Il quotidiano dei Vescovi, l’Osservatore Romano, ha ospitato un lungo articolo del responsabile della Caritas, nel quale, in sostanza, si accusa il governo Berlusconi e l’intera, opulenta europa per una politica troppo restrittiva sull’immigrazione.
L’articolo di don Nozzo sembra andare sul solco degli strali lanciati da Famiglia Cristiana sul presunto razzismo che emergerebbe dalla volontà di difendersi dall’invasione degli immigrati, clandestini e non.
Più che altro mi sembrano toni da chiesa montiniana o martiniana, sicuramente distanti dal pensiero sia del Papa Benedetto XVI che di autorevoli teologi e cardinali come Giacomo Biffi, la cui opinione non mi risulta sia mutata da quando, nel settembre 2000, per primo lanciò l’allarme sul pericolo migratorio con un intervento che, per preveggenza, lucidità e concretezza è, ancora oggi, attualissimo e che dovrebbe essere preso a paradigma per i provvedimenti di legge a tutela della nostra nazione.
Ma la Chiesa è universale e, quindi, nel suo magistero non può agire a protezione di un solo popolo o di una sola nazione.
Il messaggio cristiano è naturalmente indirizzato a tutti, di qualunque sesso, razza o religione siano e, pertanto, è comprensibile che alcuni responsabili di strutture sopranazionali, esprimano una aspirazione e preoccupazioni che travalicano quelle espresse anche dalle chiese locali.
Non a caso le esternazioni di Famiglia Cristiana sono state smentite dalla Conferenza Episcopale Italiana che ha negato esplicitamente che tali opinioni rappresentassero il suo orientamento.
Dobbiamo quindi ragionevolmente comprendere che la Chiesa muove su due piani uno universale, con una teoria su quel che andrebbe fatto, quello a cui dovremmo aspirare per una convivenza civile ed un progresso comune di tutte le genti.
Ed un piano locale, dove la Chiesa raccoglie, comprende ed interpreta le preoccupazioni della sua gente.
La sintesi la troviamo nelle opinioni espresse non da un semplice responsabile di una associazione di carità, ma dal Pontefice che auspica che il mondo evoluto sappia aiutare quello ancora arretrato nell’elevarsi, ma anche condanna le violenze e i pericoli insiti nell’abbandono delle proprie radici che rappresentano la identità di un popolo.
Ma davanti all’insegnamento della Chiesa, come si deve porre un governo, un parlamento, un partito, un politico ?
Non può che rappresentare l’interesse della sua gente.
Certo, sarebbe molto bello se si potesse accogliere tutti quelli che bussano alla nostra porta, ma così facendo metteremmo in pericolo la stabilità così faticosamente raggiunta e che è costata immensi sacrifici ai nostri Padri, tradendone la memoria.
Questa terra è la nostra terra e pertanto abbiamo il dovere di difenderla, di renderla prospera e di consegnarla ai nostri Figli integra sotto ogni profilo.
Non potremmo farlo se la impoverissimo per accogliere chiunque.
Non potremmo farlo se dimenticassimo le nostre Radici, le nostre Tradizioni, per fare posto, in una errata concezione di “rispetto” e “tolleranza”, ad usanze estranee.
Non potremmo farlo se accettassimo le diverse usanze, anche quando sono contrarie alle nostre leggi.
I disordini razziali di Castelvolturno e di Milano della scorsa settimana sono un campanello di allarme, anzi sono campane spiegate di allarme, ma solo per chi non è sordo e non si lascia traviare da quello che, ormai, è divenuto il Male da combattere: il politicamente corretto.
Un sistema di tabù, di costrizioni, di liturgie, di frasi fatte che intorpidiscono la coscienza e indeboliscono la voglia di combattere per il futuro, magari male interpretando la portata di articoli firmati da singoli responsabili di associazioni di carità.
Ascoltiamo quindi con il dovuto rispetto il messaggio degli uomini della Chiesa, ma nel concreto dobbiamo agire avendo come unico faro il benessere e la sicurezza del Popolo Italiano.
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L’articolo di don Nozzo sembra andare sul solco degli strali lanciati da Famiglia Cristiana sul presunto razzismo che emergerebbe dalla volontà di difendersi dall’invasione degli immigrati, clandestini e non.
