Ho letto oggi che l'attore americano Robert Redford ha accusato il Premier Inglese David Cameron per i tagli apportati ai finanziamenti per il cinema. Mi sono detto: tutto il mondo è paese. Sì, perchè in questa epoca globalizzata, i problemi comuni che fanno perno sui dissestati bilanci degli stati, trovano una logica e doverosa soluzione nel taglio di quelle spese inutili o superflue, accollate impropriamente al pubblico (cioè gravanti sulle tasche e i bilanci di ognuno di noi) ma per l'utilità solo di pochi, spesso ingrati, nani e ballerine. La questione delle spese per la cosiddetta “cultura” caratterizza anche la parte minore del dibattito politico in Italia. I tagli al FUS (fondo unico per lo spettacolo) hanno suscitato le ire dei beneficiati e il disinteresse di molti che a quel fondo dovevano solo contribuire per nulla avere in cambio. Perchè le produzioni finanziate dallo stato risultavano spesso non gradite e non viste dal pubblico. In sostanza risultavano superflue e inutili. Ma anche i finanziamenti a musei, orchestre, siti archeologici hanno provocato polemiche, tanto da indurre il Ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, a mettere a disposizione il suo mandato e, recentemente, un presidente o direttore di uno di quegli enti a dimettersi. Ancora una volta dobbiamo registrare la pretesa che con i soldi sfilati dalle nostre tasche si finanzino iniziative di interesse limitato o circoscritto ai soli beneficiati. E cosa dobbiamo dire della scuola pubblica, ormai un coacervo di burocrazia finalizzata ad evitare ogni problema con le famiglie degli alunni ? Troppi insegnanti, certo pagati male ma anche non paragonabili alla qualità che esprimevano i vecchi docenti che abbiamo conosciuto noi ultracinquantenni. Naturalmente con le dovute eccezioni allora come ora. Insegnanti che rappresentano al meglio (cioè in peggio) la perdita di cultura figlia legittima degli anni successivi al sessantotto, quando più che studiare si occupavano le aule, si berciava in assemblea, si pretendevano sei e diciotto “politici”. Ciononostante c'è chi pretenderebbe che dalle nostre tasche uscissero altri soldi per la scuola pubblica. E la giustizia ? Un fiume di denaro per pagare magistrati che, a loro volta, spendono e spandono per spiare il prossimo, con una ostinata predilezione per il Premier. E c'è qualcuno che, invece di applaudire all'impianto della riforma proposta dal Governo (che non incide sui processi di Berlusconi ed è comunque minimalista) blatera sulla mancanza di uomini e mezzi, con ciò pretendendo che dalle nostre tasche escano altri soldi per finanziare queste indagini ideologiche che non portano a nulla. E quanto ci costa accogliere, in appena due mesi, 11825 illegali che sbarcano sulla nostra terra ? Per lo più, tra l'altro, provenienti dalla Tunisia e, quindi, non coperti dall'ombrello del “rifugiato politico”, perchè in Tunisia hanno pure cacciato Ben Alì, adesso hanno quello che volevano e, quindi, se mai rifugiati sono, sono solo i seguaci del deposto presidente. Eppure c'è chi continua a chiedere soldi, sfilati dalle nostre tasche, per costruire campi di accoglienza che presuppongono vitto e alloggio, il tutto con denaro che esce dalle nostre tasche. In questo assalto alle nostre tasche, si rischia di trascurare le attività che, invece, devono essere svolte dallo stato nell'interesse dei cittadini, tutti i cittadini. La difesa dalla criminalità che imporrebbe congrui e sostanziosi riconoscimenti alle Forze dell'Ordine, come la difesa dei nostri confini (anche dagli illegali) che richiede altrettanta generosità verso le Forze Armate. Le attività di manutenzione e i servizi svolti nelle città, come provvedere con ogni immediatezza a coprire le buche nelle strade o dare piena assistenza negli ospedali dando priorità ai cittadini locali. Meno spettacoli pagati dai comuni e più manutenzione delle strade, più interventi per rendere pienamente fruibile la città. Io non sono contrario al cinema, al teatro, alla cultura (quella vera, però), ma non sono disponibile a pagare per tutto quello che passa dalla testa di chi trova facile pretendere il finanziamento pubblico. Cinema, teatro, cultura e tutto il resto possono e devono crescere, ma con le leggi del mercato. Una leale competizione dove i cittadini non siano costretti a pagare sempre e sempre di più per tutto, ma paghino quello che scelgono, liberamente, di vedere o i servizi di cui scelgono, liberamente, di fruire. I migliori vinceranno, i peggiori non dovranno continuare a gravare sulle nostre tasche. Entra ne
1 commento:
Massimo,
m'hai bruciato sul filo di lana, ma mi hai anche risparmiato di scrivere un articolo simile al tuo.
Come il giorno dell'inaugurazione della Scala quel direttore d'orchestra ci fece adirare per quello stupido proclama contro i tagli alla cultura, così stavolta è stato Muti, con quel suo discorsetto sui tagli alla cultura, a infastidirmi assai: ebbè si vede che lui vive tutto del suo mondo e non vede i problemi degli altri settori. Tutti che si lamentano dei tagli. E il governo cosa dovrebbe fare? Aumentare le tasse, o aumentare il debito pubblico per accontentare tutti i piagnoni?
Sabato scorso sono stato spettatore, in Rai, di un esempio virtuoso di sana ed efficiente amministrazione di un teatro, quello di Reggio Emilia. Si si regge tutto sull'autofinanziamento, non ha un centesimo di debito. Però fanno ottimi spettacoli e la gente ci va, e così sostiene il teatro abbonandosi al teatro col tutto esaurito.
Il segreto del loro contenimento dei costi, e di una sana gestione, è che NON C'E' ESUBERO DI ALCUN GENERE! Sono pagati perfare tutti qualcosa. Parlando il direttore, ha detto che nel suo teatro c'è un totale di 17 persone stipendiate, quando in un altro suo gemello, per fortuna estero, ce ne sono 300.
Credo che a Reggio Emilia ci sia un'amministrazione di sinistra. Onore al merito! Quando è giusto è giusto!: quel teatro funziona, non spreca, non fa debiti, e ciò che mi è piaciuto di più di quel direttore di teatro, è che non si è minimamente lagnato dei tagli di Berlusconi.
p.s. a stò punto lo trasformo in post.
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