Finalmente si è arrivati al voto parlamentare.
Tante chiacchiere utili solo a gettare benzina sul fuoco per arrivare al voto finale sul processo di restaurazione che il Ministro Gelmini ha opportunamente iniziato.
Con 40 anni di ritardo, pur tenendo conto degli encomiabili tentativi della Moratti, solo oggi si cerca di invertire la rotta per la nostra istruzione.
Quaranta anni di sbornia sessantottarda che ci ha portato ad avere una scuola ed una università pubbliche tra le peggiori al mondo.
Da oggi si cambia.
Almeno questi sono i buoni propositi, speriamo siano mantenuti.
Chi vuole studiare e imparare sa che ha dalla sua le leggi dello stato.
Chi non vuole studiare o pensa di fare il furbetto dell’esamino, prosegua nelle sue manifestazioni, ma non impedisca a chi vuole studiare di frequentare corsi ed esami.
Soprattutto non accampi una lunga lista di pretese, tutte inevitabilmente più che costose, perché … “bambole, non c’è una lira !”.
Naturalmente non so se la Gelmini sarà in grado di fare quel che ai suoi predecessori (che non credo così sprovveduti o incoscienti da aver lasciato scientemente degradare la nostra istruzione) non riuscì: riportare la serietà negli studi.
Mi auguro, per il nostro futuro, che ce la faccia e che l’approvazione del suo decreto oggi sia solo il primo di una serie di tasselli che possano restaurare l’Istruzione con la “I” maiuscola come ai tempi in cui era pienamente vigente la Riforma Gentile.
E’ importante l’istruzione, ma è anche importante combinarla con le risorse disponibili, senza che i cittadini siano spremuti come limoni.
E non c’è solo l’istruzione da affrontare, perché la sanità e soprattutto la previdenza per i nostri Anziani che, più di ogni altro, meritano tutela e assistenza, lo sviluppo economico e la giustizia, l’Ordine pubblico e la Sicurezza, le infrastrutture e la difesa degli interessi nazionali all’estero sono tutti aspetti che riguardano il governo di uno stato e che richiedono investimenti con denaro pubblico.
E poiché i soldi non sono infiniti è necessario fare delle scelte, che si traducono in “tagli” alla spesa pubblica per dare più spazio alla libertà dei singoli nello scegliere come destinare i soldi che si guadagnano.
Questo significa che le tasse devono scendere ancora di molto, per tutti e che lo stato dovrà adeguare le sue spese alle minori entrate, anche per ritirarsi dalla nostra vita e, soprattutto, dalle nostre tasche.
Giocoforza che anche la scuola debba essere resa più efficiente, con classi che non siano frenate da presenza di elementi che, per motivi vari, rallentano l’apprendimento dei compagni di classe.
Significa che la scuola deve tornare ad essere selettiva e orientante.
Migliorare l’istruzione significa anche migliorare la qualità di chi deve usufruire di questa istruzione e, in prospettiva, migliorare la qualità dei professionisti che saranno gli amministratori, i medici, gli avvocati, i giudici, gli ingegneri di domani.
Il Ministro Gelmini ha detto una cosa molto giusta: non si spende poco per la scuola, si spende male.
Ridurre il fiume di denaro che si disperde in mille rivoli costringerà a spendere bene quei soldi che, ricordiamocelo, sono frutto del nostro lavoro e che devono essere utilizzati al meglio, sottraendone il meno possibile alla nostra autonoma, libera e privata disponibilità, per il futuro dell’Italia.
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Tante chiacchiere utili solo a gettare benzina sul fuoco per arrivare al voto finale sul processo di restaurazione che il Ministro Gelmini ha opportunamente iniziato.
Con 40 anni di ritardo, pur tenendo conto degli encomiabili tentativi della Moratti, solo oggi si cerca di invertire la rotta per la nostra istruzione.
Quaranta anni di sbornia sessantottarda che ci ha portato ad avere una scuola ed una università pubbliche tra le peggiori al mondo.
