Il voto amministrativo in Spagna ha visto il crollo del partito socialista al governo, che è finito sotto di dieci punti percentuali rispetto al Partito Popolare all’opposizione.
In Germania il partito del Cancelliere Merkel subisce una disfatta dietro l’altra (l’ultima domenica a Brema dove addirittura ha avuto meno voti dei verdi) nonostante la Germania sia la nazione più virtuosa nella ripresa economica, mentre gli alleati di governo liberali rischiano di scomparire.
In Gran Bretagna le elezioni amministrative hanno visto il crollo del partito liberaldemocratico di Nick Clegg alleato al governo dei Conservatori.
Negli Stati Uniti, a novembre, i democratici hanno perso la maggioranza alla Camera, ridotto quella al Senato e lasciato sul campo numerosi governatori.
Non importa se il governo sia di destra o di sinistra, chi è al governo subisce le conseguenze del fatto che a lui viene imputata la responsabilità di tutto ciò che va male o lascia insoddisfatti.
In un tale quadro, quindi, il risultato delle elezioni amministrative di questo 2011 non rende l’Italia diversa dalle altre grandi nazioni occidentali.
La diversità, semmai, sta in due fatti, uno conseguenza dell’altro, che pongono, ancora una volta, l’Italia nella condizione di avere una democrazia limitata.
Non esiste alcuna valida alternativa a Berlusconi.
Perchè non può esservi alcuna alternativa se la coalizione di governo dovesse essere composta da una decina di partiti, ognuno dei quali con le proprie esigenze e, soprattutto con le proprie clientele da soddisfare.
La sinistra, infatti, può vincere, come ha fatto nel 1996 e nel 2006, solo con l’ammucchiata che rappresenti una sommatoria di voti, senza un programma che non sia fondato sul vampirismo fiscale per poi distribuire il maltolto alle varie lobbies.
Analogamente un governo della sinistra dovrebbe pagare dazio agli estremisti ideologici (dai centri sociali agli omosessuali, dalle femministe agli ambientalisti, dagli antiproibizionisti ai fautori dell’eutanasia ) accentuando da un lato la deriva morale della nazione e dall’altro negandoci i benefici del progresso.
Da tali caratteristiche dell’opposizione italiana, discende che le sconfitte della Maggioranza di Centro Destra, pur essendo trasformate in propaganda fondata sulla percezione degli eventi più eclatanti, non solo non sono paragonabili a quelle negli stati esteri, ma alla conta dei voti confermano che la Maggioranza resta tale e gli spostamenti nelle amministrazioni locali sono dovuti alla reazione dell’elettorato contro le cose che non vanno, un elettorato, però, che preferisce astenersi dal voto, ma che non voterebbe mai a sinistra e con la sua astensione chiede al Governo di fare quello per cui è stato eletto.
Leggendo i vari blog di Centro Destra, vedo che in tanti sfornano consigli e dicono quel che Berlusconi dovrebbe fare, persino in televisione e sulla carta stampa certi commentatori di ... peso che, quando si sono presentati all’elettorato in proprio, hanno solo raccolto ortaggi.
Impossibile comunque accontentarli tutti.
Dobbiamo invece guardare alla tendenza, la linea tracciata dai programmi e dalle azioni di governo, che sia quella giusta.
Che la tendenza sia quella di ridurre le imposte dirette e spostare la pressione fiscale dalle tasse sui redditi e sui risparmi, a quelle sull’utilizzo dei servizi in modo che ognuno paghi quello che consuma.
Che la tendenza sia quella di preservare il buon costume e le tradizioni nazionali.
Che la tendenza sia quella di difendere l’identità nazionale.
Che la tendenza sia quella di ridurre la presenza dello stato, ritirando i tentacoli del pubblico dalla vita di tutti i giorni.
Anche io preferirei che Berlusconi impugnasse il bisturi e cominciasse a tagliare spese e tasse, privatizzasse la rai, abolisse la par condicio, rivoluzionasse il sistema giudiziario.
Ma non si può.
La politica era e resta l’arte del possibile.
Per ora accontentiamoci di una tendenza e impegnamoci per lasciare fuori dal governo gli estremisti, con o senza il doppio petto.
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In Germania il partito del Cancelliere Merkel subisce una disfatta dietro l’altra (l’ultima domenica a Brema dove addirittura ha avuto meno voti dei verdi) nonostante la Germania sia la nazione più virtuosa nella ripresa economica, mentre gli alleati di governo liberali rischiano di scomparire.
