Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

14 settembre 2009

Alla faccia dell’onu: continuino i respingimenti

Dobbiamo bloccare l’ingresso degli illegali in Italia al 100%, non solo al 90% come è accaduto dopo l’inizio dei respingimenti.
E se il commissario all’onu si lamenta, non credo gli negheremo la consegna a domicilio di tutti i suoi protetti.
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13 settembre 2009

Fini alimenta il falò delle stupidità

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi su Gianfranco Fini, vada a rileggersi l’intervento alla riunione dell’Udc e li dissiperebbe.
Se, come si suol dire, è legittimo cambiare idea su singoli argomenti ed anche chi scrive ha cambiato idea sull’ingresso della Turchia in europa e sull’eutanasia, credo che non si possa dire altrettanto su chi ribalta completamente tutte le sue idee.
Io, ad esempio, non ho cambiato idea sui comunisti, sul Fascismo, sul Duce, sulla pena di morte, su quale genere di rapporto sessuale sia normale, sul danno dell’immigrazione indiscriminata, sulla superiorità della civiltà Occidentale, Romana e Cristiana, sulla necessità di ridurre le tasse e l’intervento dello stato.
Cosa pensare di chi, invece, oggi dice il contrario di ciò che affermava sino a ieri ?
Come minimo che è una persona inaffidabile, perché se i camerati di ieri non possono più avere fiducia in lui avendo cambiato idea, altrettanto vale per i compagni di oggi che dovrebbero sempre porsi la domanda: ma domani dirà le stesse cose o cambierà nuovamente idea ?
Ma il “cambiamento” di Fini lo si denota anche dalla manipolazione del pensiero altrui che opera sposando in pieno la tattica comunista della disinformazione.
La sua affermazione circa il suicidio che si porrebbe in atto se non si riconoscesse l’universalità dei diritti umani, significa soltanto l’acquiescenza e il rilancio della distorta interpretazione sinistra seconda la quale la politica contraria all’immigrazione, alla concessione del voto e della cittadinanza, di cui la Lega e tutti gli elettori del Centro Destra sono convinti assertori, sarebbe una azione tesa a conculcare i diritti degli immigrati.
E’ una colossale mistificazione.
Chi mette in pericolo i diritti degli immigrati e anche degli italiani, è proprio chi propone una politica di accoglimento impossibile nei fatti.
Bene ha risposto Bossi alle affermazioni di Fini, neosacerdote del politicamente corretto, che il primo diritto da rispettare è quello degli italiani, padroni assoluti a casa loro.
E noi rispettiamo pure gli immigrati, che siano ugualmente padroni assoluti, con diritto di voto attivo e passivo, ma a casa loro, non a casa nostra.
Credo che persino Fini e i suoi sostenitori reagirebbero male se io mi infilassi a casa loro e pretendessi di cambiare la disposizione dei mobili, le priorità di spesa o l’alimentazione.
Allora perché quel che rifiutiamo a casa nostra, dovremmo accettarlo sulla nostra terra ?
Senza contare che non si fa certo un favore agli immigrati a proiettare l’immagine di un’Italia pronta ad accoglierli, quando poi lavoro non c’è neppure per gli italiani, quando non possono trovare alloggi, quando dovrebbero vivere di elemosina e verrebbero spinti ben oltre il margine della legalità.
E non citiamo i pericoli cui li si induce per affrontare un viaggio della speranza necessariamente delusa: perché l’Italia non può essere il rifugio di tutti i diseredati del mondo.
Perché non abbiamo né le risorse, né gli spazi per interpretare quel ruolo.
Perché prima di tutto viene il benessere e la sicurezza degli italiani.
Il Fini che sposa la propaganda sinistra e trasforma la legittima difesa dei diritti degli italiani in lesione dei diritti degli immigrati, è un Fini che non interessa il Centro Destra e che lasciamo ben volentieri al pci/pds/ds/pd.
Fini potrebbe, oggi, fare almeno un gesto di dignità: andarsene dal pdl.

