Ero fortemente restio a scrivere sul cosiddetto “testamento biologico”.
Non ritengo una legge in materia una priorità, vi sono tante altre precedenze.
La sortita, ad appena dieci giorni dalla morte della figlia, di Giuseppe Englaro mi induce però a prendere posizione.
In occasione del generoso tentativo del Governo Berlusconi di impedire che una giovane donna disabile fosse lasciata morire sottraendole nutrimento ed idratazione, la canea sinistra gridò alla strumentalizzazione.
Probabilmente perché è costume della sinistra di sfruttare biecamente le vicende più tristi della storia patria (le liste del pci/pds/ds/pd sono state riempite più e più volte di vedove e di “parenti delle vittime”) allora hanno pensato di attribuire agli altri gli stessi criteri di ragionamento e comportamento.
Napolitano, come tutti sappiamo, ha impedito che il decreto legge del Governo fosse promulgato e, nelle more del voto parlamentare, la giovane donna è morta per le complicazioni derivate dalla mancata idratazione, cosa che, dalla verifica della magistratura, è apparso compatibile con il famigerato protocollo che doveva accompagnare alla morte quella persona.
Detto in modo brutale: era previsto che sottraendo alimentazione e idratazione sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe soppresso una vita.
Un pensiero che farebbe inorridire qualsiasi persona civile.
Proprio per tale ragione il punto qualificante di una legge che non dovrebbe aver bisogno di essere né discussa, né necessaria, dice chiaramente che non si può lasciare morire una persona di fame e di sete.
I radicali, da sempre portatori di una cultura che è totalmente estranea a chi ama la vita, cercano ora di convincerci, con l’esagerazione tipica del loro modo di essere, che sarebbe una “tortura” nutrire ed idratare una persona ancora in vita.
Per questo hanno organizzato una manifestazione, alla quale prenderà telefonicamente parte il signor Englaro che, in questo modo, si affianca alle vedove Welby e Concione e rende manifesto chi ha agito senza secondi fini e chi, invece, cerca di sfruttare la naturale commozione per una triste vicenda come comunque è – da qualunque parte la si guardi – quella di Eluana Englaro, per sostenere una battaglia che ritengo appartenente ad una cultura che è solo decadenza.
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Non ritengo una legge in materia una priorità, vi sono tante altre precedenze.
La sortita, ad appena dieci giorni dalla morte della figlia, di Giuseppe Englaro mi induce però a prendere posizione.
In occasione del generoso tentativo del Governo Berlusconi di impedire che una giovane donna disabile fosse lasciata morire sottraendole nutrimento ed idratazione, la canea sinistra gridò alla strumentalizzazione.
Probabilmente perché è costume della sinistra di sfruttare biecamente le vicende più tristi della storia patria (le liste del pci/pds/ds/pd sono state riempite più e più volte di vedove e di “parenti delle vittime”) allora hanno pensato di attribuire agli altri gli stessi criteri di ragionamento e comportamento.
Napolitano, come tutti sappiamo, ha impedito che il decreto legge del Governo fosse promulgato e, nelle more del voto parlamentare, la giovane donna è morta per le complicazioni derivate dalla mancata idratazione, cosa che, dalla verifica della magistratura, è apparso compatibile con il famigerato protocollo che doveva accompagnare alla morte quella persona.
Detto in modo brutale: era previsto che sottraendo alimentazione e idratazione sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe soppresso una vita.
Un pensiero che farebbe inorridire qualsiasi persona civile.
Proprio per tale ragione il punto qualificante di una legge che non dovrebbe aver bisogno di essere né discussa, né necessaria, dice chiaramente che non si può lasciare morire una persona di fame e di sete.
I radicali, da sempre portatori di una cultura che è totalmente estranea a chi ama la vita, cercano ora di convincerci, con l’esagerazione tipica del loro modo di essere, che sarebbe una “tortura” nutrire ed idratare una persona ancora in vita.
Per questo hanno organizzato una manifestazione, alla quale prenderà telefonicamente parte il signor Englaro che, in questo modo, si affianca alle vedove Welby e Concione e rende manifesto chi ha agito senza secondi fini e chi, invece, cerca di sfruttare la naturale commozione per una triste vicenda come comunque è – da qualunque parte la si guardi – quella di Eluana Englaro, per sostenere una battaglia che ritengo appartenente ad una cultura che è solo decadenza.
