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27 ottobre 2008

28 ottobre: ricordare non è "nostalgismo"

L’Italia è la nazione dalle mille ricorrenze, dai mille fatti “celebri”, dalle mille “giornate del”.
Le festività civili sono convenzioni che rispecchiano l’andamento delle vicende storiche e, spesso, la volontà di sopraffazione di una fazione su un’altra.
Così se fino al 25 aprile 1945 il 28 ottobre era Festa Nazionale, da allora ufficialmente si “festeggia” il 25 aprile e poi si aggiunge il 2 giugno, anche se non tutti vi si riconoscono.
E’ un segno evidente che non c’è una memoria condivisa in Italia e che è arduo individuare una festività nazionale unificante.
Potrebbe essere, con buona pace degli altoatesini ai quali io concederei il diritto alla secessione previo referendum (e li vorrei vedere essere il sud dell’Austria senza più tutti i soldi pompati da Roma…) , il 4 novembre, ma, ancora, il 4 novembre è una “ex” festività.
In mancanza quindi di un data che unisca tutti gli Italiani, non sarebbe male pensare a rendere ex festività anche il 25 aprile e il 2 giugno, magari estraendo a sorte un giorno per celebrare la Festa Nazionale e lasciando ad ogni fazione la libertà di “festeggiare” il suo personale giorno fortunato.
Ma se ognuno di quei giorni (7 gennaio, 21 marzo, 21 aprile, 25 aprile, 2 giugno, 28 ottobre, 4 novembre …) appartiene solo ad una parte degli Italiani, tutti, indistintamente, appartengono alla nostra Storia e meritano di essere ricordati per il significato e per le conseguenze che hanno avuto per la nostra Italia.
Il 28 ottobre, anniversario della Marcia su Roma, è la data che viene convenzionalmente indicata come quella da cui ebbe inizio il Ventennio Fascista.
Se anche fosse solo per il tempo trascorso sotto il governo Mussolini, il Ventennio ha sicuramente un posto di primaria importanza nella Storia patria e il 28 ottobre, quindi, entra di diritto nei libri di storia per essere ricordato alle future generazioni.
Un ricordo che, ormai, non assume più alcun connotato nostalgico visto che ben pochi saranno rimasti in vita i protagonisti di quell’epoca (e quei pochi, forse, non più tanto lucidi in ricordi annebbiati dal tempo).
Quindi è un ricordo che colloca il Fascismo e il Ventennio là dove deve stare: nella Storia.
Con i suoi aspetti negativi e con i suoi aspetti positivi uno dei quali lo possiamo ricordare qui, in concomitanza con una crisi che sembra mordere più di quella del 1929, quando l’Italia ne uscì meglio – con meno danni – di altre nazioni perché eravamo certo più arretrati, ma anche perché il modello di sviluppo adottato dal Fascismo aveva posto al centro realizzazioni concrete, tangibili e non l’astratta finanza che, allora come ora, aveva costruito castelli di carta destinati a crollare.
E’ abbastanza scontato citare Vico e i suoi “corsi e ricorsi”, ma dalla storia del passato possiamo vedere come, ciclicamente, certe questioni si ripropongono, come, per l’appunto, la crisi della finanza.
Ricordiamo dunque il 28 ottobre, senza spirito di parte, perché anche in quel che accadde il 28 ottobre 1922 affondano le nostre radici e ha formato l’Italia del 2008.

28 ottobre 2005

28 ottobre 2006

28 ottobre 2007


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