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11 settembre 2009

Fini al capolinea

Se io fossi Fini (ma, grazie agli Dei, non lo sono) e leggessi i commenti della stampa di Centro Destra e, soprattutto, dei lettori, cioè della base elettorale che mi ha eletto, esclamerei: ma cosa ho fatto !
Fini aveva ereditato la segreteria di un partito ai margini dell’agone politico e, grazie ad una serie di circostanze fortunate, si è ritrovato all’interno del maggior partito italiano, al governo, addirittura assiso sulla terza poltrona istituzionale.
Gli sarebbe stato sufficiente esibire la sua indubbia capacità dialettica a sostegno della linea del partito (cioè di Berlusconi) per ereditare, senza colpo ferire, fra qualche anno anche la poltrone di Premier.
Perché in quel settembre del 2003 si è messo a straparlare di voto agli immigrati ?
Sì, perché da quel momento Fini non fu più il Fini che Giorgio Almirante aveva voluto insediare al suo posto.
Facile ipotizzare che Fini si sia arreso alla propaganda sinistra che dava, anche allora, per spacciato Berlusconi, salvo poi ricredersi dopo la tapina figura di Prodi nel 2006-7.
Ma un voltafaccia e ritorno è scusabile, ma questo lungo filotto di petizioni sinistre che Fini sta esternando in parallelo alla aggressione che subisce il Premier dalla stampa di sinistra, non può che indurre nel legittimo sospetto di secondi fini.
Fini pensa, sbagliando, che eliminato Berlusconi, magari con un governo “istituzionale” da lui presieduto, poi possa diventare la figura di riferimento del Centro Destra, acquisendo i venti milioni di voti dell’Area politica cui, oggi, sta voltando le spalle.
Sbaglia due volte.
Sbaglia perché nessuno di noi lo voterebbe dopo quello che ha detto e fatto e, soprattutto, nessuno lo voterebbe su un programma che prevede il voto e la cittadinanza facile agli immigrati, l’accoglimento dei clandestini, l’eutanasia, la concessione di leggi di privilegio per gli omosessuali e tutto l’armamentario di un partito di sinistra.
Ma sbaglia, soprattutto, perché si illude di poter riuscire in quello in cui fallì Dini, quando, voltando le spalle a Berlusconi, si costruì il suo partito, raggiunse il 4%, fece il ministro degli esteri al servizio di Prodi, D’alema e Amato e, poi, scomparve nel nulla.
Ma facciamo un’altra ipotesi.
Fini non ha secondi fini.
Ha veramente cambiato (direi: stravolto) le sue idee.
Ne tragga le conseguenze: se ne vada dal Centro Destra.
A Gubbio Fini ha espresso l’idea che una “destra moderna” dovrebbe essere a favore della cittadinanza per gli immigrati, del voto agli immigrati, e di tutte quelle ridicole amenità che sta dicendo in giro da qualche mese, anzi da qualche anno ma da qualche mese con ostinata insistenza.
Non si accorge, Fini, che la sua “destra moderna” è la sinistra di oggi, di ieri e di domani.
Se ne è invece accorto Bersani che, forse per dare una stoccata a chi probabilmente vede come un futuro concorrente alla poltrona cui aspira, ha detto: siamo con Fini perché Fini ha espresso le nostre idee.
Bersani ha ragione.
Fini ha espresso le idee della sinistra e se sono le idee della sinistra non ha più nulla a che vedere con il Centro Destra.
Facciano, allora, la grande alleanza antiberlusconiana con Di Pietro, Fini, Casini, Follini, Vemtroni, D’alema, Franceschini, Bertinotti, i verdi e chi più ne ha, più ne metta.
L’elettorato di Centro Destra, come dimostrano i commenti su Il Giornale e su Libero, continuerà a dare il proprio voto maggioritario a Berlusconi e Bossi, magari rinforzati dalla Destra Radicale che il suo 3% lo vale e solo un 3% rappresenta tutto ciò che Fini, al massimo, potrà portarsi dietro.

