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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

06 gennaio 2008

Ragionevole la moratoria contro l'aborto

Una iniziativa del solito marpione Giuliano Ferrara, ha riaperto la discussione sulla legge 194/1978, quella che consentì l’interruzione della gravidanza, depenalizzandola e rendendola lecita in alcuni, limitati, casi, in cambio dello “zuccherino” concesso ai cattolici di una serie di norme – per lo più disapplicate – sull’informativa e sui consultori.
La legge fu poi confermata con larga maggioranza in un referendum svoltosi nel 1981.
Mi ricordo che nella campagna referendaria del 1974, quando si trattò di scegliere se confermare o abrogare la legge sul divorzio, venne anche fuori la questione aborto e, per tranquillizzare molti, davanti all’accusa che il divorzio era solo il primo passo verso una legislazione contraria alla comune morale cattolica, si negava la volontà di procedere con ulteriori leggi, come quella dell’aborto.
Nel 1978, in pieno regime consociativo, una debolissima Democrazia Cristiana, cedette su tutto il fronte e non fece nulla per impedire l’approvazione della legge abortista, in ciò “coadiuvata” da un papa vecchio e debole (Paolo VI) che infatti sarebbe morto 3 mesi dopo l’approvazione della legge, da un clima politico mondiale che sembrava preannunciare la vittoria totale del comunismo (presidente degli Stati Uniti il pessimo Jimmy Carter, democratico) e da una politica interna inquinata dal compromesso storico, dalla crescita delle brigate rosse (la legge fu approvata quando era appena stato trovato il cadavere di Aldo Moro) e dalla pusillanimità di molte strutture cattoliche, anche ecclesiastiche.
Nel 1981 i referendum sull’aborto, in realtà, furono due.
Uno radicale per ampliare la portata della legge e la possibilità di abortire, che fu bocciato con quasi il 90% dei voti contrari ed uno proposto dal Movimento per la Vita che si proponeva di restringere le possibilità di aborto e che fu bocciato con il 68% dei voti contro il 32% di sostenitori.
All’epoca votai “no” – cioè contrario alle modifiche – in entrambi i casi.
Per la cronaca nel 1974, referendum sul divorzio, non avevo la possibilità di votare, ma avrei votato “sì”, cioè favorevole all’abrogazione della norma divorzista.
Naturalmente le mie scelte – reali e virtuali – dell’epoca erano (e lo sono ancora oggi) influenzate dal quadro politico generale.
A 17 anni (1974) non ero più – come non lo sono ora - un cattolico praticante, ma ero, come sono sempre stato, visceralmente anticomunista.
L’MSI, unico partito assieme alla Dc che in ambedue le circostanze sostenne la battaglia per il “sì”, aveva una forte componente laica che, valutata anche la presenza di alcune tendenze neopagane, sarebbe stata orientata a sostenere la legge divorzista e successivamente abortista.
Ma Giorgio Almirante, lungimirante Leader della Destra, portò il partito a sostenere le ragioni del “no al divorzio”, pur essendo lui stesso un separato, sia per tutta una serie di motivazioni “tecniche” che non mancano mai, ma soprattutto – dal mio punto di vista – in base ad un ragionamento politico.
Sostenere la battaglia divorzista sarebbe stato un assist alla sinistra, un aiuto a legittimarla come forza di governo e avrebbe aperto le porte ad una possibilità di ingresso del PCI in una inedita formazione governativa che andava dal PLI (che già mostrava i sintomi del virus zanoniano) al PCI stesso ed alle frange estreme (Psiup, Lotta Continua, radicali).
Almirante aveva ragione.
Dopo la vittoria nel referendum del 1974, il PCI ottenne successi nelle amministrative del 1975, conquistando regioni, province e comuni come mai prima e le cui conseguenze stiamo pagando ancora oggi.
Napoli e Roma caddero nelle mani comuniste e grave è la responsabilità di alcuni ambienti liberali (forse oggi si chiamerebbero libertari …) in tali situazioni.
Non a caso Zanone – nel 1976 segretario di un irriconoscibile Pli - negli anni successivi alla fine della prima repubblica si schierò a sinistra diventando anche sindaco di Torino ed ora è senatore del pci/pds/ds/pd.
Nel 1981 la situazione era diversa.
Ronald Reagan aveva fortunatamente sostituito Carter e, a livello interno, la spallata comunista era stata, bene o male, assorbita dal muro di gomma della Dc, mentre in Vaticano sedeva un Pontefice straniero, dopo credo 400 anni, proveniente dalla martoriata Polonia, martire del comunismo.
Ma, soprattutto, il voto “politico” sui referendum di quell’anno era garantito dai temi “forti” quali ergastolo, porto d’armi e ordine pubblico, sui quali l’estrema sinistra cercava di ottenere consensi per disarmare Polizia e cittadini, per ridurre le pene ai delinquenti e per impedire l’uso di quegli strumenti – quali, ad esempio, il “fermo di polizia” – utili alla guerra contro il terrorismo.
