Come era prevedibile il tema del c.d. “negazionismo” torna sempre a galla e, questa volta, è stata il Cancelliere tedesco, cioè l’ “erede” di chi, da ultimo, ha innescato la miccia, che si è permessa di chiedere le credenziali al Papa.
Da sempre sono appassionato di ricerche storiche e non a caso oltre ad essermi laureato in Storia del Diritto Romano, ho anche sostenuto tutti gli esami di quel settore, ivi inclusi Esegesi delle Fonti del Diritto Romano e Papirologia Giuridica.
Ogni studioso di storia ha i suoi periodi preferiti che approfondisce con piacere e nei quali, da dilettante o da professionista si specializza e, per quanto mi riguarda, le vicende legate alla seconda guerra mondiale non rientrano tra i miei interessi, per cui ho letto poco o nulla e quel poco con poco interesse.
Ogni ricercatore, dilettante o professionista, sa che la Storia non è una fotografia immobile, ma si presta ai ritocchi, anche consistenti, man mano che gli studi approfondiscono le fonti e affiorano aspetti spesso trascurati perché i contemporanei degli accadimenti non avevano interesse a farli emergere.
Così se conoscere la Storia, significa conoscere le nostre Radici e sapere da dove veniamo, quale è il percorso che abbiamo fatto e, quindi, cercare con più coerenza di sapere dove stiamo andando, conoscerla in modo distorto significa partire da presupposti errati e giungere a conclusioni fondate sull’errore.
La messa in discussione continua delle certezze storiche è quindi utile per evitare gli errori di valutazione derivanti da una impostazione sbagliata.
E’ legittimo, è un diritto di libertà mettere in discussione le “verità” proposte da altri, confutandole con teorie e con riferimenti alle fonti.
E’ un abuso, è una violazione della libertà della ricerca storica impedire la diffusione delle nuove risultanze, delle nuove teorie.
Ancor più è liberticida emanare leggi che puniscano, con il carcere, chi esprime tesi contrarie ad una “verità” decisa da una maggioranza.
Credo che, su questo, nessuno possa obiettare: la libertà della ricerca storica e della esposizione e diffusione delle proprie conclusioni deve essere garantita.
Poi, chi è interessato a quel periodo storico, ha uguale e contraria libertà di esporre e diffondere le sue confutazioni e le sue conclusioni.
I principi della ricerca storica non vogliono eccezioni, neppure per quel fenomeno che va sotto il nome comune di “negazionismo”.
E questo lo possiamo rilevare dallo stesso andamento della ricerca storica e della sua comunicazione che, come ben ricordano i miei coetanei, solo in tempi recenti è assurta al rilievo che conosciamo.
Quando noi eravamo a scuola (elementari, medie, superiori) non si parlava di olocausto nei termini così diffusi come se ne parla oggi.
Paradossalmente più ci allontaniamo dal periodo in cui tali fatti sono avvenuti, più cresce la loro eco e, infatti, solo dal 2000 – se non sbaglio, vado a memoria – è stato riconosciuto un “giorno della memoria” per tale evento.
La prima domanda che mi porrei se fossi interessato ad approfondire nel merito l’argomento è: perché dopo così tanto tempo ?
La seconda domanda è il più classico dei “cui prodest” rinverdire e rivangare ogni anno, con sempre maggiore sfarzo mediatico, un evento raccapricciante, ma che il tempo dovrebbe, come è naturale, collocare sempre più distante da noi ?
Noi non siamo responsabili di ciò che accadde, qualunque cosa accadde, in quegli anni quando la maggior parte di noi neppure era nata e le situazioni di persecuzione nei confronti degli ebrei risalgono praticamente nella notte dei tempi, con periodici accanimenti, in particolari momenti storici e sociali e se la Bibbia parla della vicenda di Mosè è perché il popolo ebraico fu deportato in Egitto, ed una autentica “diaspora” avvenne dopo la repressione delle rivolte del 70 d.C. da parte delle Legioni Romane dell’Imperatore Tito (con tanto di “epopea” cantata in romanzo e film: Masada).