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10 settembre 2009

11 settembre da non dimenticare

E siamo a otto.
Otto anni da quell’11 settembre 2001, quando il terrosimo islamico ha gettato la maschera e chi voleva capire (che si tratta della vecchia guerra tra occidente e oriente, tra libertà e tirannia, tra la vita e la morte, tra la luce e l’oscurità) ha capito.
Oggi, otto anni dopo, sembra che l’illuminazione di quel tragico evento sia svanita nelle teste, persino degli americani che hanno eletto a presidente uno “giovane, bello (?) e abbronzato” che si era pure scelto per consigliere un tizio che attribuiva la carneficina dell’11 settembre a responsabilità governative.
Purtroppo gli americani, eterni bamboccioni, che con il Presidente George W. Bush ci avevano dato la speranza di crescere e di volersi assumere le responsabilità che competono alla nazione guida del mondo, oggi sembrano nuovamente ripiegarsi su se stessi, presi dalla follia di smantellare l’impianto di sicurezza che ha garantito loro, prima ancora che a tutto l’Occidente, la sicurezza contro gli attentati terroristi.
Invece di perseguire i criminali assassini, perseguono chi (agenti e funzionari dei servizi segreti, militari, politici) quei terroristi hanno posto nelle condizioni di non nuocere.
Così i morti dell’11 settembre e della liberazione dell’Afghanistan e dell’Iraq diventano morti inutili.
Ma forse no.
Finchè ci sarà qualcuno che ricorderà nel giusto modo quell’11 settembre, quelle morti non saranno inutili, perché resteranno un monito a tutto l’Occidente, per non abbassare mai la guardia e ricordare che il nemico è sempre pronto davanti alla porta orientale.

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09 settembre 2009

Napolitano celebra persino l'8 settembre

La morte di Mike Bongiorno ha, ieri, fatto passare in secondo piano la triste ricorrenza della badogliata di 66 anni fa.
Oggi, però, non è possibile tacere davanti alla celebrazione che dell’8 settembre è stata fatta da Napolitano e altri (persino da Alemanno !!!).
Forse i celebranti, nella loro foga di ricamare una storia resistenziale scritta per i posteri, si sono lasciati prendere la mano e non hanno ponderato con la necessaria freddezza che cosa rappresenti l’8 settembre.
Indipendentemente e indifferentemente da come la si pensa sul Fascismo, sul Duce, sulla seconda guerra mondiale e persino sull’apporto che i resistenzialisti avrebbero dato alla vittoria degli angloamericani, celebrare l’8 settembre significa dare lustro ad un episodio vergognoso che è sinonimo di tradimento verso un alleato.
L’8 settembre noi italiani ce lo siamo portati addosso come un fardello sino alle missioni in Afghanistan e in Iraq, dove, nonostante le perdite subite, abbiamo, finalmente, tenuto duro e non abbiamo operato lo “switch” di alleanze che ci ha fatto tristemente conoscere al mondo come inaffidabili, infidi e traditori.
L’8 settembre questo è e se Napolitano e altri pensano di collocarlo tra le radici della loro venerata resistenza, non credo rendano un buon servizio alla loro parte politica ed alla agiografia resistenzialista.
E a pochi giorni dall’inizio delle scuole è anche altamente diseducativo, anche da un punto di vista civico, celebrare un tradimento, quando, invece, ai giovani dovrebbero essere additati esempi di Onore, di Fedeltà e di Lealtà, esattamente l'opposto, cioè, di quel che rappresenta l'8 settembre.
Certo che, nei giorni in cui Fini si comporta in modo ostile a Berlusconi e contrasta con pubbliche dichiarazioni le idee di fondo che animano il sentimento del Popolo di Centro Destra, celebrare l’8 settembre, cioè celebrare un tradimento verso gli Alleati, è un po’ come impartire una assoluzione preventiva ad altri, poco edificanti, episodi della stessa natura che forse qualcuno ha in animo di porre in essere ed altri sperano che accadano.
E di questo, spero, Berlusconi ne terrà conto e darà soddisfazione ai suoi elettori, sposando le tesi di Vittorio Feltri.

