Si è da tempo aperto il dibattito sul futuro del Centro Destra e, ancora una volta, tutto sembra ruotare intorno a Silvio Berlusconi.
C'è chi ne auspica e invoca il ritorno a tempio pieno in campo per trascinare la Casa delle Libertà contro la sinistra e toglierle la possibilità di danneggiare troppo a lungo la nazione e c'è chi ne auspica il dissolvimento per creare un nuovo soggetto a prescindere da Berlusconi.
Non val la pena di soffermarsi su chi scimmiotta slogan del passato e afferma di "non voler morire berlusconiano".
La questione, a mio parere, è mal posta.
In primo luogo perché appare in tutta evidenza come se si riconoscesse una sconfitta che non c'è stata.
Ci si dimentica che nonostante tutto l'ambaradan messo in campo dalla sinistra, da Mastella a Caruso/Guadagno/Farini/D'Elia, l'appoggio della stampa, dei pennivendoli e dei guitti di professione firmaioli a sinistra. Nonostante l'apatia di Fini e Casini le elezioni sono finite come sono finite.
Ed io ho l'intima convinzione che la maggioranza degli Italiani abbia votato per il Centro Destra e che solo la furbesca esperienza dei professionisti dei seggi sia riuscita ad ottenere quei 24000 voti di margine.
A parte ciò, l'Italia è divisa al 50%, con la differenza che sul nostro versante la fronda è rappresentata da un unico partito di appena il 6% e neanche tutto compatto, mentre dall'altra parte c'è una policromia ed una cacofonia che raggiunge l'unità solo se e in quanto vi sono sufficienti poltrone e denari per sfamare tutti gli appetiti.
Insomma, non martelliamoci gli attributi senza ragione (se mai ve ne fosse una).
Ed è proprio lo sconfittismo, uguale a quello indotto psicologicamente dai sondaggi taroccati che vendevano una valanga rossa sull'Italia, poi limitatasi (semprechè - e intimamente non lo credo -siano dati reali) a soli 24000 voti, uno striminzito 0,1%, a creare i presupposti delle introspezioni di questi giorni.
Non sono necessari cambi di leadership o ripensamenti o scimmiottamenti delle analisi da lettino dello psicologo che appartengono al dna della sinistra non certo alla Destra.
Il Leader lo abbiamo,
è l'unico statista che ci sia in Italia,
ha 70 anni ottimamente portati,
può reggerne altri 10,
ha dimostrato le sue capacità professionali,
non è in politica per migliorare la sua posizione sociale ed economica, a differenza dei vari funzionarietti di partito, boiardi di stato e burocrati dell'euro.
E qui si deve marcare una prima, sostanziale, differenza tra l' "Uomo di Destra" e quello di sinistra.
Là dove questo trova la sua realizzazione nella massa, senza la quale è il nulla non avendo lo spirito per agire in proprio, per intraprendere, rischiare, l'Uomo di Destra, invece fa dell'individualismo la sua forza.
Gli stessi principi e valori che nel 1994 hanno portato alla costruzione, per la prima volta, di una alleanza che comprende tutte le anime della Destra sono, ancora oggi, validi e condivisibili.
E' il grande merito di Berlusconi: avere unito tutto, creando un blocco alternativo e contrapposto alla sinistra.
Un evento che, ad esempio in Francia, non sono riusciti a realizzare, perdurando l'anacronistico e suicida muro contro il Fronte Nazionale di Jean Marie Le Pen, che consegnerà l'Eliseo alla sinistra nel 2007.
Certo, persiste un atteggiamento di sudditanza nei confronti delle parole d'ordine (e d'odio) della sinistra: razzismo, fascismo, xenofobia, omofobia, ma nel tempo, proprio per il loro abuso senza fondamento, diverranno sempre più simili alla storiella di Babbo Natale.
Per parte nostra dobbiamo e possiamo accelerare questo trapasso, dalla liturgia alla concretezza, smettendola di fare l'esame del dna a chi è disposto a fare una battaglia politica, un percorso, assieme a noi.
Chiunque arrivi è bene accetto, purchè si batta con noi per realizzare un progetto o, anche solo una parte di esso.
Impariamo che la Destra è plurale, con tante anime, coniugando le quali si arriva alla vittoria.
Berlusconi lo ha capito e lo ha concretizzato: tocca a lui proseguire sulla strada intrapresa.
L'altra caratteristica dell'Uomo di Destra che dobbiamo recuperare e valorizzare è il senso della gerarchia.
Un Uomo solo al comando.
Una "repubblica presidenziale" con ampi poteri conferii al presidente.
E' l'unico modo con il quale si possa sviluppare un percorso virtuoso senza posizioni ondivaghe che disorientano l'elettore (e, trattandosi di elettore di Destra, lo disgusta: non siamo come quelli di sinistra che "non capiscono ma si adeguano", magari con qualche guittata piazzaiola degna dei peggiori processi, con autocritica, stalinisti).
