Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

13 maggio 2009

Un voto proiettato verso il futuro

Se al comune di Bologna concorrono 13 aspiranti sindaco e ben 23 liste di aspiranti consiglieri comunali, provincia e quartieri, fatte le debite proporzioni, non sono stati da meno.
Nove candidati alla presidenza della provincia e 16 liste per un ente che, da tempo, meriterebbe di essere abolito, con il risparmio di 10 miliardi di euro.
Purtroppo i posti da consigliere non sono mai abbastanza ed ecco che la proposta di abolizione della provincia, vecchio cavallo di battaglia del Partito Repubblicano Italiano di Ugo La Malfa, resta sempre sulla carta.
Per i 9 quartieri di Bologna, abbiamo 7 liste “base” presenti ovunque ed altre due liste (se non sbaglio) ad hoc per un quartiere specifico, finalizzate ad eleggere 9 presidenti di quartiere e 152 consiglieri.
Chi votare ?
Ognuno di noi ha le sue risposte, fondate sulla propria personale esperienza, sensibilità, senso di priorità, rapporti personali con i candidati ed è giusto che ognuno abbia la convinzione delle proprie scelte.
Per quanto mi riguarda parto da considerazioni di carattere ideale, dando la preferenza, non esistendo partito o movimento che rispecchi in tutto le mie convinzioni, ai Valori etici che hanno la precedenza su considerazioni di carattere economico o di politica estera.
E’ la Destra, quindi, quella vera però, ad attirare la mia attenzione.
Perché la Destra vera ?
Perché c’è un partito (il pdl “partito di centro moderato e liberale” per stessa definizione del suo fondatore e padrone) che viene etichettato dalla sinistra come “destra” pur non essendolo e, anzi, avendo tra le sue fila numerosi elementi che con la destra non c’azzeccano alcunché.
Soprattutto nei Valori etici, che appartengono di diritto alla Destra, la componente radicalfiniana, ma anche quella liberale classica, rappresentano un qualcosa di stridente con il concetto di Destra.
C’è poi un altro partito (la Lega Nord) che ha mutuato dalla Destra le battaglie più qualificanti, salvo poi rinunciarvi per un federalismo – solo fiscale – da operetta.
Una Lega tutta “chiacchiere e poltrone governative” che ha, via via, rinunciato all’opposizione al trattato di Lisbona, all’obbligo di denuncia dei clandestini da parte di medici e presidi, alle Ronde armate come strumento di bonifica interna e di realizzo di una maggiore sicurezza nelle città, salvo poi, in un soprassalto troppo vicino alla scadenza elettorale per essere completamente credibile, impugnare – come peraltro ha fatto Berlusconi – il processo di respingimento dei barconi degli illegali.
Le perplessità che seguono la Lega restano e se le sono grato per questo ultimo provvedimento sui respingimenti in acque internazionali, attendo però di verificare che non sia solo una azione finalizzata alle elezioni e verificherò se, dopo il 7 giugno, proseguirà.
Ma, dice qualcuno, votando a Destra, che non è collegata con un partito che possa fare maggioranza, si rischia di disperdere il voto.
E’ un ragionamento che ho respinto lo scorso anno alle politiche, perché per stare assieme occorre riconoscersi reciprocamente pari dignità e che a maggior ragione respingo alle amministrative di Bologna 2009.
Avrei infatti potuto pensare ad un sacrificio per favorire un candidato od una lista comune del Centro Destra che, ben conscio di partire da una posizione di minoranza, facesse uno sforzo per superare i personalismi e cercare di “riaccendere Bologna”.
Cazzola e Guazzaloca, invece, unitamente ai loro sostenitori non solo si sono divisi per il consiglio comunale dove, peraltro, potevano salvarsi “in corner” con un accordo preliminare che considerasse il primo turno come una “primaria” per poi far confluire i voti al secondo turno sul candidato meglio piazzato, ma hanno fatto volare gli stracci da una parte all’altra, compromettendo ogni futuro ballottaggio, dell’uno e dell’altro.
Peggio ancora.
Si presentano divisi nei quartieri, dove, matematicamente, vince chi prende più voti e non c’è il ballottaggio, regalando tutti i quartieri (anche quelli storicamente di Centro Destra) alla sinistra.
Lo stesso giochino suicida hanno fatto alla provincia, dove, per la presenza di zone rosse come l’imolese e il persicetano, è più difficile che in comune costringere anche al solo ballottaggio il candidato della sinistra.
Così, nonostante due candidati decisamente spenti, la sinistra può dormire sonni tranquilli.
Perché, allora, dovrei premiare uno di costoro ?
Fortunatamente ho una ampia scelta di Destra, vera, per poter scegliere e il mio orientamento è di votare:

STEFANO MORSELLI e la sua lista per il comune di Bologna

PIETRO PAOLO LENTINI della lista “Destra per Bologna – Fiamma Tricolore – Lentini Presidente” per la provincia di Bologna

FORZA NUOVA, che si presenta in tutte le circoscrizioni, per il quartiere.