Non a caso in questi referendum e nel referendum sull’aborto promosso dai radicali, la maggioranza degli italiani contrari alle proposte referendarie fu “bulgara”, mentre, ugualmente non a caso, la percentuale dei favorevoli alla proposta del referendum promosso dal Movimento per la Vita fu inferiore a quella dei favorevoli all’abrogazione del divorzio di 7 anni prima.
Sono personalmente convinto che se quel referendum fosse stato “unico”, senza la compagnia degli altri quesiti, la percentuale dei “si” sarebbe aumentata … almeno si sarebbe aggiunto anche il mio.
Evidente, quindi, la mia posizione che fa prevalere considerazioni di carattere politico a considerazioni di altro genere.
A me appare evidente che l’aborto sia un “uccidere” e che moralmente sia esecrabile.
Credo anche che, sempre moralmente, possa essere accettato il sacrificio di un essere umano se necessario per salvarne almeno un altro.
La legge 194, applicata rigorosamente, avrebbe potuto garantire che l’aborto sarebbe stato praticato solo in casi circoscritti nei quali la salute e la vita della madre fossero stati in pericolo.
Poiché non si può chiedere alle donne di essere tutte come Maria Goretti (che infatti è santa) anche in un concepimento derivante da una violenza dovrebbe poter essere consentito abortire legalmente.
Naturalmente applicando le norme "di contorno" della legge in modo che si possa illustrare le alternative possibili alla scelta di sopprimere una innocente vita umana.
Oggi, grazie ad uno che a quei tempi era un talebano dell’estremismo di sinistra, si concretizza la possibilità di una modifica della 194 in senso restrittivo, per dare maggiore tutela al nascituro.
La situazione generale è mutata.
Il femminismo, ancorché esistano ancora alcune sue vestali, è tramontato come è tramontata la stagione del “sessantotto” (di cui parleremo, sempre in chiave di ricordi personali, perché “io c’ero” e non ho mai portato l’eskimo !) che fece da humus per la diffusione di idee balzane sulla legislazione le cui conseguenze, però, stiamo pagando ancora oggi.
Allora non è peregrina l’idea di ripensare alla 194, per dare una compiuta attuazione alle sue norme, per impedire abusi che spesso motivano con passaggi della legge la semplice volontà, priva di reali motivazioni anche “tecniche” di non partorire.
E a questo proposito devo dire che quello che a me, degli abortisti e soprattutto delle femministe, ha sempre dato fastidio e alimentato ostilità nei loro confronti, è la pretesa che l’ultima parola spetti alla donna, con esclusione sostanziale del marito.
E’ ciò che ritrovo anche in alcuni commenti di questi giorni, che pongono in evidenza come sia la donna a doversi “gestire” la maternità come libera scelta.
Eh no !
La libera scelta deve essere “prima” del rapporto.
Se una non vuole la maternità deve provvedere e deve imporre al partner di provvedere a dotarsi di quegli strumenti ed assumere quelle sostanze che impediscono di ritrovarsi con una gravidanza indesiderata.
Se, però, la gravidanza si manifesta la scelta deve essere in regime di par condicio, con il parere del padre uguale a quello della madre e, in caso di dissenso, a prevalere deve essere la speranza che è sempre accesa da una nuova vita, perché lo stato deve garantire, in mancanza di motivi gravi, la vita del concepito che non può avere altra difesa se non quella della legge.
E qui sta la necessità di avere una legge che regoli l’eventualità di ricorrere all’aborto, ma che sia scritta avendo in mente l’interesse alla salvaguardia della vita umana, che sia quella della madre alla pari di quella del figlio, concepito con l’intervento necessario e irrinunciabile del padre, al quale spetta uguale voce in capitolo.
Ma la situazione è diversa anche nel quadro politico.
Se è vero che, con una facile battuta, si potrebbe dire che “se avessimo avuto l’aborto quando nacquero, oggi non avremmo i Prodi, i D’alema, i Veltroni” (magari ne avremmo altri ... peggiori è difficile, comunque …) è anche vero che come nel 1974 la vittoria nel referendum sul divorzio fece da volano per una fortissima avanzata comunista, così oggi una affermazione delle tesi favorevoli alla Vita potrebbe agevolare un cambiamento di mentalità, di prospettive e anche di sistema politico di cui beneficerebbero le forze del Centro Destra.
E’ quindi con la naturale diffidenza che provo vista l’origine (Giuliano Ferrara) della proposta, ma con la convinzione che possa essere utile, che personalmente auspico la revisione della 194, soprattutto dopo aver letto degli urlati “niet” opposti dalle erinni governative, tristi epigoni di un paleofemminismo da archiviare con la sua epoca.