Quindi:
un comando
una linea
un obiettivo.
E, in questo momento, l'obiettivo è accorciare la vita dell'esecutivo temporaneo di sinistra.
Come ?Attaccando.
Poche storie: non possiamo usare i guanti bianchi, con il richiamo al dialogo, quando il nemico ha passato 5 anni a spararci addosso, incurante dell'interesse nazionale e adesso è intenzionato a distruggere tutto quel che abbiamo costruito.
L'interesse nazionale impone che alla sinistra sia tolto il governo: punto.
No alla missione in Libano (tra l'altro con motivazioni ben diverse dalle nostre missioni in Iraq e Afghanistan dove siamo andati per distruggere il terrorismo, mentre in Libano faranno un muro che consentirà ai terroristi hetzbollah di riprendersi e riarmarsi).
No alla finanziaria.
No alla rivisitazione del conflitto di interessi.
No a tutto ciò che propone la sinistra.
Questa la tattica.
In un prossimo post esporrò la mia opinione su come, concretamente, tradurre in pratica quel tipo di scontro con la sinistra che è anche l'unico modo con il quale possiamo difendere le conquiste di cinque anni di Governo Berlusconi.
C'è chi ne auspica e invoca il ritorno a tempio pieno in campo per trascinare la Casa delle Libertà contro la sinistra e toglierle la possibilità di danneggiare troppo a lungo la nazione e c'è chi ne auspica il dissolvimento per creare un nuovo soggetto a prescindere da Berlusconi.
Non val la pena di soffermarsi su chi scimmiotta slogan del passato e afferma di "non voler morire berlusconiano".
La questione, a mio parere, è mal posta.
In primo luogo perché appare in tutta evidenza come se si riconoscesse una sconfitta che non c'è stata.
Ci si dimentica che nonostante tutto l'ambaradan messo in campo dalla sinistra, da Mastella a Caruso/Guadagno/Farini/D'Elia, l'appoggio della stampa, dei pennivendoli e dei guitti di professione firmaioli a sinistra. Nonostante l'apatia di Fini e Casini le elezioni sono finite come sono finite.
Ed io ho l'intima convinzione che la maggioranza degli Italiani abbia votato per il Centro Destra e che solo la furbesca esperienza dei professionisti dei seggi sia riuscita ad ottenere quei 24000 voti di margine.
A parte ciò, l'Italia è divisa al 50%, con la differenza che sul nostro versante la fronda è rappresentata da un unico partito di appena il 6% e neanche tutto compatto, mentre dall'altra parte c'è una policromia ed una cacofonia che raggiunge l'unità solo se e in quanto vi sono sufficienti poltrone e denari per sfamare tutti gli appetiti.
Insomma, non martelliamoci gli attributi senza ragione (se mai ve ne fosse una).
Ed è proprio lo sconfittismo, uguale a quello indotto psicologicamente dai sondaggi taroccati che vendevano una valanga rossa sull'Italia, poi limitatasi (semprechè - e intimamente non lo credo -siano dati reali) a soli 24000 voti, uno striminzito 0,1%, a creare i presupposti delle introspezioni di questi giorni.
Non sono necessari cambi di leadership o ripensamenti o scimmiottamenti delle analisi da lettino dello psicologo che appartengono al dna della sinistra non certo alla Destra.
Il Leader lo abbiamo,
è l'unico statista che ci sia in Italia,
ha 70 anni ottimamente portati,
può reggerne altri 10,
ha dimostrato le sue capacità professionali,
non è in politica per migliorare la sua posizione sociale ed economica, a differenza dei vari funzionarietti di partito, boiardi di stato e burocrati dell'euro.
E qui si deve marcare una prima, sostanziale, differenza tra l' "Uomo di Destra" e quello di sinistra.
Là dove questo trova la sua realizzazione nella massa, senza la quale è il nulla non avendo lo spirito per agire in proprio, per intraprendere, rischiare, l'Uomo di Destra, invece fa dell'individualismo la sua forza.
Gli stessi principi e valori che nel 1994 hanno portato alla costruzione, per la prima volta, di una alleanza che comprende tutte le anime della Destra sono, ancora oggi, validi e condivisibili.
E' il grande merito di Berlusconi: avere unito tutto, creando un blocco alternativo e contrapposto alla sinistra.
Un evento che, ad esempio in Francia, non sono riusciti a realizzare, perdurando l'anacronistico e suicida muro contro il Fronte Nazionale di Jean Marie Le Pen, che consegnerà l'Eliseo alla sinistra nel 2007.
Certo, persiste un atteggiamento di sudditanza nei confronti delle parole d'ordine (e d'odio) della sinistra: razzismo, fascismo, xenofobia, omofobia, ma nel tempo, proprio per il loro abuso senza fondamento, diverranno sempre più simili alla storiella di Babbo Natale.