In Gran Bretagna le elezioni amministrative hanno visto il crollo del partito liberaldemocratico di Nick Clegg alleato al governo dei Conservatori.
Negli Stati Uniti, a novembre, i democratici hanno perso la maggioranza alla Camera, ridotto quella al Senato e lasciato sul campo numerosi governatori.
Non importa se il governo sia di destra o di sinistra, chi è al governo subisce le conseguenze del fatto che a lui viene imputata la responsabilità di tutto ciò che va male o lascia insoddisfatti.
In un tale quadro, quindi, il risultato delle elezioni amministrative di questo 2011 non rende l’Italia diversa dalle altre grandi nazioni occidentali.
La diversità, semmai, sta in due fatti, uno conseguenza dell’altro, che pongono, ancora una volta, l’Italia nella condizione di avere una democrazia limitata.
Non esiste alcuna valida alternativa a Berlusconi.
Perchè non può esservi alcuna alternativa se la coalizione di governo dovesse essere composta da una decina di partiti, ognuno dei quali con le proprie esigenze e, soprattutto con le proprie clientele da soddisfare.
La sinistra, infatti, può vincere, come ha fatto nel 1996 e nel 2006, solo con l’ammucchiata che rappresenti una sommatoria di voti, senza un programma che non sia fondato sul vampirismo fiscale per poi distribuire il maltolto alle varie lobbies.
Analogamente un governo della sinistra dovrebbe pagare dazio agli estremisti ideologici (dai centri sociali agli omosessuali, dalle femministe agli ambientalisti, dagli antiproibizionisti ai fautori dell’eutanasia ) accentuando da un lato la deriva morale della nazione e dall’altro negandoci i benefici del progresso.
Da tali caratteristiche dell’opposizione italiana, discende che le sconfitte della Maggioranza di Centro Destra, pur essendo trasformate in propaganda fondata sulla percezione degli eventi più eclatanti, non solo non sono paragonabili a quelle negli stati esteri, ma alla conta dei voti confermano che la Maggioranza resta tale e gli spostamenti nelle amministrazioni locali sono dovuti alla reazione dell’elettorato contro le cose che non vanno, un elettorato, però, che preferisce astenersi dal voto, ma che non voterebbe mai a sinistra e con la sua astensione chiede al Governo di fare quello per cui è stato eletto.
Leggendo i vari blog di Centro Destra, vedo che in tanti sfornano consigli e dicono quel che Berlusconi dovrebbe fare, persino in televisione e sulla carta stampa certi commentatori di ... peso che, quando si sono presentati all’elettorato in proprio, hanno solo raccolto ortaggi.
Impossibile comunque accontentarli tutti.
Dobbiamo invece guardare alla tendenza, la linea tracciata dai programmi e dalle azioni di governo, che sia quella giusta.
Che la tendenza sia quella di ridurre le imposte dirette e spostare la pressione fiscale dalle tasse sui redditi e sui risparmi, a quelle sull’utilizzo dei servizi in modo che ognuno paghi quello che consuma.
Che la tendenza sia quella di preservare il buon costume e le tradizioni nazionali.
Che la tendenza sia quella di difendere l’identità nazionale.
Che la tendenza sia quella di ridurre la presenza dello stato, ritirando i tentacoli del pubblico dalla vita di tutti i giorni.
Anche io preferirei che Berlusconi impugnasse il bisturi e cominciasse a tagliare spese e tasse, privatizzasse la rai, abolisse la par condicio, rivoluzionasse il sistema giudiziario.
Ma non si può.
La politica era e resta l’arte del possibile.
Per ora accontentiamoci di una tendenza e impegnamoci per lasciare fuori dal governo gli estremisti, con o senza il doppio petto.
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2 commenti:
Sono abbastanza d'accordo. Ma penso anche che un "bagno di governo di sinistra" il popolo ogni tanto debba farlo, perchè si rammenti dell'insipienza insita nella sinistra stessa.
Così poi torna a votare ancora più coscientemente per il centro-destra.;)
Articolo eccellente per pacatezza e visione complessiva dei problemi reali. Il caso spagnolo dimostra esattamente come tra il dire (i programmi di svolta, inneggianti ad un progresso idealizzante, enunciati a suo tempo da Zapatero) e il fare (condizionato da clima, risorse, e situazione complessiva della Spagna) ci sia di mezzo...il mare (un mare di difficoltà e problemi).
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