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25 commenti:

Emanuel ha detto...

Caro Massimo,
seguo l'arogmento da tempo e con grande interesse. Avrei diverse cose da dira, ma mi limiterò ad alcune.
1) Tu dici che la 194 consente l'aborto "in alcuni, limitati, casi": in realtà non è così, basta leggere l'art.4 che consente l'IVG in per una varietà di condizioni. Non è come la legge spagnola o polacca che circoscrivono ad alcune circostanze (per es., stupro, rischio di vita, ecc.)
2) Tu citi i due referendum promossi dal Mpv e dai radicali. Faccio notare che mentre si riscorda spesso la deriva del referendum pro-life, che un discreto 32% lo prese, pochi ricordano di menzionare il fallimento di quello radicale, che voleva liberalizzare maggiormente l'aborto e che raccolse forse il 10%. Gli italiani, oggi come allora, non sono abortisti libertari: credo anzi che la mggioranza dei nostri compatrioti riprovi l'aborto per motivi economici o come forma di selezione eugeneitca o come metodo contraccetivo.
3) Sono superfavorevole anch'io alla revisione della legge, ma credo convenga andare con ordine.
Per le ragioni esposte nel punto 2, penso che l'opinione pubblica accetterebbe una campagna sulla revisione delle linee guida e sulla migliore applicazione della legge, mentre potrebbe essere impreparata ad accogliere una modifica di legge. Non dimientichiamoci che la 194 è, purtroppo, un simbolo.
Andiamo per gradi: cominciamo dalle linee guida e dalla prevenzione dell'aborto, in seguito si potrà proporre di toccare la normativa. Ricordiamoci il monito di PierFerdinando Casini: toccare la 194 potrebbe voler dire peggiorarla, con le attuali condizioni politiche.

A rileggerci
se vuoi passa sul mio blog!
Emanuel

marshall ha detto...

Dopo aver letto questo post, per me lungo come un'enciclica, racconto un episodio personale.
Fine anni '80, mia moglie era in dolce attesa. Ci recavamo periodicamente alla Clinica Mangiagalli. Di quelle visite ricordo i lamenti continui che uscivano dalle camere dove le pazienti venivano preparate all'intervento. Erano lamenti laceranti, sinistri, terrificanti, sgorganti dolore immane; a volte si lamentavano in coro: terminava una, iniziava un'altra e così via senza soluzione di continuità. Di chi fossero quei lamenti, inizialmente, io e mia moglie non ne conoscevamo la provenienza. Capimmo il tutto carpendo qua e la qualche informazione, perchè il personale era tutto "abbottonato".

Anonimo ha detto...

Giuliano Ferrara sta facendo lo sciopero della fame per rimettere in discussione la legge 194.
Non ho capito bene di che tipo di sciopero si tratti: se quello a cornetti e cappuccino o altro.
In ogni caso mi auguro che vada avanti, magari un passo più in là di quelli che faceva Marco Pannella (che perlomeno in ospedale qualche volta c'è finito) così è la volta buona che mi libero da una ex spia della CIA, craxiano e berlusconiano ortodosso pagato da chissà chi, che nel '68 quando c'erano i celerini a picchiare i manifestanti, scappava con l'altro compagno, Paolo Liguori.

fanculo censore...

