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08 gennaio 2018

Il singolare modo della sinistra di abbassare le tasse


Dopo un centinaio di anni, la sinistra ha capito che i cittadini non gradiscono pagare le tasse.
Sappiamo tutti che un certo livello di contribuzione per il mantenimento dello stato è necessario e quel livello non abbiamo problemi a pagarlo, ma quando è troppo riteniamo legittimo applicare una autodifesa che si manifesta non solo cercando di evitarle, ma anche votando per quei partiti, di Centro Destra, che incarnano l'opposizione allo stato predone.
Adesso, a meno di due mesi dal voto, prima Renzi e poi Grasso ci hanno comunicato come intendono abbassare le tasse.
Il primo propone l'abolizione del canone rai, una delle tre tasse più odiate ed odiose (le altre sono quella sulla casa e il bollo auto) che lui stesso aveva imposto nelle bollette elettriche per farlo pagare a tutti.
L'altro invece vuole abolire le tasse universitarie.
Bene, bravi, bis, continuate a provarci, ma c'è un ma, anzi più di uno.
Ambedue intendono mettere a carico del bilancio pubblico il corrispettivo delle due tasse da erogare alla rai e alle università.
Ma metterlo nel bilancio pubblico significa farlo pagare, ancora una volta, agli Italiani tutti o aumentando altre tasse, o aumentando il debito pubblico.
I due furbacchioni, sapendo di non poter competere con le concrete proposte del Centro Destra in materia fiscale perchè non ne hanno il retroterra culturale, si trasformano nel mago Otelma, anzi si trasformano nel giocatore che propone, negli anfratti malfrequentati delle città, il gioco delle tre carte.
Con le loro proposte a perderci è sempre il cittadino che deve sempre pagare.
Il canone Rai va abolito senza compensazioni e sarà l'ente a predisporre i bilanci, come tutte le televisioni concorrenti, in base ad entrate autonome, con la pubblicità ed eventualmente con un abbonamento che, però, dovrà essere rigorosamente volontario.
Meglio ancora se la rai fosse privatizzata, evitando quindi ogni collusioni con i governi di turno.
Senza considerare che il livello della proposta renziana lo abbiamo se si considera che la ragione per inserire il canone nelle bollette della luce era fondata sulla larga evasione in molte zone d'Italia (essenzialmente nel sud) e così veniva fatto pagare a tutti.
Metterlo a carico del bilancio dello stato significa farlo pagare a chi già paga le tasse, liberando gli evasori  (contro cui Renzi e compagni si scagliano ogni giorno, a parole) anche da quell'obbligo.
Quanto alle università, l'abolizione delle tasse le renderebbe più che statali, governative, perchè dipenderebbero esclusivamente dalla buona volontà dei governi per il loro mantenimento.
Sarebbe la perdita totale di ogni autonomia con una classe docente totalmente asservita al potere.
Magari poi Grasso penserebbe anche ad un giuramento di fedeltà in cambio dei contributi (che, peraltro, saremmo sempre noi a pagare !) ?
Le due proposte sono solo fumo negli occhi, specchietti per le allodole di due modi di interpretare il governo fondati, alla pari, sul sopruso nei confronti dei cittadini ai quali far comunque pagare di tutto e di più, per tenerli sempre più soggetti al ricatto della regalia statale.
La vera libertà degli individui,invece, sta nella possibilità di gestire in proprio, quanto si guadagna dal proprio lavoro, senza prelievi predatori eseguiti con la forza dalle leggi fiscali, con i quali ognuno paga direttamente ciò che consuma e paga per ciò che consuma lui, non per quello che consumano altri.
Il primo passo nella giusta direzione è una flat tax che, abolendo e riunendo più tasse, riduca l'impatto fiscale sulle nostre tasche e anche il costo dei relativi adempimenti.





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