Per parte nostra dobbiamo e possiamo accelerare questo trapasso, dalla liturgia alla concretezza, smettendola di fare l'esame del dna a chi è disposto a fare una battaglia politica, un percorso, assieme a noi.
Chiunque arrivi è bene accetto, purchè si batta con noi per realizzare un progetto o, anche solo una parte di esso.
Impariamo che la Destra è plurale, con tante anime, coniugando le quali si arriva alla vittoria.
Berlusconi lo ha capito e lo ha concretizzato: tocca a lui proseguire sulla strada intrapresa.
L'altra caratteristica dell'Uomo di Destra che dobbiamo recuperare e valorizzare è il senso della gerarchia.
Un Uomo solo al comando.
Una "repubblica presidenziale" con ampi poteri conferii al presidente.
E' l'unico modo con il quale si possa sviluppare un percorso virtuoso senza posizioni ondivaghe che disorientano l'elettore (e, trattandosi di elettore di Destra, lo disgusta: non siamo come quelli di sinistra che "non capiscono ma si adeguano", magari con qualche guittata piazzaiola degna dei peggiori processi, con autocritica, stalinisti).
Quindi:
un comando
una linea
un obiettivo.
E, in questo momento, l'obiettivo è accorciare la vita dell'esecutivo temporaneo di sinistra.
Come ?Attaccando.
Poche storie: non possiamo usare i guanti bianchi, con il richiamo al dialogo, quando il nemico ha passato 5 anni a spararci addosso, incurante dell'interesse nazionale e adesso è intenzionato a distruggere tutto quel che abbiamo costruito.
L'interesse nazionale impone che alla sinistra sia tolto il governo: punto.
No alla missione in Libano (tra l'altro con motivazioni ben diverse dalle nostre missioni in Iraq e Afghanistan dove siamo andati per distruggere il terrorismo, mentre in Libano faranno un muro che consentirà ai terroristi hetzbollah di riprendersi e riarmarsi).
No alla finanziaria.
No alla rivisitazione del conflitto di interessi.
No a tutto ciò che propone la sinistra.
Questa la tattica.
In un prossimo post esporrò la mia opinione su come, concretamente, tradurre in pratica quel tipo di scontro con la sinistra che è anche l'unico modo con il quale possiamo difendere le conquiste di cinque anni di Governo Berlusconi.
5 commenti:
Bravo! Condivido al 200%!
Fini ha capito il discorso che fai tu e ha messo da parte le velleità di comando già da un bel pezzo. Casini no. Galvanizzato dall'essere stato terza carica dello Stato per un certo periodo, non ne vuol sapere di tornare a fare il leaderino del suo partitino. Vorrebbe il comando della coalizione, e non lo nasconde nemmeno. E' un po' come il marito che si taglia gli attributi per far dispetto al marito: sa benissimo che - come dici anche tu - la sconfitta alle ultime elezioni non c'è stata, ma mette le sue mire davanti a tutto. Ed è un grave errore, perché Casini è un valido politico, ma così fa più male che bene.
>> E' un po' come il marito che si taglia gli attributi per far dispetto al marito
Gaffe! ...per far dispetto alla moglie, naturalmente :-)
Io credo invece che sia tempo di ricambio, Berlusconi non è eterno e un suo successore potrebbe ben essere Gianni Letta.
Il fatto è che non possiamo continuare, anche all'opposizione, i problemi che lo stesso Berlusconi si porta dietro: non possiamo continuare a fare opposizione in rapporto a Berlusconi.
Non solo su conflitto di interessi e Gasparri, ma l'opposizione va fatta su ogni fronte. Purtroppo ad impedire ciò ci sono ANCHE gli interessi di Berlusconi che, in cambio di una contropartita della sinistra su certi temi, potrebbe persino accettare di far silenzio.
Per avere un leader che sia capo indiscusso poi, il primo passo non può che essere il partito unico. Non si può tirare ancora con i leghisti, i centristi e Fini.
Grazie ancora per ieri.
Sono daccordo con Mons per quanto riguarda tattica e leadership.
Sono daccordo con Monica che FI ruota troppo attorno al suo Leader (lu Santu). Questo può essere un limite in prospettiva.
Comunque condivido il discorso della leadership forte e dell'uomo solo al comando, per una situazione temporanea, visto che l'obbiettivo che bisogna raggiungere è uno Stato minimo con pochissimi poteri.
buon post anche per chi nn è completamente d'accordo come me comunque abbiamo elementi di discussioni ed è già una buona cosa.nn esageriamo 10 anni mi smebrano troppi.fini nn credo abbia messo da parte nulla solo nn si brucia come casini.sa che berlusconi prima o poi si defilerà e si gioca le sue carte contro letta e formigoni.io ho un post di critiche al caav si accettano suggerimenti ciao
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