Oggi inizia il dibattito parlamentare sull’intervento in guerra contro la Libia che terminerà con il voto previsto per venerdì.
Le posizioni sono note.
Anche io ho esposto le mie idee che posso sintetizzare con un no alla guerra contro Gheddafi, ma, visto che indietro non si può tornare, cercare di capitalizzare al meglio la nostra partecipazione in termini di lotta all’immigrazione, forniture di petrolio e gas a prezzi di favore e mantenimento dei contratti per le nostre imprese in Libia.
La posizione della Lega, pertanto, mi sta benissimo, soprattutto là dove chiede un termine finale all’impegno bellico, il rifiuto di imposizioni fiscali per finanziarlo e la messa sul tavolo dei rapporti con gli alleati della questione immigrazione (ovviamente non in chiave accoglienza, ma respingimento).
Per gli stessi motivi mi piacerebbe che la Maggioranza votasse contro, quindi bocciasse, tanto la mozione contro la guerra di Di Pietro, quanto le mozioni favorevoli alla guerra del pci/pds/ds/pd e dell’Udc.
Ma oggi mi piace rimarcare come i tempi della nostra politica, fondata sulla democrazia assembleare, non siano più adatti alla velocità con la quale si richiedono le decisioni operative.
I nostri aerei stanno già bombardando la Libia, ormai le missioni si sono succedute, è stato ucciso uno dei figli di Gheddafi con i nipoti.
Per dirla con Cesare: alea iacta est.
Indietro non si torna.
Che senso ha un dibattito con un voto conclusivo (dopo altri tre giorni di vuote chiacchiere ...) in cui, teoricamente, si potrebbe decidere di non partecipare alla guerra ?
Che senso ha bloccare il parlamento per parlare dei massimi sistemi, visto che le decisioni sono state prese e sono irreversibili se non,come propone la Lega, fissando un termine finale all’intervento, quando vi sono numerosi provvedimenti che attendono il voto favorevole, come il processo breve, la legge che regoli le intercettazioni, la riforma del sistema giudiziario ?
Se non ci mettiamo in testa che la nostra democrazia dovrà essere sempre più delegata ad un unico centro di comando che trovi la sua fonte di legittimazione nel voto popolare, regolarmente cadenzato nel tempo, rischiamo di rimanere sempre più indietro rispetto alla rapidità di decisione e di azione altrui, dovendo rincorrere, con il rispetto formale di tutte le norme parruccone del 1948, di una costituzione, cioè, che un gruppo di sorpassati ostinatamente con la testa rivolta al passato non vuole donare al museo delle antichità, quel che invece si potrebbe e si dovrebbe decidere in un ambito ristretto ed efficiente con una nuova costituzione di principi e con leggi ordinarie che adeguino, tempo per tempo, la vita formale a quella sostanziale.
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Le posizioni sono note.
Anche io ho esposto le mie idee che posso sintetizzare con un no alla guerra contro Gheddafi, ma, visto che indietro non si può tornare, cercare di capitalizzare al meglio la nostra partecipazione in termini di lotta all’immigrazione, forniture di petrolio e gas a prezzi di favore e mantenimento dei contratti per le nostre imprese in Libia.
La posizione della Lega, pertanto, mi sta benissimo, soprattutto là dove chiede un termine finale all’impegno bellico, il rifiuto di imposizioni fiscali per finanziarlo e la messa sul tavolo dei rapporti con gli alleati della questione immigrazione (ovviamente non in chiave accoglienza, ma respingimento).
Per gli stessi motivi mi piacerebbe che la Maggioranza votasse contro, quindi bocciasse, tanto la mozione contro la guerra di Di Pietro, quanto le mozioni favorevoli alla guerra del pci/pds/ds/pd e dell’Udc.
Ma oggi mi piace rimarcare come i tempi della nostra politica, fondata sulla democrazia assembleare, non siano più adatti alla velocità con la quale si richiedono le decisioni operative.
I nostri aerei stanno già bombardando la Libia, ormai le missioni si sono succedute, è stato ucciso uno dei figli di Gheddafi con i nipoti.
Per dirla con Cesare: alea iacta est.
Indietro non si torna.
Che senso ha un dibattito con un voto conclusivo (dopo altri tre giorni di vuote chiacchiere ...) in cui, teoricamente, si potrebbe decidere di non partecipare alla guerra ?
Che senso ha bloccare il parlamento per parlare dei massimi sistemi, visto che le decisioni sono state prese e sono irreversibili se non,come propone la Lega, fissando un termine finale all’intervento, quando vi sono numerosi provvedimenti che attendono il voto favorevole, come il processo breve, la legge che regoli le intercettazioni, la riforma del sistema giudiziario ?
Se non ci mettiamo in testa che la nostra democrazia dovrà essere sempre più delegata ad un unico centro di comando che trovi la sua fonte di legittimazione nel voto popolare, regolarmente cadenzato nel tempo, rischiamo di rimanere sempre più indietro rispetto alla rapidità di decisione e di azione altrui, dovendo rincorrere, con il rispetto formale di tutte le norme parruccone del 1948, di una costituzione, cioè, che un gruppo di sorpassati ostinatamente con la testa rivolta al passato non vuole donare al museo delle antichità, quel che invece si potrebbe e si dovrebbe decidere in un ambito ristretto ed efficiente con una nuova costituzione di principi e con leggi ordinarie che adeguino, tempo per tempo, la vita formale a quella sostanziale.
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