Forza Nuova resta anche, ad oggi, il mio orientamento di voto per le europee.

Sono candidature e liste perdenti ?
Ma poiché a Bologna il Centro Destra ha scelto di regalare tutto alla sinistra, non vedo perché dovrei “turarmi il naso” per votare un partito della maggioranza di governo che sarebbe comunque perdente a Bologna.
Preferisco mettere in frigorifero il mio voto per il futuro, auspicando che anche il mio voto possa essere uno stimolo per la rifondazione della Destra in Italia, partendo da quel nucleo che, anche in questa circostanza, rifuggirà dalle sirene di personaggi ondivaghi e incerti nella loro tenuta contro la sinistra, per scegliere la vera Destra.
Indipendentemente dal risultato che uscirà dalle urne, tanto non abbiamo nessuna poltrona da salvaguardare o da conquistare.



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12 maggio 2009

Vogliono trasformare l'Italia nella discarica dell'immigrazione

Con l’ultima presa di posizione dell’onu che “invita” l’Italia a riammettere gli illegali intercettati in acque internazionali e ricondotti ai porti di partenza, è ormai chiaro il disegno delle lobbies politico-affaristiche internazionali.
Vogliono trasformare l’Italia nella discarica dell’immigrazione.
E purtroppo possono contare sul sostegno delle quinte colonne interne: pci/pds/ds/pd, no global e centri sociali, radicalfiniani del pdl.
Allora dobbiamo ricordare, insistendo come la goccia che scava la pietra, che gli unici a dover e poter decidere sono gli italiani che, con maggioranze bulgare, in ogni sondaggio anche commissionato da associazioni e stampa di sinistra, appoggiano la politica del respingimento.
Tanto è vero che anche Berlusconi cerca di “mettere il cappello” su questo atteggiamento, rivendicando il merito della decisione coem capo del governo.
Si lamentano che in Libia non avrebbero garanzie nei trattamenti ?
Non possono farlo, visto che è stato l’onu stesso e i suoi cortigiani italiani ad insignire questa Libia della presidenza della commissione sui diritti umani.
Quale stato potrebbe meglio ospitare i profughi, garantendo loro ogni diritto se non chi ha presieduto tale commissione per i diritti umani ?
Ma, ancora più importante è la volontà dei cittadini italiani che chiedono al proprio governo di garantire la vivibilità delle proprie città, la sicurezza della loro incolumità e la protezione dei loro beni e delle loro proprietà.
Quale migliore sistema se non quello di blindare le porte dell’Italia e procedere, quindi, ad una bonifica interna con l’espulsione, illico et immediate, di tutti clandestini che saranno catturati ?
Noi italiani abbiamo il diritto di vivere in pace e sicurezza all’interno della nostra Patria e il dovere di scegliere chi ammettere entro i nostri confini.
Chi sostiene il contrario non ama l’Italia e danneggia gli italiani, compromettendo il nostro futuro.