Più che altro mi sembrano toni da chiesa montiniana o martiniana, sicuramente distanti dal pensiero sia del Papa Benedetto XVI che di autorevoli teologi e cardinali come Giacomo Biffi, la cui opinione non mi risulta sia mutata da quando, nel settembre 2000, per primo lanciò l’allarme sul pericolo migratorio con un intervento che, per preveggenza, lucidità e concretezza è, ancora oggi, attualissimo e che dovrebbe essere preso a paradigma per i provvedimenti di legge a tutela della nostra nazione.
Ma la Chiesa è universale e, quindi, nel suo magistero non può agire a protezione di un solo popolo o di una sola nazione.
Il messaggio cristiano è naturalmente indirizzato a tutti, di qualunque sesso, razza o religione siano e, pertanto, è comprensibile che alcuni responsabili di strutture sopranazionali, esprimano una aspirazione e preoccupazioni che travalicano quelle espresse anche dalle chiese locali.
Non a caso le esternazioni di Famiglia Cristiana sono state smentite dalla Conferenza Episcopale Italiana che ha negato esplicitamente che tali opinioni rappresentassero il suo orientamento.
Dobbiamo quindi ragionevolmente comprendere che la Chiesa muove su due piani uno universale, con una teoria su quel che andrebbe fatto, quello a cui dovremmo aspirare per una convivenza civile ed un progresso comune di tutte le genti.
Ed un piano locale, dove la Chiesa raccoglie, comprende ed interpreta le preoccupazioni della sua gente.
La sintesi la troviamo nelle opinioni espresse non da un semplice responsabile di una associazione di carità, ma dal Pontefice che auspica che il mondo evoluto sappia aiutare quello ancora arretrato nell’elevarsi, ma anche condanna le violenze e i pericoli insiti nell’abbandono delle proprie radici che rappresentano la identità di un popolo.
Ma davanti all’insegnamento della Chiesa, come si deve porre un governo, un parlamento, un partito, un politico ?
Non può che rappresentare l’interesse della sua gente.
Certo, sarebbe molto bello se si potesse accogliere tutti quelli che bussano alla nostra porta, ma così facendo metteremmo in pericolo la stabilità così faticosamente raggiunta e che è costata immensi sacrifici ai nostri Padri, tradendone la memoria.
Questa terra è la nostra terra e pertanto abbiamo il dovere di difenderla, di renderla prospera e di consegnarla ai nostri Figli integra sotto ogni profilo.
Non potremmo farlo se la impoverissimo per accogliere chiunque.
Non potremmo farlo se dimenticassimo le nostre Radici, le nostre Tradizioni, per fare posto, in una errata concezione di “rispetto” e “tolleranza”, ad usanze estranee.
Non potremmo farlo se accettassimo le diverse usanze, anche quando sono contrarie alle nostre leggi.
I disordini razziali di Castelvolturno e di Milano della scorsa settimana sono un campanello di allarme, anzi sono campane spiegate di allarme, ma solo per chi non è sordo e non si lascia traviare da quello che, ormai, è divenuto il Male da combattere: il politicamente corretto.
Un sistema di tabù, di costrizioni, di liturgie, di frasi fatte che intorpidiscono la coscienza e indeboliscono la voglia di combattere per il futuro, magari male interpretando la portata di articoli firmati da singoli responsabili di associazioni di carità.
Ascoltiamo quindi con il dovuto rispetto il messaggio degli uomini della Chiesa, ma nel concreto dobbiamo agire avendo come unico faro il benessere e la sicurezza del Popolo Italiano.
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2 commenti:
Questa volta condivido fin nelle virgole :-)
La Chiesa ha libertà di esprimersi, ma lo stato DEVE muoversi nell'ottica della sicurezza e dell'incolumità dei suoi cittadini.
Senza contare che se dovessimo importare legioni e legioni di masse musulmane, il primo ad andare a catafascio sarebbe proprio il Vaticano e i suoi beni artistici. Le persecuzioni nel Darfur, nel Pakistan e tra i cristiani copti d'Egitto parlano chiaro.
La Chiesa non solo ha il diritto ad esprimersi, ma è anche logico che la sua proiezione universale la porti a non "sposare" una parte. Anche se io preferirei avere un nuovo Papa Crociato ... ;-)
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