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08 settembre 2009

Mike Bongiorno: la nostra televisione

Pochi giorni dopo la morte di Virgilio Savona, la “mente” del Quartetto Cetra, dobbiamo tristemente registrare anche la inaspettata scomparsa di Mike Bongiorno.
Inaspettata perché era con curiosità che aspettavamo di vedere la riedizione del Rischiatutto, il telequiz che fu una costante nella nostra adolescenza, forse il simbolo più conosciuto, citato e rimpianto della televisione in bianco e nero di quella Italia che, nonostante tutto, cresceva.
Di Mike Bongiorno, morto oggi a 85 anni, pare per infarto, potrete leggere biografie e “coccodrilli” preparati da tempo.
Io lo voglio ricordare come uno di quei “grandi vecchi” della televisione di cui, oggi, rimane ormai il solo Raimondo Vianello.
Il primo ricordo di Mike Bongiorno in televisione mi affiora nella mente, rigorosamente in bianco e nero, con uno schermo in cui “l’effetto nebbia” la faceva da padrone.
Non abito in una zona favorita per l’analogico (e anche il digitale terrestre ancora non “mi ha raggiunto”) per cui potrei sbagliarmi, ma era il secondo canale che si vedeva peggio ed era lì, credo, che trasmettevano “La fiera dei sogni”.
Ma il vero trionfo, mai più eguagliato nonostante i ripetuti successi delle sue trasmissioni, lo ottenne con il “Rischiatutto”.
Tre concorrenti “l’un contro l’altro armati” di conoscenza e di riflessi.
Ognuno con una materia a propria scelta per le domande iniziali e quella finale (quale busta ? la uno, la due o la treeeee ?) e in mezzo il tabellone, con il rischio e il jolly, ma anche con una varietà di argomenti che richiedevano una cultura generale di base.
E parte di quelle nozioni ci sono rimaste impresse, a imperitura memoria.
Come la perfetta conoscenza de “I tre moschettieri” da parte del signor Ernesto Marcello Latini, cui, mi ricordo ancora, fu domandato persino : quale personaggio apre una porta e dice “eh?”.
Appassionato dei romanzi di Dumas (e in genere dei “romanzi d’appendice”) sarei caduto su quella domanda strana e particolare.
Ma il campione seppe rispondere con certezza: Richelieu (alla fine del romanzo, il Cardinale volle rappacificare i suoi moschettieri con quelli del Re, ma appena uscito questi ripresero a litigare ed è allora che rientra e si esprime semplicemente con un “eh?”).
E che dire del campionissimo, il più grande anche se a vincere la supersfida fu il toscano Andrea Fabbricatore, Massimo Inardi che cadde sull’Agrippa (Marco) del Pantheon per un lapsus con l’Agrippa dell’apologo (Menenio).
Conobbi, nei primi anni ottanta, una delle campionesse di Mike.
Una bella donna, anche se frenetica nelle sue mille attività, che mi raccontò che Mike era persona di grande cultura e molte delle domande erano da lui preparate.
A suo parere anche le celeberrime gaffes erano studiate a tavolino per dare copertura (oggi si direbbe: mediatica) alla trasmissione ed al personaggio Mike.
E Mike si circondò sempre di belle donne, come "vallette", termine scevro da ogni "politicamente corretto", di cui due, su tutte, emergono dal lungo elenco: Sabina Ciuffini, la valletta del Rischiatutto, con le prime minigonne televisive "spinte" e Paola Barale, che in tempi più recenti seppe trovare una propria strada verso il successo televisivo (ma anche lei con notevoli minigonne ai tempi in cui era la valletta di Mike).
E fu un’altra campionessa, Giuliana Longari, la prima vera campionessa del Rischiatutto, divenuta famosa per una gaffe mai provata.
La famosa frase: signora Longari mi è caduta sull’uccello (intendendo: ha sbagliato una domanda di ornitologia).
Mi ricordo che Mike ha più volta sfidato a trasmettere lo spezzone di quella gaffe, ma nessuno ci è mai riuscito.
E come dimenticare il “tifo” mai nascosto per la Juventus e le pubblicità, in cui Mike fu maestro ?
Dalla Grappa Bocchino (“sempre più in altoooo”) a Dash, alle varie televendite all’interno delle sue trasmissioni.
Così moderno che neppure la seconda generazione della televisione (ad esempio Baudo) è riuscito ad eguagliarlo.
Così anche Mike Bongiorno raggiunge Corrado e Alberto Sordi, Alberto Lupo e Virgilio Savona e ascende al pantheon dei miti televisivi di un’Italia che non c’è più, un’Italia migliore, più ruspante anche se più povera, con la sua liretta così oscillante eppure così solida.
Quelli della mia generazione ricorderanno per sempre quel Rischiatutto e, forse, il Fato non ha voluto che a quelle splendide e nostalgiche immagini in bianco e nero se ne sovrapponessero altre, colorate, troppo moderne.


