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16 ottobre 2025

Le interviste agli "esperti": fiera dell'inutilità parolaia

Radio e televisione invadono l'etere con trasmissioni di chiacchiere urlate sulla politica, infarcite con abbondanti dosi di interviste agli "esperti" di questo e di quello (e le alternative sono gli irritanti "podcast" o i programmi di canzonette).

E' la fiera dell'inutilità, la vetrina del parolaio logorroico.

Qualunque "esperto" sia intervistato, cerca di portare acqua al suo mulino, accreditando il suo settore di competenza come un qualcosa di essenziale, senza il quale l'Italia crollerebbe e concludendo, immancabilmente, con una pressante richiesta di "risorse" che sarebbero i soldi delle nostre tasse da dirottare massicciamente sul settore di suo interesse.

Quando, poi, si passa alla politica, interna o estera non fa differenza, abbiamo interi reggimenti di geni incompresi e non considerati che ci dicono quello che si deve fare per risolvere tutti i problemi che ci portiamo dietro da Adamo ed Eva, ovviamente con un corposo investimento di "risorse" da prelevare dal saccheggiatissimo bilancio dello stato italiano alimentato sempre con le nostre tasse.

Questa mattina, nel corso della rinnovata forma dell'edicola di Radio Uno (inizio poco dopo le sei del mattino) è stato intervistato un giornalista de la Stampa (e già questo lo colloca in una ben precisa area ideologica militante) assurto alla notorietà dopo aver subito un rapimento: Domenico Quirico.

Ovviamente si parlava della pace di Trump a Gaza e Quirico, ligio evidentemente agli ordini di scuderia, ha profuso con abbondanza dubbi, perplessità, sfiducia sulla sua tenuta, citando quello a cui non è stata data risposta, è rimasto sul vago, è foriero di nuove tensioni, dimenticandosi però di dire che tutti i precedenti tentativi sono andati falliti, che se si vuole porre fine ad una guerra che porta danni e morti, da qualcosa bisogna iniziare e tra chi si odia da 80 anni, ogni primo passo è incerto perchè si cammina su un terreno inesplorato. 

A me pare che, come per le quotidiane trasmissioni chiamate talk show politici, le interviste come quelle a Quirico, ma anche come le folte comparsate nei programmi, siano del tutto inutili, non diano agli ascoltatori nulla in più di quel che già hanno e sanno, nessuna reale informazione originale sulla questione in discussione.

Sono parole al vento, forse (spero di no) persino compensate con un immeritato gettone di presenza, che non solo non risolvono i problemi ma creano solo un sistema ansiogeno, con la demolizione di ogni e qualsivoglia iniziativa sia assunta e sulla quale, a far le punte agli aghi, si trovano sempre degli aspetti che possono essere gestiti "meglio" (ma solo dalla poltrona del proprio salotto mentre si straparla al telefono o davanti a una telecamera).

E il meglio è sempre nemico del bene.

Uno o due giorni fa, a Bologna, hanno organizzato una giornata "detox" contro il cellulare.

Ecco, ben più utile sarebbe non una giornata (troppo poco) ma un anno, che dico, un decennio detox nei confronti dei talk politici, per ritornare all'antico, quando le chiacchiere della politica erano veramente portatrici di informazioni da elaborare nel quadro di un dibattito civile, in cui gli oratori non si parlavano sopra e rispettavano i tempi.

Una Tribuna Politica alla settimana che si trasforma in Tribuna Elettorale nel mese antecedente il voto.

Certo, nel panorama attuale dei "professionisti dell'informazione" sarebbe molto, ma molto difficile trovare qualcuno che possa anche lontanamente interpretare il ruolo che fu di Jader Jacobelli e Ugo Zatterin ...

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