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No alla deriva

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01 giugno 2007

Il lavoro sia al servizio dell'Uomo

Nel momento in cui la sinistra bastonata alle elezioni si aggrappa disperatamente alle poltrone conquistate per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere , è necessario che a Destra ci si sensibilizzi sulla questione sociale, tuttora irrisolta.
Se è vero che è il sistema basato sul libero mercato a dare più opportunità di crescita, è altrettanto vero che il lavoro, la produttività, non deve essere un fine, ma solo un mezzo per la crescita della persona.
Equilibrio difficile da raggiungere tra le esigenze della produzione e esigenze umane, ma necessariamente obiettivo cui tendere, anche, ove le circostanze lo richiedessero, con interventi legislativi, correttivi delle storture e degli eccessi.
Così se da un lato è opportuno rafforzare le leggi che regolano il diritto di sciopero introducendo anche, per la validità della sua proclamazione, la votazione referendaria da parte della categoria interessata ed escludendo lo sciopero “politico”, dall’altro è necessario rafforzare – semplificandole – le normative sulla sicurezza e la tutela dei singoli lavoratori dagli eccessi di “produttivismo” indotti nei manager dagli incentivi legati ai risultati ottenuti peraltro facendo lavorare … gli altri.
Il lavoro non può far dimenticare i tempi di vita.
Fu una conquista l’affermazione del riparto della giornata in tre “blocchi” uguali: riposo, tempo libero, lavoro.
Purtroppo economisti il cui unico compito sembra quello di produrre grafici e statistiche, hanno spostato l’equilibrio dal guadagno come effetto dei ricavi meno le spese, ad una miriade di altri indicatori che devono essere sistematicamente allineati e incrementati, indipendentemente dal guadagno reale.
Un modo per complicare la vita, deprofessionalizzare molte attività sempre più basate su “numeretti” e non su quell’ intuitus personae che è stato alal base di grandi crescite e invenzioni, un modo per controllare, comprimere, massificare.
In questa situazione non emerge il migliore, emerge solo il burocrate.
E l’europa ne è un esempio lampante, con i suoi vincoli e le sue imposizioni.
Non ho nulla contro chi guadagna tanto e aumenta in progressione geometrica il suo guadagno, mentre io, magari, lo vedo aumentare in progressione aritmetica.
Ma non posso accettare che per ottenere quei guadagni ben al di sopra di ogni reale necessità personale e famigliare, si pretendano prestazioni lavorative che vadano oltre le 8 ore giornaliere.
Non sono tra quelli che ritengono sia un obbligo lavorare fino ad otto ore e non oltre: se uno vuole deve poter liberamente andare ben oltre, ma non devono essere penalizzati o contrastati quelli che si fermano alle otto ore.
Il lavoro non deve diventare una ossessione paranoica che rappresenti l’alfa e l’omega dell’esistenza di una persona, ma deve essere una parte della vita di ciascuno.
E’ il punto di equilibrio tra un capitalismo estremo e crudele che calpesta l’Uomo e un socialismo ignorante che cancella la speranza per il futuro.
La sinistra ha dimostrato di essere troppo ideologicamente massimalista nelle sue componenti radicali e troppo burocraticizzata in quelle “moderate” per poter raggiungere quel punto di equilibrio.
Basti pensare da un lato alla inconsulta richiesta di abbassare il limite di età per la pensione, ignorando completamente i costi e la durata della vita media e, nel contempo, gli appoggi sostanziali forniti a manager bancari “amici” perché possano irizzare l’economia italiana.
La Destra deve quindi valorizzare la propria componente sociale perché bilanci quella liberista e consenta di realizzare un sintesi utile per il progresso della nazione che non può e non deve essere solo economico, ma anche – direi: in primo luogo – "umanista" e morale.


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