Il temporaneo ministro dell’economia della sinistra, Tommaso Padoa Schioppa, ha annunciato la “tregua fiscale”.
Prodi, asserisce che la prossima finanziaria sarà “di pace”.
Veltroni chiede la riduzione delle tasse sin dalla prossima finanziaria.
Nonostante le ironie e i predicozzi quando Bossi ha evocato i fucili, è stata sufficiente la minaccia di sciopero fiscale per far venire a più miti consigli, almeno a parole, i responsabili del dissesto delle finanze pubbliche e private.
Naturalmente la sinistra estrema “non ci sta” e vorrebbe mungere ancora la vacca Italia, avendo clientele affamate da soddisfare.
Ma quel che conta è che la “paura fa novanta” anche a sinistra, soprattutto al futuro segretario del partito presunto democratico, che, smesso di sognare, si rende conto che andare al voto quando in Italia le tasse si pappano oltre il 50% del nostro reddito, significherebbe sconfitta sicura e, allora, nulla lo salverebbe dall’esilio nella sua Africa (costringendolo a mantenere, per una volta, la parola data).
Ma se parlano di “tregua”, di “pace”, vuol dire che hanno fatto la guerra e, tremebondi davanti ai musulmani, l’hanno fatta agli Italiani che producono e lavorano, sottraendo loro oltre la metà di quel che guadagnano.
Preoccupante, poi, il termine “tregua”, che presuppone la possibilità – non tanto remota – di una ripresa delle ostilità, ancora una volta contro il Popolo che, se vuole costringere alla resa i gabellieri, non deve abbassare la guardia, neanche davanti alle promesse di riduzione delle tasse.
Anche perché è tutto da vedere dove troveranno i soldi per accontentare le loro clientele elettorali e, nel contempo, ridurre le tasse.
E non vorrei che assistessimo al gioco delle tre carte, dove, ad esempio, da una parte, riducono l’Ici e dall’altra aumentano gli estimi in base ai quali viene calcolata l’Ici stessa (strada già percorsa da Prodi nel 1997).
La sinistra è esperta nel raccontare frottole (basti pensare a tutto quello che hanno scritto nel Quinquennio del Governo Berlusconi), quindi anche la promessa di riduzione delle tasse deve essere “stimolata” continuando a preparare la “guerra”.
Del resto anche i nostri Antichi lo affermavano:
si vis pacem (fiscale) para bellum (sciopero fiscale).
Entra ne
Prodi, asserisce che la prossima finanziaria sarà “di pace”.
Veltroni chiede la riduzione delle tasse sin dalla prossima finanziaria.
Nonostante le ironie e i predicozzi quando Bossi ha evocato i fucili, è stata sufficiente la minaccia di sciopero fiscale per far venire a più miti consigli, almeno a parole, i responsabili del dissesto delle finanze pubbliche e private.
Naturalmente la sinistra estrema “non ci sta” e vorrebbe mungere ancora la vacca Italia, avendo clientele affamate da soddisfare.
Ma quel che conta è che la “paura fa novanta” anche a sinistra, soprattutto al futuro segretario del partito presunto democratico, che, smesso di sognare, si rende conto che andare al voto quando in Italia le tasse si pappano oltre il 50% del nostro reddito, significherebbe sconfitta sicura e, allora, nulla lo salverebbe dall’esilio nella sua Africa (costringendolo a mantenere, per una volta, la parola data).
Ma se parlano di “tregua”, di “pace”, vuol dire che hanno fatto la guerra e, tremebondi davanti ai musulmani, l’hanno fatta agli Italiani che producono e lavorano, sottraendo loro oltre la metà di quel che guadagnano.
Preoccupante, poi, il termine “tregua”, che presuppone la possibilità – non tanto remota – di una ripresa delle ostilità, ancora una volta contro il Popolo che, se vuole costringere alla resa i gabellieri, non deve abbassare la guardia, neanche davanti alle promesse di riduzione delle tasse.
Anche perché è tutto da vedere dove troveranno i soldi per accontentare le loro clientele elettorali e, nel contempo, ridurre le tasse.
E non vorrei che assistessimo al gioco delle tre carte, dove, ad esempio, da una parte, riducono l’Ici e dall’altra aumentano gli estimi in base ai quali viene calcolata l’Ici stessa (strada già percorsa da Prodi nel 1997).
La sinistra è esperta nel raccontare frottole (basti pensare a tutto quello che hanno scritto nel Quinquennio del Governo Berlusconi), quindi anche la promessa di riduzione delle tasse deve essere “stimolata” continuando a preparare la “guerra”.
Del resto anche i nostri Antichi lo affermavano:
si vis pacem (fiscale) para bellum (sciopero fiscale).
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6 commenti:
Articolo perfetto, oggi ho postato anch'io sullo stesso argomento. Ciao !!!
COmplimenti, as often happens :) Padoa Schioppa ha decisamente avuto un "lapsus freudiano", con quella frase.
Mi è sembrato anche di sentire il Padoa dire che le tasse si ridurranno solo dopo aver tagliato le spese.
Cioè, stante questa maggioranza, mai...
Mahhh...sarà una tregua interpretata alla maniera islamica: cioè la "hudna". Che vuole dire armarsi fino ai denti per le prossime legnate fiscali. I dentacci da squalo, il Padoa ce li ha...
Vedo che la fiducia nella sinistra raggiunge livelli che neanche la temperatura esterna di Plutone ... :-)
Ragione per cui è bene continuare nella battaglia contro il fisco, aiutando la Lega e chiunque proponga la rivolta del Popolo contro i gabellieri.
Eh, ve lo dicevo io che la Lega è l'unico partito in Italia che dice le cose chiaramente e senza peli sulla lingua. La voterò alle prossime elezioni.
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