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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

04 agosto 2011

Difendere i risparmi dal fabbisogno statale

Come era prevedibile, il pregiudizio derivante dagli interessi corporativi (politici, industriali e finanziari) ha fatto sì che il discorso del Premier trovasse una eco critica sulla maggior parte della stampa (quella orientata a sinistra e che nei giorni scorsi ha coperto di elogi l’Amato che, nottetempo, trafugò lo 0,6 per mille dai nostri conti correnti nel 1992).
In realtà l’informativa del Premier e successivo dibattito hanno evidenziato come quello di Berlusconi, con tutti i limiti derivanti dalla situazione contingente internazionale e dall’assalto che gli viene portato in Italia dai poteri forti, dall’opposizione, dalla magistratura, sia comunque l’unico Governo possibile, l’unica leadership in grado di impugnare il timone dell’Italia.
Berlusconi ha esposto i fatti e il programma di governo per i prossimi venti mesi.
Non ha comunicato nulla di eclatante, ma ha dimostrato di aver ben presenti i problemi in essere e di avere un piano per affrontarli e soprattutto una maggioranza parlamentare per governare.
Senza scadere nel cabaret di Di Pietro, le opposizioni hanno invece dimostrato di non avere un progetto e di essere solo i megafoni di interessi che vorrebbero solo mettere le mani sulle leve di governo per poter sfruttare i poveri contribuenti italiani cui far pagare il costo della crisi.
Bersani ha ripetuto alla noia il mantra del “passo indietro” cui probabilmente neppure lui crede.
Casini si è distinto solo per un generico invito all’armistizio che coprirebbe un inciucio vergognoso, ma anche lui non sa cosa fare tranne, probabilmente, mettere le mani nelle tasche degli Italiani.
Insomma, gira e prilla, il punto resta sempre quello: le tasse.
Se noi Italiani continueremo a pagare tasse a questi livelli o, peggio ancora, se dovessero prevalere i gabellieri della sinistra con le loro patrimoniali “sui più ricchi”, allora l’Italia avrà perso la sua battaglia contro gli speculatori.
Perchè le tasse servono solo a consentire allo stato di continuare nella politica della spesa.
Le tasse sono il carburante che alimenta il debito pubblico.
Se si chiudesse il rubinetto, lo stato sarebbe obbligato a ridurre drasticamente le spese o a fallire (con un risultato uguale anche se più devastante per tutti noi).
Berlusconi è l’unico che proponga una linea concreta di politica economica, anche se personalmente sarei molto più radicale nell’affrontare il debito pubblico, sfidando l’ira delle corporazioni di interesse e, quindi, tagliando le spese e riducendo le tasse per importi significativi.
La nottata passerà, questo è certo.
Il mio auspicio è che passi senza vedermi derubato di una parte del mio patrimonio, dei miei risparmi, magari nottetempo, per alimentare le spese clientelari dello stato (rectius: di chi lo governa) con una aberrante patrimoniale (mascherata da “tasse sulle rendite”).
Nonostante tutto, nonostante la manovra di stampo socialista di Tremonti, i miei desiderata sono ancora meglio garantiti da Berlusconi che da Bersani e dai suoi compagni di strada, vecchi e nuovi.


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