Massimo ha detto...

Emanuel la 194 aveva origine dopo un dibattito in cui si riaffermava che la sua portata era circoscritta e non sarebbe stata usata per mero "piacere", cioè per evitare maternità semplicemente indesiderate, senza alcun motivo valido a supporto di tale decisione. Non è e non fu così, esattamente come fu una menzogna impostare la campagna referendaria sul divorzio dicendo che non ci sarebbero stati ulteriori passi verso le posizioni radicali. L'ho scritto per evidenziare l'inaffidabilità - ieri come oggi - delle affermazioni dei comunisti e dei loro alleati e questo come principio generale ... a buon intenditor ;-)
Casini mi sembra l'incarnazione del proverbio "la prudenza è la paura che cammina in punta di piedi". Con la paura, non si arriva da nessuna parte perchè non si parte nemmeno ...
Non sapevo che Ferrara stesse facendo lo sciopero della fame. Sicuramente gli farà bene anche se non arriverà mai alle vette comiche di Pannella. Quanto ai commenti sul passato suo e di Liguori sono valutazioni personali. In linea di massima apprezzo chi ha un ravvedimento operoso rispetto al proprio passato comunista, anche se per taluni personaggi, come Ferrara, mantengo una istintiva diffidenza.

Nessie ha detto...

Quella di Ferrara è una provocazione intelligente. Oggi con gli antifecondativi di cui disponiamo l'aborto non può essere più usato come mezzo anticoncenzionale, ma solo un atto di estrema ratio, come quelli da te citati Massimo. Quel che ha voluto sottolineare Ferrara nel suo articolo sul Foglio è il mezzo di selezione demografica e genetica dell'aborto oggi. In Cina si pratica l'aborto selettivo sulle bambine. Le femministe si incazzano. Ma allora care mie, perché chiamate il feto "grumo di materia" eppoi vi incavolate di fronte a una palese discriminazione sessuale come quella cinese? Evidentemente non di semplice "grumo di materia" si tratta. Ed è lì che vuole arrivare il bravo Ferrara. Ad aprire i varchi delle contraddizioni...

Anonimo ha detto...

Non e' stato uno sciopero della fame, e' stata una dieta liquida durata dal 24 dicembre al 1 gennaio. Prima di sparare cazzate, Lollo dovrebbe informarsi. Per taluni, l'aborto di mamma sarebbe stata una benedizione,avrebbe evitato a tutti noi di leggere stupidaggini a raffica.

S

Massimo ha detto...

Nessie la provocazione è sicuramente intelligente ed ha creato scompiglio. A volte da una provocazione può nascere qualcosa di buono per tutti.

"S": la battuta su una certa "utilità" dell'aborto l'avevo premessa anche io nel post :-)

Anonimo ha detto...

@: “S”apientone:

Giuliano Ferrara e la lotta all’aborto:
“C’è davvero bisogno di più esorcisti, anche l’interruzione di gravidanza è figlia del diavolo”

di Bruno Volpe

CITTA’ DEL VATICANO - "Il diavolo non dorme mai, abbiamo bisogno di più esorcisti, non ho dubbi. Satana esiste e si insinua nelle coscienze, nel secolarismo lancinante dei nostri tempi, nella cultura della morte e del peccato": parla così un ateo devoto, Giuliano Ferrara, direttore de ‘Il Foglio’.

(omissis)

Lei ha inziato anche uno sciopero della fame…

"Infatti. Ma il mio sciopero non ha lo stile ‘pannelliano’, non è ricattatorio ma laico: voglio dare un messaggio forte e spero di riuscirsi, sia pure nel limite delle mie possibilità".

(omissis)

Dunque, Ferrara, continua il Suo sciopero della fame anti-aborto?

"Non cambio idea: il mio sciopero della fame, a parte che alla salute, è servito a svegliare l'apatia di molta gente".

Ecco fatto, giusto per capire chi spara cazzate…

Ciao “S”figato, fattela tu una dieta liquida…

Anonimo ha detto...

