Ripresosi in tutta fretta dalla influenza che lo aveva costretto a non presenziare al rientro in Italia della salma dell'ultimo Alpino ucciso dai terroristi musulmani in Afghanistan, Napolitano è tornato a schierarsi a supporto del suo partito che naviga in pessime acque.
Eccolo dunque che, sfruttando un anniversario inesistente, ha portato un duplice attacco alla Lega e al Federalismo, avallando il perpetuarsi di quello sconcio italiano che è l'assistenzialismo statalista verso il sud, nascondendolo sotto la retorica dell'unità d'Italia e della “solidarietà”.
Ancora una volta Napolitano si presta ad essere presidente di una sola parte e non di tutti gli Italiani.
E se era evidente a tutti che gli elettori del Centro Destra non potevano minimamente essere rappresentati da un comunista, ecco che oggi abbiamo la conferma che anche gli elettori settentrionali non possono sentirsi rappresentati da Napolitano che appare sempre di più come il presidente delle Due Sicilie.
E' opportuno ribadire (e lo farò per tutto il 2011 ...) che l'anniversario che vogliono celebrare NON E' l'unità d'Italia, ma solo la proclamazione del Regno d'Italia.
Il 17 marzo 1861, mancavano:
Venezia con
tutto il Veneto
e il Friuli,
Roma,
Trento,
Trieste,
Gorizia,
Istria,
Dalmazia,
Fiume.
Giustamente, se gli altri celebrano il 150° anniversario della unità, i Veneti potrebbero dire: non ci riguarda, non c'eravamo.
Questo anniversario è molto simile a quello del 25 aprile (unico caso di una Nazione che festeggia una guerra persa e che fu vinta non dalla “resistenza”, ma dalle truppe Anglo Americane) unicamente per sostenere le ambizioni di potere del partito comunista.
Oggi i comunisti, da sempre internazionalisti, cioè la negazione del nazionalismo da cui derivano tutti i Valori patriottici, si sono buttati su questo “anniversario” unicamente per ostacolare il cammino dell'Italia verso il Federalismo.
Non si rendono conto, questi tedofori di un anniversario che non c'è, che così facendo stimolano ancor di più le velleità secessioniste del Nord, soprattutto quando fanno celebrare le liturgie da un signore estraneo ed insensibile ai nostri sentimenti perchè appartiene ad altre tradizioni politiche e la sua sensibilità è tutta rivolta verso altre latitudini geografiche.
POSTILLA. Quanto precede l'ho scritto ieri dopo pranzo, dopo aver appreso delle prediche del 7 gennaio.
Ma la logorrea napolitana (che tanto fa rimpiangere quei presidenti come Saragat e Leone della cui esistenza si veniva a conoscenza solo per i telegrammi che inviavano in occasione di disastri naturali e decessi eccellenti) non sembra avere limiti.
Sono così costretto ad integrare commentando l'ennesimo tentativo di screditare il Governo Berlusconi persino sul caso Battisti.
Napolitano ritiene che non si sia fatto abbastanza per far capire agli "amici vicini e lontani" (forse ha avuto un momento di confusione ed ha creduto di essere Nunzio Filogamo a Sanremo) cosa sia stato il terrorismo in Italia.
Solite parole oscure che, però, servono solo a far percepire un inesistente limite del Governo in carica.
Nessuna scusa, nessun pentimento per il proprio passato - quando difendeva, ancora una volta arrampicandosi sugli specchi, l'invasione comunista dell'Ungheria - o per aver allevato degli pseudo intellettuali, funzionali alla politica del suo partito, pronti a firmare qualsiasi "manifesto".
Fosse, ai primi anni settanta, un manifesto contro il Commissario Calabresi poi assassinato da un commando di Lotta Continua (e per tale crimine NON sta scontando la pena cui fu condannato dopo ben otto processi, Adriano Sofri) o un manifesto a difesa del terrorista rosso assassino Cesare Battisti, creando l'alibi in Francia come in Brasile per impedirne la consegna all'Italia.
E a nulla vale che ora, alcuni di quegli intellettuali, con le scuse più fantasiose, "ritirino" la loro firma: il danno è stato fatto.
Ancora una volta Napolitano si rivela di parte.