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11 maggio 2009

Bologna:ammesse 23 liste e 13 aspiranti sindaco

Unico candidato escluso Beppe Maniglia, troppo naif per Palazzo d’Accursio ?
Peccato.
Mi sarebbe piaciuto vedere quanti voti avrebbe ottenuto e, forse, anche questa considerazione ha scosso il “palazzo” che, con i suoi formalismi legali, lo ha escluso.
Almeno Beppe Maniglia ci ha provato: onore al merito e arrivederci fra cinque anni.
Esclusa anche la sua lista ed una lista di appoggio a Cazzola.
Adesso si comincia a correre sul serio.
Meno di un mese e 13 candidati per la poltrona più prestigiosa della città.
Una eredità pesantissima: degrado, traffico, inquinamento, violenze, rapine, clandestini.
Bologna la città annaspa come il Bologna calcio di cui è fedele interfaccia.
Tre sono i candidati “maggiori”.
Uno rappresenta la continuità con la fallimentare giunta del sindaco forestiero ed è forestiero pure lui.
Dalla sua ha l’armata rossa del vecchio pci, ora pd, bolognese in cui gli adepti anche quando non capiscono, si adeguano.
Ha alcune presenze di disturbo che potrebbero impedirgli di raggiungere il traguardo al primo turno, favorendo una ricomposizione al secondo turno del Centro Destra, profondamente lacerato da personalismi e dalle pessime scelte dei colonnelli bolognesi di Berlusconi di cui si è già straparlato con i due "campioni" Alfredo Cazzola e Giorgio Guazzaloca.
Anche la Destra è divisa nei suoi movimenti identitari più stabili e consolidati (Forza Nuova e Fiamma Tricolore) e con il candidato forse più accreditato che è Stefano Morselli, nome di spicco della Destra bolognese.
Morselli che sul suo sito scrive:
Per i fuori dal coro come noi questo è il momento di serrare i ranghi e di mettercela tutta per toglierci e togliervi di mezzo questa gentaglia.
INSIEME TUTTO DIVENTA POSSIBILE.
”.
Proprio così: insieme tutto diventa possibile.
Anche raggiungere risultati importanti, come sarebbe dotare il consiglio comunale di Bologna di una rappresentanza autenticamente di Destra a tutela dei veri interessi dei cittadini, che sono poi quelli di vivere in una città percorribile, sicura e pulita in ogni senso.
Chiediamo molto ?
Non credo, anche se per l’attuale giunta e i suoi sostenitori che ora hanno la faccia tosta di presentare un nuovo candidato estraneo alla città, l’impresa si è rivelata al di sopra delle loro capacità e possibilità.

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10 maggio 2009

L'Italia non sarà multietnica

Polemiche roventi davanti alle prime, timide azioni del governo per realizzare le promesse elettorali che rappresentano anche la volontà degli italiani.
Si parla del decreto sicurezza cui è stato sottratto l’obbligo di denuncia dei clandestini da parte di chi esercita un pubblico servizio (ad esempio medici pubblici e presidi) e dove le Ronde sono state declassate a meri gruppi di podisti “armati” solo di telefono cellulare.
Si parla del respingimento attivo dei barconi degli illegali per ricondurli là dove sono partiti.
Si parla della proposta del leghista Matteo Salvini di riservare posti in metropolitana ai milanesi.
Tutte queste iniziative sono state ferocemente attaccate dalle “anime belle” del politicamente corretto, in un coro che va dall’onu al Vaticano, dal pci/pds/ds/pd ai radicalfiniani del pdl.
Tutta gente che vive al riparo, per il ruolo che ricopre, dai rischi che il semplice cittadino corre quotidianamente.
E’ il rischio di essere scippato.
E’ il rischio di trovarsi qualche zingaro in casa (senza averlo invitato) e che magari un solerte magistrato libera con motivazioni sociologiche consentendogli di tornare a delinquere (e ti condanna se hai reagito all’intrusione con qualche schiaffone ben assestato).
E’ il rischio di essere travolto da un illegale ubriaco che sta fuggendo dopo aver rubato una macchina.
E’ il rischio, per le nostre donne, di fare tardi una sera e di essere stuprate da un gruppo di clandestini arrapati.
E’ il rischio di dover andare al pronto soccorso e attendere che vengano visitati prima di noi – che paghiamo le tasse per avere quel pronto soccorso – degli illegali che, magari, sono lì dopo una rissa che è costata anche l’intervento della nostra Polizia.
A tutto questo i cittadini che non vivono dietro mura e portoni protetti da scorte armate e guardie svizzere, chiedono sia posto fine.
Uno stato ha senso – e meriterebbe la “s” maiuscola – quando corrisponde al contratto stipulato con chi quello stato ha costituito, i suoi cittadini, garantendo in primo luogo la sicurezza e i servizi per i quali si pagano fior di quattrini.
Questo stato, fino ad ora, è stato inadempiente.
A fronte di tasse profumatamente pagate, non ha corrisposto con provvedimenti che garantiscano sicurezza e servizi a chi quelle tasse paga, ai cittadini italiani.
Il timidi provvedimento sulla sicurezza e le altre iniziative intraprese o ventilate dal governo e dalla Lega, tendono a far sì che lo stato adempia al suo obbligo.
Chi vi si oppone, motivando con ridicole affermazioni che richiamano le leggi razziali o sulle presunte violazioni dei diritti umani o di norme formali di leggi che possono sempre essere cambiate se lo richiede la sicurezza e il benessere dei cittadini, va contro l’interesse di chi dovrebbe rappresentare e perpetua l’inadempimento dello stato alle sue obbligazioni.
Non è un caso che percentuali “bulgare” nei vari sondaggi (ad esempio quelli di Sky tg 24 pur se è manifestamente ostile al governo) danno ragione a Maroni, nella sua querelle con il rimpiazzo ferrarese di Veltroni e, ancora in misura maggiore (82 contro 18 !!!), vedono gli italiani favorevoli al respingimento in mare degli illegali.
Onu, Vaticano, pci/pds/ds/pd e radicalfiniani del pdl rappresentano, quindi, la minoranza degli italiani.
Quella minoranza che, protetta dai suoi privilegi, si disinteressa della sicurezza e del benessere del Popolo.
E’ la stessa minoranza privilegiata che cominciò ad agire contro il terrorismo rosso solo quando le brigate rosse colpirono uno di loro, Aldo Moro.
Berlusconi ha dichiarato che i respingimenti continueranno e che l’Italia non diventerà multietnica: spetta a noi cittadini il compito di obbligarlo a mantenere la sua promessa.
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08 maggio 2009