La richiesta di moratoria sull’aborto lanciata da Giuliano Ferrara, cavalcata da Forza Italia, solennizzata dal cardinale Camillo Ruini e abbeverata dalla senatrice Paola Binetti mi sembra (giudizio personale!) anacronistica e fuori luogo (come quel cappellino rosso e buffo che indossa quell’omino vestito di bianco che parla con quel simpatico accento tedesco!).
“La legge 194 è datata” dice la Paola Binetti, anche la Binetti è datata dico io. Rimembro alla vetusta senatrice e agli adepti di quella setta della quale non ricordo mai il nome (Cattolicesimo forse? o Scientology?) che gli aborti ci sono sempre stati e sempre ci saranno (ahinoi… e nessuno ha mai brindato dopo un aborto!); una legge che contribuisca a combattere l’aborto clandestino e che fornisca alle donne le tutele e gli aiuti per una maternità consapevole c’è solo da TRENTANNI.

Anonimo ha detto...

Ho trovato su internet un INTERASSANTISSIMO filmato: "Il Grido Silenzioso" ("The Silent Scream").

Il filmato è un po' vecchiotto, ma rende bene comunque l'idea di cos'è stato e cos'è ancora l'aborto....


FILMATO IN ITALIANO (purtroppo tagliato, era troppo lungo. Ma comunque rende bene l'idea):

http://www.salpan.org/Temi_Index.htm

Per vedere il filmato cliccate sulla nomenclatura download "L'urlo del vostro bambino abortito".

FILMATO ORIGINALE (in inglese, non tagliato. Si capisce però abbastanza bene)

1) http://vids.myspace.com/index.cfm?fuseaction=vids.individual&videoid=4419641

2) http://vids.myspace.com/index.cfm?fuseaction=vids.individual&videoid=4419848

3) http://vids.myspace.com/index.cfm?fuseaction=vids.individual&videoid=4419950

4) http://vids.myspace.com/index.cfm?fuseaction=vids.individual&videoid=4420131

5) http://vids.myspace.com/index.cfm?fuseaction=vids.individual&videoid=4420290

Anonimo ha detto...

Salve
io andrei per gradi iniziando ad applicare quella parte della legge 194 sui consultori rlativi alla spiegazione delle possibilità alternative all'aborto, quali il non riconoscimento del neonato e quindi la successiva adozione.
Ho saputo che in alcune città sono attive associazioni che aiutano le puerpuere che rifiutano di abortire pur non volendo riconoscere il bambino. Aitui psicologici ed economici. Un modo per salvare vite senza forzare la volontà.

Massimo ha detto...

Patetico il tentativo di sminuire il messaggio del papa e la Storia della Chiesa. Talmente patetico da dimostrare quanto sia tuttora importante la Chiesa anche e soprattutto per chi prova ostilità nei suoi confronti. Perchè, come ha anche dimostrato Benedetto XVI con l'Angelus del 6 gennaio, l'indirizzo morale per un mondo più giusto. Noi siamo liberi di rifiutarlo, ma non possiamo negarne lo spessore e l'importanza.
Così è per l'aborto. Vi sono situazioni in cui in gioco ci sono due vite ed è lecita la (dolorosa) decisione di sacrificarne una per salvare l'altra. Ma che non lo si consideri un "bene", un "diritto" o una "conquista".

Anonimo ha detto...

Gentile signora Bartolini –
o, se preferisce, gentile signora Lario –
o, se preferisce, gentile signora Berlusconi,

le scrivo per una supplica.

Mi rivolgo a lei innanzitutto come donna, come donna che nel corso di un’intervista rilasciata a Maria Latella (Corriere della Sera, 8 aprile 2005) ritenne il caso di rendere noto – cito testualmente – quanto segue: “Ho avuto un aborto terapeutico, molti anni fa. Al quinto mese di gravidanza ho saputo che il bambino che aspettavo era malformato e per i due mesi successivi ho cercato di capire, con l’aiuto dei medici, che cosa potevo fare, che cosa fosse più giusto fare. Al settimo mese di gravidanza sono dolorosamente arrivata alla conclusione di dover abortire”.

Io do per certo che la dolorosa sequenza di eventi sia avvenuta dopo l’entrata in vigore della legge n. 194 del 22 maggio 1978, quella che consente l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi 90 giorni alla “donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito” (art. 4); e che la consente anche dopo i primi 90 giorni “(a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna; (b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna” (art. 6); ma che, “quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto”, recita che “l'interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui alla lettera (a) dell’articolo 6” (art. 7).

