Non hanno suscitato particolare entusiasmo nella stampa perchè non sono emersi argomenti ai quali attaccarsi per denigrare un Governo che ha portato lo spread stabilmente sotto agli 80 punti e sotto a quello francese, ha messo in sicurezza i conti, ha aumentato gli stipendi, ridotto il costo della vita (infatti tutte le statistiche utilizzate per dire che gli stipendi hanno perso potere di acquisto, partono da due-cinque anni prima dell'ingresso della Meloni a Palazzo Chigi) e guida con mano sicura il riemergere dell'Italia dalla palude in cui i governi da Monti a Draghi ci avevano portati.
Così non par vero ai "professionisti dell'informazione" di parte, di aggrapparsi, come ultima istanza, alle esternazioni, improvvide, anche se in un burocratese utile a giocare con le parole, di Banca d'Italia e dell'Istat, rilanciando la favola, con titoli ad effetto, secondo cui la riduzione della aliquota oggi al 35% di due punti per cui dal 2026 sarà al 33%, beneficiando 14 milioni di contribuenti con redditi compresi tra i 28 e i 50 mila euro, favorirebbe "i ricchi".
Che siano ricchi quelli che hanno un reddito (lordo) tra 28 e 50 mila euro, mi sembra una sciocchezza degna dei seguaci del comunista islamico eletto sindaco di New York.
In tre anni di manovre, il Governo Meloni ha aiutato la fascia più povera, con elargizioni sotto forma di benefit, di opportunità, di contributi, spesso rivolti a chi le tasse non le paga perchè o per redito o a seguito di deduzioni e detrazioni, rientra nella fascia di chi non viene colpito dalle imposte sul reddito.
Secondo uno studio (cfr: articolo di Sky Tg24 testata certamente non amica del Governo Meloni) è il 25% degli Italiani a pagare oltre il 75% delle imposte.
E in quel 25% rientrano proprio tutti coloro che vengono definiti "ricchi" e che, dal 2026, otterranno un beneficio dalla riduzione dell'aliquota Irpef, dopo che per tre anni tutte le misure sono state indirizzate verso quel 43% che non paga un centesimo.
E' evidente a tutti che il bilancio dello stato è alimentato da una minoranza che "ricca" non è ed è sul quel contributo che vorrebbero mettere le mani i maniaci della spesa pubblica.
Le tasse, tutte le tasse, vanno ridotte o abolite (penso alla tassa sulle operazioni di borsa, alla tassa sui depositi, alla tassa sui guadagni di borsa, all'imu, ad esempio), a tutti.
Lo stesso criterio di progressività è una emerita sciocchezza, perchè basta la proporzionalità per far pagare di più chi più guadagna (e per capirlo non occorre una laurea in statistica).
E se uno che guadagna poco fosse costretto a pagare anche quel poco che gli spetta proporzionalmente, forse sarebbe più responsabile nell'utilizzo dei servizi messi a disposizione perchè sarebbero pagati anche con i suoi soldi, mentre quando vengono interamente pagati con i soldi altrui non vi è alcun uso oculato degli stessi per arrivare allo spreco (veggasi gli sperperi del 110% di Conte).
E uno stato, come una famiglia, non dovrebbe spendere più di quel che incassa legittimamente, senza vessazione, senza taglieggiare chi, secondo una arbitraria definizione, sarebbe "ricco".
Bene quindi ha fatto la Meloni a ridurre l'aliquota del 35% e mi auguro che continui su questa strada per dare sollievo e beneficio agli Italiani che meritano una profonda inversione di rotta rispetto ai taglieggiamenti subiti negli anni tramite lo strumento fiscale.

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