Respingimento immigrati:purchè non sia un caso (elettorale) isolato

Finalmente possiamo dire che una promessa elettorale sulla sicurezza comincia ad essere mantenuta.
Un paio di barconi di immigrati sono stati intercettati nel Canale di Sicilia e gli illegali che volevano sbarcare da clandestini in Italia riportati in Libia, da cui erano partiti.
E’ così che si fa per tutelare gli interessi degli italiani onesti.
E’ naturale che le anime belle che vorrebbero trasformare la nostra Patria in una sentina dell’immigrazione, strillano e strepitano: dall’onu al Vaticano, dal pci/pds/ds/pd ai radicalfiniani del “partito di centro, moderato e liberale” che dimostra di essere sempre più simile alla vecchia dc, con un’ala conservatrice ed una sbilanciata a sinistra peggio della torre di Pisa.
Lasciamoli strillare: chi se ne frega !
Il segnale che dobbiamo dare a chiunque guardi all’Italia come ad una meta facilmente raggiungibile ed in cui facilmente insediarsi, deve essere forte e preciso: vi rimandiamo a casa !
Anzi, non vi permetteremo più di sbarcare, perché grazie alle innovazioni tecnologiche, siamo in grado di intercettarvi e riportarvi al porto di partenza.
E’ un messaggio che deve essere ripetuto con determinazione, perché il lassismo di tutti questi anni è stato percepito come un lasciapassare dagli illegali e come una resa da chi (Spagna e Francia in testa) ha interesse acchè il flusso dei clandestini abbia come meta l’Italia e non altri.
Ricordo come a Ceuta e Melilla gli spagnoli spararono sui clandestini che cercavano di entrare nel loro territorio e ricordo il trattamento che la Francia – con Sarkozy ministro degli interni – riservò ai “sans papier” .
Ricordo altresì, ai buonisti senza memoria, che gli Stati Uniti hanno eretto chilometri di muro per impedire l’invasione del loro territorio da parte dei messicani illegali.
Il respingimento attivo dei barconi di clandestini fu adottato anche dal governo australiano che utilizzò all’uopo la sua marina militare.
Persino l'insignificante Malta ha adottato una politica dell'immigrazione fortemente dissuasiva nei confronti di chi pensasse di sbarcare su quelle coste.
Perché, allora, noi italiani dovremmo aprire tutte le porte ?
Alla chiusura delle frontiere dovrà poi corrispondere una azione di pulizia interna nei confronti di chi, a seguito della politica lassista fino ad ora perseguita, è già all’interno dei nostri confini.
Questo dovrà essere il compito delle Forze dell’Ordine e delle Ronde purchè queste ultime siano autorizzate ad andare ben oltre che un semplice “pattugliamento” armate di … telefono cellulare !
Dovrà essere ben chiaro che sono finiti gli anni di vacche grasse per l’illegalità in Italia e il messaggio facilmente comprensibile: i clandestini avranno vita grama con un durissimo giro di vite.
Perché non ci importa un fico secco di come ci considerano all’estero.
Noi cittadini vogliamo avere la possibilità di camminare sicuri, a qualsiasi ora ed in qualsiasi via delle nostre città.
Vogliamo poter partire per le vacanze e per i fine settimana senza doverci preoccupare se abbiamo blindato casa, così come d’estate preferiamo dormire con le finestre aperte – certi di vivere in località tranquille – che non con l’aria condizionata accesa e le tapparelle sigillate per paura delle rapine.
Se per ottenere ciò dobbiamo usare il pugno di ferro che si usi il pugno di ferro, il guanto di velluto non ha funzionato.
E che onu e Vaticano, pci/pds/ds/pd e radicalfiniani del pdl strepitino pure.
Ma se questa politica sarà tale anche dopo la scadenza elettorale, gli italiani premieranno chi è dalla loro parte e non chi è dalla parte dei clandestini.
Sì, perché il sospetto che sia tutta una mossa elettorale e che dopo il 7 giugno si torni al vecchio lassismo è molto forte …