Do per certo, insomma, che la sua decisione sia stata presa – e l’aborto sia stato eseguito – perché in caso contrario la sua vita sarebbe stata in grave pericolo; lo do per certo perché al settimo mese, solitamente, le possibilità di vita autonoma di un feto sono assai elevate.

Mi rivolgo a lei come donna che ha provato – sulla sua pelle, come si è soliti dire in modo brutale ma efficace – l’immane dilacerazione tra due necessità che lei ha risolto essere irrimediabilmente divergenti.

Vengo al punto, vengo alla mia supplica:
faccia quanto le è possibile per mettere fine a quello che non ho esitazione a definire un vero sconcio.
Sto per suggerirle di intervenire con un atto di censura sulla libertà di espressione di chi dirige Il Foglio? Non mi permetterei mai: le chiedo di esercitare un diritto che Giuliano Ferrara riconosce pienamente ad un editore, come ha eccellentemente argomentato nel caso del licenziamento di Daniele Luttazzi da parte de La7. Vedrà, nel caso fosse rimosso dalla direzione del suo giornale, troverebbe facilmente di che vivere come dimostra il suo notorio curriculum.

Mi scuso se traggo conclusioni in sua vece, ma mi sembrano talmente conseguenti alla coerenza che non mi permetterei mai di non riconoscerle: lei non può essere editore di un foglio che s’è ridotto a mero strumento di propaganda (raffinata, quanto perniciosa) di un disegno che vede le donne come unico bersaglio.
Colgo l’occasione per porgerle i miei più distinti saluti.

L.C.

Massimo ha detto...

Mi sembra che la scelta descritta sia stata sofferta quindi con un approccio nei confronti dell'aborto come un "male" e non come un "diritto" o "conquista".
La richiesta di rimozione di Ferrara è, quindi, priva di fondamento :-D

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti. Lasciando da parte il caso politico in se stesso c'è una verità di fondo imprescindibile. Pur lasciando alla libera coscienza personale i singoli casi per un cattolico la vita è un diritto inalienabile per ogni uomo. Per tanto un cattolico non potrà mai dire che un omicidio può essere accettato. Piuttosto non capisco la critica alla Chiesa. La Chiesa ha come ruolo quello di dirigere le anime dei cattolici e di mostrare la strada nei tempi in cui ci si trova. Sacrosanta quindi ogni espressione del Vaticano su tematiche e leggi che non hanno solo un valore amministrativo, ma che esprimono principi. Sta alla sintesi politica, che dovrebbe rappresentare tutti, formare principi attraverso le leggi. Per quanto riguarda il ruolo dei partiti conservatori (che invece si rifanno direttamente alle tradizioni cattoliche italiane) il loro operato deve essere conseguente alla propria ideologia e quindi rappresentare la voce dei cattolici. Tutto questo però è solo una parte del discorso. Se si vuole affrontare veramente il tema alla radice dobbiamo chiederci se la vita è uno di quei valori in alienabili (sui quali non si discute mai, vd pena di morte) e, quindi, cosa è il feto? Perchè se diciamo che la vita è un bene inalienabile e che come diceva Aristotele il seme diventa albero perchè sono accumunati dalla stessa sostanza, beh allora, cattolici o meno, l'aborto è un omicidio.
Un caro abbraccio. Deco

Anonimo ha detto...

La chiesa ha la memoria corta, per quello che vuole:

"La chiesa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall'autorità civile. Anzi, essa rinunzierà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni." (dal cap. 76 della costituzione pastorale Gaudium et Spes promulgata dal papa Paolo VI l'8 dicembre 1965.)

In questi giorni agli italiani tocca pagare la seconda rata dell'ICI. La chiesa però non pagherà un euro sul suo sterminato patrimonio immobiliare adibito a usi commerciali per una norma votata a larga maggioranza in questa finanziaria...

Abraham Lincoln diceva: “Potete ingannare tutti per qualche tempo e alcuni per tutto il tempo, ma non potete ingannare tutti per tutto il tempo”

Massimo ha detto...