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06 settembre 2009

Ci credono proprio boccaloni come chi li vota ?

Ieri ero in viaggio e ascoltavo la radio.
L’unica stazione che riesco a seguire senza dover continuamente modificare la frequenza è radio 24, la radio del Sole 24 Ore.
Non è granchè, come non lo è il quotidiano che sono costretto a leggere ogni mattina perché è l’unico che riporta ampie pagine di “norme e tributi”.
Ma le pagine sugli interni, esteri, cronaca, sono decisamente poco interessanti, banali e non si distinguono affatto dalla politica della stampa all’85% di sinistra.
La radio del Sole, non fa eccezione, è un succedersi di programmi la cui linea editoriale o comunque qualche battuta, bersaglia sempre Berlusconi.
Ieri hanno intervistato D’alema.
Cosa ha detto la ”mente più lucida della sinistra” (dopo Fini) ?
Che un “paese” dove il direttore del quotidiano dei vescovi è costretto a dimettersi per la campagna di stampa condotta dal Giornale che ha voluto colpire chi critica il Premier è un “paese” dove la libertà di informazione è a rischio.
E questo, conclude “baffino”, dovrà essere fatto capire al Giornale, a Libero e al loro "mandante".
Ora, D’alema era quello che preconizzava una “scossa” contro Berlusconi, eppure le “scosse” le ha avute la sinistra con lo scandalo che sta coinvolgendo sempre più dirigenti della sinistra pugliese e con la ridicola campagna di pettegolezzi contro il Premier che si è trasformata in campagna in difesa di chi fu condannato per molestie.
E questo la dice lunga sulla lungimiranza del soggetto, lo stesso che nel 2000 pronosticava 8 regioni a 7 a favore della sinistra (furono 9 contro 6 a favore del Centro Destra).
Ma la dichiarazione della “mente più lucida della sinistra” (dopo Fini) è sorprendente perché sembra che consideri tutti coloro che la ascoltano alla stregua di boccaloni pronti a credere a tutto ciò che proviene “dal partito”, una sorta di edizione riveduta della barzelletta sui coccodrilli che volano (riportata in evidenza vicino alla testata in Svulazen ).
La maggior parte degli ascoltatori di radio 24 sarà anche di sinistra, ma non tutti.
E quelli che ragionano, si domandano:
1) i fatti attribuiti al signor Boffo dai documenti del Giornale sono veri o falsi ?
2) E se fossero falsi perché il signor Boffo si è dimesso ?
3) Ma se sono veri, dov’è la minaccia alla libera informazione ?
4) Forse è quella che è portata da chi ha attaccato Feltri e il Giornale che hanno pubblicato documenti veri ?
5) E se i fatti sono veri e viene attaccato chi li ha portati alla luce, quale libertà di stampa è sotto minaccia ?
6) Quella che riporta i fatti veri o quella che si limita a rotolarsi nei pettegolezzi ?

