduta di Berlusconi e la formazione di un governo di inciucio transpartitico che dovrebbe portare a conclusione la legislatura, ribaltando quindi la chiara volontà espressa dagli elettori nell’aprile del 2008: Berlusconi Premier.
E non dicano che non è un colpo di stato ribaltare la volontà del Popolo !
La personalizzazione con la quale si sono svolte le elezioni del 2008 hanno visto eleggere un premier prima ancora che un parlamento, perché questo è la conseguenza del seguito di quello.
Berlusconi ha una maggioranza parlamentare che gli deriva da un consenso personale costante e compatto del Popolo.
Contro di lui è invece schierata una consorteria affaristico-politico-burocratico-economica che vorrebbe liberarsene senza però avere alcun mandato popolare.
Così assistiamo ad una invereconda campagna mediatica contro Berlusconi, ai rinnovati attacchi da parte di quella magistratura ideologizzata e al tentativo di irretire alcuni settori di maggioranza per far venire meno un governo voluto dal Popolo.
Ma questi novelli carbonari sono così insicuri del fatto loro che non vogliono sottoporsi all’unico giudizio che in una democrazia (parola da loro sin troppo abusata senza, evidentemente, che ne conoscano il significato) conta: il voto popolare.
Rutelli, non si sa quanto ingenuamente o quanto calcolatamente, svela lo scopo di tutti questi attacchi al Premier: un governo che, senza passare dal voto popolare, liquidi Berlusconi e consenta ai carbonari di procedere nei loro affari.
Sperano, evidentemente, che nei prossimi tre anni e mezzo, quanti ne mancano alla fine delle legislatura, un po’ l’età, un po’ la loro “opera di convincimento”, porti Berlusconi a rinunciare alla politica, per poi giustificare, ex post, la loro squallida iniziativa.
Berlusconi ha però dimostrato di non essere un codardo che rinuncia alla battaglia e mi auguro venda cara la pelle, se necessario applicando l’insegnamento biblico del “muoia Sansone con tutti i filistei”.
E’ probabile che Berlusconi debba soccombere alla consorteria burocratico-affaristico-economico-politica che lo osteggia, ma è altrettanto probabile che se darà battaglia infliggerà pesanti perdite anche al nemico, lasciandogli solo un cumulo di macerie fumanti.
Credo che in questa guerra il Popolo starà dalla parte di Berlusconi che ha dimostrato, con i fatti, di favorire un maggiore benessere,
riducendo le tasse nel 2005,
abolendo quasi completamente l’ici nel 2008,
bloccando l’immigrazione nel 2009 e
ricostruendo in Abruzzo, dopo il terremoto, in tempi che nelle precedenti occasioni sarebbero stati solo scritti nel libro dei sogni,
preparandosi a fare altrettanto oggi dopo l’alluvione di Messina.
Gli altri, quelli della consorteria politico-economico-burocratico.affaristica, davanti alla grave crisi economica mondiale, al terremoto in Abruzzo, all’alluvione in Sicilia, sarebbero stati capaci di dare una sola risposta: nuove e maggiori tasse.
Il Popolo questo lo sa ed è per questo che non vogliono chiamarlo alle urne, cercando di conculcarne la legittima sovranità.
Il Popolo è l’arma che potrà usare Berlusconi per cercare di respingere l’aggressione nemica.
Chiami Berlusconi in piazza i suoi sostenitori, si appelli al Popolo contro chi lo vuole estromettere da Palazzo Chigi e vedremo chi riuscirà a spuntarla.