Aziz, ma perchè ci offri simili assist per mostrare la tua ignoranza ?
Perchè voialtri non cercate di collegare il cervello alla digitazione ?
La seconda rata Ici è stata pagata non "in questi giorni" ma entro il 17 dicembre, quasi un mese fa.
E la Chiesa sta operando esattamente nel senso indicato, perchè se dovesse pagare Ici per i luoghi di culto e dedicati alle opere di beneficenza (e con quali aliquote ? ville ? castelli ? abitazioni ? magazzini ?) non avrebbe più denaro per sopperire alle esigenze dei diseredati.
La battaglia non è far pagare l'Ici alla Chiesa, ma non doverla più pagare neppure noi, perchè dopo che si pagano altissime tasse sul reddito, si dovrebbe solo pagare il corrispettivo di servizi ricevuti e non altre tasse a vario titolo.

Anonimo ha detto...

Lollo, purtroppo per noi, ripeto,mamma tua non ti ha abortito.
Ferrara ha seguito una dieta liquida e non uno sciopero della fame; chi legge Il Foglio lo sa, tu sei un cretino quindi leggi solo Repubblica.
Sciopero o no,non ha importanza.
Invece tu resti un idiota che non dovrebbe neanche discutere di aborto,non hai la cultura per farlo: basta vedere a cosa ti attacchi per far scadere la discussione.

S

Anonimo ha detto...

Massimo mi hai rubato le parole di bocca!

Massimo ha detto...

Il commentatore "Lollo" ha risposto a "S". Poichè però il suo scritto contiene anche delle volgarità sono costretto a riproporlo "purgato" di tali espressioni. Con l'avvertenza che la prossima volta non mi impegnerò nel copia, taglia e incolla ma casserò l'intero commento..


Lollo scrive alle 11,49 del 13 gennaio 2008:
Omissis
E’ vero, hai ragione.
Io avevo solo letto le SUE dichiarazioni nell’intervista di Bruno Volpe del 29 dicembre (dove, per due volte, parla SOLO di digiuno) e invece mi ero perso l’annuncio ufficiale dal Foglio il 22 dicembre: “Una dieta semplice, che consiste nell’assumere soltanto liquidi dalla vigilia di Natale (dalla mattina della vigilia di Natale) al primo dell’anno (alla mattina del primo giorno del 2008). Non lo chiamo digiuno perché sono grasso e blablabla…”
(Tra l’altro, dico io, lui non è grasso, è TROPPO pieno di sé…)

Ora, a maggior ragione, non riesco trattenere le risate. Mi chiedo: ma Ferrara, per trascorrere una salutare settimana a base di caffellatte, spremute & brodini (occhio però, scorrendo i vari post sul diario della dieta si scopre che ha già trasgredito, sgranocchiando qualche noce), aveva proprio bisogno della scusa della battaglia sull’aborto? Ignorando alcune cose molto importanti, che nei paesi dove l'aborto è legale il numero di aborti è sceso e che dove è illegale molti sono i casi di aborti clandestini in cui a causa della scarsa igiene e dei mezzi adoperati (tipo le grucce di filo di ferro)le donne muoiono o restano sterili.
Lui è poi quello che fa il tifo per gli americani che bombardano civili e bambini in Iraq e in Afghanistan strano modo di tutela della vita: poche cellule NO, bambini e adulti inermi SI.

Io sono convinto che le religioni siano pericolose. Operano un plagio di massa che ha una funzione sociale di controllo; e che diventa pericolosissimo quando la religione tende a far coincidere il peccato col reato, e a condizionare l'attività dei governi. Gli esempi sono sempre all'ordine del giorno (staminali, pacs, eutanasia) e ormai insopportabili. Ricorderete come la Chiesa si sia opposta alla ricerca sulle staminali degli embrioni perché «l'embrione è uno di noi, è già persona». C'erano però tre contro-argomenti formidabili: a) Quello teologico. S.Tommaso nega agli embrioni la resurrezione, in quanto privi di anima razionale, e pertanto non ancora esseri umani. (Supplemento alla Summa Theologiae, 80, 4); b) Quello pragmatico. La Chiesa nega il battesimo ai feti abortiti in modo spontaneo. Nella prassi, cioè, la Chiesa non considera il feto una persona finché non nasce vivo. C) Quello naturale. Di tutti i concepiti, solo il 15-20% riesce ad annidarsi nell'utero materno. La natura stessa, cioè, non tutela così tanto il diritto alla vita del concepito, diritto che però si arroga la Chiesa. È stata poi la scienza, e non la religione, a scoprire, poco fa, che è possibile ricavare cellule staminali anche da tessuti adulti. Con la nuova ricerca sulle staminali, gli scienziati ritengono che adesso potremmo fare grandi progressi, dalla cura del Parkinson alla rigenerazione della spina dorsale nel centrosinistra. Abbiamo poi visto le mille pressioni vaticane per ostacolare prima i pacs, poi i dico, e adesso i cus. La Chiesa ostacola i patti civili perché minacciano la santità del matrimonio, come se si potesse considerare sacro tutto quello che si fa davanti a un sacerdote. In realtà, lo sappiamo, il motivo vero è che la Chiesa teme le unioni omosessuali. Ma se è un tema così importante, com'è che Gesù non dice una parola in proposito? Gesù non dice una parola su questo, ma tante sulla tolleranza, l'accettazione, il non giudicare, il frequentare i reietti e gli ultimi. La Bibbia dice: «Non guardare la pagliuzza nell'occhio del tuo vicino, ma la trave nel tuo occhio».
E non dimentico che, grazie alla rivoluzione francese, le adultere occidentali non vengono lapidate... Ratzi attacca l'illuminismo, ma la Chiesa in 18 secoli non abolì la schiavitù, cosa che fece la Prima Repubblica francese del 1794.