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07 maggio 2009

Come rivalutare le leggi razziali

Il rimpiazzo ferrarese di Veltroni, nella sua foga di contraddire sempre e comunque le iniziative di Berlusconi, è riuscito nella titanica impresa di rivalutare le leggi razziali del 1938 che, ormai, erano entrate di diritto nell’elenco degli anatemi liturgici di ogni politico.
Non sapendo come motivare la sua contrarietà ad un debole provvedimento che vorrebbe garantire maggiore sicurezza ai cittadini, ma dal quale sono state espunte o edulcorate le norme più qualificanti come l’introduzione dell’obbligo di denuncia di clandestini da parte di quanti svolgono un pubblico servizio quindi anche dei medici del pronto soccorso e dei presidi, il rimpiazzo ferrarese di Veltroni ha dichiarato urbi et orbi che il decreto sicurezza è come le leggi razziali.
Ora, poiché il decreto del governo, pur con le sue manchevolezze citate, rappresenta una risposta (parziale) ai desideri legittimi degli italiani di avere strade pulite, maggiore sicurezza, contrasto della criminalità, degli stupri, degli scippi e delle rapine, qualunque cittadino penserà che anche le leggi razziali erano finalizzate a conseguire risultati voluti e di interesse comune.
Il rimpiazzo ferrarese di Veltroni equiparando un atteso provvedimento alle leggi razziali ha così rivalutato queste ultime, buttando nel cestino anni ed anni di comunicazione tesa a rappresentarle come il “male assoluto”.
Complimenti e auguri per le prossime riabilitazioni che emergeranno dal leader del pci/pds/ds/pd.
A noi non resta che auspicare che, preso atto della intollerante e preconcetta posizione della sinistra, il governo introduca anche quelle norme che renderebbero il decreto sicurezza pienamente corrispondente ai desiderata degli italiani.
Norme che passano necessariamente dal rendere effettivo, per ogni conseguenza, quindi anche per l’obbligo di denuncia, il reato di clandestinità e conferendo alle Ronde anche quei poteri di polizia che consentirebbe a noi cittadini di partecipare attivamente all’azione tesa a ripulire le nostre città dalla criminalità.

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05 maggio 2009

L'ennesima boiata di Fini

Mentre il rimpiazzo di Veltroni si crogiola nei pettegolezzi, sperando di poterne guadagnare qualcosa, ma probabilmente sognando di essere al posto di Berlusconi, l’opposizione a tutto ciò che era stato promesso in campagna elettorale si concentra nella persona del presidente della camera.
Gianfranco Fini, già erede di Almirante, Fascista del 2000 ed una volta leader della Destra italiana, continua ad esercitarsi in spericolate dichiarazioni che nulla hanno a che vedere con una sana politica di destra.
Sembra quasi che, con i suoi continui rilanci, voglia dimostrare quanto siano caduti in basso i suoi “colonnelli” che continuano a seguirlo nelle sue serpentine in territorio tradizionalmente di sinistra.
L’ultima (purtroppo temo solo in ordine cronologico) boiata di Fini riguarda l’ormai sclerotico decreto sicurezza.
Al signor Fini non va bene neppure l’obbligo ai presidi di segnalare all’Autorità di Polizia quanti cercassero di iscriversi a scuola con genitori clandestini.
Come per la questione della denuncia da parte dei medici, è insorta la compagnia buonista, quella che – con i nostri soldi ed a scapito della nostra sicurezza – vorrebbe tenere in Italia tutti i clandestini.
Magari in hotel a cinque stelle, offrendo loro ogni confort, dalla sanità all’istruzione: tutto pagato con le nostre tasse.
Naturalmente costoro brandiscono leggi e costituzione formale per danneggiare unicamente quei cittadini italiani che non solo li hanno eletti, ma consentono loro di vivere da privilegiati.
Se Fini proprio ci tiene ai suoi clandestini, che se li porti a casa sua e dei suoi sostenitori, li nutra e, sempre a spese sue e di chi continua ciecamente a sostenerlo, li curi e li istruisca.
Diciamola francamente: me ne frego di quel che dice la costituzione se il suo ossequio formale mi costa in tasse ed in aumento della criminalità.
Se la nostra costituzione, come sostiene Fini, è tale da danneggiare i cittadini per tutelare i clandestini, allora va cambiata con ogni immediatezza.
Mi auguro (anche se non lo credo) che la Lega almeno per una volta, avendo già ottenuto il federalismo fiscale, tenga duro fino alla crisi di governo.
Un ultimo pensiero ai vari Gasparri, La Russa e soci.
Come potete continuare ancora a sostenere le balzane idee del signor Fini ?