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04 ottobre 2009

Fino all'ultimo sangue

Superando ogni limite del ridicolo e della decenza, alcuni gruppi di sinistra hanno dato ieri luogo ad una manifestazione contro il Governo e Silvio Berlusconi, mascherata da sostegno alla libertà di stampa, dove si è protestato contro due azioni civili promosse dal Premier dopo quattro mesi di aggressioni mediatiche e taciuto il fatto che le querele provenienti da sinistra sono più dei due terzi di quelle totalizzate per motivi politici.
Che urletti striduli provengano dopo appena 48 ore dalla messa in onda – con i soldi di tutti ! – di una trasmissione che ha manifestamente superato ogni limite derivante dalla libertà di stampa (e dalla decenza civile) dimostrano la povertà culturale di chi li ha emessi.
Ma che simili farneticanti isterie vedano in primo piano i nipotini di Stalin, dovrebbe chiudere la bocca a quanti si apprestano a dire “si però …”.
Che il dna di costoro, del resto, non sia cambiato non ce lo dice solo il fatto che protestano contro due azioni civili di Berlusconi, tacendo sulle decine proposte da esponenti della sinistra, ma anche il contraddittorio comportamento tenuto ai margini della stessa manifestazione “sulla libertà di stampa”.
Il Direttore del TG1, Augusto Minzolini, ha ieri diffuso un editoriale di commento a tale manifestazione, fruendo, così, del suo diritto di esprimere una opinione libera.
Naturalmente si sono alzati gli urletti isterici di chi lo vorrebbe censurare: Santoro non può essere censurato, Minzolini sì.
Buon gioco ha avuto il Presidente dei Senatori del pdl, Maurizio Gasparri, a rimbeccare gli incoerenti manifestanti: libertà di stampa non è solo a sinistra.
Del resto le reazioni alla pubblicazione della vicenda che ha visto come perdente protagonista Boffo, l'ex direttore dell'Avvenire che incautamente aveva "fatto la morale" al Premier, fecero subire al direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri, analoghe censure da parte di coloro che pretendono la libertà di stampa, purchè, evidentemente, a senso unico e sempre contro Berlusconi.
Ma noi queste cose le sappiamo e le abbiamo sempre sapute, visto che se ne guardano bene dal protestare contro leggi realmente liberticide e, anzi, progettano di adottarne altre sulla stessa linea, come quella “contro l’omofobia”.
E’, del resto, nel solco di quella consorteria politico, economica, burocratica, affaristica che sta istituendo il soviet d’europa che oggi è più forte grazie al cedimento degli irlandesi che si sono piegati dalla paura della recessione e dalle minacce delle possibili ritorsioni economiche.
A questo punto, anche se alcune delle persone di cui si circonda, non mi piacciono, come non piacciono alcune sue scelte (la celebrazione del 25 aprile appiattendosi sulla retorica resistenzialista, il sostegno al soviet europeo, l’accordo con Gheddafi) noi di Centro Destra non abbiamo altra scelta che fare quadrato attorno a Berlusconi, non solo sostenendolo contro le piazzate della sinistra (che probabilmente sono solo dei boomerang) ma per incentivare lui e i suoi collaboratori a rompere gli indugi buonisti, ad accelerare i tempi e i modi della rivoluzione di cui ha bisogno l’Italia e, da subito, a dare una risposta muscolare alle aggressioni che subisce quotidianamente.
Mi piacerebbe che i politici che, in senso lato, rappresentano la mia parte politica smettessero di apparire come le vittime dell’aggressione altrui, ma reagissero virilmente, dando battaglia "fino all’ultimo sangue".
E’ ora di finirla di subire passivamente, di lasciare che la sinistra racconti un mare di frottole su come verrebbe conculcata la libertà di stampa e poi non accontentarli, almeno in parte, realizzando qualcuno dei loro peggiori incubi.
Nessuno tappi la bocca a Santoro.
Però, visto che lo stato deve recuperare fondi (adesso anche per l’alluvione di Messina) si revochi ogni trasferimento di denaro alla rai: se ha la forza di sopravvivere con i suoi mezzi, bene, sennò che chiuda.
Contestualmente i cittadini devono essere aiutati contro la burocrazia e per avere più soldi in tasca.
Si abolisca, da subito, il canone: voglio vedere chi andrà in piazza per sostenere la sua reintroduzione con il rischio di essere “linciato” in piazza dal Popolo.
Si aboliscano tutti i contributi alla stampa: sopravviva solo chi riesce a stare sul mercato.
Le Ronde divengano vere Ronde, armate e con possibilità di intervenire e non solo di telefonare.
Le espulsioni degli illegali siano immediate, senza aspettare pronunzie giudiziali, perché se uno è entrato clandestinamente, illegale è e non c’è Santo che tenga.
E non ci si limiti a consegnare un “foglio di via” il cui uso possiamo tutti immaginare quale possa essere, ma si proceda con l’immediata “restituzione” al luogo di provenienza.
Insomma, passiamo dalle parole (altrui) ai fatti anche nella guerra che si combatte, senza esclusione di colpi, tra il vecchio apparato affaristico, economico, politico e burocratico e la nuova Italia che, a fatica, il Centro Destra cerca di realizzare.
Il Premier Berlusconi bene fa ad occuparsi di terremoto e di politica estera, di scudo fiscale che riporta in Italia capitali fuggiti e aiuti per superare la crisi economica internazionale.
Bene fa, insomma, ad occuparsi di tutto ciò che è attività concreta per un buon governo della cosa pubblica.
Ma si ricordi che tutto quel che realizza, deve anche essere portato a conoscenza dei cittadini e la caciara orchestrata grazie alla “libertà di stampa” dalla sinistra, copre, molto spesso, tale comunicazione.
Allora, nei confronti di chi mette tutto in rissa, l’unica è urlare più forte di lui.
Berlusconi accantoni gli abatini, i fiorettisti della politica e usi metodi più spicci, chiamando al suo fianco dei “mediani” di interdizione, degli sciabolatori che sappiano combattere questa "guerra all’ultimo sangue".