omissis mi parli di “cultura” per poter parlare di aborto e invece, rileggendo i tuoi 2 post, trovo solo insulti. Hai delle opinioni ? degli argomenti?
Eddai, sono proprio impaziente di farmi una “cultura”

Omissis

Anonimo ha detto...

Scusa massimo ma "mamma tua non ti ha abortito" scritto da S non lo ritieni una volgarità? e perchè?

Massimo ha detto...

Ferrara mi è sembrato più onesto di Pannella nel dichiarare in cosa consiste la sua azione di protesta e anche più efficace nell'ottenere risultati, senza tante drammatizzazioni.

Il solito attacco alla Chiesa invece mostra l'attitudine al Bignami, estrapolando qualche frasetta che può tornare utile e cannando clamorosamente quando si paragona una impostazione teologica sulla salvezza del feto alla pratica abortiva.
La Chiesa tutela la vita sin dal suo concepimento e questo indipendentemente dal fatto che tutti, teologicamente, nasciamo macchiati del peccato originale. Quando ero piccolo nelal lezione di catechismo si sviluppava il tema del "limbo", di quel luogo, cioè, in cui finivano i bambini che morivano prima di poter ricevere il battesimo.
Questo non significa giustificare l'infanticidio ... :-D

Si passa poi, di palo in frasca, alle unioni omosessuali. Dimenticando che il matrimonio non è solo regligioso ma è anche istituto civile. E il matrimonio non può che essere tra uomo e donna, perchè la famiglia non può che essere composta da madre, padre e figli. Gesù non ha detto nulla, perchè non c'è necessità di dire nulla trattandosi di una composizione naturale, al punto che, per nascere umano, Gesù stesso ha "composto" una famiglia con uomo e donna e non con due uomoni o due donne ... :-D

La rivoluzione francese.
La Francia repubblicana avrà anche abolità la schiavitù prima della Chiesa, ma quanti sono morti a causa del fondamentalismo dei vari Robespierre e Napoleone ?
Ecco un esempio di come la strada per l'Inferno sia lastricata di buone intenzioni ... :-D

Massimo ha detto...

Sicuramente è una caduta di stile ma rientrava nella polemica che si era aperta tra voi due. Tu hai ecceduto nell'uso dei termini.

Anonimo ha detto...

"mamma tua non ti ha abortito", "cretino" e "idiota" a me parevano insulti gratuiti, se per te non é così va bene lo stesso, anche su questo non siamo d'acordo...

Apprezzo invece il TUO modo di controbattere e argomentare tesi che non condividi, così si dovrebbe fare...

@: S
“Quando ci si accorge che l’avversario è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi dall’oggetto della contesa (dato che lì si ha partita persa) al contendente e si attacchi in qualche modo la sua persona.” (Arthur Schopenhauer)

Massimo ha detto...

Beh ... tu l'avevi chiamato sfigato ...
E' comunque difficile riuscire a definire uno spartiacque tra l'insulto volgare e la caduta di stile, cercando nel contempo di mantenere aperta la discussione.
Si rischia da un lato di cancellare molto, dall'altro di far degenerare il tutto ad una rissa da bar. :-)