Ecco quindi che sorge spontanea la terza domanda: perché questo accanimento contro gli ebrei ?
Ma quella per me più importante ai fini di questo post è la quarta ed ultima domanda: perché tanto accanimento nel cercare di impedire la diffusione e la conoscenza delle tesi c.d. “negazioniste” ?
Cosa c’è dietro questo coro che tende a soffocare quella che altro non è che una ricerca storica con conclusioni differenti da quelle cui sono giunti in maggioranza gli storici ?
Perché ci sono nazioni (Germania, Austria, Polonia e altre) che addirittura puniscono penalmente e con la prigione chi espone o pubblica o cita tesi contrastanti con la “verità” comunicata dalla vulgata generale ?
Di cosa hanno paura ?
Ecco, queste sono domande che ogni ricercatore, dilettante o professionista, di storia porrebbe alla base di un suo studio sul fenomeno.
E’ probabile che dati dieci ricercatori, avremmo dieci risposte differenti, anche se con la possibilità di ricondurle a due/tre filoni di base.
Come ho scritto in premessa io non ho le risposte a quelle domande non avendo mai avuto modo né interesse ad approfondire il periodo storico in questione.
Ma so che tanto più uno stato, una democrazia, una idea sono forti, tanto meno devono imporre il bavaglio a chi la pensa diversamente dalla maggioranza.
La Libertà si compone di tanti aspetti, di tanti momenti, piccoli o grandi, in cui, senza provocare danno ad altri, ognuno esprime se stesso, ciò che sente, ciò che pensa.
Questa è la Libertà che è, anche, Libertà di Negazionismo.
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Da sempre sono appassionato di ricerche storiche e non a caso oltre ad essermi laureato in Storia del Diritto Romano, ho anche sostenuto tutti gli esami di quel settore, ivi inclusi Esegesi delle Fonti del Diritto Romano e Papirologia Giuridica.
Ogni studioso di storia ha i suoi periodi preferiti che approfondisce con piacere e nei quali, da dilettante o da professionista si specializza e, per quanto mi riguarda, le vicende legate alla seconda guerra mondiale non rientrano tra i miei interessi, per cui ho letto poco o nulla e quel poco con poco interesse.
Ogni ricercatore, dilettante o professionista, sa che la Storia non è una fotografia immobile, ma si presta ai ritocchi, anche consistenti, man mano che gli studi approfondiscono le fonti e affiorano aspetti spesso trascurati perché i contemporanei degli accadimenti non avevano interesse a farli emergere.
Così se conoscere la Storia, significa conoscere le nostre Radici e sapere da dove veniamo, quale è il percorso che abbiamo fatto e, quindi, cercare con più coerenza di sapere dove stiamo andando, conoscerla in modo distorto significa partire da presupposti errati e giungere a conclusioni fondate sull’errore.
La messa in discussione continua delle certezze storiche è quindi utile per evitare gli errori di valutazione derivanti da una impostazione sbagliata.
E’ legittimo, è un diritto di libertà mettere in discussione le “verità” proposte da altri, confutandole con teorie e con riferimenti alle fonti.
E’ un abuso, è una violazione della libertà della ricerca storica impedire la diffusione delle nuove risultanze, delle nuove teorie.
Ancor più è liberticida emanare leggi che puniscano, con il carcere, chi esprime tesi contrarie ad una “verità” decisa da una maggioranza.
Credo che, su questo, nessuno possa obiettare: la libertà della ricerca storica e della esposizione e diffusione delle proprie conclusioni deve essere garantita.
Poi, chi è interessato a quel periodo storico, ha uguale e contraria libertà di esporre e diffondere le sue confutazioni e le sue conclusioni.
I principi della ricerca storica non vogliono eccezioni, neppure per quel fenomeno che va sotto il nome comune di “negazionismo”.
E questo lo possiamo rilevare dallo stesso andamento della ricerca storica e della sua comunicazione che, come ben ricordano i miei coetanei, solo in tempi recenti è assurta al rilievo che conosciamo.
Quando noi eravamo a scuola (elementari, medie, superiori) non si parlava di olocausto nei termini così diffusi come se ne parla oggi.
