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29 settembre 2025

Guadagnare non è reato

Leggo che la Lega, inopinatamente, ripropone una tassazione sui cosiddetti extra profitti delle banche.

Già parlare di "extra" profitti mi sembra una sciocchezza, perchè, se ottenuti nel rispetto delle leggi, sono normalissimi profitti e guadagnare, rispettando la legge, non è reato, nè deve essere motivo per taglieggiare chi ci riesce.

In secondo luogo si vorrebbero utilizzare quei soldi per tante "opere buone", a cominciare dalle opportune riduzioni delle tasse e rottamazioni delle cartelle fiscali.

Ma quelle "opere buone" si possono benissimo ottenere tagliando spese inutili, come quelle che stiamo sostenendo per mandare al seguito della flottiglia una fregata e sono convinto che a spulciare il bilancio dello stato e degli enti locali (regioni e comuni in primo luogo) si troverebbero innumerevoli voci di spese inutili o a fondo perduto o concessioni sotto costo, la cui somma consentirebbe abbondantemente di ridurre le tasse e rottamare le cartelle fiscali.

Certo, i beneficiari di quelle elargizioni a carico del bilancio di tutti non sarebbero contenti, ma se la scure del fisco si abbattesse sugli utili delle banche, ci sarebbero anche altri cittadini a non esserne contenti.

I dipendenti, innanzitutto, per i quali alcune voci della retribuzione, quelle legate ai risultati, sono parametrate a complessi meccanismi che, però, considerano sempre i risultati di bilancio al netto delle imposizioni fiscali.

Un taglieggiamento degli utili da parte dello stato penalizzerebbe i principali artefici dei buoni risultati delle banche: i dipendenti (e qui mi aspetterei - so benissimo: invano perchè si tratta di lavoratori Italiani e non "palestinesi" - una protesta di Landini e compagni, visto che ad essere danneggiati sono dei lavoratori, anche iscritti alla cgil o agli altri due sindacati della trimurti).

Ma non solo i dipendenti sarebbero danneggiati, anche migliaia di azionisti, piccoli e grandi, che hanno investito nelle azioni bancarie e che vedrebbero ridurre i propri dividendi nel caso di un ulteriore taglieggiamento da parte del fisco sui profitti.

Sottolineo che, in ambedue i casi, verrebbero danneggiate due categorie di cittadini che, a differenza dei benefici incassato da chi semplicemente veniva assistito dallo stato, sono parte attiva della produttività nazionale: i dipendenti di banca con il loro lavoro che consente alle aziende di macinare utili e gli azionisti che con il loro investimento si sono assunti il rischio di sostenere quelle aziende in cambio della prospettiva di un dividendo basato sugli utili così creati.

Della Lega condivido molte proposte, iniziative ed azioni, ma questo insistere per mettere le mani del fisco nelle tasche private, anche se si tratta delle banche, mi sembra una proposta irricevibile da chiunque voglia cambiare rotta per avviarci ad un virtuoso ciclo liberale, dove si premi il merito, le capacità, la produttività e non si cerchi di rastrellare soldi da chi produce per distribuirli in modo uniforme e massificante, cioè socialista.


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