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04 settembre 2009

Vince Feltri.Perde la sinistra.Rischia la Chiesa

Le dimissioni del signor Boffo da direttore di Avvenire, rappresentano un primo atto di giustizia in questa calda estate dei pettegolezzi e delle veline.
Silvio Berlusconi ha subito, per mesi, una aggressione fondata su vicende esclusivamente personali e prive di qualsivoglia rilievo penale, ma è ancora al timone dell’Italia.
Il signor Boffo, che si era erto a moralista senza averne il pedigree per un passato decreto penale di condanna, è invece “a spasso”.
Vittorio Feltri che, con la grinta che lo contraddistingue, non ci sta a prendere schiaffoni o a vedere che la sua parte politica li prenda senza reagire, come già fece con la fotografia pubblicata su “Libero” di Silvio Sircana (portavoce di Prodi) che parlava con un trans nella notte romana, ha cercato ed ha trovato materiale per dimostrare che chi, farisaicamente, faceva la morale al Premier, non aveva titolo per tale ruolo.
Silvio Berlusconi, lungi dall’essere indebolito, ha potuto constatare che si sono stretti attorno a lui gli elettori del Centro Destra e anche quanti, come me, pur non apprezzando un partito che ancora tollera tra le sue fila il signor Gianfranco Fini, gli riconoscono la leadership dell’intera Area politica di Centro Destra.
La sinistra, priva di progetti e di idee, dilaniata da una lotta intestina più feroce di quanto non possa apparire all’esterno, ancora una volta si era aggrappata alla prima zattera di passaggio che, però, si è rivelata piena di falle.
Perde la sinistra perché sta mostrando i suoi limiti di leadership e di idee.
Per la prima si stringe attorno alle esternazioni del signor Gianfranco Fini, cui la stampa di sinistra (a cominciare da Corsera, Stampa e Repubblica) dedica titoli similari di prima pagina, per la seconda non trova nulla di meglio che appiattirsi sui pettegolezzi di Repubblica prima e poi sulle difese del signor Boffo di quella Cei cui tante volte aveva intimato di tacere quando interveniva sulle questioni sensibili.
La Chiesa, dunque.
Rischia, ha rischiato e rischia ancora.
Ha rischiato di uscire con le ossa rotte da uno scontro istituzionale con il governo italiano e persino con un quotidiano che aveva pubblicato una notizia e un documento evidentemente vero, vista la conclusione.
L’ostinato (e meritevole di ben altra causa) sostegno della Cei nei confronti del signor Boffo non può che nascondere un profondo disagio e incertezza nel rapporto con la società civile.
Gli esperti vaticanisti, però, avevano avvertito il silenzio del Vaticano e di quei vescovi e cardinali più conservatori e che non si fanno irretire dal populismo dei preti rossi, anche sui temi dell’immigrazione trattati ben diversamente anche dal Santo Padre rispetto alla faciloneria e approssimazione di certi vescovi “politicamente corretti”.
E i vaticanisti avevano colto nel segno.
La telefonata del Papa al cardinale Bagnasco, lungi dal rafforzare la posizione del signor Boffo, ha evidentemente costituito uno stop ad una pericolosa china che rischiava di alienare alla Chiesa – senza farle acquisire nulla dall’altra parte - il sostegno di quell’elettorato e di quei parlamentari fondamentali per la battaglie che desidera fare contro la deriva morale della nazione e che il Centro Destra pur condivide appartenendo al sentimento della sua base elettorale che, però, non accetterebbe una Chiesa che gioca su due tavoli.
Aspettando la prossima aggressione a Berlusconi, ora sarebbe opportuno approfittare del momento favorevole e accelerare nell’imprimere una vigorosa sterzata alla nazione e nell’affrontare temi come l’immigrazione, la sicurezza e l’ordine (anche quello mentale e morale ...) .

