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07 ottobre 2010

Magistrati legislatori? Prima ottengano il consenso popolare

Il tribunale di Firenze ha nuovamente inviato alla corte costituzionale la legge 40 del 2004, confermata anche dal referendum radicale del giugno 2005, che regola la fecondazione assistita.
Questo non è un post sulla legge che presupporrebbe una conoscenza sulla materia regolata che non ho e che, evidentemente, non trova concordi neppure i medici visto che esistono tesi contrapposte.
La questione è di gran lunga più importante: può una casta elitaria cancellare quello che decidono in parlamento gli eletti del Popolo ?
Può una minoranza imporre la sua volontà alla maggioranza ?

Fino a quando i magistrati italiani si riterranno investiti del diritto di decidere che il Popolo sbaglia e, quindi, a cambiare quel che la maggioranza elettorale decide ?
Credo che la risposta sia chiara a tutti: non c’è fonte superiore della Sovranità Popolare e se una costituzione è costruita in modo tale da consegnare ad un gruppo ristretto la possibilità di ribaltare la volontà della maggioranza, quella è una costituzione da archiviare.
In Italia, da circa venti anni, vediamo che i magistrati (rectius: una minoranza di essi peraltro nel silenzio degli altri) si sono arrogati il diritto di cancellare, tagliuzzare, modificare in base alle proprie interpretazioni ideologiche le leggi che vengono approvate dal parlamento, cioè dalla maggioranza di chi rappresenta la Sovranità Popolare.
Per alcuni anni hanno potuto farlo con la colpevole complicità di una classe politica inetta, screditata, debole e paurosa.
Ma da quasi 17 anni, con la discesa in campo di Berlusconi, la situazione è cambiata e al governo c’è un Premier e una maggioranza che sanno quello che vogliono.
Lo sanno talmente bene che l’opposizione assente si è completamente rimessa a quei magistrati per ostacolarne l’azione.
Accade così quando si vogliono far pagare i servizi a chi li usa e non a tutti, quando si vogliono bloccare gli sbarchi illegali, quando si vogliono espellere gli immigrati clandestini e/o che delinquono.
Accade così quando si vuole riformare la giustizia perchè persegua i criminali (quelli veri ...) applicando le leggi e non interpretandole in una anarchia del diritto o, peggio ancora, costruendo teoremi per imbrigliare- se non per eliminare – gli avversari politici della propria fazione.
E accade così anche per le cosiddette “questioni etiche” che richiedono un intervento legislativo dello stato per evitare che si arrivi ad una manipolazione genetica che si sa dove inizia ma non dove possa arrivare o per conservare quei costumi che rendono sana una società e non trasformarla in una comunità di viziosi.
Quel che stupisce è il silenzio, imbarazzante e presumo imbarazzato, di quella grande maggioranza di magistrati seri che pensano solo a lavorare, ma che lasciano ad una minoranza chiassosa e desiderosa delle luci della ribalta, la possibilità di esternare ed intervenire con ripetute invasioni di campo in campo legislativo, screditando e delegittimando l'intera azione della magistratura che dovrebbe essere istituzione super partes e fondamentale per regolare la vita civile di una nazione.
Se alcuni magistrati si reputano all’altezza di legiferare, si candidino alle elezioni, costituiscano un partito e chiedano l’investitura popolare.
Ah, è vero, uno ci sta già provando, ma non sembra che il Popolo gli riconosca quel diritto a legiferare che lui pretenderebbe (per investitura divina ?) e allora fino a quando continueranno nella manfrina di ribaltare con le loro capziose interpretazioni la Sovranità che appartiene solo e soltanto al Popolo.


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