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01 marzo 2010

Un limite caratteriale del compagno Fini detto "Mohamed"

Qualcuno può credere ad un cambiamento così radicale di idee da parte di una persona ?
No, è impossibile la inversione a “u” effettuata da Fini negli ultimi sette anni e i casi sono due: o non credeva prima a quello che diceva o non lo crede oggi.
Su tutti gli argomenti qualificanti Fini ha sposato le tesi che una volta contrastava.
Si è arrivati al punto che ogniqualvolta Berlusconi si esprime in sintonia con il sentimento profondo degli elettori di Centro Destra, Fini interviene (mi pare di vederlo, con il ditino alzato “modello Scalfaro”, a impartire la sua lezioncina di sinistra: gli manca solo la "evve" del non rimpianto ex presidente della repubblica) creando una legittima diffidenza verso il Pdl (e poi si preoccupano perché la Lega sembra crescere senza freni).
Se Berlusconi dice una sacrosanta verità, interpretando l’opinione degli Italiani di Centro Destra, cioè dei suoi elettori, per cui l’immigrazione è una bomba innescata dalla sinistra che spera di ribaltare gli equilibri elettorali con la politica delle porte spalancate, ecco il compagno Mohamed Fini che afferma la sua (solitaria nel Centro Destra) opinione perfettamente in linea con quella della sinistra: no, gli immigrati vanno accolti.
Se, poi, Berlusconi afferma, prove alla mano, che siamo in uno stato di polizia tributaria e che la sinistra vorrebbe accrescere questa cappa oppressiva e repressiva, ecco il compagno Mohamed che si dissocia.
Esemplare in questo senso la vignetta odierna di Gianelli sul Corriere della Sera (cioè su un foglio certamente più amico di Fini che di Berlusconi) dove si vede la caricatura di Fini pensosamente seduto ad una scrivania che dice: quando Berlusconi non parla non so come contraddirlo.
Poiché di Fini si può dire tanto (in negativo), ma non che sia uno stupido, è evidente che sa benissimo di non interpretare il sentimento e la volontà di chi lo ha eletto, ma di essere una sponda, anzi un salvagente per una sinistra allo sbando.
E allora perché si isola da quello che dovrebbe essere il suo elettorato ?
Credo che la risposta vada trovata in un limite caratteriale: non ci sta ad essere secondo a Berlusconi e non ha la pazienza di aspettare che il tempo gli conceda il suo momento di gloria.
Così pensa che, minando la maggioranza di Berlusconi, potrà anticipare il momento in cui si aprirà la successione al Premier.
Ma la domanda che si dovrebbe porre è un’altra.
Quand’anche Berlusconi rovesciasse il tavolo e, stanco delle persecuzioni e delle aggressioni, si ritirasse in una delle sue splendide ville abbandonando la politica, chi gli garantisce di essere lui il prescelto alla successione ?
Ma, soprattutto, se anche riuscisse a manovrare all’interno del partito per ottenere la nomina (e già questo sarebbe un qualcosa di molto meno rispetto alla leadership carismatica e senza bisogno di congressi che esercita Berlusconi) chi gli garantisce che gli elettori tornerebbero a fidarsi di lui concedendogli il voto ?
Io non lo voterei, neanche se fosse l’unica alternativa ad un funzionario del pci/pds/ds/pd.
A ben vedere l’unico risultato che può conseguire il compagno Mohamed è di consegnare l’Italia alla sinistra.
Ne vale la pena solo per affermare la propria “parità” (che, in re ipsa, non c'è e non ci sarà mai) con Berlusconi ?


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1 commento:

sarcastycon ha detto...

"Io non lo voterei, neanche se fosse l’unica alternativa ad un funzionario del pci/pds/ds/pd."

neanche io,non voto traditori ed arrivisti.
ciao
Sarc.