Una decina di giorni fa Rai1 ha trasmesso, nella formula della “miniserie in due puntate” la storia del Trio Lescano.
Tre ragazze olandesi che negli anni trenta trovarono il successo in Italia.
Non sono un esperto di musica, ma il ritmo e la vocalità del Trio Lescano mi ha sempre affascinato, anche se il loro (raro) ascolto risaliva agli anni dell’infanzia ed era indissolubilmente legato a quei ricordi.
Certe canzoni, però, oltre ad averle ascoltate in quegli anni sono rimaste nell’immaginario collettivo e spesso riproposte nelle riviste, nei caroselli e nei varietà televisivi.
Dire “Tuli-tulipan” o”Maramao perchè sei morto” significa far scattare in tutti un ritornello facilmente orecchiabile.
Un anno fa ho anche trovato una serie di cd con le canzoni del Trio Lescano, così ho registrato e mi sono, due sere fa, accostato con interesse alla miniserie televisiva che ho guardato in una unica soluzione.
La prima parte, ascesa e apice del successo, è decisamente piacevole.
Le attrici sono state ben scelte e tutti i personaggi esprimono con adeguata espressività il ruolo ricoperto.
Le canzoni, non originali ma interpretate, se non vado errato, da un trio vocale moderno, confermano la spensieratezza e l’allegria che era la base del grande successo del Trio Lescano e che era specchio del periodo.
La seconda parte, se mantiene la caratteristica per quanto riguarda gli interpreti e le canzoni, scade decisamente nell’affresco politico.
Nonostante la produzione fosse affidata alla casa di Barbareschi, i personaggi Fascisti vengono disegnati con il tipico stereotipo che si usa quando si vuole ridicolizzare qualcuno e non va ad onore di chi lo fa continuare a maramaldeggiare su chi ha perso la guerra.
Forse Barbareschi ha voluto accreditarsi nel suo nuovo ruolo di finiota e, chissà, se qualche riferimento all’attualità si può trovare nella scena finale dove un Fascista coerente con se stesso affronta con dignità, a viso aperto la morte per mano dei partigiani, mentre un altro, dopo aver ucciso un civile ed aver scambiato i suoi vestiti con quelli del morto, si aggrega ai partigiani cantando “bella ciao”.
Resta il fatto che ancora l’epoca Fascista viene rappresentata in modo non conforme a quella realtà che, ormai, molti di noi conoscono solo per sentito dire e che, comunque, io mi ricordo dai racconti di mio padre ben diversa da quella che ci viene propinata dalla comune vulgata resistenzialista.
Con tali riflessioni mi è venuto in mente il fortunato romanzo degli anni sessanta scritto dal pluriministro socialdemocratico Luigi Preti “Giovinezza Giovinezza”.
Un bel romanzo, diviso in tre parti, in cui la prima era un affresco sicuramente positivo dell’epoca Fascista, mentre gli altri due la situazione che andava deteriorandosi con la guerra e la sconfitta imminente dell’Italia, con una ampia concessione alle istanze antifasciste.
Complessivamente”Le ragazze dello swing” è stata comunque una miniserie interessante e superiore a tanta paccottiglia che vediamo in televisione.
Con un piccolo sforzo, con una maggiore indipendenza di giudizio rispetto agli stereotipi, credo che il nostro cinema e la nostra televisione possano aprire un prezioso scrigno, celebrando a dovere un passato recente che ha tanti aspetti positivi e, ai più, sconosciuti unicamente per ragioni ideologiche.
Entra ne
Tre ragazze olandesi che negli anni trenta trovarono il successo in Italia.
Non sono un esperto di musica, ma il ritmo e la vocalità del Trio Lescano mi ha sempre affascinato, anche se il loro (raro) ascolto risaliva agli anni dell’infanzia ed era indissolubilmente legato a quei ricordi.
Certe canzoni, però, oltre ad averle ascoltate in quegli anni sono rimaste nell’immaginario collettivo e spesso riproposte nelle riviste, nei caroselli e nei varietà televisivi.
Dire “Tuli-tulipan” o”Maramao perchè sei morto” significa far scattare in tutti un ritornello facilmente orecchiabile.
