Soprattutto sulle nazioni del Nord Europa che non vedono l'ora di venire alle mani con i russi, purchè, si intende, in prima fila, al fronte, Trump schieri i Marines.
Poi c'è l'omino in tuta mimetica di Kiev scaduto da due anni dalla sua carica che non molla, che dice che il prossimo bersaglio sarà l'Italia.
E come no, per venire in Italia i droni russi dovrebbero sorvolare altri tre o quattro stati (Polonia, Austria, Repubblica Ceca o Slovacchia) tutti Nato, che sicuramente guarderebbero da un'altra parte e li lascerebbero passare indenni.
Versioni per boccaloni.
Se non bastasse, applichiamo una delle tante perle di saggezza che ci ha lasciato Giulio Andreotti: a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Bene, cosa pensare allora dei danesi che denunciano sorvoli di droni, anche in formazione, anche sulla più importante base militare della loro nazione e poi con un sorrisino ebete ci dicono che, però, non li hanno abbattuti ?
E' vero, un drone costa mille euro, mentre il missile necessario per abbatterlo ne costa un milione, ma almeno UNO lo potevate abbattere, così da studiarlo e togliere ogni dubbio sulla sua provenienza ?
Non si chiede uno scudo all'israeliana, costosissimo, ma almeno una spesa finalizzata a capire chi è il padrone di quei droni.
O forse lo sanno benissimo, ma torna comodo gridare, ancora una volta, al lupo, anzi all'orso russo.
1 commento:
Allora erano ufo...
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