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04 maggio 2009

Mario Sossi si candida con Forza Nuova

Sfogliando il sito di Forza Nuova trovo una notizia sulla quale temo sia stato steso il solito velo di silenzio: Mario Sossi è candidato per Forza Nuova nella circoscrizione Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) alle prossime europee.
Mario Sossi: chi era costui ?
Ho l’impressione che molti giovani che si affannano nella politica odierna credendosene profondi conoscitori, non abbiano memoria di Mario Sossi, protagonista di una vicenda sviluppatasi quando – forse – molti di loro non erano neppure nati.
Nella primavera del 1974 Mario Sossi lavorava come sostituto procuratore a Genova.
Era impegnato nelle indagini sulle prime manifestazioni violente della sinistra, quando le brigate rosse erano ancora “presunte”.
Fu rapito.
Celebre la fotografia, diffusa dai terroristi stessi, in cui appariva con alle spalle il drappo brigatista e con il volto tumefatto.
Penso che a digitare il nome di Mario Sossi in un qualsiasi motore di ricerca possiate trovare la fotografia di cui parlo e anche qualche racconto sulla vicenda.
Poiché però ho poca fiducia nelle storie raccontate da altri, preferisco ricordare Mario Sossi con parole mie e richiamando alla memoria i miei ricordi e le mie sensazioni di allora.
Mi aiuta anche il libro che il magistrato scrisse e che fu pubblicato cinque anni dopo dalla casa editrice messa in piedi da Il Giornale nuovo di un’altra vittima delle brigate rosse, Indro Montanelli (prima di rimanere vittima della sua antipatia verso Berlusconi …) e di cui riproduco la copertina.
Un gruppo terrorista delle brigate rosse, dunque, rapì Mario Sossi e lo tenne segregato per 35 giorni.
Come accadde successivamente per Aldo Moro, i terroristi tentarono di ricattare lo stato e si dice che la liberazione del magistrato avvenne a seguito della “promessa” di scarcerare alcuni compagni di lotta cresciuti in un circolo denominato “22 ottobre” artefici di un omicidio, rapine e attentati e che furono condannati grazie alle indagini ed all’opera dello stesso Sossi.
I rapimenti, le aggressioni con relativa “gambizzazione”, erano all’ordine del giorno in quegli anni, ma quello di Sossi rappresentò una manifestazione di forza dei terroristi rossi, sia per il bersaglio, che per la durata del sequestro.
Anche allora l’Italia, anche quella che doveva dirigerci, si spaccò tra chi voleva trattare e chi rifiutava ogni dialogo con i banditi.
La liberazione di Sossi fu accompagnata da polemiche, da sospetti, dalla solita dietrologia che si spreca in queste vicende.
Ancora allora ci fu chi continuò a definire “presunte” le brigate rosse (tale “cautela” fu messa da parte solo con il rapimento di Moro).
Ci fu anche chi cercò di infangare la figura di Mario Sossi, parlando di suoi presunti cedimenti ai terroristi e confondendo una naturale attività tesa a salvaguardare la propria vita con la rinuncia a tutto ciò in cui credeva.
E Sossi dimostrò il suo temperamento quando andò a testimoniare contro i suoi rapitori, senza timori e con parole che, da sole, furono il più completo atto di accusa non solo contro i sequestratori, ma anche contro tutto il movimento terrorista e chi, continuando ad usare il termine “presunte” riferito alle brigate rosse, lo aveva sottovalutato e oggettivamente aiutato a crescere e rafforzarsi.
Merita di essere ricordato, con un doveroso omaggio, anche il superiore gerarchico di Sossi, il procuratore di Genova Francesco Coco.
Mi ricordo che venne più volte intervistato e, dopo la liberazione di Sossi, fu colui che impedì il rilascio dei compagni di battaglia dei terroristi.
Questo suo coraggio fu pagato da lui e dagli agenti addetti alla sua scorta due anni dopo, quando fu assassinato, in un nuovo e più feroce “salto di qualità” che i banditi con la bandiera rossa avevano fatto e che sarebbe culminato, dopo altri due anni, con il rapimento e l’uccisione di Moro e della sua scorta.
Credo che la vicenda di Mario Sossi sia difficilmente dimenticabile da chi, come me, all’epoca aveva 18 anni, come tutti gli eventi che caratterizzarono quegli anni, che ci passarono intorno e ci appassionarono, travolgendo la nostra adolescenza e trasformando la gran parte di noi in uomini con le loro idee ben definite.
La memoria di quegli anni è, in me, ancora molto viva e Mario Sossi rappresentò e rappresenta un modello di comportamento e sono contento che sia candidato nella lista che sono orientato a votare per le europee.
Mario Sossi, continuò la sua azione in magistratura fino alla pensione.
Oggi si candida con Forza Nuova, per un seggio che non riuscirà mai ad ottenere e, ancora una volta, diventa il simbolo, un esempio di dirittura morale nei confronti di quei tanti piccoli uomini pronti a rinunciare alle proprie idee sull’altare di un seggio parlamentare o di uno strapuntino locale.
Mi dispiace solo che sia candidato nel Nord Ovest, mentre io sono un elettore della circoscrizione Nord Est.