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02 ottobre 2009

Ma abbiamo ancora bisogno dei giornalisti ?

La Federazione della Stampa Italiana ha proclamato per domani 3 ottobre una manifestazione per la libertà di stampa.
Probabilmente chi l’ha organizzata non arriva a capire che dopo le trasmissioni televisive con cui è ripresa la normale programmazione e, soprattutto, dopo quella di ieri sera, chiunque partecipasse a quella iniziativa si coprirebbe di ridicolo.
Ma il ridicolo (purtroppo) non ha mai ucciso nessuno, così dovremo sorbettarci anche questa offesa alla nostra intelligenza da parte di chi vorrebbe proiettare l’idea che manca la libertà di stampa ion Italia, quando sono proprio coloro che stanno dalla loro parte a porre seri problemi alla circolazione delle idee e alla libertà di opinione (veggasi legge Mancino e proposte di legge liberticide sulla cosiddetta “omofobia”).
Ma tant’è, qualcuno che rinuncia a far funzionare le cellule contenute nella scatola cranica esiste sempre, a dimostrazione che la democrazia non è perfetta, visto che il voto di questo qualcuno è uguale al mio.
L’occasione è comunque ghiotta per porci la domanda: servono ancora i giornalisti ?
La risposta mi sembra ovvia: no.
Sarebbe sufficiente un operatore informatico che registrasse i fatti del giorno (una legge, un terremoto, una dichiarazione di Tizio o Caio, i risultati delle partite di calcio) e li inviasse su uno schermo.
Ai commenti ci pensiamo noi.
E credo che sarebbero commenti di gran lunga disinteressati, non condizionati dagli stipendi o dalla preoccupazione del proprio futuro e della propria carriera.
Del resto vediamo che i tanto decantati editorialisti non sono giornalisti, bensì ex ambasciatori, economisti (sic !), ex politici (questi un tesserino da giornalista o pubblicista l’hanno sempre, non sia mai che si venga trombati alle elezioni …), avvocati, ex magistrati, persino ex general manager di società di calcio … ma i giornalisti dove sono ?
Mentre se andiamo a leggere blog e siti di privati cittadini troviamo commenti “fuori dai denti”, pertinenti e che rappresentano la vera volontà popolare, contrapposta alla presunzione e supponenza dei guru della “informazione” che, disprezzando il Popolo, vorrebbero invece “guidarlo”, alla faccia della libera formazione e diffusione delle opinioni.
E, poi, perché per pubblicare un giornale devo avere un direttore responsabile iscritto alla casta ?
Uno maggiorenne non è forse sufficientemente responsabile essendo capace di agire ?
E allora guardiamo chi, domani, parteciperà alla manifestazione dopo che contro il governo e il Premier è stato detto di tutto e di più, senza alcuna censura, ma ricordiamoci anche i loro nomi, da inserire in una ipotetica lista di persone cui non affidare il proprio futuro.

