I talebani del politicamente corretto hanno trovato una nuova occasione per vibrare di sdegno, arrotando le loro “erre” che, per l’occasione, fanno tanto snob.
A Parma sette Agenti della Polizia Municipale sono stati additati al pubblico ludibrio per aver usato metodi troppo decisi per ridurre all’impotenza un ragazzo di 22 anni che era scappato alla loro intimazione di esibire i documenti.
Il fatto non meriterebbe neppure una riga in cronaca: all’alt delle Forze dell’Ordine ci si deve fermare e alla richiesta di documenti li si devono esibire.
Se si scappa, gli Agenti hanno tutta l’autorità di bloccarti e di renderti innocuo, anche usando la forza.
Purtroppo per la Polizia Municipale, il ragazzo in questione è un negro e, di questi tempi, ciò significa godere di una particolare tutela ed essere “nella manica” dei talebani del politicamente corretto.
Quelli, per intenderci, che hanno le scalmane se si usa il termine “negro”, ma che non hanno alcuna riserva a definire Berlusconi “nano pelato” o il Papa “Pastore Tedesco” a dimostrazione della loro "coerenza intellettuale".
Prova d’accusa una busta, consegnata ai genitori del fermato, contenente gli effetti personali e sulla quale era scritto “Emanuel negro”.
Schiacciante dimostrazione di razzismo, secondo i suddetti talebani, perché giammai si usa il termine “negro” e sicuramente la Polizia Municipale ha volutamente offeso consegnando una busta con tale scritta.
Ora, a me piacerebbe sapere perché deve essere offensivo declinare una realtà che anche il più fanatico dei talebani non può negare: un negro è negro.
Come un bianco è bianco, un biondo, biondo e un calvo, calvo.
E’ un dato di fatto.
Sappiamo benissimo che il “politicamente corretto”, l'unico, vero, autentico Male Assoluto di questi tempi, vuole che uno spazzino sia chiamato “operatore ecologico”, un becchino “addetto cimiteriale”, un bidello “assistente scolastico”, ma la realtà, cambiando il nome, resta sempre uguale e, quindi, non vi è alcun male a definire negro un negro, bidello un bidello, spazzino uno spazzino, becchino un becchino.
Solo chi passa il suo tempo – evidentemente non avendo necessità più impellenti – ad elucubrare simili masturbazioni mentali può dare in escandescenze se si dice pane al pane e vino al vino.
Naturalmente la parolina inflazionata ed abusata è “razzismo”.
Razzista, per costoro, è chiunque non si genuflette al politicamente corretto, ma questi talebani non si rendono conto che, così facendo, mostrano al colto e all’inclita che gli unici, veri razzisti sono loro, che vogliono discriminare e occultare la realtà, per confezionarne una virtuale e, in tal modo, accusano ingiustamente chi non ha tempo da perdere con gli snobismi lessicali.
Entra ne
A Parma sette Agenti della Polizia Municipale sono stati additati al pubblico ludibrio per aver usato metodi troppo decisi per ridurre all’impotenza un ragazzo di 22 anni che era scappato alla loro intimazione di esibire i documenti.
Il fatto non meriterebbe neppure una riga in cronaca: all’alt delle Forze dell’Ordine ci si deve fermare e alla richiesta di documenti li si devono esibire.
Se si scappa, gli Agenti hanno tutta l’autorità di bloccarti e di renderti innocuo, anche usando la forza.
Purtroppo per la Polizia Municipale, il ragazzo in questione è un negro e, di questi tempi, ciò significa godere di una particolare tutela ed essere “nella manica” dei talebani del politicamente corretto.
Quelli, per intenderci, che hanno le scalmane se si usa il termine “negro”, ma che non hanno alcuna riserva a definire Berlusconi “nano pelato” o il Papa “Pastore Tedesco” a dimostrazione della loro "coerenza intellettuale".
Prova d’accusa una busta, consegnata ai genitori del fermato, contenente gli effetti personali e sulla quale era scritto “Emanuel negro”.
Schiacciante dimostrazione di razzismo, secondo i suddetti talebani, perché giammai si usa il termine “negro” e sicuramente la Polizia Municipale ha volutamente offeso consegnando una busta con tale scritta.
Ora, a me piacerebbe sapere perché deve essere offensivo declinare una realtà che anche il più fanatico dei talebani non può negare: un negro è negro.
Come un bianco è bianco, un biondo, biondo e un calvo, calvo.
E’ un dato di fatto.
Sappiamo benissimo che il “politicamente corretto”, l'unico, vero, autentico Male Assoluto di questi tempi, vuole che uno spazzino sia chiamato “operatore ecologico”, un becchino “addetto cimiteriale”, un bidello “assistente scolastico”, ma la realtà, cambiando il nome, resta sempre uguale e, quindi, non vi è alcun male a definire negro un negro, bidello un bidello, spazzino uno spazzino, becchino un becchino.
Solo chi passa il suo tempo – evidentemente non avendo necessità più impellenti – ad elucubrare simili masturbazioni mentali può dare in escandescenze se si dice pane al pane e vino al vino.
Naturalmente la parolina inflazionata ed abusata è “razzismo”.
Razzista, per costoro, è chiunque non si genuflette al politicamente corretto, ma questi talebani non si rendono conto che, così facendo, mostrano al colto e all’inclita che gli unici, veri razzisti sono loro, che vogliono discriminare e occultare la realtà, per confezionarne una virtuale e, in tal modo, accusano ingiustamente chi non ha tempo da perdere con gli snobismi lessicali.
Entra ne
2 commenti:
Andiamo avanti col lessico a cura di questi Epurator del linguaggio all'insegna del correttismo politico?
Il cieco è un "non vedente", il sordo è "non udente", il barbone è un homeless, l'handicappato e il disabile è un "diversamente abile". Mentre tutti noi non siamo normali o nella norma, ma "normodotati".
Intanto i veri talebani terroristi possono minacciare puntando la pistola contro il "nano" Brunetta. Che per inciso è stato chiamato razzisticamente "nano" anche da Furio Colombo. Mi piacerebbe sapere il sinedrio ebraico cosa avrebbe replicato se il povero Brunetta gli avesse sottolineato il suo essere appartenente ad "altra minoranza religiosa". Più che snobismo lessicale, qui siamo al terrorismo terminologico e al ricatto morale. Ciao Massimo.
Parole sante !
Posta un commento