Da oggi si cambia.
Almeno questi sono i buoni propositi, speriamo siano mantenuti.
Chi vuole studiare e imparare sa che ha dalla sua le leggi dello stato.
Chi non vuole studiare o pensa di fare il furbetto dell’esamino, prosegua nelle sue manifestazioni, ma non impedisca a chi vuole studiare di frequentare corsi ed esami.
Soprattutto non accampi una lunga lista di pretese, tutte inevitabilmente più che costose, perché … “bambole, non c’è una lira !”.
Naturalmente non so se la Gelmini sarà in grado di fare quel che ai suoi predecessori (che non credo così sprovveduti o incoscienti da aver lasciato scientemente degradare la nostra istruzione) non riuscì: riportare la serietà negli studi.
Mi auguro, per il nostro futuro, che ce la faccia e che l’approvazione del suo decreto oggi sia solo il primo di una serie di tasselli che possano restaurare l’Istruzione con la “I” maiuscola come ai tempi in cui era pienamente vigente la Riforma Gentile.
E’ importante l’istruzione, ma è anche importante combinarla con le risorse disponibili, senza che i cittadini siano spremuti come limoni.
E non c’è solo l’istruzione da affrontare, perché la sanità e soprattutto la previdenza per i nostri Anziani che, più di ogni altro, meritano tutela e assistenza, lo sviluppo economico e la giustizia, l’Ordine pubblico e la Sicurezza, le infrastrutture e la difesa degli interessi nazionali all’estero sono tutti aspetti che riguardano il governo di uno stato e che richiedono investimenti con denaro pubblico.
E poiché i soldi non sono infiniti è necessario fare delle scelte, che si traducono in “tagli” alla spesa pubblica per dare più spazio alla libertà dei singoli nello scegliere come destinare i soldi che si guadagnano.
Questo significa che le tasse devono scendere ancora di molto, per tutti e che lo stato dovrà adeguare le sue spese alle minori entrate, anche per ritirarsi dalla nostra vita e, soprattutto, dalle nostre tasche.
Giocoforza che anche la scuola debba essere resa più efficiente, con classi che non siano frenate da presenza di elementi che, per motivi vari, rallentano l’apprendimento dei compagni di classe.
Significa che la scuola deve tornare ad essere selettiva e orientante.
Migliorare l’istruzione significa anche migliorare la qualità di chi deve usufruire di questa istruzione e, in prospettiva, migliorare la qualità dei professionisti che saranno gli amministratori, i medici, gli avvocati, i giudici, gli ingegneri di domani.
Il Ministro Gelmini ha detto una cosa molto giusta: non si spende poco per la scuola, si spende male.
Ridurre il fiume di denaro che si disperde in mille rivoli costringerà a spendere bene quei soldi che, ricordiamocelo, sono frutto del nostro lavoro e che devono essere utilizzati al meglio, sottraendone il meno possibile alla nostra autonoma, libera e privata disponibilità, per il futuro dell’Italia.
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3 commenti:
Non sono un tecnico del settore, ma penso che un bel bagno di serietà a scuola ed università non guasterebbe. Pensa che ieri Gianni Vattimo a Torino ha detto: "Peccato che il '68 non sia durato per sempre"; altrochè dare colpe al '68 se le cose non funzionano!
Ti saluto e colgo l'occasione per invitarti sul mio blog www.tommasopellegrino.blogspot.com a leggere qualcosa, se potrà interessarti, sulle recenti polemiche sui festeggiamenti del 4 novembre.
Tommaso Pellegrino-Torino
VELTRONI RESUSCITA LA SINISTRA. SOLO BASSOLINO E' ASSENTE
Ne parlo nel mio blog
Angelo D'amore
Mi auguro anche io che sia finita l'epoca dell'ignoranza e del permissivismo scolastico. Brava la Gelmini!
Non aggiungo niente a quello che hai scritto, sono d'accordo.
Lontana
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