Marcello Veneziani si conferma un faro per la Cultura.
I suoi editoriali ne Il Giornale sono intrisi di concretezza e buon senso, cioè tutto ciò che manca alla sinistra e la sua rubrica Cucù riesce a focalizzare in poche parole, con grande efficacia, i principali temi che arrivano all'ordine del giorno politico e non.
Così la reazione isterica e compulsiva alla tardiva ma necessaria proposta per abrogare la XII disposizione transitoria della costituzione del 1948.
Ne ho scritto (e continuerò a farlo perchè credo che la Libertà non esista quando si vuole imporre il bavaglio alle idee e alla possibilità di manifestarle con i nomi e i simboli che le richiamano) ed ecco cosa ne pensa Marcello Veneziani nell'odierno Cucù ne Il Giornale .
Tranquilli, non c'è il Duce in sala d'attesa
di Marcello Veneziani
Abolire il reato d'apologia del fascismo non sarebbe un ritorno al fascismo, semmai un ritorno alla democrazia...
Ma cosa c'entra l'accusa di fascista a Corsaro che citava Moro e Borsellino?
Se vuoi squalificare qualcuno lo inchiodi al fascismo.
È un effetto perverso della famosa norma costituzionale sul partito fascista.
Sarà inopportuno chiedere di cancellarla, ma abolire il reato d'apologia del fascismo non sarebbe un ritorno al fascismo, semmai un ritorno alla democrazia.
Perché con quella legge speciale del '52, nata per attuare quella norma, si punisce un reato d'opinione e i reati d'opinione ledono la democrazia.
È la legge Scelba, e così è la legge Mancino.
Direi la stessa cosa se una norma punisse l'apologia di comunismo o, che so, di giacobinismo.
Se proprio volete una democrazia minorenne, sotto tutela, allora modificate quella legge speciale in divieto d'apologia di tutti i regimi dittatoriali e totalitari.
Sarebbe più equo, pur restando una legge contro la libertà d'opinione.
Ma sarebbe meglio non punire le idee, anche sbagliate.
Sul piano dei fatti, l'apologia del fascismo è stata alimentata dal proibizionismo, cioè dal fascino del vietato.
Proibire idee, simboli e storie, significa incentivarne l'uso trasgressivo.
Sul piano del giudizio storico - ma qui è inevitabile è benefico che i giudizi divergano- non credo che il male assoluto sia il fascismo, al punto da meritare l'unico divieto penale vigente.
La storia è piena di regimi dispotici, persecuzioni e massacri, mica uno solo.
Per esempio, uccise più antifascisti italiani il comunismo tra i rifugiati in Urss -1020 tra fucilati e deportati (fonte: Dundovich- Gori, Italiani nei lager di Stalin, ed. Laterza) - che il fascismo in Italia (mi pare 17 nell'arco intero del regime).
Quel reato poteva avere un senso in una norma transitoria perché eravamo appena usciti dal fascismo.
Ma non 66 anni dopo la sua morte.
Una sana e robusta costituzione punisce gli atti violenti o violanti, non le idee.
Ma la proposta parlamentare di abrogazione è stata tradotta in modo falso e grottesco con: vogliono permettere di ricostruire il partito fascista.
Come dire: il duce è in sala d'attesa, aspetta solo che la Costituzione gli dia via libera.
Ma che garbo, duce, ma che rispetto delle regole...
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1 commento:
"Direi la stessa cosa se una norma punisse l'apologia di comunismo o, che so, di giacobinismo".
Infatti la Francia dei governi democratici festeggia comunque le 14 juillet, anche se quel giorno volarono teste dalla ghigliottina.
A proposito di quanto dice Veneziani con cui concordo quasi sempre, vorrei far presente che la Ue vuole cancellare i simboli fascisti e comunisti all'unisono. E che la Polonia ha firmato il decreto per l'abolizione di entrambi. Dovrei rallegrarmi per la scomparsa della falce e martello, come anticomunista? E invece no, non sono d'accordo, perché anche i regimi totalitari e dispotici vanno consegnati alla storia e non al cieco e ottuso fideismo. L'iconoclastia nei confronti dei simboli è sempre un gesto barbarico e poco riflessivo.
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