Anni fa, nei primi anni della mia esperienza lavorativa, avevo un collega che, capace, volonteroso, disponibile, pur tuttavia non riusciva a conquistare la fiducia dei superiori e arrancava nelle “retrovie”.
Un giorno ottenne la agognata promozione al grado superiore: dopo 6 anni e 11 mesi dalla precedente.
Cioè un solo mese prima dell’automatismo che sarebbe comunque scattato il mese successivo.
Con l’ironia, grazie alla quale riusciva sempre a sfogare le sue amarezze professionali, sbottò: ho ottenuto il minimo risultato con il massimo sforzo.
Quel collega mi è tornato alla mente leggendo dell’ipotesi di contratto siglata dalla triplice per i metalmeccanici.
127 euro in 30 mesi, poco più del recupero inflattivo (sperando che l’inflazione per il 2008 e 2009 non schizzi come si potrebbe arguire dai dati di dicembre) e in cambio un sabato lavorativo e una giornata di permesso rinviata all’anno successivo.
Chi ha firmato quel contratto fu tra coloro che ironizzarono sulle riduzioni delle tasse della riforma fiscale di Berlusconi e che, in media, aveva consentito un guadagno di 40 euro al mese.
Chi ha firmato quel contratto fu tra coloro che soffiò sul fuoco contro il Governo Berlusconi, organizzando scioperi (costosi per l’economia nazionale e per i singoli lavoratori) per poi piazzare a palazzo Chigi un tal Prodi che, assieme ai suoi degni compari, ha ulteriormente ridotto gli stipendi aumentando le tasse ed inventandosene di nuove.
I metalmeccanici, assieme ai pensionati, furono tra i più assidui frequentatori delle manifestazioni contro il Governo Berlusconi, credendo ad un futuro roseo una volta insediato a Roma, con i loro sacrifici, il “governo amico”.
Tanto amico che, oltre alle già ricordate gabelle, ha rifilato un protocollo sul welfare che, per consentire a 100000 persone in tutto di anticipare la data di pensione, crea ulteriori costi a carico di chi lavora che, poi, andrà (forse …) in pensione esattamente quando sarebbe andato con la Riforma Maroni.
E adesso un contratto, pronube il “ministro amico” del lavoro Damiano, che in sostanza ha “strappato” 7 euro in più rispetto alla proposta imprenditoriale, respinta con sdegno appena due giorni prima.
Il tutto, naturalmente, condito da giornate di sciopero che probabilmente hanno succhiato, con le relative trattenute, parte degli aumenti ottenuti.
Se non è il “minimo risultato con il massimo sforzo”, allora cos’è ?
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Un giorno ottenne la agognata promozione al grado superiore: dopo 6 anni e 11 mesi dalla precedente.
Cioè un solo mese prima dell’automatismo che sarebbe comunque scattato il mese successivo.
Con l’ironia, grazie alla quale riusciva sempre a sfogare le sue amarezze professionali, sbottò: ho ottenuto il minimo risultato con il massimo sforzo.
Quel collega mi è tornato alla mente leggendo dell’ipotesi di contratto siglata dalla triplice per i metalmeccanici.
127 euro in 30 mesi, poco più del recupero inflattivo (sperando che l’inflazione per il 2008 e 2009 non schizzi come si potrebbe arguire dai dati di dicembre) e in cambio un sabato lavorativo e una giornata di permesso rinviata all’anno successivo.
Chi ha firmato quel contratto fu tra coloro che ironizzarono sulle riduzioni delle tasse della riforma fiscale di Berlusconi e che, in media, aveva consentito un guadagno di 40 euro al mese.
Chi ha firmato quel contratto fu tra coloro che soffiò sul fuoco contro il Governo Berlusconi, organizzando scioperi (costosi per l’economia nazionale e per i singoli lavoratori) per poi piazzare a palazzo Chigi un tal Prodi che, assieme ai suoi degni compari, ha ulteriormente ridotto gli stipendi aumentando le tasse ed inventandosene di nuove.
I metalmeccanici, assieme ai pensionati, furono tra i più assidui frequentatori delle manifestazioni contro il Governo Berlusconi, credendo ad un futuro roseo una volta insediato a Roma, con i loro sacrifici, il “governo amico”.
Tanto amico che, oltre alle già ricordate gabelle, ha rifilato un protocollo sul welfare che, per consentire a 100000 persone in tutto di anticipare la data di pensione, crea ulteriori costi a carico di chi lavora che, poi, andrà (forse …) in pensione esattamente quando sarebbe andato con la Riforma Maroni.
E adesso un contratto, pronube il “ministro amico” del lavoro Damiano, che in sostanza ha “strappato” 7 euro in più rispetto alla proposta imprenditoriale, respinta con sdegno appena due giorni prima.
Il tutto, naturalmente, condito da giornate di sciopero che probabilmente hanno succhiato, con le relative trattenute, parte degli aumenti ottenuti.
Se non è il “minimo risultato con il massimo sforzo”, allora cos’è ?
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2 commenti:
Massimo
la mia risposta alla tua domanda l'hai già vista.....
ciao
Sarc.
E' proprio il caso di dire: ride bene, chi ride ultimo:-)
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