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03 maggio 2009

Chi sarà la Carlà di Silvio ?

La decisione della signora Berlusconi di annunciare, urbi et orbi, che avrebbe chiesto il divorzio (ma in modo discreto, senza fanfare, solo qualche intervista e un comunicato all'Ansa …) da fatto privato diventa un evento politico, visto che nell’epoca della comunicazione il divorzio di un “potente” è il primo titolo di giornali e telegiornali.
E’ stato così un anno fa con Sarkozy, sarà così oggi con Berlusconi.
Non credo ne verrà un danno al premier, anzi è più probabile un nuovo, ulteriore impulso alla sua popolarità, così che, con grande scorno del rimpiazzo ferrarese di Veltroni, Berlusconi continuerà a dormire serenamente.
Coccolato, anche, da giovani odalische, una delle quali potrà aspirare, un giorno, ad assurgere al ruolo di “moglie” (e l'Italia presentarsi con una first lady "da urlo" che ci sarà invidiata ovunque ...).
Ma probabilmente, dopo l’esperienza con la Lario, Berlusconi starà attento.
Non posso sapere, ovviamente, se vi sia un accordo matrimoniale oppure se assisteremo ad una soap opera degna del miglior “Dallas”.
La signora Berlusconi, se fosse coerente con il suo nobile afflato moralista, dovrebbe rinunciare a qualsiasi bene di proprietà del marito, per accontentarsi di una modica cifra mensile con la quale sbarcare il lunario (sicuramente superiore ai cachet cui, prima di incontrare Berlusconi, poteva aspirare vista la scarsa nomea che si era fatta da attrice).
Dubito, però, che così sarà.
Probabilmente non avremo né Dallas, né la “gran rinuncia” (ai beni berlusconiani) della Lario, bensì una sostanziosa buonuscita che Berlusconi sarà felicissimo di pagare per potersi poi dedicare alla “sua” Carlà (ha solo l’imbarazzo della scelta).
Il rimpiazzo ferrarese di Veltroni prenderà l’ennesima topica, segnando un nuovo autogol, criticando Berlusconi qualunque decisione prenda.
Fini e Casini, questa volta, dovranno tacere, visti i loro precedenti.
Ascolteremo le erinni del femminismo nostrano, digrignare i denti ed eleggere Veronica quale loro modello.
Magari ci sarà pure qualcuno che proporrà di sostituire il rimpiazzo ferrarese di Veltroni con la moglie prossima separata del premier.
Le donne (quelle che amiamo, non le femministe !) si divideranno tra una solidarietà sessista verso la Lario (sarà in genere a sinistra che si manifesterà questa tendenza ...) e il “cuore di mamma” (e magari anche di “amante”) che porterà molte di loro a provare tenerezza per il Silvio solo e abbandonato.
Noi uomini avremo un altro motivo per invidiare il premier: dopo i soldi e il potere, pure le donne, praticamente tutto ciò che un uomo possa desiderare.
Così anche noi ci divideremo tra chi trasforma una normale invidia in apprezzamento e sano spirito di emulazione e chi, invece, si abbruttisce in preda all’odio e sogna mille modi per distruggere Berlusconi e, non potendolo fare, si consola sprizzando tanto veleno, quanta bile (anche questa categoria ritengo sarà prevalente se non totalizzante sul versante sinistro della italica politica).
Così Berlusconi riuscirà a focalizzare su se stesso le luci della ribalta, facendo sì che siano messi in ombra i suoi gravi errori politici commessi dal gennaio 2008 in poi: aver imbarcato nel pdl i radicalfiniani ed escluso Conservatori e la Destra; aver sperperato denaro pubblico per regalare l’Alitalia ad una cordata di imprenditori di sinistra invece di lasciarla fallire; non aver sostenuto la Lega nella sua battaglia per un decreto sicurezza che mirasse realmente a creare sicurezza; aver dato il via libera ad una nuova stagione di interventismo statalista nell’economia; in ultimo l'avallo al 25 aprile.
Sì, perché gli attacchi che Berlusconi subisce per le sue vicende private non possono che spingere ad apprezzarlo, a solidarizzare con lui fino al punto di domandarsi se non sia il caso di sostenerlo anche con un voto ... forse !