Paradossalmente più ci allontaniamo dal periodo in cui tali fatti sono avvenuti, più cresce la loro eco e, infatti, solo dal 2000 – se non sbaglio, vado a memoria – è stato riconosciuto un “giorno della memoria” per tale evento.
La prima domanda che mi porrei se fossi interessato ad approfondire nel merito l’argomento è: perché dopo così tanto tempo ?
La seconda domanda è il più classico dei “cui prodest” rinverdire e rivangare ogni anno, con sempre maggiore sfarzo mediatico, un evento raccapricciante, ma che il tempo dovrebbe, come è naturale, collocare sempre più distante da noi ?
Noi non siamo responsabili di ciò che accadde, qualunque cosa accadde, in quegli anni quando la maggior parte di noi neppure era nata e le situazioni di persecuzione nei confronti degli ebrei risalgono praticamente nella notte dei tempi, con periodici accanimenti, in particolari momenti storici e sociali e se la Bibbia parla della vicenda di Mosè è perché il popolo ebraico fu deportato in Egitto, ed una autentica “diaspora” avvenne dopo la repressione delle rivolte del 70 d.C. da parte delle Legioni Romane dell’Imperatore Tito (con tanto di “epopea” cantata in romanzo e film: Masada).
Ecco quindi che sorge spontanea la terza domanda: perché questo accanimento contro gli ebrei ?
Ma quella per me più importante ai fini di questo post è la quarta ed ultima domanda: perché tanto accanimento nel cercare di impedire la diffusione e la conoscenza delle tesi c.d. “negazioniste” ?
Cosa c’è dietro questo coro che tende a soffocare quella che altro non è che una ricerca storica con conclusioni differenti da quelle cui sono giunti in maggioranza gli storici ?
Perché ci sono nazioni (Germania, Austria, Polonia e altre) che addirittura puniscono penalmente e con la prigione chi espone o pubblica o cita tesi contrastanti con la “verità” comunicata dalla vulgata generale ?
Di cosa hanno paura ?
Ecco, queste sono domande che ogni ricercatore, dilettante o professionista, di storia porrebbe alla base di un suo studio sul fenomeno.
E’ probabile che dati dieci ricercatori, avremmo dieci risposte differenti, anche se con la possibilità di ricondurle a due/tre filoni di base.
Come ho scritto in premessa io non ho le risposte a quelle domande non avendo mai avuto modo né interesse ad approfondire il periodo storico in questione.
Ma so che tanto più uno stato, una democrazia, una idea sono forti, tanto meno devono imporre il bavaglio a chi la pensa diversamente dalla maggioranza.
La Libertà si compone di tanti aspetti, di tanti momenti, piccoli o grandi, in cui, senza provocare danno ad altri, ognuno esprime se stesso, ciò che sente, ciò che pensa.
Questa è la Libertà che è, anche, Libertà di Negazionismo.
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2 commenti:
Interessante, veramente ma mi lascia inquieto questo tuo post. Riconosco il diritto di leggere e analizzare la storia in modo libero e so perfettamente quanto questo atteggiamento sia temuto, odiato e combattuto ma riconoscerai che è un'abitudine dominante sia a destra che a sinistra. Ci sono fatti che è onestamente difficile interpretare in modo difforme dalla loro pregnanza oserei dire carnale: 6 milioni di morti sono troppo ingombranti per poterli bypassare o dire ce ne sono stati altrettanti in altri contesti. Ecco questo è un negazionismo becero, secondo me, perchè ricordando la Shoah ricordi anche il principio osceno che l'ha generata e che ancora gira per il mondo e va combattuto. E' come sempre un problema di misura, e di potere dominante: funziona per il cattolicesimo e per le foibe, per Israele e per l'islam, per il comunismo e per il fascismo- Potrei continuare per molto ma sono tutte cose che sicuramente conosci. Anche il negazionismo deve possedere un'etica, anch'esso può essere strumentalizzato.
Ma io non sono entrato nel merito. Ho solo fatto una questione di metodo coniugato con un elementare principio di Libertà. :-)
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