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01 ottobre 2009

No all'integrazione, sì all'assimilazione

Il termine della sanatoria per colf e badanti è l’occasione per un paio di riflessioni ulteriori sulla immigrazione.
Trecentomila le adesioni pervenute, meno della metà delle “stime” che “esperti”, tali solo per autoreferenzialità, avevano sbandierato.
Prima riflessione: non è vero che ci sia un così gran bisogno di mano d’opera straniera.
Le stime degli “esperti”, ancora una volta smentiti dai fatti, dimostrano che si sparano numeri a caso e su quei numeri si costruiscono tesi prive di ogni valore concreto.
Trecentomila sono state le regolarizzazioni richieste e tale è la necessità, molto meno di quei settecentocinquantamila che era stato strombazzato anche per dimostrare che “non possiamo fare a meno degli immigrati” e che “gli immigrati sono una risorsa”: luoghi comuni, smentiti dai fatti.
Hanno ragione dunque quelli che chiedono uno stop, un blocco rigido agli ingressi in Italia, da accompagnare con una vasta azione di accertamenti nei confronti di chi è già sul territorio, espellendo, senza se e senza ma e soprattutto senza cavillare su una “interpretazione” della legge che non ha bisogno di essere interpretata: se sei in Italia illegalmente devi essere cacciato. Punto.
Vogliamo con questo chiudere ad ogni nuovo apporto ?
No di certo, ma questo apporto dovrà essere commisurato a reali esigenze, controllato e proveniente da chi, veramente, vuole far parte della nostra comunità nazionale.
Seconda riflessione: questo significa che, una volta bonificata l’Italia dal pregresso derivante dagli anni del lassismo, potremo ammettere solo chi è disposto ad essere assimilato, accettando le nostre leggi, la nostra storia, la nostra lingua, la nostra religione, la nostra cultura, i nostri costumi, la nostra cucina.
Chi può, dunque, essere considerato ammissibile perché assimilabile ?
Non certo chi viene assieme a centinaia o migliaia di altri, professando – e volendo continuare a farlo – una propria identità, una propria cultura, una propria religione storicamente ostile all’Occidente, ferma nella sua evoluzione a sei/sette secoli fa e come tale fondamentalmente assolutista.
Ammettere in Italia gruppi di persone che coltivano e praticano costumi differenti dai nostri, significa portarsi in casa il germe dei futuri disordini sociali e, soprattutto, innescare un processo che rischia di portare al dissolvimento la nostra società.
Chi propone l’integrazione, attribuisce a tali gruppi dignità propria e una sorta di rappresentanza che porterebbe ad accantonare le nostre leggi per accettare, almeno in convivenza, le loro.
Ecco la rimozione del Crocefisso, il burka, il burkini, gli orari delle piscine per sole donne mascherate, il parlare di “era comune” anziché di “dopo Cristo”, l’augurare buone feste, anziché Buon Natale, l’accettazione che questi gruppi, costituendosi in una sorte di stato nello stato, pratichino i loro costumi, diffondano gli odori della loro cucina, applichino le loro leggi religiose anche in palese contrasto con le nostre leggi civili.
L’integrazione è la rinuncia, da parte nostra, cioè di chi dovrebbe essere padrone della terra d’Italia, a quelle che sono e devono restare le nostre prerogative.
Per questo, una volta sistemato il pregresso, non dovremo più fare l’errore di accogliere chiunque, ma di fargli un serio esame e, soprattutto, adottare filtri tali da impedire che si costituiscano comunità che rappresentino il perpetuare di quei costumi che gli immigrati devono lasciare a casa loro.
Solo così potremo assimilare i nuovi venuti e far cominciare loro il lungo percorso per trasformarli in italiani.

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