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01 maggio 2009

USA=Unione Socialista d'America

La pesante interferenza del governo federale nella vicenda che ha visto la Fiat acquisire una quota di Chrysler è solo l’ultima “perla” inanellata da quello “giovane, bello (?) e abbronzato” eletto dagli americani il 4 novembre scorso.
La politica interventista (con quali fondi?) del governo Usa sembra ricalcare, all’ennesima potenza, la politica dirigista dell'Unione Sovietica i cui risultati non sono certo rimpianti dalla popolazione russa.
Gli Usa di questo presidente stanno seguendo la medesima strada.
Elargizioni miliardarie, con il pretesto di “rilanciare” l’economia, in una situazione già di pesante deficit.
La (immotivata) sudditanza psicologica nei confronti di una politica devastante impostata da un presidente negro (votato probabilmente solo perché tale e a seguito di un altrettanto immotivato “complesso di colpa” di molti americani) sta rapidamente collocando gli Usa tra quei paesi che, nel mondo, stanno ricevendo letali dosi di socialismo.
Come i salvataggi di aziende decotte che, in un sistema di libero mercato, avrebbero avuto una sola conclusione: il fallimento.
Ci si dimentica che il fallimento, istituto liberale per eccellenza, è il “grande spazzino” dell’economia.
Che senso ha mantenere in vita aziende decotte, quando il loro fallimento aprirebbe la strada a nuove iniziative imprenditoriali, prive delle ingessature del passato, che porterebbero maggior dinamismo e, quindi, in prospettiva un incremento dell’occupazione, della produzione e dei guadagni ?
Ci si dimentica che uno stato non deve entrare in competizione, alterando pesantemente la libera concorrenza, nel mercato privato, mentre invece deve garantire quella rete di tutele per chi, momentaneamente, perde il posto di lavoro.
In Italia abbiamo già sperimentato lo stato imprenditore: è stato un fallimento (come del resto in qualsiasi materia si veda lo stato interferire nel privato).
La stessa Fiat è ben lungi dal poter essere considerata una azienda privata, visto che tra cassa integrazione, rottamazioni, agevolazioni e quant’altro noi italiani ce la siamo comprata innumerevoli volte ed i dividendi non dovrebbero essere assegnati a chi formalmente ne è azionista, bensì ripartiti tra i cittadini italiani che l’hanno foraggiata, subendo il principio della “socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili”.
Gli Usa che dovessero perseverare in questa politica interventista nell’economia, invece di organizzare le regole all’interno delle quali lasciar operare il mercato, cesserebbero di essere un riferimento e un modello non solo economico, ma anche politico, per diventare un pachiderma socialista, di cui non abbiamo alcun bisogno.

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