La sinistra, che durante il Governo Berlusconi si stracciava le vesti per la riforma delle pensioni di Maroni approvata e benedetta persino dall’europa, incerta sul da farsi, ma certa solo di dover sempre e comunque adulterare i provvedimenti dell’odiato Cavaliere Nero (anche quelli migliori !), medita un intervento sulle pensioni.
Per ora le pensioni di chi in pensione ci dovrebbe andare, poi, col tempo, chissà, magari anche sul quantum di chi in pensione già c’è.
Così assistiamo ad un balletto di cifre e di interventi con la nomenklatura sinistra che da letteralmente i numeri o, meglio, l’età pensionabile.
Per ora le pensioni di chi in pensione ci dovrebbe andare, poi, col tempo, chissà, magari anche sul quantum di chi in pensione già c’è.
Così assistiamo ad un balletto di cifre e di interventi con la nomenklatura sinistra che da letteralmente i numeri o, meglio, l’età pensionabile.
Con degli acuti come quello di D'alema che definisce "aberrante" andare in pensione a 57 anni: evidentemente il geniale skipper comunista ritiene più degno di biasimo un 57enne pensionato che non passeggiare amorevolmente sotto braccio, tra le macerie, ocn un terrorista hetzbollah.
E’ opportuno ricordare come la riforma Maroni, prendendo atto di una realtà: l’allungamento delle aspettative di vita e, quindi, il costo per mantenere più a lungo le persone a carico degli istituti pensionistici, abbia agito con un mix di incentivi a non andare in pensione (2005-2007) e un aumento della età per accedere al meritato riposo con decorrenza dal 1° gennaio 2008.
La ratio del provvedimento (applaudito dagli analisti e che ha anche il conforto delle proiezioni statistiche) è duplice:
- dare sollievo alle casse degli istituti di previdenza
- garantire una pensione decorosa oggi e per il futuro.
E’ evidente persino a quelli di sinistra che non è possibile mantenere in pensione un numero di persone pari o superiore a quello della popolazione attiva, quindi bisognava agire sulla leva di una maggiore permanenza al lavoro, prestazioni rapportate ai contributi versati, favorendo la previdenza integrativa.
Così fu fatto dal Governo Berlusconi.
La furia iconoclasta della sinistra di distruggere tutto quel che Berlusconi ha costruito, ha portato al balletto odierno su età (ritorno ai 57, no 58, aumento a 62, incentivi e penalizzazioni a seconda che si vada prima o dopo) per giungere alla odierna notizia di stampa che ipotizza un decreto legge per bloccare i pensionamenti nel 2007 anche per chi avesse compiuto 57 anni di età e 35 di anzianità.
Come ciliegina sulla torta leggiamo anche la dichiarazione della Bonino (mancavano pure i radicali in questa kermesse estiva!) che dice “le donne? Assurdo che vadano in pensione prima”.
Il risultato di tutto questo pressappochismo della sinistra è una autentica macelleria sociale:
- forse non si andrà in pensione nel 2007
- forse donne e uomini andranno in pensione alla stessa età (ovviamente quella più alta)
- forse chi vorrà andare in pensione prima di un limite superiore a quello della Riforma Maroni del Governo Berlusconi, dovrà pagare una penale che gli decurterà il suo montante.
E’ opportuno ricordare come la riforma Maroni, prendendo atto di una realtà: l’allungamento delle aspettative di vita e, quindi, il costo per mantenere più a lungo le persone a carico degli istituti pensionistici, abbia agito con un mix di incentivi a non andare in pensione (2005-2007) e un aumento della età per accedere al meritato riposo con decorrenza dal 1° gennaio 2008.
La ratio del provvedimento (applaudito dagli analisti e che ha anche il conforto delle proiezioni statistiche) è duplice:
- dare sollievo alle casse degli istituti di previdenza
- garantire una pensione decorosa oggi e per il futuro.
E’ evidente persino a quelli di sinistra che non è possibile mantenere in pensione un numero di persone pari o superiore a quello della popolazione attiva, quindi bisognava agire sulla leva di una maggiore permanenza al lavoro, prestazioni rapportate ai contributi versati, favorendo la previdenza integrativa.
Così fu fatto dal Governo Berlusconi.
La furia iconoclasta della sinistra di distruggere tutto quel che Berlusconi ha costruito, ha portato al balletto odierno su età (ritorno ai 57, no 58, aumento a 62, incentivi e penalizzazioni a seconda che si vada prima o dopo) per giungere alla odierna notizia di stampa che ipotizza un decreto legge per bloccare i pensionamenti nel 2007 anche per chi avesse compiuto 57 anni di età e 35 di anzianità.
Come ciliegina sulla torta leggiamo anche la dichiarazione della Bonino (mancavano pure i radicali in questa kermesse estiva!) che dice “le donne? Assurdo che vadano in pensione prima”.
Il risultato di tutto questo pressappochismo della sinistra è una autentica macelleria sociale:
- forse non si andrà in pensione nel 2007
- forse donne e uomini andranno in pensione alla stessa età (ovviamente quella più alta)
- forse chi vorrà andare in pensione prima di un limite superiore a quello della Riforma Maroni del Governo Berlusconi, dovrà pagare una penale che gli decurterà il suo montante.
Forse: l'avverbio proprio della sinistra al governo.
E chissà quali altre brillanti idee estrapoleranno i geni della sinistra per punire i lavoratori e rendere i loro ultimi anni densi di preoccupazione.
Come ha giustamente detto il Ministro per l’Economia (quello competente, temporaneamente non in carica) Giulio Tremonti: gli uffici sono aperti, chi può chieda di andare in pensione ora.
SI SALVI CHI PUO’ !
Entra ne
E chissà quali altre brillanti idee estrapoleranno i geni della sinistra per punire i lavoratori e rendere i loro ultimi anni densi di preoccupazione.
Come ha giustamente detto il Ministro per l’Economia (quello competente, temporaneamente non in carica) Giulio Tremonti: gli uffici sono aperti, chi può chieda di andare in pensione ora.
SI SALVI CHI PUO’ !
Entra ne
6 commenti:
Argomento controverso, quand'ero ragazzo vedevo la pensione come un pugno nell'occhio, volevo arricchirmi per non averne mai bisogno, ora la penso come un segno di rottamazione, non concepisco di vivere senza lavorare ma in previsione che accada comincio a badare a che la mia situazione contributiva sia in ordine, in futurò chissà cosa ne penserò, certo è che resta un diritto acquisito che ci fanno sudare più di quanto abbia fatto il lavoro.
Ha ragione il grande Tremonti.
Ed è proprio vero, Mons, che D'Alema ritiene più moralmente deprecabile uno che a 57 anni va in pensione di un terrorista con cui il nostro ministro degli Esteri va a braccetto. Ma in fondo D'Alema bisogna capirlo: da buon politico di professione, non ha mai lavorato. Perciò gli sembra inconcepibile che qualcuno possa essere stanco di lavorare.
Beh, lo diceva il cinico Avvocato: in Italia le politiche "di destra" le può fare solo la sinistra ...
Ciao, Abr
A proposito, sai quanti anni ha D'Alema? 57...
E' stato detto: chi ha bazzicato le segreterie dei partiti invece di lavorare, a 57 anni non può capire quanto meritata sia la pensione.
Ma probabilmente lo skipper avrà pensato: ohibò, vuoi vedere che tutta questa manfrina è per mettere fuorigioco il sottoscritto ?
La vicenda qui descritta, dimostra chiaramente il modo approssimativo con cui affrontano tutti i problemi. Ora, in particolare quello delle pensioni.
Posta un commento