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9 commenti:
se mi è permesso vorrei condividere la mia riflessione: al di là delle convinzioni personali in materia, le sentenze definitive non hanno proprio alcuna rilevanza? non è preoccupante che, dopo tre gradi di giudizio che hanno stabilito se una cosa si può o non si può fare, la sentenza sgradita venga semplicemente rifiutata e sovvertita con un ddl ad hoc? che senso hanno allora la separazione dei poteri e l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, se poi chi governa ne è al di sopra, decidendo secondo le proprie convenienze o convinzioni quali sentenze ritiene di dover rispettare e quali no?
Le sentenze definitive hanno da tempo perso ogni rilevanza in Italia e proprio per mano di chi, oggi, cerca di giustificare in tal modo il più che discutibile comportamento di Napolitano.
Ricordo, ad esempio, Adriano Sofri, condannato con sentenza passata in giudicato, dopo ben 8 processi a testimonianza della massima tutela garantista, che è ora libero, anche di "insegnare" e di guardarsi le partite di calcio allo stadio, senza aver neppure scontato un terzo della pena cui era stato condannato (22 anni).
Oppure Silvia Baraldini, condannata all'ergastolo ed estradata in Italia con l'impegno di farle scontare la pena nelle patrie galere sul presupposto che fosse "gravemente malata" eppure da oltre 10 anni è totalmente libera.
Ma c'è di più.
La magistratura ha surrettiziamente, con tali sentenze, esercitato una funzione non sua, visto che ha deciso senza che vi fosse una legge e non spetta alla magistratura legiferare.
Per finire alla scarsa credibilità che, ormai, ha la magistratura italiana, per cui vediamo quanto siano ideologiche quelle sentenze che, pertanto, non hanno, nella coscienza collettiva, quell'alone di sacralità che, con un'altra gestione della giustizia, dovrebbero e potrebbero avere.
tralasciando l'ennesima sbrodolata sui comunisti impuniti quando il nostro presidente del consiglio e' plurindagato (nonche' prescritto e pure condannato se non si fosse scritto la legge apposta) e non soltanto in Italia, non posso fare a meno di notare che evidentemente il diritto non e' il tuo campo. quando ci si rivolge a un giudice per dirimere una controversia, questo e' tenuto a decidere per mezzo delle norme che sono in quel momento a sua disposizione. non puo' aspettare, per poter decidere, che al berlusconi di turno torni comodo scrivere una legge per ragioni strumentali (dopo che per anni, non settimane, a nessuno era fregato nulla del caso specifico nonostante si fosse persino cercato di portarlo all'attenzione delle istituzioni).
inoltre non ho mai detto che la magistratura debba legiferare, ma che alla base dello stato di diritto sta l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, che rimane un miraggio se alcuni cittadini sono "piu' uguali degli altri" ed aggirano le sentenze scrivendo leggi su misura per se' o per altri.
infine, le sentenze potranno talvolta essere ideologiche ma quantomeno sono basate sulla legge e non sulle convinzioni personali (se non addirittura la mera convenienza) di singoli individui. mi sembra piuttosto che ai tuoi occhi una sentenza sia "ideologica" se non la condividi, "legittima" altrimenti. oppure diciamo anche che chi ha concesso la semiliberta' a mambro e fioravanti con una mezza dozzina di ergastoli a testa sul groppone era un giudice fascista?
Carissimo,
su questa precisa questione la vedo differentemente. Io credo che il punto giusto dove si DEVE fermare lo Stato, le sue leggi, è nel FAR RISPETTARE la volontà del paziente. Questo è degno di uni stato liberale. Perchè mentre una questione come i matrimoni gay, che se parificati, porterebbero alle adozioni e quindi avremo due "luxuri" che raccontano favolette trans ai pargoletti la sera (AUGH!!!) quella sul proprio FINE VITA non è materia che va sindacata "democraticamente" con l'opinione altrui.Il medico mi informa sulle POSSIBILITà ed io dirò fino a che puntosono disposto a seguirlo. e QUANDO dire OK basta. Solo rispettando i liberi convincimenti di ognuno posso dare DIGNITA' a quelle vite. ha fatto sorgere dubbi anche a me il vociferare di impegno politico da parte del padre... aveva sempre detto che a lui interessava far rispettare levolontà della figlia... e non "altro"-
un caro saluto
Gabbiano: lo so che su questi temi non la pensiamo allo stesso modo. Ma io ritengo che la Vita sia un bene indisponibile e credo che non dovrebbe esserci bisogno di alcuna legge per dire che non si interrompe nutrimento e idratazione ad una persona. Ed ho molte riserve sul fatto che una persona che, ancora, sta relativamente bene possa decidere di farsi uccidere. Perchè potrebbe cambiare idea e non avere più la possibilità di manifestarlo.
