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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

06 gennaio 2011

Epifania tutte le feste porta via

Noto proverbio popolare che può essere trasposto nel panorama della politica italiana, alla vigilia (piccola propaggine questo ultimo ponte festivo) di una ripresa che dovrà dirci se andremo alle urne a marzo o se la congiura di palazzo contro Berlusconi e la Sovranità Popolare sia definitivamente fallita.
Questo periodo festivo è iniziato, per noi di Centro Destra, con il voto alla camera del 14 dicembre, dove Berlusconi ha ottenuto la fiducia nonostante il tradimento dei transfughi finioti che hanno votato con i comunisti divenendo, a loro volta, loro nuovi caudatari, e la definitiva approvazione della Riforma Gelmini.
Con quel voto noi di Centro Destra abbiamo passato, politicamente parlando, un Natale felice e iniziato ottimamente l'anno, mentre i supporters della sinistra hanno masticato amaro come risulta dai loro commenti nei forum dei quotidiani, dove hanno manifestato tutta la loro rabbia impotente, ricorrendo ai soliti insulti scritti con la bava alla bocca e dando a tutti noi la soddisfazione di vederli schiumare ancora una volta.
Ma tutto ciò appartiene al passato.
Adesso abbiamo davanti un altro anno, con la tradizionale pausa agostana, da passare in trincea per dare un'altra spinta verso il futuro a questa Nazione.
I temi da affrontare sono quelli di sempre: tasse, federalismo, immigrazione, giustizia, temi etici.
Per risolverli occorre una solida maggioranza parlamentare che voti compatta sui provvedimenti governativi.
Tasse
La crisi economica ha impedito un intervento che mettesse in pratica la filosofia del Centro Destra per ridurre le imposizioni dirette che sottraggono soldi alla disponibilità individuale, per spostare il tiro sui servizi che vanno pagati da chi li usa e per il loro effettivo costo.
Ma la crisi è alle spalle e se non si può abbassare la guardia, si può guardare con maggiore fiducia ai prossimi 30 mesi di legislatura per fare un altro passo verso la riduzione delle odiose gabelle statali.
Soprattutto se si accentuasse la politica del taglio delle spese improduttive, clientelari e assistenzialiste, come il fus per nani e ballerine, i trasferimenti ad una rai pubblica ma faziosa, i contributi a giornali che non vendono abbastanza per coprire i costi, le assunzioni in enti locali già pieni di personale.
Federalismo
Probabilmente sarà il passaggio determinante.
Se verranno approvati entro il 23 gennaio i decreti per il federalismo fiscale il Governo potrà andare avanti.
Se, invece, saranno bocciati o stravolti, allora non si potrà che andare alle urne con un occhio rivolto alla possibile secessione delle regioni del Nord, a cominciare da quel Veneto che ha impartito una solenne lezione di efficienza e laboriosità, ricostruendo, prima ancora dell'aiuto statale, dopo l'alluvione del novembre scorso.
Il Federalismo diventa una conditio sine qua non per confermare il patto sociale che è posto a base della Nazione Italiana dalle Alpi a Lampedusa.
Senza il Federalismo si resterebbe con l'esproprio continuo di risorse dal Nord produttivo per destinarle, in inutili rivoli, a puntellare l'apparato burocratico e clientelare del Sud, come è testimoniato dalla regione Sicilia dove sembra che si vogliano “piazzare” 8400 stagisti con un costo complessivo di 6,5 milioni di euro, 13 miliardi di lire.
Il Federalismo, invece, significherebbe affidare alle amministrazioni locali la gestione delle risorse prodotte in loco e l'organizzazione dei servizi che con tali risorse possono essere disposti.
Lasciando agli eventi catastrofici l'attivazione del meccanismo di redistribuzione in altri luoghi.
Giustizia
Anche in questi giorni abbiamo visto quanto poco abbia a che fare con l'alto concetto di Giustizia, la “giustizia” applicata in Italia.
Devastatori lasciati liberi, avvilendo la proficua azione delle Forze dell'Ordine che pure li hanno fermati, ritardi e rinvii nei processi, pretese di ottenere finanziamenti ulteriori ma senza intaccare, ad esempio, gli ingentissimi costi delle intercettazioni.
E' una “giustizia” sulla quale non si può confidare (infatti sta per entrare in vigore – salvo rinvii per le pressioni di chi è interessato alle lungaggini giudiziarie – la legge sulla mediazione obbligatoria) e che ha bisogno, più che di una riforma, di una rivoluzione, anche se come primo passo potremmo accontentarci della riforma delineata dal Governo Berlusconi.
Temi etici
Il Governo anche qui ha fatto una ottima politica difensiva, risultando sconfitto solo nel tragico caso di Eluana Englaro.
Sarebbe ora, però, di passare dalla difesa all'attacco, non solo per impedire ulteriori provvedimenti legislativi che spingano ancora più la nostra Nazione sulla strada della deriva morale, ma per cercare di recuperare il terreno perduto per ridare spessore a Valori come la Vita e la Famiglia, fondamentali basi per la costruzione di una società libera e forte.
Possiamo, noi Italiani, dire ancora parole importanti nello sviluppo di questo mondo sempre più “piccolo”, ma solo se saremo saldi nelle nostre convinzioni morali e nelle leggi che le regolano.
Immigrazione
Ultimo tema, ma non per questo meno importante, quello dell'immigrazione.
Qui ne ho scritto più e più volte e il link caratterizzato con il manifesto “ritoccato” della Lega rappresenta la mia posizione più volte espressa.
La strada imboccata è quella giusta, bisogna continuare ed insistere perchè l'Italia sia “una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor.
Ed ogni singola parola scritta in quei due versi da Alessandro Manzoni ha un profondo significato, anche oggi, per definire la Nazione Italiana.

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