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Eccolo dunque che, sfruttando un anniversario inesistente, ha portato un duplice attacco alla Lega e al Federalismo, avallando il perpetuarsi di quello sconcio italiano che è l'assistenzialismo statalista verso il sud, nascondendolo sotto la retorica dell'unità d'Italia e della “solidarietà”.
Ancora una volta Napolitano si presta ad essere presidente di una sola parte e non di tutti gli Italiani.
E se era evidente a tutti che gli elettori del Centro Destra non potevano minimamente essere rappresentati da un comunista, ecco che oggi abbiamo la conferma che anche gli elettori settentrionali non possono sentirsi rappresentati da Napolitano che appare sempre di più come il presidente delle Due Sicilie.
E' opportuno ribadire (e lo farò per tutto il 2011 ...) che l'anniversario che vogliono celebrare NON E' l'unità d'Italia, ma solo la proclamazione del Regno d'Italia.
Il 17 marzo 1861, mancavano:
Venezia con
tutto il Veneto
e il Friuli,
Roma,
Trento,
Trieste,
Gorizia,
Istria,
Dalmazia,
Fiume.
Giustamente, se gli altri celebrano il 150° anniversario della unità, i Veneti potrebbero dire: non ci riguarda, non c'eravamo.
Questo anniversario è molto simile a quello del 25 aprile (unico caso di una Nazione che festeggia una guerra persa e che fu vinta non dalla “resistenza”, ma dalle truppe Anglo Americane) unicamente per sostenere le ambizioni di potere del partito comunista.
Oggi i comunisti, da sempre internazionalisti, cioè la negazione del nazionalismo da cui derivano tutti i Valori patriottici, si sono buttati su questo “anniversario” unicamente per ostacolare il cammino dell'Italia verso il Federalismo.
Non si rendono conto, questi tedofori di un anniversario che non c'è, che così facendo stimolano ancor di più le velleità secessioniste del Nord, soprattutto quando fanno celebrare le liturgie da un signore estraneo ed insensibile ai nostri sentimenti perchè appartiene ad altre tradizioni politiche e la sua sensibilità è tutta rivolta verso altre latitudini geografiche.
POSTILLA. Quanto precede l'ho scritto ieri dopo pranzo, dopo aver appreso delle prediche del 7 gennaio.
Ma la logorrea napolitana (che tanto fa rimpiangere quei presidenti come Saragat e Leone della cui esistenza si veniva a conoscenza solo per i telegrammi che inviavano in occasione di disastri naturali e decessi eccellenti) non sembra avere limiti.
Sono così costretto ad integrare commentando l'ennesimo tentativo di screditare il Governo Berlusconi persino sul caso Battisti.
Napolitano ritiene che non si sia fatto abbastanza per far capire agli "amici vicini e lontani" (forse ha avuto un momento di confusione ed ha creduto di essere Nunzio Filogamo a Sanremo) cosa sia stato il terrorismo in Italia.
Solite parole oscure che, però, servono solo a far percepire un inesistente limite del Governo in carica.
Nessuna scusa, nessun pentimento per il proprio passato - quando difendeva, ancora una volta arrampicandosi sugli specchi, l'invasione comunista dell'Ungheria - o per aver allevato degli pseudo intellettuali, funzionali alla politica del suo partito, pronti a firmare qualsiasi "manifesto".
Fosse, ai primi anni settanta, un manifesto contro il Commissario Calabresi poi assassinato da un commando di Lotta Continua (e per tale crimine NON sta scontando la pena cui fu condannato dopo ben otto processi, Adriano Sofri) o un manifesto a difesa del terrorista rosso assassino Cesare Battisti, creando l'alibi in Francia come in Brasile per impedirne la consegna all'Italia.
E a nulla vale che ora, alcuni di quegli intellettuali, con le scuse più fantasiose, "ritirino" la loro firma: il danno è stato fatto.
Ancora una volta Napolitano si rivela di parte.
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1 commento:
Di seguito pubblico il commento di "Fritz", dopo aver omesso un paio di espressioni non gradevoli:
"Per essere precisi,mancano all'appello la provincia di Bergamo e altre città Lombarde....la Repubblica Veneta arrivava a Brgamo ed oltre.....
ha detto che vuol trovare l'accoglienza al tricolore anche nelle città del Nord che si devono ricordare come sono diventate italiane........
APPUNTO CHE GLI RISPONDIAMO?????
CI RICORDIOAMO BENISSIMO !!!
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