Elino. Senza offesa, ma non posso non provare una punta di tenerezza per quel che scrivi e che ti rende manifesto molto, ma molto giovane. Da quasi 30 anni la mia professione è nel diritto e subito dopo la laurea la pensavo come te. Poi i primi (inutili e lunghissimi) rinvii, la spocchia dei magistrati che non ti ricevono e quando lo fanno sono insofferenti alle piccole (ma importantissime per quelli coinvolti) cause che mai avranno spazio sugli annali della giurisprudenza e, ancor meno, sulla stampa, le non decisioni sulle eccezioni che dovrebbero essere preliminari e vengono prese in esame solo dopo mesi, tenendo magari in ballo persone che ne soffrono per questo, l'inesperienza con la quale i magistrati più giovani, a quel posto solo per aver vinto un concorso, affrontano tematiche che per padri di famiglia sono la vita, mi hanno fatto prendere coscienza che tra la teoria e la realtà c'è una differenza come tra il giorno e la notte. C'è un proverbio popolare che dice: vale più la pratica che la grammatica. Ecco perchè sostengo la necessità che i magistrati siano scelti tra chi è già esperto di diritto: avvocati, giuristi, docenti, che comunque abbiano già esperienza e conoscenza. Non che questa sia accumulata operando sul "paziente".
E, se permetti, quand'anche Berlusconi fosse quel corruttore che è teorizzato da una certa magistratura (ed io non credo a quelli che sono e restano solo teoremi !), resta una abissale differenza tra l'essere un corruttore ed essere un terrorista o un assassino. Ripassa fra una ventina d'anni, probabilmente, se Berlusconi e la Lega non riusciranno a compiere il miracolo della riforma della giustizia, la penserai come me.
francamente mi sfugge la pertinenza della tua risposta in relazione al mio commento. cosa c'entrano la riforma della magistratura e la differenza tra la teoria e la pratica? ripeto che quello che ritengo pericoloso è il principio per cui se una sentenza non piace, per qualsiasi ragione, al presidente del consiglio, questi modifichi la legge in modo da invalidare la sentenza stessa. capisco che il tuo auspicare il ritorno ad uno stato dittatoriale si sposi perfettamente con una simile prerogativa dell'eventuale "dictator" e con la conseguente soppressione dello stato di diritto e del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, però abbiamo almeno il buon gusto di non chiamare questa situazione "democrazia".
Decadenza? Questa è la sottocultura dei lemmings, quegli animaletti che si distruggono da sé. Voler far passare per morte dignitosa la subcultura della distruttività è un'altra delle minchiate radicali, che sono la punta di diamante degli ambienti massoni. Sono quattro gatti e ricevono sempre denaro a palate: chissà da chi, e come mai...Ho scritto anch'io sull'argomento.
Elino. Ti sfugge perchè hai la testa piena di teoria. La pratica è ben altro e la Giustizia, con la "G" maiuscola, si fa nel concreto, non con le teorie. Quand'anche fossero corrette. Quanto al "dictator" mi sa proprio che tu non abbia capito quello che ho scritto.
Nessie. D'accordo su tanto, non sulla attribuzione alla Massoneria di tutti i mali di questo mondo. Nella fattispecie quel che i radicali cercano di propagandare è il nulla, la morte. Sono cioè dei nichilisti. La Massoneria, al contrario, ha una proposta spirituale. Che non corrisponde con quella della Chiesa, ma che è ben lontana dal nichilismo radicale.
Allora, per ciò che riguarda i Radicali, facciamo che sono finanziate dalle lobby laiciste transnazionali. E comunque, quando vedi qualcosa di "spirituale" nella Massoneria, fammi un fischio. Io non sono di certo una millenarista, ma se c'è stata un'enciclica papale (Inimica Vis) contro di lei, un perché ci sarà.
http://it.wikipedia.org/wiki/Inimica_Vis
e qui: http://www.totustuus.biz/users/magistero/l13inimi.htm
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