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03 settembre 2009

Essere chiari sull'immigrazione

Bastano poche e chiare parole sull’immigrazione, evitando di incartarsi sui massimi sistemi.
Non c’è posto per altre persone in Italia.
Punto.
Accoglierne migliaia che, poi, con tutte le menate sul ricongiungimento finisce che diventano decine, centinaia di migliaia, significherebbe alterare, per sempre, la struttura etnica, sociale e culturale dell’Italia.
Peggio ancora, significherebbe porre le premesse per una progressiva (man mano che diminuisce il divario tra la popolazione immigrata e quella autoctona) ritirata degli Italiani dal posto di comando che spetta loro sui destini della loro Patria e della loro terra, ereditata dai Padri e che dovrà essere lasciata intatta ai Figli.
Si comincia con poco, ad esempio con la limitazione all’utilizzo delle nostre piscine per alcune ore, perché resterebbero aperte solo alle islamiche coperte dei loro “burkini”.
Poi i Canti di Natale e i salumi.
La Croce e gli auguri che diventano solo di “buon anno”, con palese omissione del “Buon Natale”.
E nuovi contratti di lavoro per “venire incontro” alle preghiere musulmane ed ai loro riti (come quello del ramadan).
Ma ve l’immaginate che razza di nazione colabrodo sarebbe la nostra ?
Se poi ci aggiungiamo che, come abbiamo visto altrove, c’è sempre qualche quinta colonna che si presta per favorire queste invasioni, ecco che la posizione deve essere quanto più rigida possibile e ancora di più.
Bene, dunque, la politica dei respingimenti perché non è materialmente possibile dare asilo neppure a chi ne avesse effettivamente i requisiti: l’Italia ha già dato negli anni passati, ora basta, tocca ad altri.
Bene le espulsioni ed i Cie.
Bene ogni iniziativa che chiuda definitivamente le nostre frontiere a musulmani e africani.
Porte aperte, nei limiti di quote ben definite in base ad eventuali necessità, per chi dovesse provenire dall’est europa o dall’Asia cristiana.
L’europa, quindi, farà bene a ripartirsi gli eventuali ingressi, ma sulla base di 26 stati: l’Italia, ripeto, ha già dato (anche troppo).

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01 settembre 2009

Il manganello di Berlusconi sui denti gli eurocrati

Le agenzie battono una notizia esaltante : un Berlusconi grintosissimo risponde sul muso agli abatini eurocrati che alzano il ditino ogni volta che l’Italia respinge (giustamente) un barcone di illegali.
Credo che di questo nuovo Berlusconi dobbiamo rivolgerci in tre direzioni per i ringraziamenti:
1) dobbiamo ringraziare Repubblica e i republicones che da mesi stanno aggredendo il Premier sul nulla e, fortunatamente, Berlusconi ha deciso di non porgere più l’altra guancia;
2) dobbiamo ringraziare i preti rossi, oggi smentiti anche dall’Osservatore Romano (a dimostrazione che alcuni sacerdoti, certi vescovi e persino la Cei sono una cosa, ma la Chiesa Cattolica, guidata da Benedetto XVI è ben altra e più seria);
3) dobbiamo ringraziare Fini Gianfranco che si affanna a mollare calci negli stinchi di Berlusconi, non riuscendo ad arrivare più in alto
.
Berlusconi ha risposto benissimo agli eurocrati che, subito, si sono affrettati a dire che chiedere notizie non vuol dire criticare.
In Italia devono entrare solo coloro che gli Italiani desiderano che entrino, gli altri: fuori !
Bene quindi continuare nel respingimento dei barconi degli illegali, tanto più che non è possibile pensare di ospitare milioni di diseredati e neppure di concedere asilo a tutti coloro che provengono da certe zone.
Ricordo solo che nel Corno d’Africa ci sono 20 milioni di persone: se si imbarcano verso l’Italia, che facciamo ?
Solo perché provengono dal Corno d’Africa concediamo asilo a tutti loro ?
Credo che neppure i dirigenti del pci/pds/ds/pd arriverebbero a dire una simile corbelleria (però non chiedetemi di mettere la mano sul fuoco per loro …).

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