Un anno fa ho anche trovato una serie di cd con le canzoni del Trio Lescano, così ho registrato e mi sono, due sere fa, accostato con interesse alla miniserie televisiva che ho guardato in una unica soluzione.
La prima parte, ascesa e apice del successo, è decisamente piacevole.
Le attrici sono state ben scelte e tutti i personaggi esprimono con adeguata espressività il ruolo ricoperto.
Le canzoni, non originali ma interpretate, se non vado errato, da un trio vocale moderno, confermano la spensieratezza e l’allegria che era la base del grande successo del Trio Lescano e che era specchio del periodo.
La seconda parte, se mantiene la caratteristica per quanto riguarda gli interpreti e le canzoni, scade decisamente nell’affresco politico.
Nonostante la produzione fosse affidata alla casa di Barbareschi, i personaggi Fascisti vengono disegnati con il tipico stereotipo che si usa quando si vuole ridicolizzare qualcuno e non va ad onore di chi lo fa continuare a maramaldeggiare su chi ha perso la guerra.
Forse Barbareschi ha voluto accreditarsi nel suo nuovo ruolo di finiota e, chissà, se qualche riferimento all’attualità si può trovare nella scena finale dove un Fascista coerente con se stesso affronta con dignità, a viso aperto la morte per mano dei partigiani, mentre un altro, dopo aver ucciso un civile ed aver scambiato i suoi vestiti con quelli del morto, si aggrega ai partigiani cantando “bella ciao”.
Resta il fatto che ancora l’epoca Fascista viene rappresentata in modo non conforme a quella realtà che, ormai, molti di noi conoscono solo per sentito dire e che, comunque, io mi ricordo dai racconti di mio padre ben diversa da quella che ci viene propinata dalla comune vulgata resistenzialista.
Con tali riflessioni mi è venuto in mente il fortunato romanzo degli anni sessanta scritto dal pluriministro socialdemocratico Luigi Preti “Giovinezza Giovinezza”.
Un bel romanzo, diviso in tre parti, in cui la prima era un affresco sicuramente positivo dell’epoca Fascista, mentre gli altri due la situazione che andava deteriorandosi con la guerra e la sconfitta imminente dell’Italia, con una ampia concessione alle istanze antifasciste.
Complessivamente”Le ragazze dello swing” è stata comunque una miniserie interessante e superiore a tanta paccottiglia che vediamo in televisione.
Con un piccolo sforzo, con una maggiore indipendenza di giudizio rispetto agli stereotipi, credo che il nostro cinema e la nostra televisione possano aprire un prezioso scrigno, celebrando a dovere un passato recente che ha tanti aspetti positivi e, ai più, sconosciuti unicamente per ragioni ideologiche.
Entra ne
4 commenti:
Concordo con questa critica. Sia negli aspetti positivi che in quelli negativi. Spero però che la smettano di farci sentire sempre "collettivamente" in colpa per vicende di cui la nostra generazione di "baby boomer" del dopoguerra non è assolutamente responsabile. C'è l'inflazione in Rai e Mediaset di sceneggiati che parlano di nazismo, fascismo e leggi speciali.
Purtroppo parlano sempre di quei venti anni della nostra Storia in termini spregiativi e stereotipati. Quando riusciranno a raccontare la nostra storia senza l'obbligo di infarcirla di slogan ideologici, allora potremo veramente chiudere con il passato e guardare al futuro, crescendo sulle nostre nobili radici.
Non solo il Fascismo è stato mal rappresentato, ma gran parte della biografia del Trio. Proprio tempo fa, grazie a FB (che ti ostini a non frequentare...)avevo scoperto il sito a loro dedicato, scritto da un grandissimo appassionato del Trio che ha precisato di non essere certamente Fascista, in grandissima polemica con il regista e l' autore israelita del libro da poco uscito.
1)Le tre sorelle NON FURONO MAI arrestate, nè a Genova, nè poi.
2)La loro iscrizione al PNF fu accettata e caldeggiata da Mussolini in persona, che ben conosceva le origini materne.
3)Non essendo il padre Israelita, secondo le leggi allora vigenti, non subirono nessuna persecuzione. E sempre dal Duce furono protette.
http://www.trio-lescano.it/notizie.html
Il sito che citi mi sembra ben curato ...
Quanto ad FB ... non si può fare tutto ... :-)
Posta un commento